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Weeks on end, I'm on the road
I start to lose my sense of home
I should've called so many times
But I, I just sat next to my phone
[Running Low, Shawn Mendes]
La prima volta che lo vidi non mi resi conto di quello che sarebbe diventato. Non sapevo neanche che l'avrei rivisto, o quello che avrei provato.
La prima volta che lo vidi ero lì per un'altra persona, cercavo qualcuno che non era lui; volevo qualcuno che non era lui.
Il fatto è che anche dopo fu troppo tardi.
🌙
Quando entrai in quella sala ero spaventata e non conoscevo nessuno; sentivo ogni sguardo percorrere i miei contorni per cercare di leggermi dentro ancora prima che io decidessi se lo volevo o meno. C'era anche il suo tra quelli, insieme a quello della persona che avevo cercato per troppo quando non avrebbe meritato neanche un passo falso da parte mia. Solo che anche per quello fu troppo tardi perché me ne rendessi conto.
In quel gruppo ero la più piccola, quella più insicura e con meno cose da dire. Ero quella che nel momento in cui sapeva di dover parlare iniziava a tremare, che aveva paura di dire la cosa sbagliata e che spesso finiva per dire quello che non pensava davvero per il timore di non essere capita, di non essere compresa.
Ero circondata e lui era lì, esattamente di fronte a me: mi guardava con quegli occhi che sembravano aprirmi la pelle e infilarsi al di sotto di essa.
Non ci misi troppo ad ambientarmi, anche se poche volte mi sono davvero sentita parte di quel cerchio in cui lui era sempre di fronte o accanto a me per potermi tenere la mano alla fine di ogni incontro.
— Domani vieni con noi, dai — mi propose Nicola, il sorriso dolce e i grandi occhi a cui ho creduto per troppo tempo di potermici aggrappare senza il rischio di precipitare.
Le chiesi dove andassero e chi ci sarebbe stato, così indirettamente chiesi anche di lui. Aveva detto di sì, così le confermai che sarei andata con loro.
🌙
Ero nervosa prima di vederlo. Pensavo che fosse perché sarebbe stata la prima volta che l'avrei visto al di fuori di quella sala. Mi resi conto presto che mi sarebbe successo anche tutte le altre volte.
Quando arrivai sentii il suo sguardo posarsi su di me, poi lo incrociai e lui mi salutò come faceva con tutti. Io stavo vicino a Nicola, perché era ancora troppo presto per perdermi senza poi riuscire a trovare una strada sicura. E in quel momento lei era la mia strada sicura.
Furono tante le volte che mi appellai a loro, le serate trascorrevano e io mi sentivo bene nonostante le tante differenze. Ero l'ultima arrivata ma non mi hanno mai fatta sentire l'ultima, se non per quella volta. Ma quella è un'altra storia.
Iniziarono le feste. I ragazzi del gruppo raggiungevano uno dopo l'altro l'età che troppi vedono come un traguardo e non come una partenza; quella che tutti rendono come un'utopia quando di utopico non c'è proprio niente. Ma lui c'era sempre, e a me stava bene.
Lo incontravo anche a scuola. All'inizio non succedeva perché avevamo orari diversi e perché io mi trovavo sempre troppo lontana da lui. Poi anche questo iniziò a succedere. Un po' forse lo volevamo entrambi, facevamo sì che accadesse. Il più delle volte ci guardavamo e ci voltavamo le spalle, come due sconosciuti che nascondono qualcosa. Forse eravamo davvero degli sconosciuti. Forse ero io a chiedere troppo.
Parlai a pochi di lui. Lo sapevano Scar e Hillary, ma neanche a loro raccontai di tutto ciò che mi diceva. Di tutto quello che mi scriveva.
Facciamo qualcosa stasera, mi scrisse, e io gli chiesi se gli altri avessero già deciso qualcosa per quel giorno.
Non c'è nessuno, rispose dopo qualche minuto. Ero seduta sul mio letto e avevo il cellulare tra le mani e un sorriso sulle labbra come ogni volta che aspettavo un suo messaggio. Un suo pensiero per me. Non mi faceva mai aspettare troppo, per questo mi illudevo. Mi illusi così tanto.
Tu ci sei? Scrisse ancora prima che io potessi fare altro. Avrei voluto rispondergli che io ci sarei sempre stata, che ero sempre stata lì e che non sarebbe cambiato. Che lo stavo aspettando e che non potevo immaginare quello che sarebbe successo dopo.
Credo di sì, composi e inviai, con le mani tremanti mentre aspettavo.
Potresti farmi compagnia. O potrei farla io a te. Lessi quelle parole più volte, perché non riuscii a capire se fosse sincero e se lo pensasse davvero.
Sei serio?
Ce ne stiamo nella tua stanza, ci guardiamo un film, dai, il cuore mi batteva forte nel petto e io non sapevo cosa fare.
Allora? Continuò quando io non gli risposi.
Non lo so, gli dissi. Non avevo idea di cosa fare, di cosa dire. Pensavo ai miei genitori, a cosa avrebbero detto. Pensai ancora alla possibilità che lui non facesse sul serio.
Non ci fu niente.
Se solo potessi tornare indietro.
A/N
Running Low è tornata, sostanzialmente uguale ma con qualche correzione.
Spero vi piaccia!
Un bacio,
Chiara
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