Ancoràrsi
La mattina dopo ci risvegliamo in una camera d'albergo, l'unica che non ci abbia richiesto nessun pagamento anticipato. Strano, molto strano. Temo possano entrare in camera da un momento all'altro, scuotendoci fin quando non lasciamo tra le loro mani il denaro nelle nostre tasche.
Ovvero, pari a zero.
Non ho idea di come faremo. Quando riapro gli occhi, sono tra le braccia di Giuseppe, la sua testa è vicina al mio collo e il suo respiro mi solletica la pelle. Prendo un ampio respiro e mi guardo nella stanza. Le braccia di Giuseppe sono calde, il suo petto emana calore e rimarrei così per sempre.
Ma so che non è possibile.
La luce del giorno entra attraverso i buchi della tenda che si riflettono sulla coperta sollevata sui nostri corpi uniti. Inizio ad accarezzare il dorso della sua mano, stringendo le labbra in un sorriso.
Ieri sera abbiamo danzato fino alla fine della canzone, abbiamo ripreso a camminare lungo le vie più importanti di New York e abbiamo mangiato un gelato che un furgoncino molto all'antica ci ha offerto. Quello di Giuseppe aveva tre gusti, il mio solo uno.
Lo so, sono una persona triste.
Abbiamo trovato così, per caso, questo albergo, male illuminato e non trafficato. Di certo non sarebbe mai stata la mia prima scelta, ma considerando il fatto che non avevamo un tetto sotto cui ripararci, allora è stata la scelta più impulsiva.
Continuo ad accarezzare la mano di Giuseppe, sentendola calda rispetto al mio dito freddo, poi all'improvviso un brivido mi coglie alla sprovvista e mi raggomitolo sotto le coperte.
Sento il respiro di Giuseppe solleticarmi il collo. "No, perché ti sei fermata?"
Giro di poco la testa. "Sei sveglio?"
Annuisce, spostandomi i capelli dalla nuca. "Da quando hai iniziato ad accarezzarmi."
Sorrido, girandomi completamente verso di lui. Sbatte un paio di volte le palpebre prima di fiondarsi sulle mie labbra. "Buongiorno" mi sussurra contro la mia bocca. Gli passo una mano tra i capelli, massaggiandoglieli fino alla radice.
"Anche a te."
Mi lascia un rapido bacio sulla punta del naso, poi si gira e scende dal letto, fiondandosi in bagno, mentre io lascio cadere pesantemente la testa tra i cuscini morbidi.
Riesco a percepire i vostri dubbi fin da qui.
No, ragazzi, calmate i vostri ormoni e le vostre speranze.
Non abbiamo fatto niente, questa notte.
Se proprio volete saperlo, Giuseppe si è addormentato ancora prima che io potessi raggiungerlo.
Quando esce dal bagno, ha in mano una serie di asciugamani legati tra loro a formare un corda.
Mi impunto sui gomiti, aggrottando le sopracciglia. "Ma cos-"
"Mi devi aiutare" dice, stringendo i nodi con quanta forza ha in corpo. "Prima di tutto, esci da questo letto, vestiti, fai la pipì... Fa' quello che devi e muoviti, non abbiamo molto tempo."
"Io, volendo, sì. Ho tutto quello che voglio a disposizione" dico, guardandolo con un sorriso.
"Rose" dice però, squadrandomi, "sbrigati."
Scendo dal letto, mi infilo il jeans e la maglietta e vado in bagno, chiudendomi la porta alle spalle. Mi sciacquo la faccia per svegliarmi meglio, poi mi siedo sul water e finalmente mi libero dell'assorbente.
Quando esco, trovo Giuseppe interamente vestito mentre spoglia il letto delle sue lenzuola.
"Bene" dice, legando il bordo più lungo con l'altra parte dell'asciugamano già stretto agli altri della serie. "Dobbiamo scappare."
Sollevo un sopracciglio, mentre mi metto lo zainetto in cuoio sulle spalle. "Non potremmo semplicemente uscire dalle porte di emergenza?"
Giuseppe ha quasi uno sguardo impazzito. "No."
Incrocio le braccia sotto al seno. "Perché?" Non mi risponde, mi lascia l'altra parte del lenzuolo in mano e lega l'estremità della corda ad un piede del letto. Fa circa cinque nodi e si assicura che sia ben ferrato, per poi buttare l'estremità libera fuori dalla finestra spalancata. Sgrano gli occhi. "Non ci credo." Giuseppe si mette in piedi sul bordo della finestra e mi porto le mani alla bocca per smorzare un grido. "Sei impazzito?"
Scuote la testa. "Spingi il letto fin qui" dice, indicando il muro sotto alla finestra. "Dobbiamo accertarci che sia ben saldo."
"Io non scendo dalla finestra, Giuseppe!"
Lui alza gli occhi al cielo. Alle sue spalle, una densa coltre di nuvole si raggruppa su New York. "Allora me ne vado da solo. Ti tocca pagare, Rose. Le scarpe possono andare bene."
Sbuffo e prima di spingere il letto vado a chiudere la porta a chiave. Mi metto dall'altra parte del letto e lo spingo, fin quando non lo faccio aderire perfettamente contro il muro. Giuseppe sorride soddisfatto. "Bene, adesso inizio a scendere."
"No."
Prende le giunture degli asciugami e si cala al di là del davanzale della finestra, scendendo come si è soliti fare quando si è saliti in cima ad una montagna.
Voi lo avete mai fatto?
Io no, di conseguenza parto svantaggiata ed impedita. Inconsapevolmente mi ritrovo a tirare verso di me la corda improvvisata per evitare che il nodo alla base del letto si sciolga e Giuseppe possa precipitare, ma quando mi affaccio, noto che siamo appena cinque metri da terra. Ingoio a vuoto mentre Giuseppe calibra l'altezza e lascia la presa sulla corda tirata. Atterra sui suoi piedi, appoggiandosi le mani sulle ginocchia. Solleva lo sguardo verso di me e allunga le mani nella mia direzione. "Forza."
Scuoto la testa. "Non ce la faccio. Se la corda cede?"
"Non cederà. Ha mantenuto me, figurati se non mantiene la piccola Rose Berger."
Ingoio a vuoto e mi arrampico sul bordo della finestra, tenendo ben stretta in pugno la corda improvvisata. Mi accerto di avere la mano esattamente sulle giunture dei nodi per evitare che si sciolgano sotto il mio peso. "Non ho mai scalato una montagna" dico, lasciando sporgere i piedi nel vuoto. Vedo Giuseppe alzare gli occhi al cielo.
"Sono al massimo cinque metri, Rose! Forse persino saltando ce la faresti."
Faccio un segno poco elegante, colpendomi l'inguine con entrambe le mani.
Chi vuole intendere, intenda.
Ad un certo punto sento un forte bussare alla porta e mi giro di soprassalto. "Signori?" sento dire e la pelle mi si ricopre di brividi. Incontro lo sguardo di Giuseppe e mi rendo conto che anche lui abbia sentito. "Aprite questa porta!" urlano dall'altra parte, continuando a sbattere la mano contro la porta. Mi giro di spalle e afferro la corda con entrambe le mani. Impunto i piedi contro il muro esterno dell'albergo e stringo la presa con tutte le mie forze.
"Muoviti!" urla Giuseppe sotto di me, "se cadi, tanto finisci sul morbido."
"Sta' zitto!" dico, iniziando piano a calarmi giù. Un passo alla volta.
Ce la posso fare.
"Signori, aprite subito o sono costretto a sfondare la porta!" urla la voce fuori dalla stanza.
Le mani sono gelide.
"Due metri, Rose!"
Provo a muovermi più rapidamente senza mai guardare giù.
"Mi trovo costretto a farlo!" urla di nuovo il receptionist, così mi lascio scivolare lungo la corda e mi brucio i palmi delle mani. Appoggio i piedi per terra proprio mentre la porta viene fatta cadere, così Giuseppe mi prende per mano ed iniziamo a scappare. Ci inoltriamo in una via secondaria, così da non permettere all'uomo di vederci. Corriamo quanto più velocemente possiamo, tagliando la strada a diversi signori. Giuseppe non mi lascia neanche per un istante la mano. Passiamo accanto ad un fioraio, superiamo un panificio e un'agenzia, poi in lontananza si scorgono le luci di un traghetto.
Giuseppe aguzza la vista in avanti. "Lì, lì! Andiamo lì!" Mi tira ancora di più e mi ritrovo a pensare a cosa succederebbe se io in questo momento per sbaglio inciampassi.
Scoppio a ridere al pensiero e il fiato inizia a venirmi meno.
Le luci del traghetto si spengono, ciò vuol dire che stanno per sollevare la passerella. Giuseppe corre ancora di più e blocca la passerella prima che possa sollervarsi. "Eccoci" dice in italiano con l'affanno. Nessuno capisce niente.
L'uomo che la stava sollevando si blocca con la corda in mano. "E voi chi sareste?"
Ho l'affanno, non riesco a spiaccicare nemmeno una sillaba, ma poichè Giuseppe è sostanzialmente inutile al momento sollevo una mano. "Abbiamo fatto i biglietti tramite l'agenzia, ci hanno detto che saremmo potuti venire lo stesso altrimenti avremmo perso la traversata, in quanto i documenti li hanno ancora loro."
L'uomo solleva un sopracciglio. "Non è mai successa una cosa del genere."
Scuoto le spalle. Mi indico il retro della via con il pollice. "Ci hanno detto così."
Il signore mi guarda, poi solleva le spalle e mi tende una mano. "Provvederò a chiedere informazioni al termine della visita, intanto prendete posto, stiamo per levare l'àncora."
Annuisco, riconoscente, e afferro la sua mano. Mi fa salire sul traghetto, e mi indica due posti liberi. Mi vado a sedere sul primo, poi Giuseppe mi raggiunge e si accomoda al mio fianco subito dopo che l'uomo della passerella abbia fatto un cenno al guidatore. Il traghetto si avvia e si stacca dalla banchina, lasciandosi dietro una scia di schiuma sul pelo dell'acqua. Prendo ampi respiri, poi mi passo una mano tra i capelli. Mi giro verso il mio compagno di viaggio. "Tu sei pazzo, completamente fuori di testa."
Ha un sorriso che gli occupa tutto il viso arrossato per la corsa. "Sono stato colto dal brivido di un intrepido." Si lecca le labbra. "Ho pensato che se non faccio pazzie adesso che sono con te, quando dovrei farle? Mai più, e ti spiego il perché. Quando tornerò e se tornerò a casa mia, tutto sarà come prima ed io dovrò combattere in guerra. Lì, le pazzie, non le farò più con il puro scopo di divertirmi e vivere sul filo dell'eccitazione, ma dovrò fare pazzie per sopravvivere." Ha uno sguardo serio in viso adesso. Stringo le labbra. "Per questo" dice, piegandosi leggermente come per prendere qualcosa dal suo fianco, "adesso continuerò a divertirmi." Si rigira e allunga una mano verso di me. Chiusa nel suo pugno, mantiene una rosa rossa malamente spezzata, con i petali aperti e le foglie rotte. Spalanco la bocca e guardo Giuseppe negli occhi. "E le pazzie" dice, abbassandosi su di me, "la farò anche al meglio." Sorrido a trentadue denti, mi sporgo su di lui e lo bacio, tenendolo a me con entrambe le mani appoggiate sulle sue guance coperte dalla barba. Approfondisce il bacio e mi porta la mano libera dietro la schiena, avvicinandomi a sè. Il vento sferzato dal traghetto mi scompiglia i capelli.
"Scommetto" dico, tenendo la mia fronte attaccata alla sua quando ci stacchiamo, "che l'hai presa dal fioraio vicino al quale siamo passati."
Giuseppe sorride, storcendo la bocca. "Può darsi." Strappa il gambo della rosa per evitare che le spine mi possano pungere, poi prende la mia mano e appoggia il fiore sul mio palmo graffiato dalla corda. Quando se ne accorge, cambia idea e me la infila tra i capelli, posizionandomela appena dietro l'orecchio, incastrandola tra alcune ciocche per evitare che si sposti. "Ora va meglio" dice, aggiustandomi i capelli. Lo guardo mentre mi sistema, con le labbra leggermente schiuse, le gote rosee e gli occhi piccoli e scuri.
Gli sorrido, lasciandogli un ultimo bacio a fior di labbra. Tiro leggermente tra i denti il suo labbro inferiore mentre il traghetto si àncora vicino ad un'altra banchina. Non ho nemmeno idea di dove siamo. Il mare è scuro sotto di noi, di un tonalità di blu così intensa da essere simile al nero della notte. Scendiamo dal mezzo passando attraverso la passerella e non appena metto piede sulla terra ferma vedo tutti i turisti sollevare la testa verso l'alto e fotografare qualcosa con le loro macchine fotografiche antichissime e costose.
Aggrotto le sopracciglia e sollevo il mio viso verso il cielo.
Non posso credere ai miei occhi.
La Statua della Libertà si erige esattamente sopra di noi, innalzandosi contro il cielo nuvoloso e facendo svettare la propria torcia in alto, fiera e come un raggio di speranza per chiunque la guardi da lontano. Non so perché, ma gli occhi mi si fanno lucidi. Giuseppe ha la mia stessa espressione esterrefatta. "Io non ho mai-"
Annuisco, ingoiando a vuoto e ammirandola in ogni dettaglio, seppur dalla mia piccolezza al confronto. "Già" dico. E' meravigliosa. La gente continua ad osservarla, con le guide che ne spiegano la storia e la citazione incisa sul suo piedistallo.
«Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa - grida essa [la statua] con le silenti labbra - Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata.»
Giuseppe vuole che io gliela traduca e, quando ne capisce il significato, stringe le labbra, tirando su con il naso. "Io ti giuro, Rose" dice, guardandomi negli occhi, "che non dimenticherò mai niente di tutto questo." Un tuono squarcia improvvisamente il cielo sopra le nostre teste e le nuvole si aprono, facendo cadere d'un tratto tutta l'acqua che hanno contenuto fino a questo momento. La pioggia inizia a cadere fitta sopra le nostre teste. I turisti se ne scappano, andando a ripararsi all'interno del museo. Io continuo a guardare Giuseppe, mentre l'acqua ci inzuppa i capelli, scende sul nostro viso lasciando le gocce sulla nostra pelle. Mi avvicino a lui e lo bacio appassionatamente, stringendo le mie braccia intorno al suo collo. Mi ritrovo a pensare che, se solo fosse possibile, metterei da parte la mia missione, getterei l'àncora e mi fermerei. Niente più archi, niente più smaterializzazioni, niente più viaggi nel tempo che mettono sempre a rischio la nostra vita. Congelerei questo istante, immortalandolo e mettendoci una firma sopra, lasciando che tutto rimanga così com'è. Mi metto in punta di piedi per sentirlo ancora di più contro di me, sotto la pioggia, con i vestiti che si fanno pesanti e la Statua che sigilla questo nostra libertà momentanea.
N/A
Le frasi dell'iscrizione alla base della Statua che ho scritto in questo capitolo sono state tratte da un sonetto intitolato "The New Colossus", composto nel 1883 dalla poetessa statunitense Emma Lazarus, inciso su una placca di bronzo posta sul piedistallo della statua (poi spostata nel 1945 sopra l'ingresso principale)
Eccola qui integralmente:
A parte ciò, cosa ne pensate del capitolo? E soprattutto: dove credete possano finire i nostri viaggiatori sempre più affiatati?
Un bacio e alla prossima ❤
P.s votate e commentate! 😘
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