Brasile: qualifiche
L'anno scorso la prestazione dimostrata in Brasile è stata alquanto solida: sono finito nono, a causa di una foratura che mi ha derubato del quinto posto.
Quest'anno punto a fare di meglio: per quanto dimostrato nella prima gara, l'auto è davvero competitiva: l'arrivo a punti è obbligatorio, ma l'obbiettivo è un podio.
MC93 si è comportata bene nelle prove: ogni componente lavora in sintonia per scaricare la potenza del motore sull'asfalto. E lo fa anche bene, tanto che faccio un giro meraviglioso per l'attacco alle qualifiche.
Si parte dal rettilineo principale: si arriva a frenare in prossimità del cartello dei 100 metri, passando dai 300 km/h agli 80, mentre si scalano quattro marce con decisione per affrontare la S: si ci tiene stretti all'uscita della prima a sinistra e si imposta la seconda curva a destra, subito seguita dalla curva 3, che volge si nuovo sul lato mancino ed ha un raggio molto ampio: si procede tenendo giù il gas, e si esce a 180 km/h e si ci fionda nel rettilineo successivo: si tocca giusto la sesta, si arriva ai 260 e poi si scala sino in terza marcia e si ci butta ancora verso sinistra.
La curva, a 90 gradi, mi porta fuori: devo controsterzare sul cordolo esterno per tenere l'auto, che accelera rabbiosa verso la discesa del lago, una semicurva che ancora una volta punta verso sinistra e si affronta in pieno.
Ora ci sono tre curve verso destra: la 6, la 7 e la 8, di angolo sempre più ridotto. alla prima bisogna rallentare, passando dai 250km/h della quinta ai 160 della terza, velocità che viene mantenuta fino alla 8, quando si scala un altro rapporto e si arriva ai 70:
Alla 8 si ci mantiene stretti, perché si affronta la 9, chiama Pinheirinho: l'auto si aggrappa alle ruote posteriori in uscita e scatta rapida: la 10, che va leggermente verso destra ,si percorre larga perché si inizia a frenare per la 11, il "Bico de Pato", si esce di nuovo stretti e si affronta la 12, che torna a sinistra: inizia qua l'ultimo tratto in salita.
Dopo un breve rettilineo si ci butta per la penultima curva, la numero 13, rallentando dai 230 ai 100 km/h, per poi buttare a terra tutta la potenza del v10 Toyota: l'auto mi impone nuovamente una derapata, ma la controllo senza alzare il piede ed ora mi butto a tavoletta: l'ultima curva punta a sinistra e si percorre in pieno, per poi tagliare il traguardo ai 300 orari: se fai tutto bene e hai una Williams giri in 1:15: 866
Se invece hai fatto tutto bene e hai una McNeil il tuo giro sarà di 1:17:698 e ti qualifichi quarto dietro a Senna per un millesimo di secondo.
Casadei si è comportato bene nonostante i problemi che ha avuto con l'assetto: ha trovato un settaggio buono soltanto alla fine delle libere e non ha avuto il tempo di perfezionarlo.
Paga così un secondo dal mio tempo, ma parte comunque settimo.
Nel complesso parliamo della migliore qualifica della breve storia del team: Casadei poi si occuperà di risalire posizioni, io invece punterò al podio.
Ovviamente ai box è festa: tutti a cantare e a saltare, come dei tifosi allo stadio.
"Quando farò una pole la signorina Lake mi dovrá fare da ombrellina"
Dice ad un certo punto Federico.
Zoey gli tira un pugno in testa, alquanto indispettita, ma i cori dei meccanici sembrano dare ragione a Fede.
La rafazza tira un sospiro: ho l'impressione che alle volte ci reputi infantili, ma alla fine ci vuole un gran bene
"Va bene allora, sarò l'ombrellina di chiunque di voi raggiunga per primo una pole position"
Dice la team manager, alquanto seccata: forse lo dice per scherzare o forse per motivarci: ad ogni modo ghigno
"Ogni promessa è debito"
Ribatto io divertito
La giornata continua tranquilla: un ingegnere di pista sta rivedendo con noi le sessioni di prove e quella di qualifica: ci spiega dove migliorare e dove invece non abbiamo problemi
Casadei sembra un'altra persona rispetto all'anno scorso: normalmente in queste riunioni sbadigliava e non partecipava, adesso invece è sempre attento e sul pezzo: fa domande, propone soluzioni e prende appunti: mi chiedo cosa lo motivi.
Anche io partecipo alla discussione - ma questo non è un fatto eccezionale: sono sempre stato dell'idea che partire con un piano sia sempre buono, anche se poi le condizioni in cui ti trovi possono modificare quanto concordato con la scuderia.
"Penso che pianificare di fare una sola sosta"
Dico nel bel mezzo della discussione
"Preferirei avere la posizione in pista e difendermi, piuttosto che rischiare di non arrivare a lottare per un risultato importante"
Casadei sembra essere d'accordo: vuole fare punti anche lui per risalire la classifica ed è sicuro di potersi difendere a lungo
"Direi che l'ideale sarebbe fermarci al giro ___, con Casadei che entra la tornata successiva. Dopodiché si gestiscono le gomme e si difende a spada tratta la posizione fino all'arrivo sul traguardo"
Le capacità le abbiamo e anche i mezzi: il piano non è così folle, anche se rischioso.
saremmo più veloci con una strategia su due soste?
Forse, ma come ho detto la velocità non è l'unica cosa di cui tenere conto.
Dopo questi intervento noi discutiamo su altre faccende riguardanti la gara, per poi tornare in hotel con la consapevolezza delle nostre capacità.
Ovviamente abbiamo anche parlato degli obiettivi da raggiungere: un doppio arrivo a punti domani è obbligatorio, a meno di non avere problemi: bisogna sfruttare ogni occasione e uno stato di forma simile mostra sicuramente una buona competitività
Adesso però è il caso di andare a dormire: domani ci aspetta una dura battaglia tra le curve di Interlagos, è meglio riposarsi per arrivare in forma al giorno più importante del weekend
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