8. Sybilla.

"Che vuol dire montecchi?

Non è una mano, né un piede, né un arto, un volto...

non è una parte del corpo di un uomo!

Oh, prendi un altro nome!

Cos'è un nome?

Quella che chiamiamo rosa, con un altro nome, profumerebbe ugualmente..."

William Shakespeare - Romeo e Giulietta.


-Siediti, Primrose- le suggerì Euphenia indicandole, con un gesto della mano, una delle imponenti sedie disposte intorno al lungo tavolo di quercia.

La ragazza osservò prima la donna, poi la postazione che le era stata indicata ed infine si sedette.

-Suppongo che anche gli altri membri dovrebbero presentarsi- osservò alquanto banalmente, sorridendole.

-Come credo tu abbia già intuito, il mio nome è Euphenia Goldbone, rampollo dorato dei Goldbone, la stirpe del Dominio delle parole e dei pensieri inespressi, è un piacere per me fare la tua conoscenza.-

C'era qualcosa, nell'atmosfera che la circondava, che le metteva i brividi.

Gli occhi di tutti i membri del Consiglio erano puntati su di lei, penetranti ed inquisitori, velatamente ostili.

Tutti tranne un paio che continuavano a vagare per la sala, neri e rabbiosi, come quelli di una belva in gabbia.

Un ragazzo dai lineamenti dolci e dal volto cosparso di piccole lentiggini che sembravano essere state soffiate dal vento, alla destra di Euphenia, non l'aveva mai degnata neppure di uno sguardo.

I capelli, lucidi e neri come gli occhi, gli ricadevano sulla fronte conferendogli un'aria tormentata e malinconica che non lo abbandonava neppure per un istante.

Subito dopo che Euphenia ebbe parlato, uno per uno i membri del Consiglio si alzarono in piedi.

-Il mio nome è Prodel Featherstride, rampollo dorato dei Featherstride, la stirpe del Dominio della spada e dello scudo, è un piacere fare la tua conoscenza- iniziò un uomo alto, alla destra di Euphenia.

Assomigliava in maniera inequivocabile ad Hernest, eppure nei suoi occhi c'era qualcosa di completamente diverso, uno strano bagliore animalesco che incuteva terrore fin dentro alle ossa. Una cicatrice sottile e biancastra gli deturpava il viso all'altezza dello zigomo.

Prim non aveva idea di cosa dovesse fare.

Rimase impassibile, cercando di mantenere la calma mentre gli altri membri del Consiglio si presentavano ripetendo, sempre pressoché identica, la stessa formula.

-Il mio nome è Opalina Riverbrow, rampollo dorato dei Riverbrow, la stirpe del Dominio del ricordo e delle memorie, è un piacere fare la tua conoscenza.-

-Il mio nome è Crator Sageblaze, rampollo dorato dei Sageblaze, la stirpe del Dominio dell'acqua e dei sussurri, è un piacere fare la tua conoscenza.-

-Il mio nome è Terragon Softlance, rampollo dorato dei Softlance, la stirpe del Dominio della terra e del sottosuolo, è un piacere fare la tua conoscenza.-

-Il mio nome è Ametrine Moonflare, rampollo dorato dei Moonflare, la stirpe del Dominio del fuoco e della pira, è un piacere fare la tua conoscenza.-

Da ultimo, anche il ragazzo dai capelli corvini parlò, rivolgendole uno sguardo indecifrabile, dolcemente incorniciato da una miriade di ciglia scure e dal taglio elegante degli occhi.

-Il mio nome è Nebeus Dustwift,- iniziò, senza lasciare che alcuna emozione trapelasse attraverso il suo tono di voce -rampollo dorato dei Dustwift, la stirpe del Dominio dell'aria e dei venti, è un piacere fare la tua conoscenza.-

Diversamente dagli altri, notò Prim, quel ragazzo non le era ostile o nemico: solo una totale ed imperturbabile indifferenza traspariva dalla sua espressione, sulla pelle pallida che pareva fatta di porcellana.

Seguendo l'esempio di Euphenia, tutti i membri ripresero posto sulle rispettive sedie, osservandola, forse attendendo tacitamente una qualche risposta.

Infine, prendendo quanto coraggio avesse in corpo, si alzò in piedi, e scrutando i membri uno per uno si decise a parlare.

-Il mio nome è Primrose Palegrove- dichiarò senza riuscire a trattenere un leggero tremito che le incrinò la voce mentre pronunciava il suo cognome -ed il piacere è tutto mio.-

Mentì.

Quella situazione era tutto fuorché piacevole.

Per qualche istante un silenzio pesante come il piombo calò sulla sala, poi, ad un tratto, Euphenia le sorrise e Prim riuscì a cogliere distintamente un lampo di malizia che le balenò nello sguardo.

Un brivido le corse su per la schiena.

-Primrose- iniziò la donna facendo rotolare il suo nome fra le labbra. -Primrose Palegrove. Nessuno, fra le streghe, avrebbe mai potuto pensare che qualcuno dei Palegrove fosse sopravvissuto.-

-Neppure io avrei mai potuto immaginarlo, mi creda- rispose risoluta Prim, guardando dritta negli occhi la presidentessa del Consiglio.

La sua linguaccia lunga era indomabile, non importava di quale occasione si trattasse.

Una risata profonda, gorgheggiante e melodiosa risuonò alla sua destra.

-Sei la copia sputata di tuo padre- osservò un uomo dai capelli biondo oro.

Crator Sageblaze. Pensò Prim, cercando di ricordare i rispettivi nomi delle persone che aveva di fronte.

-Dicci, Primrose- riprese immediatamente Euphenia, catalizzando nuovamente tutta l'attenzione -quali sono i tuoi poteri?-

-Mi permetto di intervenire a tale proposito- si intromise improvvisamente Hernest che era rimasto nel più completo e totale silenzio sin dall'inizio della riunione. -Non conosciamo ancora bene quali siano i poteri della ragazza. Ha dimostrato però, precedentemente, di saper fare uso delle doti persuasive dei Palegrove...-

-Capisco- assentì Euphenia. -La capacità di penetrare ed influenzare i cuori e le volontà...-

La donna si portò entrambe le mani sotto al mento, intrecciandole fra di loro.

Il suo sguardo era fisso su di lei, sempre vigile ed attento ad ogni sua più minima mossa.

Solo in quel momento Prim iniziò a capire.

La stirpe del Dominio delle parole e dei pensieri inespressi.

I comportamenti di Pyper Goldbone che oscillavano sul filo sottile fra l'empatia e la telepatia, le risatine inspiegabili di Lucky Goldbone e poi quegli occhi che sembravano leggerle dentro.

Non c'è modo di scappare.

-Esatto, Primrose, la nostra stirpe è in grado di sentire ciò che pensi- disse Euphenia, scoprendo il sorriso gelido.

Prim sussultò.

L'aveva fatto di nuovo.

Quella donna dagli occhi turchesi e dai capelli chiari come i raggi del sole era in grado di leggerle nella mente in qualsiasi momento, in qualsiasi modo.

-Tu... tu abitavi fra gli umani, non è vero?- le chiese improvvisamente la donna attempata alla sinistra di Euphenia, che faceva di nome Opalina. I suoi lunghi capelli color polvere erano striati di un viola pallido ed ingrigito.

Prim annuì.

-Sì.-

-Avevi... amici?-

Questa volta a parlare era stata Ametrine Moonflare, una giovane nel fiore degli anni dalle labbra rosse come le ciliegie e dai capelli crespi colore delle carote.

-Non molti, a dire il vero- rispose tranquillamente Prim.

Non aveva motivo né modo di mentire. Gli occhi brillanti di Euphenia continuavano a scrutarla sinistramente.

-Solo una ragazza- aggiunse distrattamente.

-Come si chiama questa ragazza?- le chiese Crator, facendole rimbalzare nelle orecchie la sua voce frusciante.

Prim si congelò, cercando di staccare il cervello per qualche istante.

Le domande si stavano facendo sempre più specifiche e precise, se ne era accorta.

Perché chiederle del suo passato, della vita fra gli umani?

Perché chiederle di lei?

Si schiarì la voce, cercando di non scomporsi: la sua mente era un libro aperto per Euphenia e stava già svelando troppo sul suo reale stato d'animo.

-Non vedo che importanza abbia un'informazione tanto insignificante.-

-Lascia che siamo noi a decidere cosa è insignificante e cosa non lo è, Primrose- sibilò immediatamente Euphenia.

La sua voce sgusciò attraverso le decorazioni delle pareti, fra le foglie dorate che pendevano dai rami, facendole ondeggiare.

Il suo cuore perse un battito.

Non pensare. Si disse.

Il sorriso di Euphenia si distese lungo tutto il suo viso per una curva vagamente maligna.

-Sapeva del tuo segreto?- chiese ad un tratto Prodel Featherstride, intervenendo per la prima volta nella discussione.

-Quale segreto?-

-Che sei una strega.-

-Non lo sapevo neppure io- fece notare schiettamente rivolgendo uno sguardo pungente all'autore di quella domanda.

-Hai mai provato a parlarle dei tuoi poteri?- ritornò subito alla carica Opalina.

Il ritmo si stava facendo sempre più serrato, non avevano intenzione di darle tregua.

Aveva tentato di dirglielo, l'aveva fatto, e nessuno avrebbe dovuto saperlo.

Non pensare.

Il sorriso di Euphenia si allargò ulteriormente.

-Perché vi interessa tanto?-

-E' maleducato da parte tua, Primrose, rispondere ad una domanda con un'altra domanda- la redarguì astutamente Terragon Softlance.

-E' maleducato oltre che poco corretto da parte vostra, onorabili membri del Consiglio, tenermi all'oscuro delle vostre intenzioni.-

L'atmosfera si stava surriscaldando.

Prim sosteneva fieramente lo sguardo raggelante della presidentessa, cercando di rimanere impassibile; la sua opponente, dal canto suo, neppure si sforzava: il suo sorriso e la sua espressione perfettamente impostata sembravano imperturbabili, eterei.

Non pensare. Continuava a ripetersi.

Non pensare.

Euphenia si alzò in piedi, lasciandosi sfuggire una risatina divertita.

Per un attimo a Prim parve di rivedere Lucky.

-Vedi, Primrose,- iniziò la donna mentre percorreva a passi lenti il perimetro del tavolo -tu non puoi di certo saperlo, ma è severamente vietato dal Codice delle streghe mettere al corrente gli umani della nostra esistenza.-

-Io non...- tentò di obbiettare ma la donna non glielo permise.

-Qualora questa tua "amica", per puro caso, avesse scoperto qualcosa,- proseguì imperterrita, alzando leggermente la voce -saremmo costretti ad uccidere lei...- terminò il suo giro, tornando ad accomodarsi alla sua postazione.

Portò nuovamente entrambe le mani sotto al mento e lasciò che il solito, inquietante sorriso le increspasse il volto diafano, distendendosi lentamente in una smorfia orribile.

-e te.-

Un brivido le corse su per la schiena mentre il cuore prendeva a batterle all'impazzata nel petto.

Distolse immediatamente lo sguardo, stringendo le labbra in una linea sottilissima e tesa.

Aveva perso.

Non pensare, Prim.

Non rispose, si limitò a stringere i pugni poggiati sulle ginocchia a tal punto da conficcarsi le unghie nei palmi.

Il silenzio calò nella sala.

-Nebeus,- chiamò ad un tratto Euphenia, rivolta al ragazzo dai capelli corvini -perché non le fai tu qualche domanda, caro?-

Prim levò lo sguardo su di lui.

Nei suoi occhi imperscrutabili si era insinuata una sfumatura di rabbia e frustrazione.

Lentamente, Nebeus si alzò con fare minaccioso guardandola come fosse stata trasparente.

Prim, però, non ebbe paura: in quel momento lo sentiva molto più complice che ostile.

Un attimo di trepidante esitazione percorse la sala, ma, nel momento esatto in cui Nebeus aprì la bocca per parlare, qualcosa accadde.

L'aria si fece rarefatta e pesante ed un fruscio argenteo percorse le fronde delle decorazioni.

Tutti parvero mettersi allerta.

-Che ci fa qui?- sussurrò Euphenia.

Un secondo dopo, accompagnate dal cigolio fastidioso dei cardini, le imponenti porte della sala si spalancarono.

Prim si sporse oltre lo schienale della sedia, guardando indietro, incurante di dare le spalle agli altri membri del Consiglio.

La piuma, stretta nei suoi pantaloni, aveva ripreso a bruciare con un'intensità tale da poterle quasi ustionare la coscia.

Un ticchettio regolare proveniva dal fondo della sala.

Hernest scattò immediatamente in piedi, bianco come un cencio.

Una figura esile si stava avvicinando tranquillamente al tavolo di quercia, solo successivamente Prim riuscì a distinguerne le fattezze e l'aspetto.

Era una donna.

Aveva lunghi capelli bianchi e lisci che le ricadevano sulle spalle e labbra dipinte di un nero opaco che accentuavano ancora di più il pallido candore della sua pelle sottile e grigiastra e della sua dentatura cristallina.

Gli occhi, anch'essi neri, svettavano sul viso catturando l'attenzione di chiunque avesse avuto la fortuna (o la sfortuna) di incrociarne lo sguardo.

Era impossibile dire se fosse bella o meno e, allo stesso modo, era impossibile definire quale fosse la sua età: c'era qualcosa in lei che suggeriva parole di epoche lontane ed immemori e poi qualcos'altro che invece giurava di averla vista nascere proprio quel giorno, dal bocciolo di una rosa bianca o fra le pagine di un vecchio libro sgualcito.

Camminava spedita, sorreggendo i lembi del vestito candido e ricoperto di pizzi e merletti con le mani esili e quasi trasparenti.

Continuò ad avanzare, fermandosi ad un palmo da Prim e squadrandola da capo a piedi con un'espressione di puro disappunto dipinta sul volto.

Prim sbatté un paio di volte le palpebre, incredula e confusa, e la donna le sorrise.

-Ma tu guarda come sei tesa. Sciogliti un po', forza cara!- esclamò.

La sua voce era rauca e simile ad un flebile sussurro.

Schioccò le dita ed immediatamente Prim ebbe la sensazione che qualcuno le avesse appena tolto tonnellate di cemento da sopra alla schiena.

Si sentiva serena, libera da ogni preoccupazione e stranamente a suo agio.

Che accidenti stava succedendo?

-Sybilla Softwilight- iniziò Euphenia senza alcun entusiasmo nella voce. -E' un privilegio.-

-Onorabili membri del Consiglio...- rispose la donna, accennando un inchino.

Sembrava una dama di corte dell'età vittoriana.

Con il suo passo svelto, si avvicinò a Nebeus, analizzandolo attentamente.

Il ragazzo ne parve, in buona misura, turbato.

-Date un po' di respiro a questi ragazzi, accipicchia!- esclamò infine mollandogli una leggerissima pacca sulla spalla.

Nebeus prese a tossire come se gli avessero tirato un destro in pieno stomaco.

La strana donna si voltò improvvisamente verso Prim, facendole l'occhiolino.

Le venne istintivamente da sorridere.

-Veneranda Sybilla, noi stavamo solo...- intervenne Crator con un sorriso mellifluo stampato sul volto.

-Voi cosa?- chiese la donna lanciandogli uno sguardo indecifrabile.

Crator rimase con la bocca mezza spalancata.

Per un istante, Prim ebbe paura che ingoiasse inavvertitamente qualche moscerino.

-Noi- concluse.

-Già.-

-A cosa dobbiamo l'onore, oh egregia?- domandò Euphenia, mentre lentamente la sua maschera d'argilla si sgretolava ed un'espressione di puro fastidio le si dipingeva sul volto.

-Pura curiosità- rispose ermetica l'altra. -I nuovi arrivati stuzzicano sempre la mia attenzione.-

Sybilla tornò lentamente accanto a Prim afferrandole una ciocca di capelli castani e iniziando a farla scorrere fra le dita.

-Avete già comunicato a questa graziosa fanciulla la novità?-

-Quale novità?- chiese sorpresa Prim voltandosi verso di lei.

Hernest, al lato della sala, le lanciò uno sguardo fulminante.

-Evidentemente no- dedusse Sybilla, accompagnando le proprie parole con un sospiro deluso.

-Aspettavamo...- iniziò con voce tremolante Opalina.

-Che uccidessero anche lei?-

Tutti i membri del Consiglio si pietrificarono e Sybilla sorrise ancora.

Prim non stava capendo più nulla.

Chi avrebbe dovuto ucciderla?

Come se non ci fossero già abbastanza "complicazioni" nella mia vita...

Euphenia le rivolse un'occhiata severa.

-Nebeus,- riprese Sybilla -perché non annunci tu la novità alla nostra nuova amica?-

Il ragazzo non osò alzare gli occhi ma Prim riuscì a distinguere nitidamente lo spasmo fulmineo che percorse la sua mascella.

-Isobel Pridemourn sta cercando di uccidere tutti i membri del Consiglio.-

La sua voce strideva nell'aria come il rumore delle unghie grattate sulla lavagna.

-Ha già ucciso mia madre- concluse a bassa voce, senza aggiungere nulla a quella dichiarazione terribile.

Sua madre era morta e lui riusciva a parlarne con tanta nonchalance?

A Prim si gelò il sangue nelle vene.

Isobel Pridemourn...

Euphenia, dall'altra parte del tavolo, fece spallucce.

-Una pazza assassina che fa uso della Magia Nera anche se è un reato imperdonabile.-

Prim modellò le labbra in una risatina sprezzante.

-Oh, tutto chiaro- sputò pungente.

-Vedo che apprendi in fretta, ottimo!- constatò Sybilla senza neppure un briciolo di ironia nella voce.

Perché le stavano dicendo tutto questo? Cosa speravano di ottenere? Come potevano rimanere impassibili di fronte ad un evento tanto raccapricciante come un omicidio?

-Ora, con i poteri da me medesima conferitimi, dichiaro questa seduta straordinaria del Consiglio chiusa.-

-Ma, Sybilla...- obbiettò Crator, ma la donna non lo fece neppure finire.

-Niente se e niente ma. Perché, piuttosto, non rimaniamo qui a fare quattro chiacchiere, noialtri, dato che è passato così tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti, e non lasciamo che i due ragazzi vadano su?-

Il suo sguardo e quello di Nebeus si incrociarono e Prim vi vide riflesso il suo stesso stupore.

Gli altri membri del Consiglio tacevano, tenendo la testa bassa.

-Andate pure, cari- sorrise Sybilla.

Le lasciò una leggera pacca sulla spalla sinistra e lei scattò in piedi, come fosse stata punta da un ragno velenoso.

La penna, infilata nella tasca dei jeans, continuava a bruciare.

La grande porta della sala si spalancò per l'ennesima volta e, senza perdere tempo, si avviò verso il corridoio buio da cui era arrivata, cercando di non guardarsi indietro.

"Ci vediamo fra poco" sentì risuonare nella sua testa ma, sebbene il suo cuore stesse battendo sempre più veloce, non si fermò ed uscì dalla Sala dei Troni, diretta verso la luce fioca e confortante dei corridoi della rocca.

Qualcuno, là fuori, stava cercando di uccidere i membri del Consiglio.

Non capì il senso della conversazione alla quale appena aveva assistito e partecipato ma, ben presto, smise di scervellarsi e se ne fece una ragione.

Tanto qui le sorprese non finiscono mai...



Quando spalancò la porta rossa dalla quale era entrata e scorse il viso familiare di Hugo, ebbe un tuffo al cuore.

Stava appoggiato con la schiena alla parete del corridoio opposta alla porta, accanto a Gripho, con le braccia incrociate al petto ed il capo rivolto al pavimento.

Non appena sentì la porta aprirsi, levò distrattamente lo sguardo, rimanendo a fissarla con una vaga espressione sorpresa dipinta sul viso quando se la ritrovò davanti.

-Prim...- bisbigliò, separandosi dal muro ed avvicinandosi a lei.

-Come è andata?- le chiese immediatamente Gripho, rendendosi improvvisamente conto della sua presenza.

-Bene- rispose brevemente. -Ad un certo punto è arrivata una donna e ci ha interrotti.-

-Sybilla Softwilight. E' passata proprio qui davanti.-

Prim tuffò gli occhi in quelli di Hugo.

-La conosci?- chiese.

-Tutti la conoscono- replicò impassibile il ragazzo. -Lei è la Strega Madre.-

-Strega Madre?- gli fece eco lei.

-Secoli fa, quando la caccia alle streghe ci aveva ormai ridotto in ginocchio, i nostri avi furono costretti a barattare la loro immortalità per ottenere una terra tutta loro in cui potessero vivere e continuare a prosperare in serenità. Venne creata una città nel nulla, Runadium.-

-Un baratto?- domandò Prim seguendo attentamente il racconto.

Hugo annuì.

-I sortilegi di livello superiore sono chiamati Incantesimi. Sono indistruttibili ed eterni, ragion per cui, per portarli a termine, non è sufficiente l'energia magica di un solo individuo e così deve intervenire un'energia terza, una fonte che conceda il potere necessario per portare a compimento il sortilegio. In cambio, l'energia che viene concessa richiede un prezzo che deve essere pari alla sua portata. Viene stipulato un Patto. Se si viene meno alle condizioni, solo in quel caso, l'Incantesimo si spezza e tutto torna alla normalità.-

-Il... sortilegio che mi salvò la vita...- balbettò Prim, mettendo lentamente insieme i pezzi del puzzle.

-Esatto- la fermò Hugo. -Era un Incantesimo.-

Ci fu una breve pausa di riflessione, poi il ragazzo riprese a spiegare.

-Le Streghe Madri in origine erano due: Sybilla e Morgana Softwilight. Esse erano le Garanti dei Patti, permettevano che gli Incantesimi si svolgessero regolarmente.-

-Una sorta di notai magici...- rifletté a voce alta Prim.

-Esattamente. Quando fu fondata Runadium, Morgana, insieme a tutte le altre streghe, fu costretta a barattare la sua immortalità per la vita eterna di Runadium. L'Incantesimo venne stipulato e da allora Sybilla rimane l'unica Strega Madre oltre che l'unica Garante dell'Incantesimo che diede vita alla città.-

-E' immortale- constatò Prim.

Hugo annuì ancora.

-Già.-

-Le streghe sono esseri complicati: se non capisci subito come funziona non farti troppi problemi, è normale!- esclamò ad un tratto Gripho, sorridendole amichevolmente.

Nel frattempo, anche Nebeus Dustwift aveva completato il tragitto per tornare "in superficie", ed ora stava salendo in fretta gli ultimi gradini con lo sguardo basso ed i pugni stretti lungo i fianchi.

Prim si voltò ad osservarlo mentre varcava la porta rossa, notando solo in quel momento che non fosse particolarmente alto.

Non li degnò neppure di uno sguardo e cercò di disperdersi immediatamente per i corridoi di Kleatine ma, mentre svoltava a sinistra evitandoli nel modo più completo, urtò inavvertitamente una delle spalle ampie di Gripho e fu costretto ad alzare il viso scoprendo i lineamenti delicati ed i grandi e furenti pozzi nero pece.

-Togliti di mezzo- gli intimò, guardandolo rabbiosamente dritto negli occhi.

Gripho rimase a fissarlo stupito per qualche istante.

-Scusa...- farfugliò mentre il ragazzo abbassava nuovamente la testa e li superava con un paio di ampie falcate.

-Chi è?- chiese Gripho non appena il ragazzo sparì alle sue spalle.

-Nebeus Dustwift- rispose Prim, cercando di imprimersi il suo nome nella mente. -Fa parte del Consiglio.-

-Mh.-

Per qualche istante i tre rimasero in silenzio impalati nel corridoio finché non sentirono alcune voci provenire dal fondo della scalinata, oltre la porta rossa che conduceva alla Sala dei Troni.

La seduta doveva essersi ufficialmente conclusa.

-Vado a cercare Pyper e Lucky- disse improvvisamente Gripho. -Ci vediamo dopo ragazzi!-

In un istante si dileguò e Prim rimase da sola con Hugo mentre le voci di poco prima si facevano sempre più vicine.

-Non mi piace- osservò ad un tratto Hugo.

-Cosa?- chiese Prim cascando dalle nuvole.

-Quel ragazzo, Nebeus.-

Prim guardò Hugo di sottecchi.

Aveva arricciato leggermente le labbra ed i suoi occhi cerulei erano puntati nel vuoto, verso il corridoio nel quale era sparito Gripho.

-E perché?- chiese.

-Perché è esattamente il tipo di Gripho. Ha sempre avuto un debole per i bei faccini dall'aria tormentata.-

Prim sgranò gli occhi, incredula.

-Tu sai che lui... sì, insomma, che è... gay?-

-Certo che lo so- le rispose secco il ragazzo voltandosi improvvisamente verso di lei. -E' il mio migliore amico, è ovvio che lo sappia.-

Prim annuì ma non disse nulla.

Le voci, ormai, li avevano raggiunti.

Uno per uno gli esponenti del Consiglio sfilarono di fronte a loro senza degnarli neppure di uno sguardo, preceduti da Hernest Featherstride che faceva strada.

Non appena aveva fatto capolino sulla soglia della porta rossa, il rettore di Kleatine aveva lanciato un'occhiata raggelante a suo figlio che lo redarguiva tacitamente e Hugo aveva chinato immediatamente il capo, inusualmente remissivo.

Quando Hugory Featherstride veniva rimproverato da suo padre, si trasformava in un'altra persona e la sua caratteristica spavalderia e sfacciataggine scompariva.

Prim osservò per qualche secondo la sua espressione contratta dopodiché tornò a guardare i consiglieri che comparivano uno per uno di fronte ai suoi occhi.

Per ultima, uscì Sybilla.

La donna, contrariamente agli altri, si fermò di fronte ai due ragazzi.

-Primrose Palegrove- la chiamò rivolgendole un sorriso allegro. -E così, finalmente, ho il piacere di conferire con te in privato. O quasi...- aggiunse lanciando un'occhiata veloce a Hugo.

-Veneranda Sybilla, mi perdoni. Vi libererò immediatamente della mia presenza indesiderata...- iniziò ma Sybilla lo bloccò con un gesto veloce della mano.

-Non preoccuparti caro, godere della compagnia di un bel ragazzo è sempre piacevole.-

Sybilla le fece l'occhiolino e Prim arrossì senza motivo.

-Dimmi, Prim, come stai?-

La ragazza gettò gli occhi in quelli di Sybilla, trovandovi un nero stranamente caldo e comprensivo, completamente diverso da quello di Nebeus.

Era la prima persona, da quando era arrivata, che le faceva quella domanda.

-Vuole che le dica la verità?- chiese.

-Se avessi voluto ascoltare una bugia te lo avrei detto- sorrise.

Elementare, Watson.

-E' da quando è iniziata tutta questa storia che desidero ardentemente non chiamarmi più Primrose Palegrove.-

Distolse lo sguardo vergognandosi immediatamente di aver pronunciato quelle parole di fronte a Sybilla e... a Hugo. Quel pensiero, quella segreta volontà la faceva sentire dannatamente immatura.

Quello non era il modo giusto di affrontare i problemi, lo sapeva, ma non poteva farci nulla.

-Non c'è sentenza che io possa condividere di più- rispose ad un tratto Sybilla, spiazzandola.

Prim tornò immediatamente a guardarla negli occhi.

-Ma vedi, se c'è qualcosa che ho imparato è che, purtroppo, non è il nostro nome a fare di noi ciò che siamo.-

Sybilla chiuse la porta rossa alle sue spalle e poi mosse qualche passo avanti, superandoli.

-Non ti basterà chiamarti Elisabetta per essere regina o Picasso per essere pittore- sospirò. -Non basterà, Primrose, che cambi nome per rinnegare la tua natura. Non è il tuo nome a fare di te ciò che sei, è la tua essenza a determinarlo.-

Volteggiò alle loro spalle ma nessuno dei due osò voltarsi.

-Non è curioso come gli umani, seppure non possiedano la magia, siano dotati di una sensibilità così intima e toccante? Di una tale perspicacia? Quel tragediografo, William Shakespeare, una volta scrisse: "Una rosa, con un altro nome, non avrebbe forse lo stesso profumo?"-

Prim sentì uno strano nodo stringersi all'altezza dello stomaco: aveva ragione.

-Siamo creature così strane...- continuò Sybilla, allontanandosi progressivamente da loro, attraverso il corridoio -desideriamo sempre ciò che non potremo mai avere. Forse è proprio questo che ci fa amare tanto disperatamente: il non avere altra scelta.-

Nessuno replicò.

Quella donna era in grado di provocare una strana sensazione in chi le stava intorno, qualcosa che sapeva sempre dove, come e quando colpire perfettamente nel segno.

-Arrivederci- disse.

Prim fece istintivamente un passo avanti, verso di lei, un secondo prima che svoltasse l'angolo e sparisse.

-La rivedrò?-

Sybilla sorrise.

-Certo, molto presto- rispose.

Poi sparì e Prim si ritrovò di nuovo sola in quel corridoio a chiedersi che profumo avesse la sua rosa.



ANGOLINO TUTTO NOSTRO:

Ciao ragazzi!

Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto. :)

Lo spazio autrice di oggi, invece di dedicarlo come al solito alle solite raccomandazioni (votate e commentate, bla bla bla) che da una parte, alle volte, mi sembrano anche un po' scortesi da fare, voglio utilizzarlo per dedicare questo capitolo ad una persona molto speciale per me, una persona che non c'è più e che mi manca molto, sempre.

Gli voglio dedicare queste righe insulse perché, ogni volta che leggo questa frase di Giulietta, me lo ricordo.

Scusate se vi ho intristito ahah!

Vi mando un bacione grosso, grosso, grosso ed un abbraccio forte.

A presto!

Sayami98.

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