invito a Montecarlo
(capitolo scritto da Sunshine295)
È il weekend del gran premio di Spagna, il primo europeo, e per la seconda volta consecutiva guardo la gara insieme a Gabriele. Stavolta siamo a casa sua, dove mi ha invitata proprio per l'occasione. Avevamo pensato di andare a vedere il gran premio al bar, ma non avremmo incontrato giornalisti che amano spettegolare sulla vita privata dei piloti, quindi siamo rimasti qua.
La gara è, anche stavolta, una cavalcata trionfale con i colori della Williams in bella vista, tuttavia in questa occasione di Williams davanti a tutti ce n'è solo una. Neanche a dirlo, si tratta di quella di Mansell, partito dalla pole position e la cui prima posizione sembra non essere mai messa in discussione.
«E i tuoi amici della McNeil?» mi chiede Gabriele, mentre assistiamo a una lunga inquadratura di Mansell al volante della Williams azzurra e gialla. «Come mai le telecamere li ignorano?»
«Mhm... forse perché non sono in testa alla gara» ribatto, «E perché non stanno combinando casini.»
Di Santo e Casadei si sono qualificati entrambi, anche se non in una zona molto privilegiata della griglia di partenza. Montmelò non sembra un circuito fatto per la loro monoposto, ma la signorina Zoey ha già assicurato più di una volta, in questo weekend, che verranno tempi migliori.
«Beh, è importante anche non combinare casini» osserva Gabriele. «Almeno rimane qualche possibilità di andare a punti.»
«Purtroppo prendono punti solo i primi sei. Secondo me dovrebbero estenderli almeno di un paio di posizioni.»
Gabriele non sembra molto interessato alle mie esternazioni a proposito del sistema di punteggio.
Vediamo una vettura dall'aria familiare.
«Quella non è forse una McNeil?» mi chiede.
«Esatto, è una McNeil.»
Nello specifico è Casadei, di ritorno da un tour sull'erba sintetica.
Dietro di lui sbuca fuori anche Di Santo, che lo insegue come un falco.
Mi entusiasmo.
«Finalmente un duello epico!»
«A me piacerebbe di più se là davanti qualcuno insidiasse Mansell: non è così divertente vedere una gara in cui chi è in testa non si schioda di lì neanche in un caso su mille.»
Sorrido.
«Pensa a Casadei, non pensare a Mansell. È la prima volta che ha qualche possibilità di battere il compagno di squadra.»
«Da come sono vicini» replica Gabriele, «è più probabile che vada a sbattere contro il suo compagno di squadra. O che il suo compagno di squadra vada a sbattere contro di lui.»
Le ultime parole famose...
Succede esattamente quello che Gabriele ha pronosticato: Di Santo affianca Casadei e a quel punto è questione di pochi decimi di secondo. Senza nemmeno capire in che modo le due McNeil abbiano cozzato l'una contro l'altra, Casadei e Di Santo sono entrambi fuori.
Al box della McNeil viene inquadrata Zoey. Immagino che in questo momento le piacerebbe essere uno struzzo e nascondere la testa sotto la sabbia.
È questione di pochi istanti, poi la regia torna a concentrarsi su Mansell, che si appresta a percorrere gli ultimi giri.
Vince davanti alla Benetton di Schumacher e alla Ferrari di Alesi.
Berger, Alboreto e Martini completano la zona punti, ma gli occhi sono tutti concentrati su Giovanna Amati: su una Brabham in grandi difficoltà economiche, si dice ormai prossima al fallimento, completa un'altra buona gara, classificandosi in dodicesima posizione. Voci di corridoio narrano che le altre squadre si stiano interessando a lei e che potrebbe fare il salto di qualità, nel corso della stagione.
La mia collega Donatella dovrà scrivere qualcosa in proposito, sul prossimo numero, mentre io mi concentrerò sulle McNeil. La mia intenzione è quella di assolvere entrambi i piloti dalle critiche che pioveranno loro addosso e spiegare per quali ragioni non bisogna dare troppo peso a quello che, di fatto, è solo un errore commesso da due principianti.
Poi verrà il gran premio di San Marino. Sarò una degli inviati di "In Pista" a Imola.
***
Come facilmente prevedibile, l'incidente tra le due McNeil non è passato inosservato: se ne è parlato più di quanto la squadra avrebbe desiderato e, a parte nel mio caso, i commenti non sono stati propriamente positivi. Deve essere per questo, e non perché sia memore della nostra intervista a Modena, che la signorina Zoey mi accoglie festosamente con un cenno della mano, come pregandomi di avvicinarmi, non appena mi vede nel paddock a Imola.
Mi avvicino e mi fa un sorriso radioso.
«Ho letto i tuoi articoli.»
«Davvero?»
«Sì, sei stata l'unica che ha compreso che cosa sia davvero accaduto. Purtroppo Casadei aveva danneggiato uno specchietto in un precedente contatto e non era assolutamente consapevole del fatto che Di Santo lo stesse affiancando. Di Santo, da parte sua, credeva che Casadei gli avesse lasciato spazio. Aveva la vettura danneggiata dalla sua uscita di pista e l'avrebbe senz'altro lasciato passare... se avesse potuto vederlo. È un peccato che sia finita così male, ma non ci resta altro da fare che guardare avanti.»
Essenzialmente è un fiume di parole. Non sono convinta al cento per cento del fatto che Casadei intendesse lasciar passare Di Santo, né tantomeno che Di Santo non potesse attendere un momento più propizio, ma il mio lavoro consiste anche nel fare finta di credere a quello che mi viene detto.
«Certo, certo, capisco. Beh, l'importante è che sia arrivato un nuovo weekend e che ci si possa lasciare alle spalle quello che è successo nello scorso fine settimana.»
Zoey annuisce.
«Certo che sì. La nostra filosofia è una sola: ottimismo, ottimismo e ancora ottimismo. Finora ha giocato a nostro favore.»
«Oltre all'ottimismo, penso che abbiano avuto il loro peso anche il vostro impegno, la vostra determinazione e il vostro talento.»
Zoey si illumina.
«Non ci siamo mai arresi di fronte ai primi ostacoli. In Messico, per esempio, nessuno avrebbe mai potuto credere facilmente in un podio di Di Santo... e invece Christian è arrivato secondo.»
«È stato un risultato molto memorabile. Il giorno dopo, al lavoro, non parlavamo d'altro.»
«Davvero?»
«Sì, eravamo molto entusiasti.»
«Spero che proverete presto lo stesso entusiasmo. Verranno tempi migliori, per la McNeil, l'ho detto mille volte e non smetterò mai di ripeterlo.»
Per me i tempi migliori sono già arrivati: la team manager di una squadra che sta prendendo parte al campionato di Formula 1 sta conversando amabilmente con me, senza alcuna ragione se non il suo desiderio di farlo.
Quando lo racconterò a Gabriele, schiatterà d'invidia. Già ha detto che gli piacerebbe conoscere personalmente la signorina Zoey...
Ne abbiamo parlato qualche giorno fa, quando ci siamo incontrati l'ultima volta.
«È proprio carina» ha aggiunto Gabriele. «Non mi dispiacerebbe se fosse lei la futura donna della mia vita.» Ha riso. «Avremmo dovuto chiedere al tuo collega dell'altra volta se è single. Magari avrebbe saputo dircelo.»
«Hai cinquant'anni suonati» gli ho ricordato. «Potresti essere suo padre.»
Siamo scoppiati a ridere e poi abbiamo parlato d'altro.
Non ricordo esattamente di che cosa, forse di Giovanna Amati. Donatella ha scritto parecchio su di lei, per il numero di "In Pista" uscito dopo il gran premio di Spagna. Ha trattato a lungo la questione delle donne del motorsport e il fatto che sia difficile stabilire se i loro risultati possano essere equivalenti a quelli degli uomini non tanto per le differenze di genere, quanto piuttosto perché ciascun pilota è un caso a sé e non ha senso sostenere che tutti gli uomini si equivalgano e che allo stesso modo si equivalgano le donne: dopotutto Mansell e Nakajima sono entrambi uomini, ma non per questo i loro risultati sono mai stati analoghi...
Mentre sono immersa in queste riflessioni, Zoey mi saluta: è impegnata, deve andare via.
Ci attende un weekend che culminerà con una doppietta Williams, con la quarta vittoria stagionale di Mansell, davanti a Patrese e a Senna, con Brundle, Alboreto e Martini a punti, ma tutti gli occhi concentrati ancora una volta su Giovanna Amati, nona classificata dietro le due McNeil.
In più, per me, culminerà con una notizia fantastica: su proposta della signorina Zoey, vengo invitata ad assistere al gran premio di Montecarlo come ospite nel box della McNeil!
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