Pull the trigger.
Le mani sudano.
Il cuore batte all'impazzata, talmente tanto che sento il petto rialzarsi. Il mio respiro è lento e affannoso proprio come se avessi appena finito di correre una lunga maratona.
Le gambe tremano.
Le muovo insistentemente sotto il grosso tavolo mentre cerco, invano, di togliermi il sudore dalle mani.
Più lo faccio e più le sento bagnate.
Guardo il mio compagno, Drake, e posso notare la sua tensione. Ha la fronte bagnata, il petto si muove velocemente segno che il suo battito è accelerato. Ha paura e non lo biasimo, ho una grossa paura anche io.
Non parla ma con lo sguardo cerca di calmarmi inutilmente poiché è in ansia più di quanto lo sia io.
Abbozzo un sorriso.
«Allora? Siete pronti per questa prova?», domanda con un forte entusiasmo uno scagnozzo del Grande Boss.
Pronta?
No.
Mai avrei pensato di dover sostenere una prova del genere, mai in trent'anni di vita.
Una prova che potrebbe costare la mia vita o quella di Drake.
Io e il mio compagno ci siamo conosciuti dieci anni fa in un night club. All'epoca avevo vent'anni e il mio animo ribelle e curioso mi spinse ad entrare in quel locale frequentato da cani e porci.
Quel locale in cui ci passava di tutto, dalla droga alle prostitute che ballavano mezze nude per guadagnare soldi.
Lui mi colpì subito. Era seduto su una poltrona rossa mentre delle donne gli ballavano attorno, beveva e nel frattempo fumava una sigaretta. Il giubbotto di pelle gli risaltava i muscoli scolpiti e gli occhi color ghiaccio, i capelli ricci e biondi, poi, gli donavano un look da trasandato ma era bello. Eccome se era bello.
Incuriosita mi avvicinai alla sua poltrona e, non so con quale coraggio, mi sedetti su di lui. Lui mi guardò e capì immediatamente che non ero una di quelle prostitute che gli sculettavano attorno da ore, ma non disse niente e mi lasciò stare seduta sulle sue gambe toniche.
Mi guardava con un ghigno sulle labbra e continuava a bere il suo whisky. Poi decise di parlarmi e si presentò. La sua voce era come il suo corpo, possente e fiera. Rimasi ammaliata dal suo modo di fare e dopo aver preso coscienza, mi presentai anch'io.
Dopodiché, senza giri di parole, ci ritrovammo in una stanza del club a fare sesso.
Da quel giorno in poi la mia vita è completamente cambiata. Non ho più parlato con i miei genitori poiché non riuscivano ad accettare la mia relazione "pericolosa" con Drake.
Abbiamo girato il mondo, i posti più segreti e pericolosi del mondo.
Ci siamo ritrovati a spararci contro per testare la nostra fiducia, a fumare e bere fino a diventare completamente fradici, a urlarci contro parolacce per poi fare l'amore selvaggiamente.
Ci siamo ritrovati a dover affrontare prove su prove per essere accettati dagli altri e per entrare in brutti giri.
Eppure l'abbiamo fatto sempre insieme...
Vita mia, vita sua.
Morte mia, morte sua.
Invece oggi no...
Vita mia, morte sua.
Morte mia, vita sua.
«Le regole le sapete, no? Posizionate un solo proiettile nel revolver, dopodiché ruotate velocemente il tamburo, chiudete l'arma e poi premete il grilletto. Sarà il destino poi a giocare per voi», spiega l'altro uomo posizionando il revolver sul tavolo.
Russian Roulette.
Negli ultimi anni ne parlano tutti, soprattutto nella cerchia dove io e Drake siamo finiti.
Un gioco d'azzardo che tiene alta l'adrenalina.
Un gioco dove l'unico a giocare è il destino.
«Sei pronta?», sussurra Drake ed io annuisco cercando di risultare convincente.
Fa un piccolo sorriso e afferra la pistola, poi cautamente e cercando di non farla cadere infila un proiettile girando, poi, il tamburo.
Posiziona il revolver alla tempia e mi guarda trattenendo il respiro.
Chiudo gli occhi.
Non voglio vedere.
Ho un'ansia assurda.
Nella stanza regna il silenzio. L'unico rumore, che riempie queste quattro mura, è il respiro caldo degli uomini che guardano entusiasti questo sporco gioco.
Con lo sguardo lo supplico di sbrigarsi, di premere il grilletto e di far cessare quest'ansia assurda che mi sta uccidendo dentro.
Sembra capirlo perché le sue dita, quasi lentamente, premono delicatamente il grilletto e...
Niente.
Il colpo non è andato in canna.
Drake è salvo, per adesso.
Tira un sospiro di sollievo passandomi la pistola.
Tremando la prendo, tolgo il proiettile usato dal mio fidanzato e ne metto un altro per poi far girare il tamburo.
Prima di ripetere l'azione del mio compagno, mi fermo a pensare se tutto questo ha senso.
Se ne vale la pena veramente e probabilmente la risposta già la conosco: un grosso e grasso NO.
Perché sto facendo tutto questo?
Perché dovrei ammazzarmi solo per entrare a far parte di una gang?
Perché poi mettere in rischio la mia vita e quella dell'amore della mia vita?
Mentre penso a tutto questo però mi riaffiorano nella mente le parole del Grande Boss.
«Volete far parte del nostro giro? Per me va bene, ma io ho bisogno del più forte... Quindi ho una sfida per voi: Russian roulette», disse.
E me lo ricordo bene perché abbiamo deciso di voler far parte di quel giro: volevamo essere forti.
Essere i Re e la Regina del mondo.
«Ti sei addormentata, stupida?», mi risveglia dai miei pensieri la voce rauca dello scagnozzo.
Drake lo guarda in cagnesco e mi sorride con fare rassicurante.
Appoggio la pistola alla tempia.
Respiro lentamente cercando di regolarizzare il mio battito cardiaco ma senza successo perché l'ansia è troppa e mi viene da vomitare. Sudo. Sento il sudore scorrere dappertutto.
Il mio compagno mi guarda preoccupato.
«Respira», sussurra. «Lentamente, amore mio... Non ti succederà nulla».
Ispiro.
Espiro.
Ispiro.
Espiro.
«Brava... Adesso chiudi gli occhi,
conta fino a tre e trattieni il fiato», dice con la sua rauca ma dolce voce.
Uno.
Due.
Tre.
«Vai!».
Nulla...
Ed anche io sono salva.
Drake fa un grosso sorriso e prende la pistola dalle mie mani mettendo un altro proiettile nel suo interno.
«Sam, ascoltami... Io ti amo, okay? Comunque vada sappi che sarai sempre la donna della mia vita. È giunta la mia fine... Me lo sento. Io adesso premo questo grilletto ed un proiettile mi ucciderà», sussurra ed io sono ormai in un fiume di lacrime.
Scuoto il capo.
Non è vero.
Ci salveremo, lo so.
«Sì, Sam. Tu meriti di essere la regina. Meriti tutto, piccina. Non c'è salvezza in questo gioco, uno dei due deve morire. Io sento di essere il prescelto e per me va bene così. Preferisco saperti viva e felice che morta in qualunque altro posto», continua con voce spezzata dal pianto.
«No...»
Annuisce asciugandosi il viso e preme il revolver contro la tempia bagnata.
Tutto sembra andare a rallentatore.
Le sue dita premono piano il grilletto, i miei battiti veloci rimbombano nella stanza e...
Uno sparo.
«Drake!», urlo alzandomi dal tavolo.
È steso a terra mentre il sangue caldo gli esce dalla tempia. Mi butto su di lui piangendo disperata e lo tocco.
È caldo ancora.
Gli do un bacio ma non si risveglia.
Dannazione, amore, svegliati!
Non puoi lasciarmi.
Ti prego.
Un tipo mi alza bruscamente e mi dice che ora faccio parte della gang ma a me non importa, non più.
Io volevo Drake e basta.
Afferro il revolver e metto due proiettili all'interno. Respiro profondamente cercando di non piangere mentre gli uomini borbottano e tentano di farmi posare la pistola.
Al diavolo tutti.
«Morte tua, amore mio... Morte mia».
E sparo a me stessa.
Addio gente.
Autrice:
Questa piccola storiella nasce per caso, forse per divertimento. Mi mancava scrivere delle OS e non appena ho ascoltato, dopo un'eternità, Russian Roulette di Rihanna mi è venuta l'idea.
Spero vi piaccia e nulla,
vivibi.
Nanny. 🦄
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