intervista prima di Silverstone


È arrivato il grande giorno: la team manager e i piloti della McNeil sono tutti e tre presso la sede di "In Pista", nella stessa sala dove a suo tempo ho già intervistato la ragazza e uno dei due piloti.

Inizio, ovviamente, dai momenti positivi.

«Il gran premio di Monaco ha riservato grandi sorprese e, contro i pronostici che davano le Williams o le McLaren per favorite, la vittoria è stata ottenuta da Christian Di Santo. Signorina Zoey, Christian, vorreste parlare di come avete vissuto l'evento? Che cosa si prova quando si è in testa a un gran premio? Cosa si pensa? E quali sono le sensazioni quando è tutto finito?»

La prima a rispondere è la signorina Zoey Lake.

«Prima di tutto, siamo stati fortunati. È vero che c'era il passo, ma senza il ritiro di... Praticamente tutta la griglia  di partenza, avremmo potuto fare al massimo un terzo posto con Di Santo. Certamente eravamo felici, ma non abbiamo esagerato con i festeggiamenti.»

Il pilota di punta della squadra la fissa.

Pare contrariato e infatti replica: «Non concordo pienamente con la signorina Zoey. Certo, ci sono stati molto ritiri, ma è anche vero che molti non sono stati in grado di gestirsi adeguatamente per finire la gara. Insomma: il compito in pista di noi Piloti è quello di cercare il limite. Se lo superiamo, facciamo errori, se non lo raggiungiamo, andiamo lenti.»

Il compito che i piloti hanno fuori pista, immagino, sia quello di convincersi di essere forti abbastanza da potere battere la Williams di Mansell al volante di una McNeil.

Quello che Di Santo aggiunge mi sorprende in positivo, dato che pensa anche alla squadra.

«Ma così come noi piloti andiamo a cercare il limite, lo deve fare anche il resto del team: quello che vince è il connubio che più si è avvicinato a questa soglia senza superarla. A Monaco, noi della McNeil siamo riusciti a farlo, gli altri no. Ad ogni modo, dopo aver visto negli specchietti Casadei sorpassare la McLaren, ho avuto tanta paura di finire come Berger che ho accelerato...»

Guardo Casadei e non mi pare che stia ascoltando.

«Sono soddisfatto, ma potevo fare di meglio» risponde, grattandosi la testa, senza smettere di guardare fuori dalla finestra.

«Alla luce del risultato del tuo compagno di squadra, pensi che avresti potuto fare di più? Giocartela con Lehto per la seconda posizione? O addirittura tentare di insidiare il tuo compagno di squadra per la leadership?»

«Il mio passo era il migliore in assoluto, prima che Brundle mi sbattesse sulla fiancata.»

Christian Di Santo lo fissa con gli occhi strabuzzati.

«Ma non è stato Brundle! Sei tu che hai dato una sportellata malavitosa a Berger alla Saínte Dèvote, mandandolo fuoristrada e squartandoti la pancia sinistra!»

Brundle, Berger... hanno le idee un po' confuse, pare.

Casadei gli fa cenno di stare zitto, poi aggiunge: «Se avessi avuto l'auto intatta, avrei sicuramente vinto.»

Di Santo scoppia a ridere.

Zoey gli tira un pugno su una gamba per farlo tacere.

Sono profondamente preoccupata: mi sembra di stare in una scuola elementare.

La butto sul filosofico, parlando di una questione che non riguardi i piloti.

«Domanda per Zoey, non strettamente legata alla McNeil, ma sempre relativa agli avvenimenti di Monaco. In quell'occasione Giovanna Amati ha ottenuto una storica quarta posizione, il miglior risultato per una donna in Formula 1. La Amati è l'unica donna presente sulla griglia di partenza, tu sei l'unica donna team manager. Vorresti commentare questo risultato?»

Zoey è serena.

Per intenderci, non è nella stessa situazione dell'altra volta in cui ha risposto a una mia intervista qui, alla sede di "In Pista".

«Da bambina ho sempre ammirato Lella Lombardi» risponde, senza esitazione. «Adesso, invece, ammiro anche la Amati... già da prima di questo risultato a dire la verità.»

«Credi che quello che sta succedendo possa spingere un maggior numero di ragazze a interessarsi alle competizioni come spettatrici? Oppure che possa spingere un maggior numero di bambine a gareggiare sui kart o un maggior numero di ragazze a intraprendere studi ingegneristici, con l'ambizione di avere un ruolo in Formula 1 o in altre serie del motorsport?»

«Ritengo che chiunque abbia una passione la coltivi per i fatti propri. Certamente donne come la Amati faranno avvicinare il pubblico femminile e magari qualche giovane proverà ad entrare in Formula 1, ma se una persona è appassionata, lo sarebbe anche senza me e Giovanna che orbitiamo nel Circus.»

Non penso che ci sia altro da aggiungere sull'argomento.

Ho una domanda per tutti, adesso.

«Non sempre gli eventi positivi si ripetono e in Canada la gara è stata molto più difficile. Di Santo e Casadei si sono qualificati rispettivamente in decima e dodicesima posizione, ma entrambi sono stati costretti al ritiro per guasti al motore. Com'è stata vissuta quella giornata? L'essere reduci da una vittoria ha reso le cose più difficili?»

Quando Zoey risponde, mi dà l'impressione di pensare che non ne capisca nulla, di queste situazioni.

«Non è più difficile. çe unità che stiamo usando attualmente sono le stesse che usava la McLaren l'anno scorso, semplicemente rimappate, riequilibrate e rinnovate: i nostri  motori hanno insomma hanno dei gran premi alle spalle quando vengono montati sulle auto. Questo succede perché non abbiamo sponsor, ma stiamo lavorando a questo punto.»

«Sono molto preoccupato, ma penso che presto la situazione cambierà. Anzi, lo so, ma non posso ancora svelare il perché.»

Ho sentito qualche voce di corridoio a proposito di una fornitura di motori della Toyota. Il modo in cui Casadei sussulta mi lascia pensare che ci sia qualcosa di vero. Da parte sua, tuttavia, si dice soltanto d'accordo con il suo compagno di squadra, senza aggiungere altro.

Passo ad altro.

«Dopo il Canada è venuto il gran premio di Francia. Nono tempo per Di Santo, decimo per Casadei. Entrambi classificati tra i primi dieci, ma nessun punto. L'avete preso come un segnale positivo, dopo il doppio ritiro di Montreal? Oppure è stata una delusione?»

«In Francia abbiamo portato una macchina rinnovata soprattutto meccanicamente e anche se alcune soluzioni non hanno funzionato» risponde Zoey, guardandomi negli occhi. «Siamo riusciti a capire dov'è che abbiamo fatto passi indietro e dove invece siamo andati in avanti. State sicuri che a Silverstone porteremo due auto totalmente rinnovate, soprattutto nell'anteriore.»

«Come è cambiato l'atteggiamento da parte degli addetti ai lavori nei confronti del team alla luce degli ultimi risultati?»

Zoey arrossisce.

«Adesso c'è qualcuno che ci riconosce e iniziamo ad apparire in TV. Inoltre adesso dovremmo riuscire a trovare qualche sponsor, dato che stiamo già trattando con qualche grande azienda.»

Non fa nomi e io non insisto. Se c'è già qualcosa che bolle in pentola lo scoprirò presto.

«Siete entrambi due ragazzi molto giovani» dico, rivolgendomi ai piloti. «Qual è stato il principale cambiamento nelle vostre vite, da quando avete raggiunto la Formula 1?»

Christian risponde sbuffando, Federico ridendo.

Le loro affermazioni sono diametralmente opposte:

«Non esiste più la mia privacy.»

«Poter dire che corro in Formula 1 mi permette di abbordare le ragazze in disco!»

Di Santo sta ancora pensando a Costanzo, a quanto pare, mentre Casadei... non mi aspettavo che i ragazzi di oggi fossero così tanto infantili. Se questo ragazzo giocasse meglio le sue carte, non avrebbe bisogno di correre in Formula 1 per fare colpo sulle ragazze.

Decido di passare a qualcosa di più serio senza insistere.

«Silverstone si sta avvicinando prepotentemente. Quali sono i vostri obiettivi per il gran premio?»

Prima che i due piloti possano proferire parola, la team manager li fulmina con lo sguardo.

«In questi gran premi stiamo sviluppando la vettura: arrivare con entrambi i politi in zona punti senza che accada qualcosa davanti è un nostro obiettivo: ricordo che quando siamo a punti è perché davanti ci sono stati almeno due o tre che non hanno finito la gara.»

È il turno dei piloti, adesso.

«Io spero di arrivare almeno ai piedi del podio» risponde Di Santo. «La nuova macchina sembra più bilanciata e facile da guidare, anche se abbiamo perso qualcosa in velocità pura.»

Casadei annuisce, sbadigliando. Non aveva voglia di venire qua e non fa niente per nasconderlo.

Faccio un azzardo.

«Piccolo pronostico: chi pensate che saranno i tre piloti sul podio? A meno che non ci siate voi, ovviamente!»

Grazie al cielo Zoey Lake ha i piedi per terra. Il suo pronostico è Mansell, Patrese e Senna.

«Non necessariamente in quest'ordine» precisa.

Christian la vede più positiva: «Invece, secondo me, sul podio ci vanno le due Williams e uno tra me e Schumacher.»

Il colmo, tuttavia, arriva con Casadei: «Per me sarò io a vincere, Di Santo secondo e terzi tutti gli altri staccati a sue giri.»

La team manager e il suo compagno di squadra gli lanciano un'occhiata che, con tutta probabilità, sta a significare qualcosa come "sei un grandissimo idiota".

Io, da parte mia, non faccio nulla di tutto ciò. Mi limito a osservare quello che fanno alcuni esponenti delle nuove generazioni, ma mi astengo dal giudicare. Gli unici giudizi che mi interessano sono quelli sul talento dei piloti, da parte di addetti ai lavori.

«Guardando oltre, alle altre squadre, quali pensi che siano i piloti più promettenti per il futuro?» chiedo alla signorina Zoey. «Se non ci fossero Di Santo e Casadei, quali altri due piloti ti piacerebbe fossero i titolari della McNeil?»

Zoey si mette a ridacchiae.

«Beh, Lily, uno di quei piloti lo abbiamo visto litigare con Senna, per poi beccarsi una strizzata sugli attributi» risponde, facendomi avvampare. Lo ammetto, è stata una scena pittoresca, ma non c'era alcun bisogno di parlarne davanti a questi due ragazzini che, nel frattempo, si guardano l'uno con l'altro, senza capire. «L'altro, invece, corre con la Lotus» aggiunge la team manager. «Ovviamente parlo di Hakkinen. Non mi stupirei se un giorno quei due lottassero per il titolo, magari instaurando una grande amicizia.»

Non sarei particolarmente stupita nemmeno io. Probabilmente quei due non passano il loro tempo libero urlando contro dei presentatori televisivi o cercando di rimorchiare ragazze in discoteca.


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