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A scuola in quei giorni c'era più movimento, era quel periodo dell'anno dove tutti credono di potersi ribellare, di poter far sentire la propria voce senza pensare alle conseguenze. Perché si pensa che di conseguenze non ce ne siano, che si possa fare di tutto in quei giorni, che sono nostri e nostri soltanto.

C'erano dei gruppi, da quelli studio a quelli artistici. Dal teatro alla letteratura, dalla musica alla danza. Lui era in un'aula con altri ragazzi, era una delle prime del corridoio. Stava spiegando qualcosa sui principi fondamentali della fisica e io non riuscii a restare fuori. Si rese subito conto di me, i suoi occhi incontrarono i miei ma non vacillò, cercò di reprimere un sorriso soltanto. Io ero insieme a Scar, e lei aveva capito tutto quanto ma non mi disse nulla.

Poi mi sentii coraggiosa e feci una domanda, rispose lui anche se c'erano altri ragazzi dei corsi avanzati che potevano darmi una risposta. Mi guardò costantemente senza mai distogliere lo sguardo mentre parlava, e lo faceva così intensamente che per un istante pensai di non riuscire più a sopportarlo. Uscii dall'aula prima di lui, ma mi voltai prima di farlo e lui era sempre lì, con un libro tra le mani e gli occhi su di me, poi mi sorrise e io feci lo stesso.

Due sere più tardi era venerdì. Era venerdì e io ero sempre con il cellulare tra le mani.

Facciamo qualcosa, mi scrisse ed era la seconda volta che succedeva. Quella non me la sarei fatta scappare.

Cosa vuoi fare?

Sono troppo stanco per uscire, quindi potresti venire qui e farmi compagnia.

Non posso presentarmi così a casa tua, anche se al solo pensiero sentivo qualcosa dentro che non riuscivo a spiegarmi. Era passato troppo poco tempo.

I miei non ci sono, siamo soltanto io e te. Dai, non sapevo cosa fare. Se fossi andata da lui sapevo che sarebbe successo inevitabilmente qualcosa, anche di insignificante, ma sarebbe successo. Se non ci fossi andata sarei rimasta col rimpianto portato dietro probabilmente per sempre, lo so perchè adesso è ancora così.

Arrivò anche il sabato, io ero insieme a mia madre quando mi proposero qualcosa per cui non mi sentivo ancora pronta e fui spinta a rifiutare. Mi allontanai con quel vestito addosso per rispondere alla telefonata.

"Ehi" ricambiai usando le sue stesse parole.

"Tutto okay?" mi chiese quando ascoltò la mia voce, io mi ricomposi velocemente e annuii anche se lui non poteva vedermi.

"Sì, tutto bene" gli risposi e passò qualche istante perché lui mi credesse.

"Volevo dirti che per stasera hanno deciso di andare al bowling, tu ci sei?"

"Credo di sì" dissi, passandomi una mano tra i capelli.

"Allora ti aspetto" replicò lui, e potevo immaginare un piccolo sorriso formarsi sulle sue labbra così come sulle mie. "Non fare tardi."

A/N

Scusate se non sono riuscita ad aggiornare ieri come avrei dovuto, ma tra una cosa e l'altra non sono riuscita a trovare un attimo.
Spero che anche se breve, questa storia vi stia piacendo almeno un po'.

Un bacio a tutte!

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