gara a Imola

La pioggia cade forte per tutta la mattina, sino a poco prima della partenza.
Adesso è una questione di tempismo: la pista andrà asciugandosi, questo vuol dire che bisogna azzeccare il cambio gomme per poter puntare alle posizioni di vertice.

Da una parte questo è un bene: lo stradominio delle Williams è spesso mitigato dalle condizioni bagnate, dall'altra parte Senna diventa un mostro in tali circostanze e batterlo sarà un problema.
Ma io non devo farmi intimorire: l'anno scorso ho fatto bene e quest'anno ho un'auto competitiva. Devo riuscire a fare la mia parte e mostrarmi veloce in qualsiasi condizione, approfittando degli errori altrui.

Il giro di ricognizione finisce e così si spengono i miei pensieri: ora è tempo di fare sul serio.

La storia che le Williams stanno davanti mi ha stancato: sino ad ora non sono riuscite a capitalizzare il loro vantaggio a causa di incidenti e guasti, ma si tratta di veri e propri razzi.
Le luci si spengono e per mia fortuna i razzi sembrano avere qualche problema: partono entrambi lenti e perdono posizioni: io e Schumacher dobbiamo schivare Prost e Hill, Senna ne approfitta per passare in testa e Federico ne approfitta per mettersi in quarta posizione dietro il tedesco.
Amati e Moreno completano la top 6, alla fine del primo giro, seguiti da Alesi, autore di un'ottima partenza e Perry McCarthy.

I guai iniziano già al terzo giro: mentre le Williams recuperavano posizioni, arrivano al sorpasso di Giovanna Amati: tentando di recuperare la posizione su Hill la pilota prova una staccata, ma una pozzanghera la manda in aquaplaning e così lei, Prost e Hill sono fuori dai giochi.
Per togliere le auto, finite sull'erba, solo le bandiere gialle nel secondo settore: mentre noi continuamo a correre una gru si trova in mezzo alla pista. A pensarci, mi chiedo come sia accettabile un livello di sicurezza simile, ma con la stessa velocità con cui questa riflessione raggiunge la mia mente, essa esce, perché davanti a me ho Senna, l'attuale leader del campionato e dietro c'è direttamente Federico, che nel frattempo è riuscito a sorpassare Schumacher senza fare danni.
alla fine di ogni giro vedo sempre il cartello che i miei meccanici espongono dai box:

"SEN -1.6"
"SEN -1.7"
"SEN -1.6"
"SEN -1.4"
"SEN -1.3"

Grazie anche alla pista che va asciugandosi , il distacco tra me e Ayrton rimane si riduce con l'avanzare dei giri: decido però che è tempo di cambiare gomme e seguo Senna ai Box.

Il nostro pit stop è migliore di quello della McLaren ed esco attaccato agli scarichi della vettura della Marlboro: il primo attacco arriva alla Tosa dopo, ma il brasiliano chiude la porta.
Così ne tengo un altro subito dopo alla Piratella, ma Senna stavolta mi lascia andare lungo per poi incrociare.  Gli torno attaccato alle acque minerali, esco più veloce e finalmente riesco a passarlo alla variante alta; provo subito a scappare, ma all'uscita della rivazza un sovrasterzo di potenza mi ha perdere tempo e mi ritrovo punto e a capo: vorrei proprio vedere la faccia di Zoey che si starà mettendo le mani nei capelli dopo il miracolo che ho compiuto per far tornare l'auto dritta.

Ad ogni modo ritorno all'attacco: Senna è ancora avanti a me e chiude ogni possibile tentativo.
È il miglior pilota al mondo, a bordo si un mezzo che non gli rende giustizia: per forza che tira fuori tutti i trucchi - puliti o sporchi che siano - per tenermi dietro sino al traguardo.
Continuo a farmi vedere ogni curva per mettergli pressione: ho bisogno di fare qualcosa, se voglio fregarlo.

Intanto dietro di noi il vuoto: i doppiati arrivano presto e tutti insieme. Ecco che, intorno al trentesimo giro si presenta un'occasione: esci più veloce dalla variante bassa e riesco ad affiancarmi a Senna al Tamburello.
Continuo al suo esterno fino alla Tosa, dove freno tardi e improvvisamente: così mi porto in testa, con una derapata che ricorda da fuori quella che a Piquet servì per liberarsi proprio del connazionale nel GP ungherese del 1986.

La gara procede: Senna mi resta dietro facendo un po' di elastico, poi arriva il cambio gomme, di nuovo insieme alla McLaren: stavolta siamo lenti e rientriamo dietro al Brasiliano.

Tutto da rifare, mannaggia la miseria!

Torno in pista imprecando: mancano una ventina di giri alla fine della gara e dovrò inventarmi nuovamente qualcosa di nuovo.

Tento di calmare i nervi: se ho passato Senna due volte, posso farlo anche una terza!
Così decido di studiarlo per bene: passo una decina di giri per capire bene le sue traiettorie e i punti in cui è più lento e capisco una cosa: devo passare alle acque Minerali o ad una delle varianti

La sua McLaren è infatti meno reattiva della mia McNeil, dunque soffre un po' nelle Chicane, in cambio di stabilità in rettilineo e in frenata: devo sfruttare questa differenza se voglio vincere.

Intanto la gara procede: i doppiati ci mantengono attaccati, ma impediscono anche i tentativi di sorpasso. Questo finché, dopo la Piratella, la Ferrari di Alesi non si trova in Mezzo: a quel punto Senna si getta a destra, mentre io scelgo la linea a sinistra: frenando in ritardo mi affianco già alla frenata delle acque minerali, cercando di impedirgli la traiettoria ideale, costringendolo ad uscire lento dalla chicane.
Arriviamo così appaiati alla variante alta e usciamo insieme: ancora il sorpasso non è completo, ma riesci a finalizzarlo solo alla Rivazza:
Senna prova a incrociare la linea, ma in uscita di curva mi ritrovo ancora davanti, così chiudo la via anche alla Variante Bassa,  penalizza tuttavia la velocità con cui mi lancio fuori dalla curva e consentendo alla McLaren di affiancarmi al Tamburello.
Così per evitare problemi scelgo la linea interna e gioisco quando la mia determinazione nel mantenere la traiettoria favorevole paga, garantendomi la testa della corsa.

Dopo quest'azione la gara non ha più sorprese: pian piano guadagno tempo sul mio avversario e, sfruttando anche dei doppiaggi fortunati, taglio il traguardo in testa:

Dietro di me Senna e poi Casadei, l'ultimo dei piloti a pieni giri.

Alesi è il primo dei doppiati, seguito da Moreno e McCarthy sulla Lancia: il team in bianco si porta un bel bottino di punti, che sicuramente lo aiuterà a trovare altri sponsor

Sul podio l'inno è doppiamente italiano: il Mameli suona per la McNeil e per me, che alzo la coppa al cielo: ancora non mi rendo conto di quello che è successo: la folla è in visibilio e incita entusiasta il mio nome.

Casadei sembra felice a sua volta: ha ottenuto un ottimo podio dimostrandosi un pilota affidabile, meritevole del sedile in F1. E molto maturato dallo scorso anno: è passato dall'essere una fonte di danni allo stare lontano dai guai, mantenendo un ritmo costante per tutta la gara che gli ha permesso di acciuffare il podio, anche se distaccato ad una trentina di secondi dalla coppia di testa.

Più tardi, Zoey festeggia con noi ed i meccanici: un quarto di campionato è passato e la McNneil è prima nel campionato costruttori.
Non solo: i piloti sono entrambi della top 4 del campionato e l'auto, seppur scorbutica e bisognosa di un assetto da rivedere, promette bene per il proseguo del campionato
Anche in Lancia sono felici: de non fosse stato per la scuderia marchiata Martini il team sarebbe morto, eppure  sono riusciti ad andare a punti con entrambi i piloti: è vero che ci sono stati molti ritiri (praticamente solo una decina di piloti ha finito la gara oltre ai primi 6, ovvero le Minardi e le Lola della Scuderia Italia
Se in McNeil si festeggia, non si può dire altrettanto per la Williams: la superiorità delle loro vetture è evidente, eppure per un motivo o per l'altro ancora non sono riusciti a concretizzare.
Sicuramente lavoreranno molto per sistemare le loro pecche e mi aspetto che il campionato diventi più duro una volta che la scuderia inglese riuscirà a tirarsi fuori da certi impicci.

Anche la Brabham ha da recriminare qualcosa: la gara della Amati non era certamente contro le Williams, ma lei si è  comunque fatta trascinare nella foga della lotta, perdendo un potenziale piazzamento a punti e mettendo in difficoltà la squadra, che con pochi fondi deve adesso pensare anche a riparare la vettura di Giovanna e anche quella del sul compagno di squadra, che a causa di una rottura del motore è finita fuori pista distruggendo il fondo.
Berger invece è insoddisfatto della sia Ferrari e si lamenta delle continue rotture al motore, Alesi invece parla bene del team e parla di continui sviluppi e ottimismo per il futuro: comunque vada, quello che posso fare è dare indicazioni alla McNeil per sviluppare l'auto migliore possibile per poter continuare a competere agli alti livelli: non è detto che la fortuna ci sorrida anche in Spagna, quindi bisogna fare del nostro meglio per crearla noi stessi.

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