una vittoria per Mamma

Me l'ha portata via una infarto, quando era finalmente

Era qua, a Monza, con lei dovevo vedere una gara di contorno, che si svolgeva in un tracciato vicino l'autodromo, il sabato dopo le qualifiche


Già.


Dovevo


A Mia madre, all'età di 38 anni, si è fermato il cuore.

Lei era a terra, alla base dei gradini dalla quale è caduta in seguito all'infarto, mentre io stavo ancora sulla cima della gradinata.


Lei ha dato tutto per me:

Era la quarta di cinque figli, diviene orfana a 12 anni. A 19 anni mi dà alla luce, proprio nello stesso giorno del suo compleanno e fa di tutto per farmi crescere e praticare la mia passione.

Lei e i miei zii mi hanno costruito un kart, partendo dal motore dell'ape incidentata di mio nonno, con il quale corro e inizio a farmi notare. Avevo 10 anni, due anni più tardi riesco a passare una selezione per entrare nel campionato regionale di junior kart, vincerlo e poi passare al nazionale.


Tutto, sempre seguito da lei, da mia madre, che come una chioccia ha sempre vegliato sul mio cammino.

Quando perdevo, lei c'era.

Quando vincevo, lei mi riportava a terra.

Era lei, quando correvo nelle formule minori, che analizzavo le mie gare, pianificavo la dieta (per supportarmi a meglio, ha studiato scienze dell'alimentazione) e decidevo gli allenamenti.


Era a lei che avrei presentato Roberta, se solo 5 Minuti prima di vederla, non le fosse venuto quell'infarto.


È per lei che correrò questa gara, così da poterla ricordare con una vittoria

Di colpo, mi sveglio.


Mi rendo conto di essere ancora nel motorhome e che il mio era solo un brutto sogno.


Per prima cosa, chiamo subito a casa, preoccupato per la salute di mia madre

"Pronto?"


"Mamma!"


"Christian? Tutto bene?"


"Mamma, come stai, tutto ok? È bello sentire la tua voce!"


"Christian, cosa stai dicendo?"


"Prima di andare in Portogallo, scendo a Palermo, ti presento la mia ragazza"


"La tua che?"


"A me' zzita!"


Pensando che fossi impazzito, mia madre mi chiude il telefono in faccia. L'ho svegliata alle 5 del mattino, è comprensibile che sia così seccata.


Tranquillizzato da questa telefonata, riesco ad essere tranquillo, persino sulla griglia di partenza.

Non che fosse una cosa insolita per me: è frequente vedermi cazzeggiare in modo poco professionale, o addirittura vedermi cantare mentre giro per il paddock, ma per mia fortuna ho la capacità di premere quel bottoncino nella mia testa, così appena parto sono già concentrato per la gara.


Ho deciso, vincerò per mamma.

Nel giro di ricognizione, in un evento alquanto insolito e improbabile, le due Benetton si toccano, quindi siamo costretti a rifarne un'altro, con Shumacher che ha vinto il diritto al muletto tramite la morra cinese.

Al secondo giro di ricognizione, tutto bene, quindi la gara si terrà con un giro in meno.

Già mi immagino i giornali che si focalizzeranno sull'accaduto in Benetton piuttosto che sul risultato della gara e la cosa mi lascia un risolino amaro.

Ora basta, però.

Si parte e la macchina di Mansell ha poca trazione in partenza: io Senna e Alesi lo passiamo in partenza, poi la Williams finisce lunga alla prima variante e va a sbattere contro la Ferrari di Alesi.

Almeno, ciò è che ho visto dallo specchietto.


All'uscita della variante, Senna mi sta attaccato, prende la scia e al sinistra-destra mi passa, ma alla prima di Lesmo tento un primo attacco che costringe il brasiliano a staccare tardi con la macchina scomposta.

Esco più veloce e resto all'esterno di Senna, il quale chiude appunto la parte interna della pista, ma in uscita riesco nell'incrocio di traiettoria e arrivo primo alla variante Ascari.

Sinistra-destra-sinistra fatto alla perfezione, con una sbavatura di Senna che sovrasterza in uscita.

Arrivo in fondo al rettilineo, poi imposto la parabolica e la percorro, infine concludo il giro in prima posizione.

Giro dopo giro, passo dopo passo, martello in modo costante, complice un'auto ormai perfetta per il mio stile di guida: sovrasterzante, ma facile da gestire in frenata.


La gara, vinta da me, vede Senna a 30 secondi e Shumacher a concludere il podio.

Dopo di lui, Hakkinen e poi Casadei e Moreno a concludere la zona punti, con una Giovanna Amati amareggiata per un podio sfumato a causa di una foratura all'ultimo giro, che la relega in settima posizione


Dopo il podio, torno nel camper con Roberta, dove chiamo mia madre


"Pronto?"


"Mamma, sono io!"


"Ho visto la gara, sono fiera di te!"


"La dedico a te, questa. Ti volevo parlare di una cosa"


"Che successe?"


"Domani scendo a Palermo, ti devo presentare una persona"


"Ma cu è 'sta carusa?"


"A zzita mea!"


Mentre parlo, sento che della gente bussa al motorhome, quindi saluto rapidamente mia madre e apro. Vedo che sono giornalisti a me sconosciuti, quindi chiudo immediatamente la porta e le tende del motorhome.


Dopo un po' che li ignoro, vanno via, o perlomeno non fanno più chiasso, e io e Roberta restiamo soli.

Di nuovo.


No, non abbiamo fatto l'amore. Ancora, non me la sento.

Però, abbiamo dormito insieme

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