Christian e la signorina Zoey

//capitolo scritto da Sunshine295

È il grande giorno e Donatella è più emozionata di me: non è abituata a lavorare sul campo, la presenza della team manager della McNeil e di Christian Di Santo presso la sede di "In Pista", per lei, costituisce un'enorme novità.
Io, da parte mia, li aspetto in una piccola sala, rileggendomi la scaletta che ho preparato. Non so se ne avrò bisogno, la linea che l'intervista seguirà è scolpita nella mia mente.
Arrivano e vengono fatti accomodare. Vista dal vivo, la team principal sembra ancora più giovane che nelle foto.
Vorrei andarci piano, ma non sono proprio in grado, sono sempre stata molto diretta. Inizio con una domanda a bruciapelo per la signorina Zoey: non sono una che va per il sottile.
«Lavorare come team manager per una squadra emergente comporta sicuramente delle difficoltà. Quali sono le tue passate esperienze? In che modo possono aiutarti nella gestione della McNeil?»
Il bello del mio lavoro è che non so quasi mai che cosa mi risponderà chi mi trovo davanti. La signorina Zoey mi dà l'impressione di essere una persona preparata a tutto, ma non si può mai sapere.
La studio per un attimo, mentre attendo la sua reazione... e la sua reazione non tarda ad arrivare: quasi balbetta, sembra imbarazzata. Dopotutto come darle torto? Ha appena ventidue anni, è normale che dimostri un certo riserbo. Arrossisce, senz'altro molto di più che quando è all'interno della squadra. Si dice che con il team sappia tirare fuori la grinta che le manca in questo momento.
«Io... Ecco... Noi siamo un team composto soltanto da persone giovani: la maggior parte di noi ha appena completato gli studi universitari o li sta svolgendo, eccetto i due piloti. Posso dire che l'unica esperienza che ho è quella dei miei studi in economia e gestione aziendale, ma è la prima volta che passo alla pratica.» Sorride, guardando altrove. I suoi grandi occhi azzurri sono sognanti, come se lei stessa non credesse di essere qui.«Devo dire che, se quando ero appena un'universitaria, qualcuno mi avesse detto che a ventidue anni anni sarei stata team manager di una scuderia di formula 1, gli avrei riso in faccia.»
Dopo il momento della signorina Zoey arriva anche quello di Christian. O meglio, arriva una domanda per entrambi.
«Dopo la prima gara della stagione, quali sono le vostre impressioni per il futuro?» Scendo nello specifico: «Come si comporterà la vettura nei prossimi gran premi? Ci saranno possibilità di miglioramento?»
Prima di sentire le loro voci, non ho idea di quale possa essere la loro risposta: certe impressioni si possono avere solo dentro, non fuori.
Li ascolto con attenzione. Inizia la ragazza.
«Sicuramente, non sono un tecnico» esordisce, dimostrandosi indubbiamente più sicura. «Non so come funzioni una macchina di Formula 1: so soltanto che hanno un sacco di spazio per gli sponsor. In quanto team manager devo preoccuparmi dei risultati del team, ma certamente non sono in grado di parlarti della vettura, quindi giro la domanda a Christian.»
Il pilota sembra assente, ma dopo essersi stiracchiato e avere sorriso, con aria soddisfatta, risponde con prontezza, un po' come faceva mio figlio a scuola: i professori sostenevano che sembrava disattento, ma era sempre il primo della classe.
«La macchina, come ho già detto detto a Fiorano, è molto nervosa.» Bene, si ricorda di me. Anch'io mi ricordo quello che mi ha detto allora, ma non mi aspettavo che la cosa fosse reciproca. «Certo, è molto veloce, ma richiede un dispendio di energie fisiche e mentali tali che a fine gara si ci ritrova sempre mezzi morti. Ad ogni modo, è un progetto totalmente nuovo: penso quindi che sia facilmente aggiornabile, possibilmente su un asset che vada verso il sottosterzo, dato che il posteriore sembra aver tanta voglia di andare più veloce dell'anteriore.»
Soddisfatta della spiegazione tecnica, gli chiedo qualcosa di più su Kyalami: «Fin dalle prove libere hai dimostrato di esserti adattato molto bene alla vettura e di potere puntare non solo alla qualificazione, ma anche a qualcosa di più.»
A quel punto gli chiedo: «Ci puoi parlare della tua qualifica? Le cose sono andate come ti aspettavi?»
Studio la sua reazione: mi pare rilassato. Chissà, forse è davvero rilassato, oppure è ridotto in quelle condizioni dalla posizione scomoda che aveva nel weekend appena passato nell'abitacolo della sua monoposto.
Mentre risponde, sembra che gli venga quasi da ridere: «Per quanto riguarda le qualifiche, avrei potuto fare di meglio: il giro di lancio è andato bene, poi l'unico valido che sono riuscito a concludere no. Mi pare di aver fatto 1:19:533 ovvero ad un solo millesimo dalla Footwork di Suzuki. Giro abbastanza buono, per essere un giro di "prova".
Nel secondo giro di qualifica ho provato a spingere, ma poi alla Continental ho accelerato troppo presto e troppo bruscamente, finendo testacoda e andando così a impattare con il posteriore contro le barriere a bordo pista. Ovviamente, dopo il tempo che avevo fatto in pre-qualifica, mi aspettavo di fare un crono di almeno mezzo secondo più basso, ma gli incidenti fanno parte dello sport e la mia inesperienza non mi ha certo aiutato nell'evitare l'errore.»
Adesso non mi resta che chiedere alla team manager il suo parere.
«Dopo avere visto la performance di Di Santo nelle qualifiche, è possibile ipotizzare che, se fosse stata schierata anche una seconda vettura, il risultato avrebbe potuto essere doppiamente positivo?»
Mi aspetto un "certo che sì". La team principal non mi risponderà mai che in McNeil siano convinti che il loro secondo pilota sia un inetto, incapace di replicare i risultati di quello che probabilmente diventerà in breve tempo il loro pilota di punta: a quello ci pensa già la gente che commenta le gare al bar, a condizione di essere al corrente dell'esistenza di Casadei, cosa di cui non sono troppo sicura.
La vedo alzare le spalle. Dà l'impressione di non saperlo di preciso, ma risponde comunque con una certa prontezza: «Casadei non è ancora a proprio agio con la macchina. Dopo i primi due test a Fiorano, il gap dei due era di 5 decimi, ma al terzo test questo è aumentato. E Fiorano è una pista corta, quindi penso che su altri circuito la differenza tra i due possa essere più alta.
Ma McNeil, che ne sa più di me, dice che una volta che si sarà ambientato, Federico diverrà più veloce e sarà in grado di competere per ottenere punti.»
Si parla della seconda vettura, quindi la butto lì: «Si narra che abbiate cercato di ingaggiare, in sostituzione di Casadei, piloti del calibro di Prost o Piquet. Come è maturata questa decisione?»
La signorina Zoey è calma, adesso.
Risponde con sicurezza, con l'aria di sapere quello che fa.
«Prima di tutto, abbiamo chiesto a Zanardi. Il patron ha detto che è stato Christian a consigliarlo, ma il pilota ha poi scelto la Tyrrell. Allora, sperando nella voglia di rivalsa dei due campioni, Aaron ha provato a contattarli. Purtroppo uno ha rifiutato, non volendo correre per una scuderia appena nata, mentre l'altro si concentrerà sulla 500 miglia di Indianapolis. Ovviamente tutti noi daremo il nostro sostegno a Nelson, che nonostante il rifiuto si è comunque dimostrato abbastanza gentile»
Mi verrebbe voglia di chiederle che cos'abbia trattenuto Aaron McNeil dal tentare di contattare qualcun altro (magari qualcuno tipo Scheckter, Rosberg o Jones, o magari addirittura Andretti, perché no?), ma sto lavorando, non sono al bar.
Mi accontento e, arrivati a questo punto, penso che sia meglio tornare a pensare agli eventi di Kyalami, proprio come avevo pianificato. Mi rivolgo quindi a Di Santo: «La prima parte della gara è iniziata molto bene e ti abbiamo visto risalire fino addirittura alla zona punti. Ci puoi parlare di questa fase e di come l'hai vissuta?»
«Ero incredulo» risponde il pilota. «Non pensavo che sarebbe stato così facile alla partenza, anche se sapevo che tutti si sarebbero buttati dentro, non pensavo che restare all'esterno sarebbe stato così efficace. Ogni giro poi, ero un martello e quando sono arrivato nei pressi di Alesi, al ventesimo giro, ho iniziato la lunga battaglia.» È palesemente soddisfatto, chiaramente non vedeva l'ora di arrivare a questo punto della narrazione. «La battaglia di Kyalami» dice, «ecco un bel nome per una gara simile. Sorpassi, controsorpassi, sportellate e contatti: né io né lui ci siamo risparmiati e l'adrenalina mi ha reso immune alla stanche.
In tutto ciò, mi sentivo un leone, o meglio, un colibrì. Animale minuscolo, molto rapido, ma estremamente aggressivo. Uno di questi piccoletti non rinuncerebbe ad attaccare un suo simile per guadagnarne il  territorio, così come l'altro esemplare non esisterebbe a difendersi. E così mi sentivo libero di danzare tra i cordoli, insieme alla macchina, contro Alesi e alla sua Ferrari io attaccavo per la sua piazza, lui la difendeva. È stato forse il momento più bello della mia vita, il momento nel quale ho quasi sopraffatto una Ferrari.»
«Ti abbiamo visto, invece, in un secondo momento, protagonista di uno spaventoso incidente, che ha coinvolto anche altre vetture. Ci puoi spiegare che cos'è successo e quali sono state le cause?»
«C'era Moreno da doppiare, c'ero io alla sua destra e Alesi all'esterno, a sinista.
Siamo arrivati tutti e tre insieme alla Continental, ma poi il piantone dello sterzo mi ha piantato in asso.» Di Santo ridacchia. «Perdonami, non ho resistito. Ingiustamente c'è andato di mezzo Moreno e altrettanto ingiustamente è stato buttato fuori anche Alesi. Quel momento per me è stato davvero frustrante: con la Lotus finita in testacoda, sarei potuto arrivare quinto o sesto, ma a causa di quell'incidente, anche Alesi ha perso uno o due punti. Ad ogni modo ringrazio entrambi per essere stati molto sportivi nell'ascoltarmi, invece che arrabbiarsi con me.»
Se dovessi mai trasferirti negli Stati Uniti, mi verrebbe voglia di suggerirgli, augurati di non finire addosso ad Al Unser Jr o a Paul Tracy, perché non sarebbero altrettanto gentili.
Lascio perdere questa battuta e mi rivolgo alla team principal: «Dopo l'incidente di Kyalami, siete preoccupati per l'affidabilità della vettura? E' possibile che un simile evento si possa ripetere in futuro?»
La signorina Zoey si fa cupa. Mi sembra chiaro che la sicurezza le prema pareccio - e meno male, mi verrebbe da pensare.
«Da parte mia, è ovvio che sono preoccupata: un incidente simile avrebbe potuto avere conseguenze più gravi per tutti i piloti coinvolti. Per esempio, se una delle vetture avesse perso contatto con il terreno, si sarebbe potuta schiantare contro il muro,  spargendo detriti e pezzi che avrebbero potuto ferire chiunque.»
«Non penso che sia un problema non risolvibile, basta rinforzare un po' lo sterzo» risponde invece Christian, quasi con noncuranza. «È ovvio che chiunque sarebbe seccato da un guasto simile, ma è pur sempre la formula 1 e ogni pezzo è progettato per essere. Più performante possibile. Vorrà dire che proveremo ad usare un materiale più tradizionale per lo sterzo o ne cercheremo di nuovi, più resistenti e più leggeri.»
Ho già dedicato abbastanza spazio alla gara di Christian Di Santo. Uno come lui, che non corre per una squadra di primo livello, non deve essere abituato a scendere così tanto nel dettaglio come ha fatto oggi, quando parla delle proprie performance.
Chiedo alla signorina Zoey: «Come procede il recupero fisico di Casadei? Quando lo rivedremo al volante?»
«Casadei sta bene, ha finito il recupero qualche giorno fa. Se oggi non ha corso, è stato soltanto per un motivo di sicurezza, affinché si sia sicuri che alla prossima gara Fede sia al cento per cento.»
Sulla carta abbiamo finito, ma perché non cogliere l'occasione per avere una panoramica su quello che succede intorno a loro? Sono certa che il parere della signorina Zoey e di Christian possa interessare ai nostri lettori, forse ancora di più di quello che hanno raccontato a proposito di loro stessi.
«Naturalmente la massima attenzione degli appassionati italiani è concentrata, come sempre, sulla Ferrari» affermo, e non penso che possano smentirmi. «Che impressione vi ha fatto il team di Maranello? Come pensate che possa essere la loro stagione 1992?»
Mi risponde prima Zoey, poi è il turno di Christian.
«Sinceramente, non saprei. Per ora sono concentrata sulla ricerca di sponsor per il team e posso dire che mi sono interessata alla gara di Christian e a nessun'altra, anche se so che entrambe le rosse si sono ritirate. Spero per loro che sia un'eccezione e che nel corso della stagione spariscano questi problemi.»
«Sicuramente, per lottare per quinto posto, non devono essere al top della forma. Stiamo parlando della scuderia più amata al mondo: sicuramente vorranno vincere un campionato, ma ho l'impressione che non sarà questo l'anno, anche dato il fatto che da ciò che ho visto fare ad Alesi, devo dedurre che il loro
'caccia' sia tanto nervoso quanto la nostra macchinina.»
Continuo sui fatti di Kyalami: «La Williams ha iniziato il campionato con una doppietta. Pensate che la storia si ripeterà anche nelle prossime occasioni o che la McLaren, o eventualmente altri team, possano riuscire a infastidire Mansell e Patrese? Quali pensate che siano i piloti che potranno vincere delle gare quest'anno? E quelli che potranno lottare per il mondiale?»
«Ho visto che hanno staccato di un giro quasi tutti, quindi un loro dominio non mi stupirebbe» risponde la team manager. «Sarei invece sorpresa se, nell'arco di questo campionato, qualcuno vincesse una gara senza che si ritirino entrambe le Williams.»
Christian pare impressionato da quell'affermazione, ma quando risponde non lo dà a vedere: «Può essere che abbia ragione la signorina Zoey, così come potrebbe essere che semplicemente quella di oggi sia stata per loro una gara fortunata. Certamente, al livello attuale, se c'è una scuderia che può sperare qualcosa è la McLaren, che ancora corre con la macchina dell'anno scorso.»
Sono d'accordo con lui, anche se non è rilevante. La McLaren mi ha convinto: quando passerà alla vettura 1992, potrebbe stupirci.

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