Linea del traguardo
Cado di peso su un terreno molle e fresco, con le braccia di qualcuno che mi tengono strette.
Ho le mani che mi tremano e uno spiraglio di luce che filtra tra le fronde verdi degli alberi. Mi metto seduta e mi guardo intorno. Riaccendo il cip nell'orecchio e sento Nicholas urlarmi, ma non riesco a capire cosa stia dicendo. Le dita delle mani sono in preda ad un tremolio.
Sbatto le palpebre e le lacrime si asciugano sulla mia pelle. Intorno c'è un vasto prato, con i cespugli sparsi e il terreno pieno di radici e rametti che mi graffiano le caviglie.
In lontananza sento il rumore di un ruscello, con il vento che filtra tra le fronde degli alberi che producono un'ombra su di me. Il cielo è azzurro, limpido e pulito da qualsiasi nuvola.
Non ci sono allarmi, nè aerei, nè bombe che sono sul punto di scontrarsi al suolo e radere ogni cosa ci sia intorno, come vite umane. Mi tocco il petto, mi guardo le mani e mi rendo conto di essere sana e salva.
Mi giro per vedere chi sia stato a portarmi via dal Giappone, a salvarmi la vita.
Le mani di Giuseppe sono ancorate ai miei fianchi, il suo sguardo pieno di lacrime non versate, il viso sporco di fuliggine e le labbra schiuse. Ha l'affanno. Le sue mani sono fredde.
Giuseppe.
Stringe in mano il mio orologio intertemporale.
Ho la gola chiusa in una morsa.
Mi scappa un singhiozzo e mi giro, gettandomi su di lui. Gli stringo le braccia intorno al collo e cadiamo avvinghiati sull'erba alle sue spalle. Incomincio a piangere, di nuovo, sulla sua spalla.
Non ho nemmeno fiato per dire cosa provo in questo momento. Le mani di Giuseppe sono aggrappate alla mia schiena e mi ghermiscono come un predatore che ha finalmente il suo bottino tra le mani. Singhiozzo contro la sua spalla, stesi sul manto d'erba fresca che quasi sembra un miracolo. Siamo salvi.
Siamo vivi.
E stiamo insieme.
Sento Giuseppe tirare su con il naso e quando mi sollevo, appoggiandomi con le mani sul suo petto ampio, vedo le sue guance rigate di lacrime. Mi porta una mano al viso, accarezzandomi le gote su cui le lacrime e il cerone bianco si sono mischiati.
Non ci sono parole che possiamo dirci.
I suoi occhi sono fissi nei miei e quando accarezzo i capelli sulla sua nuca, sento le dita che hanno smesso di tremare. Riconosco il posto in cui siamo e lo sa anche lui.
Il nostro viaggio è finito.
Abbiamo stracciato la linea del traguardo.
La nostra corsa fuori dal tempo ha raggiunto la sua destinazione.
Giuseppe prende un grosso respiro e allunga la testa verso di me, fiondandosi sulle mie labbra.
Lo attiro a me, gli appoggio una mano sulla guancia, sulla mascella, sul collo e sento la sua pelle calda contro il mio tocco.
Giuseppe si abbassa e mi bacia sotto l'orecchio, facendomi ricoprire la pelle di brividi. Si mette seduto, portandomi su di sè e ruotando piano, adagiandomi sull'erba. Si mantiene con le braccia ai lati della mia testa, ricoprendomi di baci lungo il collo e la spalla lasciata scoperta dalla maglietta. Mentre lo tengo stretto a me, so che ci stiamo salutando.
Quando si stacca, fa schioccare le nostra labbra e vi lascia sopra un bacio a fior di pelle, tirandomi leggermente il labbro inferiore. "Rose" sussurra contro la mia bocca, ma gli appoggio un indice sulle labbra, zittendolo.
Non voglio possa dire qualcosa che potrebbe rendere tutto più difficile di quanto già sia.
Si mette in ginocchio e mi porge la mano, tirandomi su e mettendoci in piedi.
Abbiamo entrambi il fiato corto. Con uno scatto dell'altra mano mi asciugo le lacrime sulle guance. Quando mi vedo il dorso, è completamente sporco di bianco. Mi viene quasi da ridere, adesso.
Giuseppe mi lascia un altro bacio sulle labbra, accarezzandomi lo zigomo con il pollice.
Tiro su con il naso e mi riprendo l'orologio dalla sua mano. Guardo le coordinate, gli ingranaggi inseriti e lo stringo tra le dita. "Ce l'hai fatta a farlo funzionare" dico con voce rotta.
Non ho mai pianto così tanto in tutta la mia vita.
Questa stessa vita che fino a cinque minuti fa credevo di aver perso per sempre.
Vi prego, qualsiasi forma abbia assunto, qualsiasi alto e basso abbiate affrontato, apprezzate sempre la vostra. Perché è il dono più prezioso del mondo.
Ed io sarò per sempre grata a questo ragazzo, a quest'uomo che mi è di fronte, per non aver permesso che questo dono mi venisse strappato brutalmente dalle mani ancora prima che potessi finire di sciogliere il fiocco e apprezzarla per quello che è.
Accarezzo la barba di Giuseppe e si lascia cullare dal mio gesto. Annuisce contro il mio palmo. "Ho dovuto. Non avrei potuto lasciarti vincere questa partita."
Ingoio a vuoto e tento di dire qualcosa. Ma non ho parole adatte.
Giuseppe mi sfiora le labbra con il pollice e mi regala un bellissimo sorriso. "Ti stavi sacrificando per me, Rose. Non potevo permettere che accadesse."
"Abbiamo fatto questo viaggio perché tu ritornassi a casa tua, non per morire in Giappone-"
"Ma ciò non giustifica quello che hai fatto. Lo capisci, vero, che saresti morta? Io ho le ore contate in questo mondo, e so che anche Nicholas é dalla mia parte. È contro la legge che io utilizzi quest'orologio" solleva la mia mano, guardandolo insieme, "ma non avrei mai e poi mai sopportato che tu morissi per me. Provo un sentimento così forte nei tuoi confronti che, saperti lì, faccia a faccia con la morte, ha ucciso anche me. Non potevo per niente al mondo permettere che la nostra avventura finisse in quel modo."
Stringo l'orologio tra le dita e mi metto sulle punte dei piedi, baciandolo con trasporto. Ha appena ammesso di provare qualcosa per me.
Quando mi stacco, guardo il mio display, il mio orologio e so che è arrivato il momento che tutto torni al proprio posto. Ci troviamo sotto degli alberi alti le cui chiome verdi si intrecciano, formando una specie di arco sotto cui ci siamo smaterializzati. La cosa meravigliosa è che siamo riusciti ad arrivare qui senza ulteriori cadute nel tempo. Prendo un ampio respiro e lascio scivolare lo zainetto di cuoio sulla spalla. Lo apro e tiro fuori il vestito di Giuseppe, quello di Pompei. "Questo qui appartiene a te" dico, richiudendo la zainetto e mettendomelo di nuovo in spalla. Lui lo prende in mano e se lo porta al petto. Quando riporta gli occhi su di me, mi regala un meraviglioso sorriso.
"Lo vedrò e lo abbraccerò ogni qualvolta io voglia ricordarmi di te."
Mi smuovo i capelli con uno scatto del braccio. "Come non potresti, d'altronde. Una del genere non si dimentica mai."
Scoppia a ridere, poi però mi lascia un bacio sulle labbra. "Hai ragione, nessuno potrebbe mai."
Gli lascio un ultimo e lunghissimo bacio, assaporandolo e immaginandolo con me, qui e adesso, immortalando questo momento come in una fotografia che non mi stancherei mai di riguardare.
"Riprenditi la tua vita" dico, sentendo un nodo in gola e il respiro corto. Gli sto dicendo veramente addio, questa volta. E non c'è nessuno che mi trarrà in salvo da questa situazione. "Trova una donna che ti ami, che ti stringa a sè e che si preoccupi della vostra vita insieme. Creati una famiglia, vivi felice e con coraggio, Peppe."
Lui annuisce. "Anche se non so quanto mi rimanga da vivere, per colpa di questa guerra."
Gli accarezzo la barba, sorridendo a labbra strette. "Forse potrai persino vedermi nel futuro mentre ti saluto da lontano."
Ride, regalandomi questi suoi ultimi sorrisi splendidi. Si passa una mano tra i capelli, poi mi prende il polso, stringendomelo piano. "Tornerai a trovarmi?"
Un sorriso amaro mi ricopre le labbra. Non so nemmeno cosa ne sarà della mia vita, della mia carriera, una volta ritornata a casa mia, a Nova Historia. "Ci proverò."
Giuseppe stringe le labbra. "Ci credo, eh? Anche se dovesse essere fra cinquant'anni. Non deludermi, Heiderose Berger."
Fa un passo lontano da me, per lasciarmi lo spazio adatto a smaterializzarmi. Solleva il braccio in alto e sventola il suo straccio d'abito per salutarmi. Rido, scuotendo la testa.
Non ho ancora inserito le coordinate del mio tempo.
Quando Giuseppe riabbassa il braccio, mima qualcosa con le labbra.
Aggrotto le sopracciglia. "Cosa?"
Scuote le spalle. "Mi dispiace, ormai l'ho detto e non posso ripeterlo." Provo ad inserire la data del mio tempo e mi rendo conto di non sapere che giorno possa essere.
"Venti ottobre" mi dice Nicholas all'orecchio, facendosi finalmente vivo.
Giro gli ingranaggi e inserisco i dati. Poi sollevo i miei occhi su Giuseppe, memorizzando ogni dettaglio del suo corpo, del suo viso, delle sue braccia, dei suoi capelli, della sua barba. Tutto ciò che è legato alla sua persona. "Qualsiasi cosa tu abbia detto e che non ho sentito, sappi, Giuseppe, che solo il tempo ti dirà quanto ti amo."
Mi lancia un bacio volante e so per certo che anche lui si sia dichiarato a me, lasciando però che il suo fiato venisse raccolto dal vento per evitare che quelle uniche due paroline mi tenessero legata qui per sempre. Sollevo la mano, ricambiando il suo bacio. Poi perdo consistenza e mi smaterializzo di fronte i suoi occhi allungati e un sorriso triste dipinto sulle labbra rosee.
Quando riapro gli occhi e i miei piedi si appoggiano a terra, un odore di pulito mi investe. Il pavimento è lucido, l'arco metallico sormonta il mio corpo e le luci sono soffuse.
C'è silenzio. Il cuore batte forte dentro il petto.
I banconi intorno alla sala sono vuoti, si sente solo un leggero ticchettio provenire dal bancone di fronte a me. Sollevo lo sguardo e vedo Nicholas che schiaccia un ultimo pulsante e solleva i suoi occhi azzurro ghiaccio sul mio corpo esausto.
I suoi occhiali riflettono lo schermo del suo monitor, i suoi capelli scuri sono spettinati, le labbra sono strette e il camice bianco sbottonato.
Faccio un passo in avanti e quasi non mi sembra vero essere tornata a Toronto.
Nicholas gira intorno al suo bancone.
Ha le mani infilate in tasca, la mascella serrata e il passo lento mentre si avvicina a me.
Abbozzo un sorriso ed inizio a muovermi più rapidamente verso di lui, fin quando non mi scontro contro il suo petto e glielo circondo con le braccia. Stringo gli occhi.
All'inizio non ricambia la stretta, poi, titubante, mi raccoglie tra le sue braccia, stringendomi a sè.
Il suo cuore batte forte sotto il tessuto dei suoi abiti, il suo petto si abbassa e si alza rapidamente.
"Sono a casa" dico in un sussurro appena udibile.
Lo sento appoggiare il mento sulla mia testa, cullandomi piano. "Lo so. Sei tornata da me."
Prendo un profondo respiro e mi stacco da lui, guardandogli gli occhi dietro le lenti. Mi passa il pollice sulle guance e scuote la testa. "Quanto cerone" dice scherzosamente e vedo nei suoi occhi una luce diversa, quasi come se si fosse tranquillizzato di colpo. I suoi muscoli facciali sono ammorbiditi adesso.
Mi allontano da Nicholas e gli prendo le mani tra le mie. "Ho bisogno di una cosa."
La stretta delle sue mani diventa improvvisamente rigida. "Di che tipo?"
Stringe di nuovo la mascella e i suoi occhi sono fissi nei miei.
"Portami qualche anno dopo il quarantacinque, ti prego. Necessito di sapere se Giuseppe sia sopravvissuto alla guerra. Ho bisogno di sapere se è vivo, solo un'ultima volta."
Nicholas inorridisce alla mia richiesta e lascia di scatto le mie mani come se avesse preso la scossa. Aggrotto le sopracciglia.
"Ma come ti permetti? Come osi chiedermi ancora una cosa del genere!" Nicholas fa vagare lo sguardo un po' dappertutto, non osa guardarmi negli occhi. "Dopo tutto questo-"
"Nicholas" esclamo, guardandolo con tanto di occhi. "Mi è stato accanto per tutto questo tempo, voglio solo-"
"Lui?!?" urla Nicholas e la sua voce risuona per tutta la sala. Punta i suoi occhi nei miei e se uno sguardo avesse potuto uccidere, io sarei già a terra. "Davvero, Rose? Parli sul serio!?"
Allungo le mani verso di lui. "Shh, non urlare!"
Nicholas chiude le sue mani in pugno e le sbatte contro il bancone al suo fianco. "Io ti sono stato accanto per tutto questo tempo, io ti ho fatto tornare a casa, io non ti ho mai abbandonato, io ho sempre cercato di salvarti la vita! Tu- tu non capisci, Heiderose, non riesci a proprio a capire, a vedere le cose come stanno realmente!"
Sgrano gli occhi e il senso che le sue parole hanno mi sta colpendo come un pugno in pieno stomaco.
Sono stata davvero così cieca da non rendermi conto di nulla?
"Sei caduta ai suoi piedi per niente, non ne ricaverai mai qualcosa di buono! Hai rovinato tutto per quello, Heiderose. Tutto! Fin dall'inizio ogni cosa è precipitata per colpa tu-"
Si zittisce di colpo e per la stanza risuona ancora lo schiaffo che gli ho appena dato.
La mano mi fa male e la sua guancia si arrossa. Ha la testa girata di lato e la mascella stretta.
Ho la bocca spalancata e quasi non mi sono resa conto di quello che è successo. Nicholas gira la testa e punta i suoi occhi su di me. Si porta una mano sulla guancia e si sfiora la zona colpita dal mio schiaffo.
Ingoio a vuoto.
"Io sono da sempre innamorato di te, Rose. Ma tu sei caduta ai piedi di un uomo che ti ha rubato il cuore dopo poco più di una settimana." La sua voce mostra chiaramente quanto sia ferito e gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Vorrei urlare contro di lui, sbattere ripetutamente i pugni sul suo petto e schiaffeggiarlo fino a quando entrambe le sue guance non siano divenute rosse come il kimono di Kinuye.
Ma non ci riesco.
Non riesco ad articolare niente.
Nel silenzio che è precipitato nella sala, sento solo il mio cuore battere all'impazzata... E poi il rumore di scarpe che camminano piano sul pavimento lucido. Spingo lo sguardo oltre Nicholas, stringendo gli occhi. Il gelo si impossessa del mio corpo stanco e provato appena riconosco la persona in avvicinamento.
Una figura esce dall'ombra nel corridoio, quasi come se fosse stato un avvoltoio in agguato per la sua prossima preda. Nicholas si gira piano e vedo i suoi muscoli irrigidirsi.
Il direttore Campbell appare sotto l'ingresso, con il suo completo elegante e le mani unite dietro la schiena. I suoi occhi sono stretti e le labbra piegate in un sorriso sinistro.
"Salve, signorina Berger. Bentornata. Spero che il viaggio sia stato di suo gradimento."
E dallo sguardo che mi lancia addosso capisco perfettamente che lui conosca ogni singola cosa alla perfezione.
N/A
*la frase "solo il tempo ti dirà quanto ti amo" l'ho presa dal film Marvel "Doctor Strange" :)
Ma passiamo subito al dunque!
Rose ha lasciato Giuseppe a Brindisi e finalmente nel giusto tempo, tornando quindi definitivamente a Nova Historia. Qui scopre però che 1) Nicholas ha sempre provato dei sentimenti per lei di cui non si è mai accorta e 2) appare improvvisamente il direttore Campbell, l'uomo che hanno cercato di tenere all'oscuro di tutto ma che, a quanto pare, conosce invece perfettamente ogni cosa.
Ovviamente ciò comporterà seri provvedimenti :-)
Lasciatemi qualche commento, dai! Qualsiasi feedback vogliate, ma ditemi cosa ve ne pare e soprattutto come potrebbero mettersi le cose, giunti a questo punto :)
Un bacio ❤
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