Donington: Formula Vee
Christian Di Santo
Donington, Inghilterra
4 aprile 1993
Mentre alla McNeil fanno test con i piloti delle formule minori, io sono a Donington: ho preso il volo dall'aeroporto di San Paolo per l'Inghilterra, visto che la settimana prima della gara mia sorella corre con la formula Vee sullo stesso tracciato.
Osservo i vari team: sono abbastanza organizzati, mente quello di mia sorella è composto da quattro meccanici: due di essi sono Ciccio e Secco, i nostri cugini romani; gli altri sono il signor Dario Tartamella, un amico di famiglia e sua figlia Giovanna, che sta imparando il mestiere del padre: cinque anni fa Dario si occupava della mia macchina (che oggi viene guidata da Rita).
Mi fa ridere il fatto che un team che opera in Inghilterra si chiami "Tartamella Racing" e che faccia rodere gli inglesi snob, portando alla luce piloti italiani nella realtà britannica.
Nonostante ciò, Poi che delle gare le corse in formula Vee somigliano a delle feste: all'interno dei box c'è un'aria colloquiale e rilassata: si lavora, è vero, ma con molta più leggerezza che in F1, dato che bastano piccole squadre spesso formate da membri della stessa famiglia per competere in queste serie.
Vedendo questa festa mi viene un po' la nostalgia: il mio anno in Inghilterra è stato divertente, almeno per quanto riguarda la pista.
Fuori dal tracciato no: pessimo cibo, la gente fredda e le spiagge lasciano a desiderare hanno reso la Gran Bretagna un vero inferno.
Mentre giro ai box, della gente mi riconosce: qualcuno mi chiede autografi, altri dei consigli. I piloti sono giovani perlopiù, ma ci sono anche gentlemen drivers che vedono le gare come un hobby.
Mi chiedo se non sia questa la forma più pura di Motorsport: gente che va là domenica in pista per il semplice gusto di farlo.
Oggi la Formula 1 è un mondo complicato: ci sono di mezzo troppi interessi, i costi sono elevatissimi ed è troppo facile per un team apparire per poche gare e scomparire con la stessa rapidità, ma una volta anche la massima categoria era piena di gentiluomini che volevano misurarsi in pista.
Il mondo di oggi è lontano dalla cavalleria e dai gentiluomini di un tempo: lo vedo dalle risate dei ragazzi al passaggio di mia sorella, dai loro commenti beffardi e dal modo in cui attribuiscono alla fortuna la vittoria alla gara scorsa.
"Luck must be created. It doesn't come from nothing. Being able to catch every occasion is part of the driver's job"
Il mio inglese non è perfetto, ma penso che capiscano.
Poi sta a loro decidere se accettare i consigli di un pilota più esperto di loro o se preferiscono andare avanti con la solita presunzione britannica.
La giornata ai box prosegue tra scambi di opinioni, osservazioni e commenti sulla gara precedente
Intanto, Rita non va male: nonostante l'auto sia vecchia, lei riesce a fare un buon tempo, piazzandosi sesta su trenta partecipanti dopo i turni di prove: deve migliorare si certi fondamentali, primo di tutto la tecnica del Trail breaking: lei ama frenare forte e poi girare portando l'auto in derapata: per come riesce a farla questa tecnica non è male al suo livello, ma se vuole essere competitiva nelle categorie maggiori deve imparare quante più tecniche possibile: soprattutto in formula uno, dove la downforce del mezzo è molto forte
Così appena rientra le parlo
"Puoi frenare più tardi, se porti la frenata sino a metà curva"
Le dico
"Ricorda di lasciare gradualmente il freno, fino a rilasciarlo una volta arrivata al punto di corda. A quel punto puoi accelerare: facendo così porterai più velocità e ci metterai meno tempo a girare"
Rita annuisce: sembra aver capito quello che le dico, però poi ribatte
"Mi viene più facile fare così"
Dice lei
"Riesco ad accelerare molto prima, dato che l'auto già punta verso l'uscita"
"Si, si lo so! È giusto che ti abbia il tuo stile di guida, Rita, ma se vuoi essere completa hai bisogno di conoscere più tecniche possibili. Quindi ora vai in pista e prova un po' a fare come ti dico io"
Ovviamente, quella del Trail breaking non è una tecnica facile: non mi aspetto che la impari nell'arco di pochi gi…
Come non detto: la prima curva che prova a fare con quella tecnica le viene quasi perfettamente. Continua così e alla fine delle qualifiche Rita esce prima, dimostrando di aver fatto sua una tecnica di guida che fino a due minuti fa non conosceva: a quella visione mi metto le mani nei capelli
"Ma come cazz…"
Rita torna ghignando, tutta soddisfatta
"È un bel trucco il tuo, fratellone!"
Dice lei, per poi battermi il cinque.
Anche se conosco mia sorella da anni, mi sorprendo di quanto lei sia veloce nel trasformare le parole in azioni: ad altre persone avrei dovuto mostrarlo diverse volte, ma lei ci è riuscita nonostante i pochissimi elementi a disposizione.
"Brava Rita, bella qualifica"
Così sparisco e inizio a girare per il paddock, spendo duemila sterline e ritorno con una videocamera nuova di zecca comprata ad un tizio che sicuramente l'aveva pagata la metà.
Con questa mi procuro un VHS inizio a registrare la gara di Rita: prima sulla linea di partenza, poi Quando dobbiamo andare tutti via mi arrampico sulla torretta dei cronisti e registro tutto da là.
Rita parte male: perde un paio di posizioni in partenza, ma alla fine del primo giro è già prima.
Dietro di lei resta solo una tale Maria Geromel, una portoghese poco più grande di Rita che un paio di anni fa vinse il campionato spagnolo di Karting.
La gara va avanti: le due ragazze si scambiano sportellate e scontri: proprio all'ultima curva dell'ultimo giro accade il più grave, in cui Maria entra troppo aggressiva su Rita: le due si agganciano tra di loro e finiscono per perdere la ruota anteriore sinistra per quanto riguarda Rita e quella anteriore destra per quel che riguarda Maria.
Così le due vetture tagliano il traguardo contemporaneamente su tre ruote e appena si fermano le ragazze continuano da disputa a bordo pista:
Maria prova a colpire il volto di mia sorella, ancora protetto dal casco, mentre Rita sembra avere la meglio, poiché mira a calciare le gambe della portoghese
Ovviamente si arriva a dividerle: le due continuano a scalciare e agitarsi.
Io porto via Rita e la faccio calmare; lo stesso fa un'altra figura con l'altra ragazza: ha un volto familiare ma non ho il tempo di riconoscerlo.
Alla fine Rita viene considerata la vincitrice e Maria al secondo posto: in terza piazza un certo "Jason Switch", un ragazzo inglese che è riuscito diverse volte ad allontanarsi dal Chaos che lo circondava
Ai box ovviamente faccio la paternale a Rita
"Se vuoi che gli sponsor investano su di te devi darti un contegno" le dico, solo per poi sentirmi rinfacciati gli avvenimenti da Maurizio Costanzo.
Sul podio le due di guardano male, ma non litigano: sotto di esso però riconosco un ragazzo con cui ho corso tempo fa, ai tempi del mondiale Kart: si tratta di Marcos. Ora faccio i collegamenti: il cognome, "Geromel", è lo stesso di Maria, la ragazza che si è scornata Rita.
Finiamo così per salutarci con affetto: scopro che dopo i Kart è andato ai rally e sta correndo nel campionato spagnolo: quest'anno sta usando una Toyota, ma nelle tre precedenti stagioni era su Lancia Delta, che tuttavia non è più supportata dalla casa madre
Si parla così del più e del meno e alla fine di arriva a cenare insieme in un locale Portoghese: la tensione tra Rita e Maria è palpabile, ma noi continuiamo come se niente fosse: capiamo come si sentono, ma è meglio imparare a seppellire i sentimenti negativi prima possibile.
Alla fine Marcos mi lascia il sul biglietto da visita ed io gli lascio il mio: Rita e Maria invece pian piano hanno iniziato a parlare, anche se non hanno detto molto. Sembra però che riescano a stare insieme senza uccidersi a vicenda, il che è un bel progresso.
"Sei stata grande in gara"
Dico alla mia sorellina
"Anche se potevi evitare quella scena. Sei tu che sei scesa per prima per aggredire Maria"
Rita tira un sospiro:la stanchezza le smussa la lingua, normalmente affilata come quella di una Katana e così non risponde
"Non preoccuparti, è solo una conseguenza del tuo carattere. Impara ad incalanade le tue energie e la prossima volta evita"
Così mi stiracchio, mentre torniamo in Hotel: Rita va dritta a dormire, io invece devo ancora mandare le registrazioni a Zoey
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