relax a casa

Era il 12 febbraio del 1992.

Presi un volo da punta Raisi, atterrai a Bologna e arrivai a Modena in taxi.
Oggi, 28 febbraio parto da Modena in taxi, arrivo a Bologna e prendo un volo per Punta Raisi

All'epoca Non avevo nulla: solo un pezzo di carta che diceva che avrei corso per la McNeil, i miei ultimi risparmi e una valigia con dei cambi: avrei dovuto comprare tutto a Modena stessa.
Un anno è già passato: mi sembra di essere una persona totalmente diversa rispetto al ragazzino che lasciò sua madre e sua sorella.
Sono un pilota di formula 1; ho vinto delle gare, ho raggiunto dei podi e in pista sono uno dei più veloci.

Eppure ultimamente mi sento perso.
Ok, ho chiuso con Roberta.
Ok, la Marchetti non si occuperà più delle nostre interviste
OK! Casadei diventa sempre più veloce!

Sono tutte situazioni che da fuori possono sembrare innocue, ma che sommate ti opprimono, come dei sassolini che, rotolando giù, portano con loro altre pietre, finché non si innesca una frana.
Ecco, io questa frana la voglio fermare PRIMA di scendere in pista.
Devo disputare un campionato, perdiana! Non posso permettermi di non essere sul pezzo.

Arrivato a Punta Raisi prendo la valigia, esco e prendo un autobus, per fermarmi poi in via Belgio, dove ho comprato un appartamento migliore a mia madre con il premio della mia prima vittoria.

Il viaggio è senza storia: sembra tutto uguale: persino i segni dell'attentato a Falcone avvenuto meno di un anno fa sono già spariti e la vita va avanti come sempre.
È un po' deprimente, Palermo: mi ha fatto e sempre mi creerà un misto di amore e rabbia.
È una città bellissima, dalle potenzialità infinite: il parco della Favorita, la chiesa di San Domenico e il Palazzo dei Normanni sono solo una minima parte delle migliaia di attrazioni che la città potrebbe offrire.
Eppure è così sporca, mandata, con l'immondizia che investe le strade. Ecco che mi chiedo "perché?"

È tanto difficile mantenere una città pulita?
Va bene, ci sono costi di gestione enormi, però se fosse tutto in ordine il turismo storico a Palermo sarebbe molto maggiore di quello in città come Roma o Firenze
Tiro un sospiro: preferisco non pensarci troppo o finirò per innervosirmi sul serio: a quel punto mi innervosirei e la mia visita sarebbe inutile

Via Belgio, 212: la casa di mia madre si trova sull'attico un cima al palazzo.
Un appartamento arredato in stile moderno, in modo da risultare comodo e piacevole: erano anni che mia madre diceva di sognare una casa del genere.
Tiro un sospiro e suono il citofono: non avevo avvertito mia madre e mia sorella della mia visita per due motivi:

Uno - volevo fare una sorpresa
Due - mia madre avrebbe detto tutto alle sue amiche pettegole, che avrebbero sparso la voce per tutta Palermo: volevo insomma evitare giornalisti e domande.

"Chi è?"

"Mamma, sono Christian"

Così inizia un lungo discorso, di cui capisco solo le prime parole:
"Figghiu meo, turnasti a casa"

Sono un po' imbarazzato: ho una felpa nera con cappuccio, occhiali da sole, jeans, valigia e marsupio: sembro uno spacciatore, infatti subito mi ferma la polizia, neanche fossi Renzo scambiato per un untore.
La seccatura non dura troppo: mostro i documenti, spiego la situazione e mi lasciano andare in cambio un autografo, dopodiché posso finalmente salire a casa.

Prendo l'ascensore e ovviamente l'accoglienza è calorosa: mia madre mi abbraccia forte appena mi vede, così come mia sorella.

"Mi siete mancate"

Dico, mentre mia madre resta attaccata a me

"U figghiu meo e cca!"

Esclama  lei, felice di vedermi.

Mia sorella, Diana, ha appena quattordici anni, ma tra me e lei c'è stata una forte intesa, visto che condividiamo le stesse passioni e anche lei corre

"Ho saputo che hai fatto un bel campionato nel nazionale Kart, l'anno scorso"

Dico a mia sorella: sono fiero di lei, non è un campionato facile, soprattutto sono sicuro che per riuscire in una yale impresa sia migliorata tantissimo.
Intanto, lei annuisce, entusiasta:

"Ho vinto tutte le gare meno una e ho fatto il salto di categoria: Uso la stessa macchina che avevi anche tu, con il numero 9, anche se il motore è totalmente nuovo"

Sorrido a quell'informazione: è bello sapere che quel rottame che mi lasciò tante soddisfazioni sia ancora in funzione. Mia madre intanto prende la valigia e la posa in camera, mentre fa sedere me e la sorellina in salotto

"Tra 3 giorni dovrò partire per l'Inghilterra"

Mi spiega Rita

"Così ti avevo mandato una lettera per invitarti a casa in questi giorni, ma non hai mai risposto "

"Non l'ho mai ricevuta. Però si vede che dovevamo incontrarci, visto che ho deciso di farvi questa sorpresa proprio adesso"

Sono felice del tempismo: Ho potuto seguire solo sporadicamente le notizie su Rita e spesso arrivavano in ritardo, tramite le lettere che mandava a mia madre che mi venivano riferite.
Il discorso prosegue e ora lei mi mostra un giornale inglese che parla dei piloti iscritti al prossimo campionato di formula vee: la sezione dedicata a Rita è come al solito non troppo favorevole, ma si sa quanto la stampa inglese sia favorevole ai propri piloti e totalmente ostica a chi non sia suddito della Regina

"Vedo che non hai perso la tua irruenza"

Rita ridacchia, per poi sorridere dolcemente

"In realtà solo una volta ho causato io l'incidente, appunto nell'ultima gara "

Dice lei

"Tra qualifiche e prove però ho avuto diversi contatti e rotture"

Adesso, io di certo non sono gentile con la macchina, Rita è ma doppiamente distruttiva: motori, trasmissioni, semiassi, telai, sospensioni: niente sfugge alla sua distruttività, ma quando Rita è in giornata e l'auto resiste ai suoi maltrattamenti allora ecco che mia sorella dà lezioni di guida a tutti.
La discussione riprende e ci scambiamo vari aneddoti: parlo della mia vita la McNeil, come quando tutti si ritirarono a Monaco, lasciandomi vincere, oppure del cazziatone che la signorina Lake Mi diede quella volta che in Canada cozzai contro Federico che non mi lasciò spazio per passare.

Mentre parlo, mi rendo conto di una cosa:
Fuori dal circuito mi sento fuori posto, come in pesce fuor d'acqua: ho bisogno di un volante, dei pedali e di quattro ruote mosse da un motore.
Ed è sempre così, da quando ho corso a Kyalami la prima gara della stagione scorsa.

Non che io stia male con mia sorella e mia madre, anzi: in famiglia sono lontano da pressioni e stress e posso riposare un po' la testa ed il fisico e passo delle giornate piacevoli: anche se le mie certezze sono svanite, mi rendo conto che ho sempre una roccia a cui aggrapparmi: loro saranno presente per me ed io per loro.
Le due giornate successive sono alquanto tranquille: si cucina, si passeggia per la città e si fanno gli autografi a qualche tifoso che mi riconosce nonostante l'abbigliamento per nascondere la mia identità.

Passeggiando visito il mio vecchio istituto e vedo diverse facce: persone che erano dei primini quando il ancora frequentavo prima di prendere la qualifica professionale (a stento, visti gli impegni con le fare), perlopiù ex compagni che hanno perso anni di scuola e ragazzetti appena entrati nella scuola superiore e che non ho mai visto
Ci sono anche diversi professori che mi riconoscono: ma l'accoglienza più calorosa me la riserva il prof di matematica, il signor Buffa: lo incontro proprio nella classe dei miei ex miei compagni di corso e lui sembra felice di vedermi, così come tutti gli altri.
I ragazzi hanno in classe un poster di me che corro ed un calendario della McNeil: mi spiegano che a molti di loro non interessava la formula 1, ma da quando ci corro si riuniscono il fine settimana per guardarmi.

Dopo la visita a scuola tocca al cimitero: è tempo di visitare mio padre, morto prematuramente sei anni fa e sepolto nel cimitero di Santa Maria di Gesù

Non sono credente, però credo in una vita dopo la morte: mi piace pensare che mio padre sia in paradiso.
È vero che avrebbe preferito che facessi altro nella vita, ma non me lo ha mai fatto pesare.

"Vorrei che mandassi avanti l'attività di famiglia"

Mi diceva sempre

"Però non ti voglio costringere: sei maledetta bravo con le corse e non voglio tarparti le ali"

Quelle parole erano una specie di mantra, me lo ripeteva abbastanza spesso.
Non ho rimorsi, anche se ci ho litigato diverse volte: questione di impressioni generazionali, mi diceva sempre il giorno dopo.

Da quel che mi disseanche lui aveva un sogno: voleva giocare a calcio ed è arrivato in serie D, prima di dover abbandonare per aiutare il padre con il lavoro di armaiolo.
Fu costretto dalla famiglia e ci stese male: aveva appena 20 anni ed un futuro da professionista davanti.
Per fortuna però riuscí a mandare avanti un'altra sua passione: la musica. Suonava infatti il sassofono e non ha mai smesso.

Ereditata l'armeria, mio padre iniziò a a sponsorizzare la mia squadra di Kart e i campionati nazionali: l'armeria "Di Santo" era presente sulla mia tuta e sulle mie auto.
Poi mori in un incidente stradale: mia madre dovette vendere l'attività e iniziò a fare la maestra per dare ripetizioni di storia, mentre io riuscii a trovare qualche sponsor.
Dovevo barcamenarmi tra vari lavori e le gare: anche Rita voleva correre e i campionati costano.
In f3000 finalmente la McNeil decise di supportare la mia carriera e così le cose divennero più facili: avevo abbastanza soldi per continuare a correre e potevo coprire le spese ler le trasferte di mia sorella, finché l'anno scorso non riuscii ad entrare in F1, mandando mia madre finalmente in pensione.

"Alla salute, papà"

Verso così mezza bottiglia di birra sulla tomba: è la Peroni, quella che ha sempre preferito. L'altra metà la bevo io: non ho mai avuto l'occasione di prendere una birra con mio padre quando era in vita e questo gesto che fuori può apparire bizzarro per me ha grande importanza e lo faccio ogni volta che visito la tomba di papà
Rita è dietro di me, con mia Madre a guardare: loro posano dei fiori, mamma recita delle preghiere ed un rosario, e Rita parla a papà con la mente, mentre io faccio lo stesso

Si è fatto ormai buio: è tardi anche per cucinare, così prendiamo delle arancine al volo e torniamo a casa.

Sono molto più tranquillo: sono riuscito a staccare un po' e a rivedere le persone a cui voglio più bene. Ora però ho un lavoro da svolgere: recuperare il passo con gli altri team prima di iniziare la stagione.

Ecco che prendo il volo da Punta Raisi, atterro a Bologna e poi prendo un taxi per Modena. Destinazione?

Quartier generale della McNeil Racing Toyota

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