A che gioco sta giocando?

E' strano, sapete, come la gente possa apparire ad una prima impressione.
C'è chi si rivela essere completamente diverso, tipo Francesca, chi invece rimane il solito, ma a cui rimani inspiegabilmente legato, per esempio Nicholas.
Quando l'ho incontrato per la prima volta, si era mostrato fin da subito preciso, puntuale ed anche enormemente antipatico e scorbutico nei miei confronti, sempre con la paura addosso di poter fallire o sbagliare qualche passaggio.
Francesca, invece, l'amica di Elisa ed Elda, a primo impatto mi è sembrata una ragazza... Sapete quelle tipe un po' snob? Ecco, mi è sembrata proprio così. Ferma sotto la porta della cucina, ci ha guardato dall'alto in basso (facile, considerando che io e Giuseppe fossimo seduti ancora alla tavola) e ha sollevato un lato delle labbra, quasi schifata. Poi si è voltata verso le sue amiche, sollevando un sopraciglio e allungando un indice nella nostra direzione. "Ma sono davvero così?"
In quel momento avrei tanto voluto alzarmi e afferrarla per il colletto della camicetta bianca che aveva indossato, ma sono una signora. Mi sono contenuta, mi sono schiarita la gola e ho finto un sorriso, sbattendo le ciglia. "Ma sei davvero così?"
Fortunatamente, con il passare delle ore, si è rivelata una persona completamente diversa.
Simpatica, divertente e con un gran senso dell'umorismo. Dopo aver sistemato la cucina e sparecchiato la tavola, abbiamo subito abbandonato l'abitazione e ci siamo fiondate in macchina di Elisa, parcheggiata esattamente davanti il portone del palazzo. Ha messo in moto e siamo partiti a tutto gas verso quello che loro hanno chiamato "Ipercoop", un edificio che non so bene identificare.
Hanno cantanto in macchina, ignare che ci potesse essere qualcuno che loro avessero appena conosciuto... Ma al diavolo la buona impressione! Era un musica deliziosa, in lingua inglese, che risuonava in tutto l'abitacolo. L'unico disperato è stato Giuseppe, che durante tutto il tragitto è stato con la testa appoggiata contro il vetro del finestrino, con gli occhi chiusi e le narici dilatate.
In pochissimo tempo, ho appreso moltissimo sui loro gusti musicali - tra i quali Little Mix e One Direction - e le parole delle canzoni, che prontamente gridavo alle orecchie di Giuseppe che, se avesse potuto, mi avrebbe afferrato e lanciato fuori dall'auto.
Eppure, nonostante la spensieratezza del momento, non ho fatto altro che ripensare costantemente alle "complicazioni" di cui aveva parlato Giuseppe. Non ne aveva più fatto riferimento, anzi, cercava di ritagliarsi sempre degli spazi nelle varie conversazioni pur di evitare l'argomento.
Rimane il fatto che vorrei davvero scoprire a cosa si riconducano e cosa c'entrano con il mio non poter stare con lui, oltre ai fattori che ho già esposto.
Ma nonostante ciò, ho fatto chiarezza nei miei sentimenti e sono sinceramente attratta da lui, forse incitata dai giochetti che sta facendo con me e a cui non mi lascia dare soddisfazione.
Ma tanto, tutti questi, sono giochetti malsani per me. Sarebbe meglio che io iniziassi a reprimerli prima che possano approdare in territori pericolosi da cui non saprei come uscire.
Ormai è un'ora che siamo qui, all'Ipercoop, questo vasto centro commerciale colmo di negozi di tutti i tipi. La ragazze sono state fin troppo gentili con noi, ci hanno persino concesso di comprare qualche vestito nuovo da metterci addosso, sebbene non abbiamo una lira con noi.
Elda e Francesca si sono offerte di portare Giuseppe nei migliori negozi per uomo, mentre Elisa mi ha accompagnato a scegliere qualcosa che mi stesse bene addosso.
"Considerando l'eventualità che voi possiate finire in territori abbastanza freschi, ti suggerisco di prenderti una maglietta del genere" dice, prendendo una gruccia dallo scomparto al suo fianco, "insieme a dei jeans, che vanno bene in qualsiasi stagione." Mi indica tutta la zona entro cui guardare le magliette a tre quarti che sono ordinatamente piegate. "Ti do libera scelta e approfittane, non capita tutti i giorni di avere una carta di credito a disposizione."
Le sorrido, dopodiché mi metto a frugare tra le varie magliette, prendendone quante più possibili per provarle andando una sola volta al camerino. Mi metto su un braccio tutte le magliette insieme alle giacchette di lanetta ad esse abbinate, dall'altra i jeans.
Vado in camerino, spogliandomi e provandomi tutti i capi che ho preso. Elisa aspetta dietro la porta in legno, per far intendere sia occupata.
"Che taglia fai di intimo?" mi chiede all'improvviso.
Mi guardo allo specchio, inclinando leggermente la testa. Mi schiaccio il seno, continuando a specchiarmi. "Una media, presumo, e una terza di reggiseno."
Mi provo le magliette, scartando quelle che mi piacciono di meno. Alla fine, opto per una maglietta con dei disegni blu scuro e la giacchetta dello stessa tonalità, sopra ad un jeans chiaro che mi slancia le gambe. La misura va benissimo. Mi giro davanti allo specchio e noto che la maglietta è aperta sulla schiena, con una base di velo bianco sul bordo del jeans.
Sorrido, poi mi spoglio, riprendendomi i vestiti che mi ha dato mia nonna. Me li porto al naso, stringendoli a me per sentire anche le sue mani su questo abito cucito su misura. Era solita farlo, quando ero più piccola. Li rimetto addosso, dopodiché esco con i capi scelti tra le mani. Gli altri li butto in un ampio cestino da cui la commessa li prende e li risistema accuratamente.
Elisa è già in fila alla cassa, con un paio di biancheria intima in mano. "Questo è forse l'acquisto più importante di tutto il resto."
Appoggiamo tutto sul bancone e, fortunamente, mi ritrovo ad aver speso meno di quanto avessi pensato, così mi sento un po' meno in colpa. La cassiera mi mette tutto in una busta e me la porge, poi Elisa riprende la carta e usciamo dal negozio. "Ora" dice, mentre la infila nel portafogli, "le scarpe."
Guardo le mie e mi rendo conto che sono terribili, sporche e poco consone a tutto il vestiario. "Ehm.."
"So io il paio che va bene su ogni cosa."

Mi porta in un ampio negozio, costringendomi a comprare un paio di scarpe basse con un piccolo tacchetto, nere opache e a lacci. Fortunatamente, erano in saldo. Elisa mi ha più volte ribadito di non preoccuparmi per la spesa, sta facendo tutto fingendo che stia spendendo una giornata di shopping con le sue amiche, con i capi che, però, spettano a me. "Intendiamoci, non sono ricca come potrebbe sembrare. E' solo che, di tanto in tanto, una spesa in più la si può fare." Mi fa l'occhiolino e, con questa scusa, mi porta dalla parrucchiera a fare un messa in piega mossa. La blocco prima ancora che possa dire alla ragazza che mi ha sistemato i capelli di truccarmi.
Dopo non so quanto tempo, ci fermiamo di fronte la libreria dell'Ipercoop, contemplando in attesa i libri esposti in vetrina. "Qual è il tuo genere preferito?" le chiedo.
Scuote le spalle. "Un po' tutti, a dir la verità. Anche se prediligo i fantasy."
"Davvero?"
Annuisce. "E il tuo?"
Mi ritrovo a scuotere la testa, tornando con la mente a Nova Historia. "Prima che iniziassi a lavorare, leggevo molti romanzi d'amore. Narrativa al femminile, ecco. Poi ho smesso, non ho più avuto tempo per farlo."
Elisa continua a guardare attraverso la vetrina, poi si gira e punta i suoi occhi scuri nei miei. "Tu vieni dal futuro, no?"
"Sì."
"Sai, a me piace scrivere e spero di poter pubblicare un libro, un giorno. Sai se.." Si schiarisce la gola, ma non continua la frase.
Le appoggio una mano sulla spalla. "Non posso dirtelo, mi dispiace. Però non smettere di scrivere, qualsiasi cosa accada. Non lasciare che un'insoddisfazione possa privarti di qualcosa che ti piace fare. Non posso dire niente che riguardi la tua vita - non che io ne abbia una vastissima e precisa conoscenza a riguardo -, ma non demordere mai. Non si è mai privi di tempo quando si pensa di compiere un tentativo."
"Lo dici tu che hai tutto il tempo che vuoi a portata di mano, letteralmente."
"Non stiamo parlando di me, ma di te." All'improvviso mi ricordo di una cosa importantissima. Sollevo la testa e attraverso le ampie finestre sul soffitto, scorgo il cielo essersi fatto scuro, con una stella che brilla proprio sopra di me. "Ho un bisogno urgente di chiederti una cosa."
"Dimmi tutto" dice, sorridendomi.
Sono passati diversi giorni, quindi il tutto è notevolmente diminuito, ma.. "Avresti un assorbente?" le chiedo sottovoce.
Fa per pensarci, poi inizia a perlustrare all'interno della sua borsa. Prima però di rispondermi, esce fuori il suo telefono e legge un messaggio. Sorride, poi mi porge una scatolina appena estratta. "Ecco a te e, tanto che stai andando in bagno, cambiati anche con i nuovi vestiti."
"Perché?"
Elisa sorride ed inizia a spingermi in direzione delle porti verdi del bagno. "Fallo e basta."
Mi fa procedere lungo il corridoio, poi mi fa infilare in bagno.
Però!, questi assorbenti sono più facili da indossare!
Mi cambio, lasciando i miei vestiti sporchi nella busta. Mi guardo allo specchio e abbandono il bagno, avvicinandomi ad Elisa. E' all'angolo, appena prima di girare in un corridoio. Il negozio che le sta di fronte è pieno di trucchi di ogni specie. Mi guarda e sorride. "Stai veramente benissimo" dice, guardandomi dalla testa ai piedi.
Abbasso lo sguardo su di me, notando la giacchetta blu notte incastrata nel braccio. Non fa troppo freddo, non c'è bisogno che io la indossi. Estrae una forbicina dalla borsa. "Lascia però che io ti tolga l'etichetta."
Scoppio a ridere, poi ammutolisco di colpo quando vedo un gruppetto di tre persone avvicinarsi a noi, venendo dal corridoio che ci sta di fronte. Francesca ed Elda sorridono vittoriose e procedono in avanti, lasciandosi Giuseppe alle spalle.
Quando lo vedo, sgrano gli occhi.
I suoi capelli sono stati tagliati, ce li ha sistemati fin sopra le orecchie e tenuti in alto da tantissimo gel, la barba è curata e i baffi rifiniti. Una camicia bianca gli fascia il busto muscoloso, con le maniche arrotolate fino ai gomiti, le mani infilate nelle tasche di un jeans scuro e le scarpe dello stesso colore, con i lacci bianchi. Le mani mi si fanno gelide e stringo le labbra in un sorriso.
Francesca ed Elda ridono sadicamente, avvicinandosi ad Elisa mentre Giuseppe si ferma di fronte a me.
"Wow" dico, facendolo uscire dalle mie labbra ancora prima che possa rendermene conto.
Giuseppe stringe le labbra in un sorriso, poi guarda oltre le mie spalle e nota le tre ragazze allontanarsi. "Ehi!"
"Volete un caffè?" ci propongono. Giuseppe annuisce. "Perché no?"
Così ci mettiamo a seguirle, camminando l'uno accanto all'altra. Ho la gola secca, penso che prenderò anche io il caffè.
Ci fermiamo di fronte un bar e le vediamo andare direttamente al bancone, sorridendo di tanto in tanto nella nostra direzione.
Sento un forte imbarazzo e non riesco a capire perché.
All'improvviso, Giuseppe si mette leggermente dietro di me, abbassando la sua testa tanto da far avvicinare la sua bocca al mio orecchio. Ha un bellissimo profumo addosso, una colonia maschile che mi ritrovo ad amare, mi inebria le narici e che, se fossi da sola, starei tutto il tempo ad annusare.
Poi mi irrigidisco di colpo. Un dito di Giuseppe si appoggia sulla mia parte di schiena lasciata scoperta dalla maglietta, ed inizia a far risalire lentamente il dito. Il respiro mi si smorza. Ho i brividi, ragazzi, le gambe sono sul punto di sciogliersi.
La sua voce mi arriva alle orecchie in un sussurro, mentre il suo dito continua ad accarezzare la pelle della mia schiena. "Non te l'ho detto prima, ma sei bellissima, Rose."
No, okay, a che gioco sta giocando?
Mi giro verso di lui e mi ritrovo con le mani appoggiate contro la sua camicia quando Elisa, Elda e Francesca ci fanno staccare. Ho l'affanno.
"Ecco i vostri caffè."
Prendo il mio dalle mani di Francesca e lo bevo tutto d'un fiato.
La gola e la lingua mi bruciano, ma almeno distolgo l'attenzione da quanto è appena successo.
Giuseppe mi starà prendendo in giro, sicuramente. Non può fare così, abbiamo messo tutto in chiaro e... Perchè mi sento così confusa?
"Stasera vi portiamo a cena in un posto speciale per noi" dice Francesca, sorridendo a labbra strette.
Mi andrebbe bene ovunque, adesso. L'importante è che ce ne andiamo da qui ora.

Mezz'ora dopo siamo seduti intorno ad un tavolo rettangolare dagli angoli arrotondati in un locale immerso nella penombra. C'è una forte musica a risuonare per l'ambiente, con le voci soffuse degli altri clienti che la accompagnano.
"L'Orabeffa" si intitola, ed è un pub al centro di Brindisi, chiamato così per la numerosa quantità di orologi appesi alle pareti, tutti che indicano un orario diverso, tanto da spingerti a sentirti confuso.
Anche se, in questo momento, c'è ben altro che mi tiene in uno strano stato confusionario. Ed è un ragazzo seduto tra Elda ed Elisa a cui Francesca - seduta accanto a me su un sedile a parte - continua a fare domande. Giuseppe è allegro, quasi spensierato... Come se non fosse successo niente.
Io sono stranamente in silenzio, persa nelle loro conversazioni sebbene non sia una partecipante attiva. Spesso li vedo ridere e non sento mai il motivo di tale ilarità. Guardo Giuseppe ridere e mi chiedo se non ci sia proprio niente che gli stia passando per la mente, se è davvero tutto così semplice per lui.
Possibile il suo gesto non gli abbia fatto scattare niente?
E perché continuo a ripensarci sempre? Cosa ci voglio trovare dietro? Mi sto imponendo di trovare una spiegazione dietro quel gesto? Non ce n'è, devo rassegnarmi.
".. Ed è il tuo prototipo di ragazza?" chiede Francesca, appoggiandosi sulla sua mano sollevata sul tavolo.
Drizzo le orecchie. Di che stanno parlando?
Intanto ci arrivano le ordinazioni, servite da una donna con i capelli corti e bianchi e gli occhiali sul naso. "Allora, la piada con l'insalata?" Francesca alza la mano e si prende il suo vassoio. "La Quezon City?" chiede poi la signora ed Elda le sorride in risposta, poi Elisa si prende il suo panino con il prosciutto cotto e la mozzarella, Giuseppe la Santamonica ed io un panino con l'Hamburger.
"Dunque" riprende a parlare Giuseppe con la bocca piena. "Il mio prototipo di ragazza è una fanciulla alta, dai lunghi capelli marroni e gli occhi così scuri da non riuscire nemmeno a scorgere la pupilla, labbra sottili e delicate e gote rosee."
"Che tipo romantico" dice Francesca prima di addentare un pezzo della sua piadina.
Giuseppe storce la bocca in una smorfia. "Sì, abbastanza. Anche se ai miei tempi la scelta della ragazza è condizionata da molti fattori, come ad esempio dote e una buona famiglia. O, semplicemente, dall'approvazione dei genitori."
"E tu?" interviene Elisa, mentre prende tra i denti la cannuccia della sua Coca-Cola. "Che tipo di uomo preferisci?"
Finisco di masticare il pezzo che ho in bocca e mi stampo un sorriso sulle labbra carnose. "Oh, uno che mi assomigli, a dir la verità, non tanto però da poter sembrare parenti. Lo preferisco con i capelli lunghi e biondi, quasi mossi, gli occhi azzurri e dei leggeri baffi sotto il naso."
"Il ritratto del tipico principe azzurro."
Annuisco. "Ah, e per quanto riguarda il carattere lo preferirei sincero, schietto e desidererei che mi dicesse le cose, piuttosto che perdere tempo ad intavolare e tirare alla lunga una caccia al tesoro, in cui il tesoro corrisponderebbe ad una semplice risposta."
Giuseppe mi guarda, addentando una parte della sua piadina. Le tre ragazze spostano lo sguarda da me a lui. "A me invece piacerebbe che la ragazza sia più sincera con se stessa, che accetti la realtà e che non perda tempo a guardare cosa potrebbe esserci nell'oltre."
Lascio il mio panino nel piatto, bevendo un goccio d'acqua. "Un oltre a cui non penserebbe nemmeno se solo avesse del materiale in mano per capire la situazione!" Sbatto la mano sulla parte di tavolo accanto al mio piatto. Guardo i presenti e mi scuso. "Non l'ho fatto apposta."
Giuseppe stringe i denti e mi guarda, riprendendo poi a mangiare in silenzio.
"Bene, mi pare dunque di aver attraversato una zona pericolosa. Allora cambiamo argomento!" Francesca finisce di masticare il suo ultimo pezzo di piadina e sorride, pulendosi le labbra. "Dove vi piacerebbe andare domani?"
"Io proporrei una visita al Monumento al Marinaio" dice Elisa, finendo la sua bevanda. "Sono anni che non ci salgo."
"Vero, anche a me piacerebbe!"
"Per voi, ragazzi?" chiede Francesca, guardandoci.
Giuseppe ingoia a vuoto, poi le sorride. "Ma certo."
"Perfetto, allora è fatta!"
"Prima di pensare a domani" interviene Elda, "non penso stanotte sia giusto farvi dormire nel garage. Da chi volete sistemarvi?"
Guardo Elda negli occhi. "Hai un posto per me?"
Lei mi perlustra il viso, indicandomi Giuseppe con un gesto del capo. Scuoto la testa, sperando abbia colto il messaggio. Non voglio dormire con lui. "Ma certo. Elisa? Ospiti Giuseppe?"
"Sì, potrei aprire il divano e farlo dormire lì."
"Bene, allora è tutto sistemato."
Sento lo sguardo di Giuseppe su di me. Ha aggrottatto le sopracciglia.
Quando andiamo a pagare, ci avviciniamo alla macchina e, quando saliamo sopra, capito nuovamente accanto a Giuseppe. Rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto, poi Elisa si accosta al palazzo di Elda. Ci prepariamo per scendere, quando sento la voce di Giuseppe bloccarmi ancora prima che io possa uscire dalla macchina. "Non volevo infastidirti, prima" mi sussurra.
Lo guardo, socchiudendo gli occhi. "Avresti dovuto? D'altronde, non stavamo parlando di noi." Gli faccio un sorriso falso, poi sento la sua mano stringere il mio polso.
"Non dovremmo separarci-"
"Una notte in solitudine farà bene ad entrambi" gli rispondo, poi mi libero dalla sua presa e scendo dalla macchina, incastrandomi con la busta della spesa. Salutiamo i restanti in macchina e superiamo il cancello, andando incontro a questa notte solitaria.

N/A
Tadaaaan
Prima notte in cui questo duo si separa. Allora sta succedendo qualcosa  di molto serio :)
Quali saranno queste complicazioni di cui Giuseppe parla? E perché continua a giocare con Rose, portandola alla paranoia?
Nel prossimo capitolo si avranno le dovute risposte.
Intanto commentate e votate!
Cosa vi aspettate da questa storia? Cosa pensate possa accadere in futuro?
Un bacio 💜

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