Capitolo 1 - Payback
Don't act like you don't know,
know what I came for
Too late to turn back, this is the payback.
You take one, I take one,
you can't hide, you can't run.
Too late to turn back, this is the payback.
Payback – Juicy J
A Draco Malfoy era sempre piaciuta la neve. I candidi fiocchi che scendevano con eleganza dal cielo gli ricordavano la purezza e la nobiltà della più delicata delle precipitazioni. Quando aprì un palmo per catturarne uno, quello non si sciolse immediatamente, ma resistette qualche istante, aiutato dal freddo gelido della sua pelle.
Dietro di lui, Tiger e Goyle erano troppo impegnati a discutere su quale fosse il migliore dei dolci di Mielandia per accorgersi di quel suo gesto e Malfoy si ritrovò a pensare che se Zabini non fosse uscito in fretta dal negozio in cui stava facendo acquisti, avrebbe mollato tutti lì e se ne sarebbe tornato al Castello da solo, pur di non dover tollerare ulteriormente quei due babbei.
«Draco, secondo te è vero che le Gelatine Tuttigusti+1 sono più buone delle Api Frizzole?», gli chiese Tiger con la serietà di chi sta ponendo una domanda esistenziale.
Malfoy roteò gli occhi e non fece in tempo a decidere se valeva la pena tirare fuori la bacchetta e Schiantarlo che Goyle intervenne per dire la sua. «Ma certo che sono più buone», dichiarò convinto. «Hanno il vantaggio di essere di tutti i gusti!»
Tiger lo guardò illuminato. «Non ci avevo pensato.»
Malfoy perse del tutto la pazienza. «Ragazzi, perché non aspettate voi Blaise mentre io sbrigo una commissione?», propose con un sorriso che avrebbe ingannato solo un idiota.
Fortunatamente per lui, Tiger e Goyle erano entrambi degli idioti, infatti si scambiarono un'occhiata e annuirono convinti.
Draco se li lasciò alle spalle e attraversò la strada principale di Hogsmeade, stringendosi nel mantello e affondando le guance nella sciarpa. La temperatura dell'aria non era così fredda in realtà, infatti la neve leggera che precipitava dal cielo si scioglieva ancor prima di raggiungere il suolo. Ma lui aveva sempre freddo ultimamente, anche all'interno del Castello, dove decine e decine di camini riscaldavano l'ambiente chiuso.
«Ehi, Malfoy», lo chiamò una voce sconosciuta, costringendolo ad alzare lo sguardo dal terreno fangoso che stava calpestando.
«Che c'è, non mi riconosci?», fece il ragazzo.
Avanzò verso di lui insieme ad altri due compagni, le cui cattive intenzioni erano chiaramente annunciate dalle bacchette puntate contro di lui.
Draco sollevò il mento e li guardò dritti in faccia senza mostrare il minimo turbamento, come gli avevano insegnato a fare fin da piccolo, ma dentro di lui si stava facendo largo la consapevolezza che, se pure fosse riuscito a raggiungere la sua bacchetta in tempo, non avrebbe mai potuto disarmarli o Schiantarli tutti e tre.
«Non credo di avere il dispiacere di conoscerti», disse ostentando sicurezza.
Il ragazzo gli rivolse un ghigno. «Oh, forse tuo padre non ti ha mai raccontato di come lui e i suoi amichetti abbiano sterminato la mia famiglia?»
Draco si irrigidì nel sentir nominare suo padre, ma riacquisì il controllo di sé abbastanza in fretta da rendersi conto che un ragazzino in cerca di vendetta poteva essere un fastidioso problema per lui, ancora di più se aiutato da altre due persone. Non gli piaceva trovarsi in svantaggio.
«Forse dovresti dirlo a mio padre, allora», suggerì Malfoy ricambiando il sorriso cattivo. «Sempre se riesci a trovarlo.»
«Stupeficium!»
L'attacco arrivò in fretta, ma Draco riuscì a schivarlo gettandosi a terra. Si graffiò una guancia su una pietra, ma non perse tempo e, rialzandosi, estrasse velocemente la bacchetta per Schiantare uno di loro e disarmare l'altro, mentre il ragazzo che aveva parlato, a sua volta, gridava il suo incantesimo.
«Expelliarmus!»
La bacchetta di Draco volò per aria e si abbatté al suolo diversi metri più in là, con un tonfo sordo.
Erano rimasti in due in piedi davanti a lui, ma soltanto uno di loro era armato. Malfoy si preparò a difendersi con qualunque mezzo a disposizione, inclusi i pugni, ma un incantesimo gli volò a fianco, sfiorandogli l'orecchio destro e disarmando il suo avversario.
Conscio che il nuovo pericolo era alle sue spalle e che al momento era l'unico di cui preoccuparsi, visto che aveva una bacchetta tra le mani, si voltò a guardare chi avesse lanciato quell'incantesimo.
La Mezzosangue lo guardò dritto in faccia e sollevò leggermente la bacchetta, per poi lanciare due Schiantesimi che colpirono i due ragazzi alle sue spalle, passando, ancora una volta, ai lati della sua testa.
Nel frattempo, il Ragazzo Purtroppo Sopravvissuto e il suo degenerato amico Weasel la guardavano a bocca aperta tenendosi almeno sei passi dietro di lei.
«Dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Mezzosangue», disse acido, senza riuscire a trattenere una smorfia.
«E tu dovresti imparare a ringraziare, Malfoy», ribatté lei, rinfoderando la bacchetta. Poi gli diede le spalle e fece per andarsene, ma lui le afferrò un braccio con fare prepotente e la costrinse a voltarsi.
«Non saresti dovuta intervenire», insisté.
La Granger gli rivolse un'occhiata di sfida. «Che c'è, ti dà fastidio aver avuto bisogno di una Mezzosangue come me?»
Una scintilla di irritazione accese lo sguardo di Malfoy. «Non avevo bisogno di te.»
«A me sembravi piuttosto in difficoltà», replicò lei in tono canzonatorio. «Naturalmente potresti almeno lasciarmi andare, se proprio non hai intenzione di dirmi grazie.»
«Farò in modo di pareggiare i conti, Mezzosangue», disse lui mollando la presa sul suo braccio. «Vedrai.»
Lei deglutì e si voltò, fingendo noncuranza, ma doveva aver colto la velata minaccia nascosta in quella promessa, perché le si erano irrigidite le spalle. Mentre lei tornava dai suoi incapaci amici, Malfoy rimase a guardarla, gli occhi accesi dall'idea di una nuova sfida.
***
«Ahi», si lamentò Draco in maniera teatrale.
Pansy si ritrasse e sbuffò. «Scusa», disse per l'ennesima volta, tornando a pulirgli il taglio sulla guancia. «Ma perché non te ne vai in infermeria? Madama Chips te lo sistemerebbe in un attimo», gli suggerì.
«Non ce n'è bisogno», replicò Draco.
Al suo fianco, sul divano della Sala Comune dei Serpeverde, Blaise Zabini stava leggendo un libro nella pallida imitazione di uno studente diligente.
«Perché non ci spieghi come te lo sei fatto, piuttosto?», propose sfogliando le pagine del tomo che aveva sulle gambe. A giudicare dalla sua espressione assorta, sembrava quasi che fosse davvero interessato a quello che leggeva, così Draco lanciò un'occhiata alla copertina.
«Perché mai segui ancora Cura delle Creature Magiche, visto che c'è quell'incapace di Hagrid a insegnare?», gli domandò.
Pansy sbuffò. «È quello che ho chiesto anch'io a Daphne. Certo che avete tempo da perdere.»
«L'insegnante sarà pure un incapace, ma la materia mi interessa», spiegò Blaise. «Altrimenti non saprei assolutamente come trattare voi due.»
«Spiritoso», fece Pansy, premendo sulla guancia di Draco. Lui sussultò, stavolta gli aveva fatto male davvero. «Scusa», ripeté lei.
«Allora, vuoi dirci cosa è successo?», insisté Blaise.
Malfoy sbuffò. «Tre ragazzi di Hogsmeade mi hanno attaccato. Uno di loro sosteneva che la sua famiglia fosse stata uccisa dai Mangiamorte. Mi sono tagliato su una pietra buttandomi a terra per schivare uno Schiantesimo.»
Pansy inorridì. «Povero Draco», disse dolcemente.
«E come hai fatto a uscirne con solo un graffio se erano in tre contro uno?», domandò Zabini.
«La Granger si è messa in mezzo», tagliò corto lui.
Zabini per poco non scoppiò a ridere.
«Potter deve averle trasmesso la sua mania di fare l'eroe», suppose la Parkinson.
«Oh, non dire sciocchezze, Pansy», fece Blaise. «La totale assenza di istinto di sopravvivenza scambiata spesso per eroismo è una caratteristica innata dei Grifondioti.»
«Non sarebbe dovuta intervenire», disse secco Malfoy, di nuovo schiumante di rabbia.
«Ora capisco perché non sei voluto andare in infermeria», continuò imperterrito Zabini. «Salvato da una Mezzosangue Grifondoro. Il tuo orgoglio deve essere già a pezzi.»
«Non preoccuparti», disse lui sicuro. «Non la passerà liscia.»
Pansy si illuminò orgogliosa. «Bravo, Draco!»
«Oh, no, assolutamente no», si oppose Blaise. «Tra due settimane c'è la partita di Quidditch con Grifondoro e io non ho intenzione di perdere perché il nostro Cercatore è così stupido da farsi mettere in punizione solo per cacciare San Potter e compagni nei guai.»
«Quand'è che avrei fatto una cosa del genere?», domandò Draco incredulo.
«Vuoi davvero che ti faccia l'elenco?»
Alla sua espressione innocente, Blaise iniziò: «Al primo anno, rubando la Ricordella a Paciock, hai dato modo a Potter di impressionare tutti con le sue presunte abilità di Cercatore, poi, per denunciare alla McGranitt le uscite notturne dei tre babbei, sei finito con loro nella Foresta Proibita e ci hai fatto perdere cinquanta punti. Al secondo anno...»
«D'accordo, ho afferrato il concetto», tagliò corto Draco. «Farò in modo di metterla alle strette, sta' tranquillo.»
***
Se c'era una cosa che Hermione Granger proprio non sopportava era che la disturbassero mentre studiava.
Già normalmente la Sala Comune dei Grifondoro era tranquilla quanto uno stadio di Quidditch durante la finale della Coppa del Mondo, ma quella sera Ron Weasley aveva deciso di dare prova della sua eccezionale stupidità rivolgendole la stessa domanda ogni cinque minuti.
«Perché diamine non hai lasciato che lo pestassero?», ripeté per l'ennesima volta.
Harry, che sulle prime era sembrato d'accordo con lui, doveva essersi stancato di quella scena già vista, perché intervenne in favore dell'amica. «Andiamo, Ron, sarà pure Malfoy, ma Hermione non lascerebbe mai qualcuno in pericolo senza muovere un dito.»
Ron parve perplesso, ma Hermione si sforzò di concentrarsi sugli appunti che aveva davanti, ignorandolo con tutte le sue forze.
«Ma magari poteva intervenire qualche minuto dopo», suggerì Ron. «Giusto il tempo che lo sistemassero per le fest...»
«Sei un idiota, Ronald», concluse Hermione, fallendo nel proposito di non arrabbiarsi ancora.
«Perché non la lasci studiare, Ron?», fece Harry con aria eloquente, ma Ron, che era perspicace quanto un bradipo, non parve cogliere la sua allusione.
«Non vi aiuterò con il tema di Pozioni», tagliò corto Hermione. Harry alzò le braccia disperato. «È già tanto che non vi abbia Schiantati, visto quanto siete idioti.»
«Uh, che bello, si parla di Schiantare idioti», intervenne Ginny che era arrivata in quel momento accanto a loro. «Chi è il fortunato?»
Hermione alzò la testa dai compiti, rassegnata all'evidenza che per quella sera non sarebbe riuscita a studiare, e le rivolse un'occhiata spazientita. «Tuo fratello e il suo migliore amico.»
«Magnifico!», disse lei esaltata. «Lascia che ti aiuti. Scegli tu quale vuoi Schiantare e io mi occuperò dell'altro.»
Così dicendo, prese posto tra lei e Harry, il quale, rosso come un pomodoro, fece per spostarsi più vicino a Ron.
«Hanno fatto qualcosa in particolare per suscitare la tua ira o ti sei semplicemente accorta che saremmo tutti più felici se ci togliessimo di torno questi due cretini?», domandò.
Hermione sbuffò con poca eleganza. «Malfoy era stato aggredito da tre ragazzi di Hogsmeade e io l'ho aiutato. I due simpaticoni al tuo fianco sostengono che avrei fatto meglio a farmi gli affari miei.»
Ginny si accigliò. «Non per dare ragione a questi due idioti, ma Malfuretto meriterebbe il peggio, altro che un aiuto.»
Prima che Hermione potesse ribattere, Neville si parò di fronte a loro. «Avete visto la mia Ricordella? Non riesco a trovarla, eppure ero sicuro di averla messa nel baule.»
Ginny sospirò platealmente e si accese una sigaretta, mentre Hermione, Harry e Ron la guardavano male. «Senza offesa Neville, ma il fatto che ti abbiano regalato una Ricordella è la chiara prova di quanto la tua memoria sia inaffidabile. Sei certo di non averla messa altrove?»
«Assolutamente», rispose lui convinto. Poi, a uno sguardo accigliato della giovane Weasley, apparve decisamente meno sicuro di sé. «Più o meno.»
Hermione scosse la testa e pregò di poter ritornare ai suoi compiti, mentre Harry e Ron, ricordando l'episodio del primo anno che aveva permesso l'ingresso di Harry in squadra, si lanciavano in lunghi discorsi sul Quidditch.
«Andiamo», propose Ginny. «Ti aiuto a cercarla. Dovevo uscire con Dean, ma credo proprio che non gli dispiacerà aspettare.»
«Sei sicura?», domandò Neville, poco convinto.
«Oh, sì», rispose lei. «Quel ragazzo è un amore.»
Mentre lei si allontanava con Neville verso il dormitorio maschile, Ron continuava a blaterare di Quidditch, ma chiaramente Harry non lo stava più ascoltando, dato che fissava il vuoto attraverso gli occhiali.
Hermione scosse la testa, ormai senza speranza.
Uomini.
***
Rush to lead and respond,
they strayed away how a tunnel be,
Took a leap of faith,
bungee cord about to give out.
Payback – Juicy J
La settimana si preannunciò terribile già dal lunedì mattina a colazione, quando Hermione colse il malumore generale al tavolo dei Grifondoro in Sala Grande.
«Che è successo?», domandò sedendosi accanto a Harry.
Quest'ultimo scosse la testa, come se non avesse le forze per parlare.
«Abbiamo lavorato tutta la notte al tema di Pozioni, ma...», rispose Ron scoraggiato, «Piton ci ammazzerà.»
Hermione sollevò gli occhi sul soffitto incantato della Sala Grande, improvvisamente interessata al cielo plumbeo di quella mattina.
«Ginny dov'è?», chiese notando la sua assenza.
«Non è uscita dalla Sala Comune», rispose Harry, ancora più abbattuto.
Neville, il cui umore era perfettamente concorde con quello degli altri ragazzi, se ne stava appoggiato con la testa su una mano mentre mescolava inutilmente il contenuto del suo piatto.
«Neville, tu hai visto Ginny?», gli domandò Hermione.
«No», disse Neville. «Ieri sera mi ha aiutato a cercare la Ricordella, ma dopo più di due ore ci siamo arresi all'evidenza», sbottò. «È sparita nel nulla!»
Hermione roteò gli occhi spazientita. «Dubito che qualcuno l'abbia fatta Evanescere dal vostro dormitorio.»
«Dobbiamo sperare di continuare ad averlo, un dormitorio», intervenne Seamus, appena arrivato.
Hermione si voltò a guardarlo con un sopracciglio inarcato. La sua espressione inquieta non le piaceva affatto. «Che vuoi dire?»
«Che sono appena uscito da una Sala Comune devastata», spiegò. «Pare che Ginny abbia deciso che il modo migliore di risolvere i suoi problemi con Dean fosse a colpi di incantesimi, ma lui sembrava abbastanza veloce da lasciare che fossero i tavoli e le sedie a essere distrutti al posto suo.»
«Oh, no», fece Hermione preoccupata. «Ginny finirà per farsi espellere.»
Seamus si accigliò. «Io mi preoccuperei di più per Dean, che finirà per farsi uccidere.»
«Ron, andiamo a intervenire», dichiarò Hermione voltandosi verso di lui.
Ron Weasley era così concentrato sul cibo che quando alzò la testa sentendo il proprio nome, parve cadere dalle nuvole. Sembrava voler affogare la disperazione per la figuraccia imminente con Piton nel ricco banchetto che aveva davanti.
«Perché?», disse con la bocca piena e l'aria confusa.
«È nostro dovere di prefetti!», replicò lei.
«Oh, no, io mi terrei alla larga da lì», intervenne nuovamente Seamus.
Hermione sgranò gli occhi sorpresa.
Lui fece spallucce. «Stavolta Dean se l'è meritato. Ultimamente frequenta brutte compagnie.»
***
La prima cosa che Draco Malfoy notò entrando in Sala Grande fu che quella mattina il soffitto plumbeo rifletteva l'umore degli studenti, più che il cielo minaccioso di pioggia all'esterno.
Ai guai in paradiso perfettamente evidenti dai toni concitati al tavolo dei Grifondoro, si aggiungeva il gelo infernale che regnava tra i Serpeverde, al quale sembrava corrispondere un agglomerato di nuvole particolarmente cariche di pioggia nella parte di soffitto proprio sopra il tavolo degli studenti di Salazar.
Malfoy si sedette di fronte a Pansy, a fianco a Blaise, il quale era così concentrato sulla sua tazza di succo di zucca che sembrava sul punto di darle fuoco con un incantesimo non verbale da un momento all'altro. Seduti di fronte a Zabini, Tiger e Goyle spostavano lo sguardo da lui a Daphne, lanciandole occhiate da dietro la testa di Pansy, che, preoccupata a sua volta, guardava Draco con un misto di dolcezza e apprensione.
«Hai delle occhiaie terribili», dichiarò Daphne dando voce ai pensieri dell'amica, ma senza accennare a usare la sua stessa delicatezza. «Tieni», dichiarò bruscamente allungandogli una tazza di caffè.
Draco scrutò la sua espressione severa che pareva volerlo sfidare a rifiutare quello che probabilmente sarebbe stato l'unico gesto gentile che Daphne avrebbe compiuto quel giorno.
«Grazie», disse semplicemente accettando la tazza.
Lanciò un'occhiata a Blaise, che stava ancora fissando il succo di zucca, ma che adesso aveva l'aria accigliata.
Forse ancora non riesce a dargli fuoco, pensò ironicamente Malfoy.
«Prego, Draco», fece Daphne in tono così forzatamente gentile da sembrare sarcastico. «A quanto pare esiste ancora qualcuno che ricorda cosa sono le buone maniere.»
Blaise posò il succo di zucca sul tavolo con estrema delicatezza e Draco lo guardò domandandosi come si potesse essere sul punto di esplodere e mostrare al contempo un controllo di sé così esagerato.
«Puoi passarmi il pane tostato, Goyle?», domandò educatamente. «Per favore», aggiunse in tono teatrale. Goyle sussultò, evidentemente spaventato a morte, e si affrettò a obbedire.
Blaise non se ne curò. «Grazie.»
Pansy sbuffò esasperata e rivolse a Draco uno sguardo implorante. Ti prego, fa' qualcosa, gli comunicò muovendo solo le labbra.
Lui si accigliò. Io?
«Draco, oggi avete gli allenamenti di Quidditch, non è vero?», fece Daphne mostrando interesse.
«Sì», rispose lui con cautela. «Questo fine settimana abbiamo la partita contro Grifondoro», spiegò.
«Oh, certo», rispose lei. «Spero non ti dispiaccia se non vengo ad assistere all'allenamento di oggi», disse senza alcuna traccia di rammarico nella voce. «Ho un appuntamento importante.»
Blaise non si scompose, né parve interessato alla conversazione, ma Draco, che era seduto così vicino a lui da sfiorargli il braccio con il proprio, lo sentì irrigidirsi impercettibilmente.
«Figurati», rispose Malfoy, per niente interessato alla sua presenza sugli spalti.
Daphne, che doveva sapere esattamente come la pensava lui in merito, sorrise malefica. Solitamente, la Greengrass andava ad assistere agli allenamenti di Quidditch dei Serpeverde insieme a Pansy, senza però interessarsi per davvero alla squadra. Prevalentemente, passava il tempo a chiacchierare con l'amica e a fumare, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata a Blaise per poi prenderlo in giro a fine allenamento. Lui, con molta pazienza, le spiegava ogni volta che quelli che lei scambiava a torto per errori erano in realtà tattiche e strategie volontarie. In ogni caso, mai prima di quel giorno Daphne aveva accennato a parlare di Quidditch con Draco, se non per fargli qualche raro complimento dopo una partita importante.
Pansy gli rivolse un'occhiata insistente, rinnovandogli l'invito a prendere in mano la situazione.
Lui sbuffò e posò la tazza di caffè sul tavolo, passandosi una mano sugli occhi ancora carichi di sonno. «Che appuntamento?», disse poi in tono neutro, con la nonchalance di chi sta parlando di qualcosa che, per rilevanza, potrebbe essere assimilato al meteo.
Il sorriso da serpe di Daphne gli diede la misura chiara di quanto lei apprezzasse quella domanda. «Esco con Dean Thomas.»
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Payback è una canzone di Juicy J, Kevin Gates, Future & Sage the Gemini del 2015 e fa parte della colonna sonora di Fast&Furious 7. Il termine può essere tradotto con vendetta o rivalsa, ma in generale indica l'atto di ripagare qualcuno, in senso buono o cattivo.
Note
La parola Weasel è una storpiatura di Weasley che significa donnola, da qui il gioco di parole per il quale Draco si riferisce a loro con questo termine.
Per quanto riguarda Zabini, nei libri non fa mai parte della squadra di Quidditch di Serpeverde, come invece accade nei film, ma non ho ritenuto troppo improbabile che iniziasse a giocare anche lui come Cacciatore.
Infine, Ginny che fuma, soprattutto all'interno degli ambienti di Hogwarts, è un terribile cliché. Mea culpa.
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