23. Scheletri, sangue e polvere.
"Io mi vidi escluso dalla vita,
senza possibilità di rientrarvi."
Luigi Pirandello - Il fu Mattia Pascal.
Rideva. Rideva Isobel e Prim non capiva cosa ci trovasse di tanto divertente quando lei sentiva che il mondo le stava crollando addosso senza darle nemmeno il tempo di prendere l'ultimo respiro.
-Oh, andiamo, non fare quella faccia.- La Spada volteggiò fra le sue mani, diffondendo lame di luce sulla pietra intorno a lei. -Non sei contenta di avermi ritrovata?-
-T-tu...- balbettò, cercando di contenere i tremori che la stavano scuotendo da capo a piedi -tu sei un'assassina. Come potrei essere contenta?-
Le parole le rimanevano incastrate in mezzo all'esofago, mozzandole il respiro.
Isobel ciondolò la testa a destra e poi a sinistra, come un pupazzo di gomma. -Schizzinosa- sputò, arricciando il naso. -Non sai che i parenti non si scelgono?-
Prim non rispose. Si sentiva leggera, ubriaca e poco lucida.
Isobel scrollò i capelli castani con un gesto deciso, violento. -Oh, se solo avessi conosciuto mamma e papà! Ci volevano molto bene, sai?-
Prim strizzò gli occhi, cercando di trattenere la paura. -Tu...-
-Io li vendicherò- la interruppe bruscamente Isobel. -Abbatterò Runadium e costruirò un posto nuovo in cui vivere finalmente la vita che avremmo sempre meritato.-
Una goccia di sudore gelido le scivolò giù per la schiena.
-Questa è una follia.-
-Questa è giustizia- replicò risoluta Isobel, senza fare neppure una piega. -Le streghe devono pagare per ciò che hanno fatto ai nostri genitori.-
Si interruppe improvvisamente, portandosi un dito alle labbra come sovrappensiero. -Hai letto anche tu il diario, quindi dovresti sapere come sono morti.-
Prim trasalì.
-Bene- assentì la donna. -Non trovi che i responsabili meritino di pagare per quello che hanno commesso?-
Prim esitò per alcuni istanti, cercando da qualche parte dentro di sé la forza per rispondere. Gli occhi blu di Isobel, piantati nei suoi come paletti di ferro, la terrorizzavano. Riusciva a leggerci dentro la rabbia, il sadismo, la follia.
-Ucciderli non risolverà le cose- soffiò, stringendo forte i pugni.
Isobel ridacchiò, note dure contro i suoi timpani. -Oh sì, invece- rispose. -Sai cosa successe quella notte?-
Prim non emise neppure un fiato, si limitò a spalancare la bocca come se non riuscisse a respirare.
Ogni tassello della sua vita stava cadendo in pezzi ai suoi piedi. Di nuovo.
Isobel artigliò più forte la Spada fra le dita affusolate. -Sirii riuscì a fuggire insieme a noi poco prima che tutta la casa andasse a fuoco. Siamo corse via attraverso la foresta nella speranza di nasconderci ma Crator Sageblaze ed Iwalhd Moonflare ci inseguirono. E tu piangevi, Prim, piangevi così tanto...- gli occhi di Isobel si persero per qualche istante in una cappa di ricordi dolorosi. Prim notò che le tremavano le mani e per la prima volta comprese quanto in realtà fosse umana. E sola.
-Sirii pensò che fosse meglio dividerci per far perdere le nostre tracce e poi anche lei... è morta.-
La donna la guardò, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi lugubri. -Hai idea di cosa significhi, Prim, vivere con la consapevolezza di essere rimasta sola al mondo? Con il terrore di essere trovata ed ammazzata come una bestia, senza pietà? Ho passato talmente tanto tempo a cercare una risposta al perché fosse successo proprio a me che mi è sembrato di impazzire.-
Prim sentì il cuore salirle in gola ed accelerare i battiti. Gli occhi di Isobel schizzavano da una parte all'altra della stanza, senza sosta, senza ordine.
-Forse sono davvero impazzita, ma che importanza ha, ormai?-
Il suo corpo fu percorso da uno spasmo di repulsione nel momento esatto in cui Isobel si avvicinò a lei e le sfiorò una ciocca di capelli con la mano libera.
Avrebbe voluto piangere, gridare, scappare via, dissolversi in una nuvola di fumo, ma non accadde niente di tutto questo. Rimase immobile a fissare il viso della donna che si proclamava sangue del suo sangue.
Non riusciva più nemmeno a tremare.
-Tu sei mia sorella- decretò Isobel con una calma imperante, che non lasciava spazio ad alcuna obiezione. -È giunto il momento che io e te torniamo a reclamare il posto che ci spetta di diritto.-
Si interruppe solo per un secondo, il tempo necessario a sguainare da una delle fodere appese alla cintura una sciabola leggera, simile ad uno stiletto. Gliela porse dalla parte dell'elsa, tenendola per la lama. Prim avrebbe potuto afferrarla e trapassarla da parte a parte, ma non si mosse.
-Unisciti a me- sibilò Isobel. Si chinò accanto al suo orecchio lentamente, il corpo sempre più vicino alla punta dell'arma che le stava porgendo. Sarebbe bastato così poco a trafiggerla, eppure...
-Potremmo schiacciarli, Prim, se solo mettessimo insieme le forze- la voce di Isobel era metallo grattato su vetro, aria secca e polverosa.
Prim si sentiva scivolare a tratti in uno stato di trance, a metà fra la coscienza e l'incoscienza.
Sentì una voce ansante che urlava in fondo alla sala, disperata, arrabbiata. -Uccidila, Prim! Uccidila!-
Ailore.
Prim lo cercò con gli occhi ma Isobel si voltò di scatto, schioccò le dita, ed il ragazzo crollò a terra, gridando come un ossesso. Poi tacque e si tirò carponi, raschiando con i gomiti sul fondo della cella. Tutti gli altri giacevano quasi immobili. Isobel doveva aver usato uno dei suoi trucchi.
Prim si sbilanciò in avanti, e, da un momento all'altro, la lama della sciabola finì puntata contro il suo stesso petto. Non l'aveva neanche vista arrivare.
Si immobilizzò, digrignando i denti. Sentiva la gola secca come il deserto. -Smettila!- ordinò, cercando di allontanare il proprio corpo da quello di Isobel. -Nostra madre non avrebbe mai voluto un simile eccidio.-
Isobel scattò improvvisamente indietro, guardandola come fosse stata un'aliena. Lasciò cadere la sciabola a terra ed il rombo sordo del metallo che cozzava contro la pietra le perforò il cervello.
-Nostra madre?- ripeté, quasi schifata. -Nostra madre è morta, Prim. Per mano loro- alzò un braccio ed indicò il corpo esanime di Euphenia, riverso in terra.
Prim sentì una scossa elettrica attraversarla da capo a piedi e qualcosa, dentro di lei, esplose come una bomba.
-Si tratta della sua volontà!- esclamò improvvisamente, contraendo i muscoli.
-Si tratta della loro vita!- replicò l'altra, lanciandole uno sguardo traboccante di una rabbia cieca, malata. -Li hanno ammazzati senza farsi venire alcun rimorso di coscienza, perché dovrei avere pietà di loro? Non ricordi nemmeno la luce che aveva negli occhi nostra madre quando ci ha lasciate con Sirii. Io sì, io me lo ricordo.-
Prim cercò nell'espressione della donna che aveva davanti anche il più insignificante cenno di insicurezza, un dettaglio, una piccolezza. Desiderò disperatamente scorgerlo fra quei lineamenti tanto simili a quelli di suo padre, ma non trovò niente.
Isobel faceva sul serio. E lo faceva per vendicare un delitto talmente sporco e doloroso da essere imperdonabile.
"Legittimiamo talmente tante atrocità che ormai non ci facciamo neanche più caso."
Tuttavia, i suoi propositi erano altrettanto imperdonabili. Ma non era troppo tardi, non ancora.
-Possiamo cambiare le cose, Vivian- disse, calcando la mano su quel nome che aveva creduto perso per sempre. -Possiamo mettere tutto a posto, ma non così. Non versando altro sangue.-
Isobel ridacchiò in modo sinistro, come se Prim le avesse appena raccontato una bella barzelletta. -Oh, purtroppo sono sempre stata una convinta sostenitrice della legge del taglione.-
Prim sentì un'ondata di fastidio sconvolgerle lo stomaco. -Tutto questo non coinvolge solo il Consiglio! Tu hai ucciso degli innocenti! Jemma non c'entrava nulla con la tua... folle vendetta personale!-
-Folle vendetta personale?!- le fece eco Isobel, lo sguardo allagato di furia. Strinse la Spada, la sollevò, Prim pensò per un istante che l'avrebbe infilzata. Ma non lo fece. -Hanno ucciso anche i tuoi genitori, Primrose. Per colpa loro, una bambina di soli dieci anni si è ritrovata sola al mondo ed è stata costretta a nascondersi giorno dopo giorno, per non essere uccisa. Questo ti sembra giusto?- domandò, la voce che trasudava un astio radicato talmente a fondo da essere letale.
-Questo ti sembra innocente?-
Prim non rispose, continuando a guardarla fissa negli occhi. Le mani le tremavano, ma non si sarebbe mossa dalle sue posizioni. Doveva fare ciò che era giusto ed i piani di Isobel non prevedevano giustizia, ma pura, semplice, elementare vendetta.
La donna sorrise, ma lei non ricambiò. -Guardati, Prim. Sei mia sorella. Potresti essere l'unica eccezione alla regola, se solo volessi. Potremmo salvarci, io e te, essere finalmente felici.-
Prim scosse la testa. -No,- rispose risoluta, chiedendosi da dove venisse tutto quel coraggio -non sei migliore di loro.-
Passarono istanti di silenzio pesante, di parole non dette, di rimpianti grigi come il piombo. Prim osservò attentamente la donna che aveva di fronte, cercando di imprimersi la sua immagine nella mente. Si assomigliavano nel modo che avevano di muoversi, di sorridere, di guardare, nel colore dei capelli e nel taglio degli occhi.
Una parte di Isobel sarebbe stata per sempre parte di lei. Ed una parte di lei avrebbe per sempre fatto parte di Isobel. Stessa carne, stesso sangue.
Sorelle.
La donna non si scompose più di tanto. Fece spallucce con nonchalance, come se se lo fosse aspettato, poi sorrise, sardonica. -Sei stupida, sorellina. Ed è per questo che morirai. Per non aver saputo scegliere la parte giusta da cui stare.-
La Spada luccicò sotto la luce azzurra delle fiaccole. Isobel mosse un passo nella sua direzione ed allora la paura la avvolse completamente, correndole sulla pelle a spesse ondate.
Prese un respiro, si accucciò, afferrò la sciabola che era rimasta ai suoi piedi e si spostò rapidamente verso il centro della stanza, dove Sybilla giaceva in mezzo al pentacolo circondato dalle torce.
-Non avvicinarti- le intimò, puntando la sciabola dritta di fronte a sé. Tremava come una foglia al vento.
Isobel spalancò improvvisamente le braccia, scoprendo il petto mentre continuava ad avvicinarsi a lei con una lentezza esasperante.
-Fallo,- sibilò -uccidimi. Ma scommetto che non ne hai il coraggio, non è vero?-
Mosse un altro passo nella sua direzione e Prim vide chiaramente un tremito che le attraversava le mani, talmente forte da rendere la sua stretta intorno all'elsa della sciabola quasi inesistente.
Il sorriso di Isobel si allargò progressivamente fino a trasfigurarla completamente.
Paura.
Ogni respiro le rimaneva intrappolato in mezzo al petto, ogni battito cardiaco rallentava. Sentiva freddo.
-Che peccato, non trovi?- soffiò ancora, avvicinandosi sempre di più. -Rifletti: tutto il mondo magico odia questi luridi assassini e tu sei ancora convinta che non occorra punirli con altrettanta violenza? Nostro padre, Prim, era un grand'uomo ma si sbagliava su una cosa: per governare bisogna essere forti. Non importa quanto belle siano le parole che pronunci o quanto alti siano i tuoi ideali. La paura vince, il rispetto soccombe. E per dimostrarlo al mondo devo ucciderti. Perché sappiano che indipendentemente da chi mi trovo di fronte, chi è contro di me sarà spazzato via.-
Alzò di nuovo la Spada e la fece volteggiare un'altra volta. Sembrava una specie di tic nervoso. -Sai cosa vuol dire essere una Strega Nera?- domandò, testando con un dito il filo della lama. Una corposa goccia rossa le colorò la punta dell'indice e lei se la portò alla bocca, come la più prelibata vivanda.
-Morirai presto,- gracchiò Prim, la voce che le raschiava contro la gola sfaldandole le corde vocali -e morirai sola. La magia nera ti consumerà, le Piaghe del Prezzo si espanderanno su tutto il tuo corpo fino ad ucciderti. Sei davvero disposta a tutto questo?-
Sentiva le gambe molli e la testa piena e gonfia come un palloncino.
-L'odio non prova pena per nessuno- rispose semplicemente Isobel, ad una decina di centimetri da lei. -Io morirò presto, ma voi morirete molto prima di me.-
Ormai le era addosso. Prim sentì la mano di Isobel che si stringeva intorno alla lama della sciabola, la Spada puntata sotto al mento, i nervi tesi, pronti a scattare.
Ma Isobel lo sapeva, sapeva così bene che non avrebbe opposto alcuna resistenza. Non avrebbe mai avuto il coraggio di ucciderla.
Sentì un insulto salirle in gola e spingere prepotentemente per uscire, ma si impose di non parlare.
Isobel strinse di più la presa intorno alla sciabola. Gocce di sangue rosso scuro scivolarono giù per la lama, fino ad imbrattare le sue scarpe di tela rovinate.
La donna esalò lentamente le parole ad un soffio da lei: -Ultima offerta: fai la scelta giusta o muori.-
E, improvvisamente, come il sole che spacca a metà la tempesta, la porta alle loro spalle si spalancò ed una figura esile e decisa fece il suo ingresso stringendo fra le mani una spada d'argento finissimo.
Non appena la vide, il cuore di Prim smise definitivamente di battere ed una paura nuova, ravvivata e tremendamente apprensiva prese possesso di lei.
Fidelia avanzava a passo spedito. Indossava solo una canottiera leggera di cotone ed un paio di pantaloni impiastrati di terra.
Aveva i capelli castano chiaro in disordine, gli occhi fieri e temerari, indomiti.
-Fid!- urlò Prim, divincolandosi mentre Isobel la afferrava saldamente per un braccio e la strattonava fino a piegarla a terra. Aveva una forza spaventosa. -Scappa!-
La sua tutrice, però, non sembrò nemmeno sentirla. -Credevi veramente che avresti potuto farmela sotto a naso e che non mi sarei accorta di nulla? Sul serio, Prim?- disse, puntando in avanti l'altra mano. Aveva le punte delle dita luminose come torce elettriche.
-Quando tutto questo sarà finito, dubito che ti lascerò uscire di casa prima degli ottant'anni!-
-Ti ucciderà!- strillò la ragazza, continuando a dibattersi senza tregua, schiacciata sotto il piede che Isobel le aveva piantato sulla schiena. La sciabola le era scivolata sotto all'addome, in mezzo alle gambe.
-Questo è tutto da vedere- replicò Fidelia, fermandosi di fronte a lei.
L'espressione di Isobel si fece sprezzante. -E tu chi saresti?-
-Quella che è venuta a darti una bella lezione per tutti i casini che hai combinato.-
Isobel si profuse in una profonda riverenza. -Accomodati pure.-
Si trattò di una manciata di istanti.
La Spada stretta nella mano destra di Isobel si scontrò prepotentemente contro quella sottile ed argentea di Fidelia e le due si ritrovarono avviluppate in un turbinio di scintille, parole incomprensibili urlate all'aria e clangore di armi.
Prim si tirò in piedi con difficoltà, sentendo ancora il peso dello scarpone di Isobel schiacciato contro il busto, in mezzo alle scapole.
Si guardò intorno, attonita di fronte a quello scontro assordante di metallo ed esplosioni colorate, simili ad uno spettacolo di fuochi d'artificio.
Si riscosse e corse alle gabbie, stringendo forte la sciabola.
Raggiunse la gabbia nella quale erano rinchiusi Gripho ed Ailore, cercando furiosamente con gli occhi la serratura.
Il corpo di Euphenia giaceva gelido accanto a lei, la mano di Lucky ancora stretta alla sua.
Prim gettò un'occhiata veloce ai ragazzi. Erano immobili, gli occhi chiusi come se dormissero. Sembravano statue di porcellana.
Si chiese che cosa avesse fatto loro Isobel per immobilizzarli in quel modo e, vedendo lo spasmo delle dita di Ailore che cercava di liberarsi dal sortilegio, capì che si trattasse di qualcosa di passeggero.
Alla fine, mentre alle sue spalle i colpi si moltiplicavano riempiendo la stanza di cigolii acuti, trovò il lucchetto.
Si allontanò di qualche passo e tirò una sciabolata secca sopra al metallo scuro.
La serratura saltò in un colpo solo e le inferriate si aprirono lentamente davanti a lei.
Gli occhi castani di Ailore si sollevarono, ma l'espressione apatica sul suo viso rimase esattamente quella che era.
-Ailore!- gridò Prim, entrando di prepotenza nella gabbia. Lo afferrò per le braccia e lo trascinò fuori, stendendolo a terra. Ansimava.
-Ailore, ti prego, riprenditi!- gridò ancora, scuotendolo leggermente.
Notò che stesse ricominciando a muovere la bocca e le gambe. Il sortilegio si stava sgretolando.
Fece per rientrare nella gabbia diretta verso Gripho ma improvvisamente sentì pelle gelida stringersi intorno al suo collo e tirarla indietro. Perse l'equilibrio e cadde di spalle, sbattendo la schiena e la testa contro la pietra dura del pavimento.
Rimase intontita dalla botta per una manciata di istanti, poi, aprendo gli occhi, vide la sagoma serpentina di Isobel che si ergeva in tutta la sua terrificante mole sopra di lei, la Spada alzata proprio in corrispondenza della sua testa.
Una mossa ed avrebbe potuto spaccarle il cranio.
Prim prese a respirare convulsamente, cercando di rotolare di fianco il più velocemente possibile, ma non fu abbastanza: Isobel la bloccò piantandole uno stivale laccato di nero accanto alla testa.
-Che pensi di fare, sorellina?- domandò, un sorrisetto sadico ad incrinarle lo sguardo.
Prim non ebbe il tempo di rispondere. Sentì un urlo sordo piombarle addosso, poi vide Isobel che si volatilizzava all'indietro, come fosse stata risucchiata da un buco nero.
Si alzò nuovamente in piedi e, voltandosi, si accorse che Fidelia aveva ripreso a lottare contro la donna con ogni mezzo che avesse a disposizione.
Erano un continuo schivare ed affondare, una lotta senza fine.
Fidelia era forte, molto di più di quanto non avesse immaginato, ma non era abbastanza.
Con una mossa secca, più decisa delle altre, Isobel l'afferrò per la spalla, l'attaccò al muro e con un calcio deciso le fece cadere di mano la spada d'argento.
Prim la vide sussurrare qualcosa all'orecchio di Fidelia e ridere di gusto prima di sollevare la propria arma, pronta a colpire.
La ragazza non ci pensò neppure.
Si buttò in avanti, su Isobel, con quanta forza aveva in corpo ed un secondo dopo sentì le ossa che si sbriciolavano contro la dura pietra e qualcosa di affilato che le affondava superficialmente nella carne del braccio.
-Tu!- gridò Isobel, rotolando insieme a lei a terra.
Quando riaprì gli occhi, si ritrovò schiacciata sotto di lei, intrappolata in mezzo alle sue ginocchia. La Spada di nuovo dritta in bilico, questa volta sul suo cuore.
Guardò Isobel per un istante ed in quel momento capì che non scherzava.
L'avrebbe uccisa. L'avrebbe fatto veramente.
O con me o con nessun altro.
Non aveva più scampo, aveva rifiutato ogni possibilità. Non se ne pentiva.
Pensò a tutto quello che era successo e credette, per la prima volta, profondamente, intensamente, di non rimpiangere nulla.
Aveva lottato, aveva sofferto, aveva saputo, aveva odiato e poi aveva amato. Aveva avuto la possibilità di scegliere e lo aveva fatto.
Chiuse gli occhi, strinse i denti, prese l'ultimo respiro.
Vita breve ma intensa. Pensò.
Percepì il guizzo dei muscoli di Isobel, il peso della Spada che veniva improvvisamente abbandonato su di lei, immaginò il dolore, l'odore dolciastro del sangue, il rumore delle ossa che si frantumavano... poi un grido acuto, talmente stridulo da indurla a pensare che fosse stata lei stessa ad urlare.
E lo sentì.
Sentì il rumore della lama che affondava nella carne, il silenzio sconcertante ed asfissiato della morte ed un peso pressante, abbandonato improvvisamente sul suo corpo. Non c'era traccia del dolore.
Le servì una manciata di secondi per capire.
Spalancò gli occhi e la vide, stesa su di lei, le dita conficcate nella sua spalla, gli occhi castani alzati, rivolti ai suoi.
Prim aprì bocca, sentì un grido salirle su per l'esofago fino a strozzarla, ma non riuscì ad emettere nemmeno un fiato.
La Spada si era conficcata sotto alla sua spalla sinistra, sentiva la punta graffiarle il petto, dall'altra parte.
Isobel si era immobilizzata.
Prim tenne gli occhi fissi in quelli di Fidelia per un tempo che le sembrò un'eternità passata ad annegare in un mare di disperazione.
No. Pensò. No. No. No.
Fidelia l'aveva salvata.
-Fid...- trovò la forza di sussurrare e la donna sorrise, abbandonando la testa su di lei.
La pelle, sulla fronte, era imperlata di sudore. Prim sentiva un liquido caldo bagnarle i vestiti.
Fidelia mimò qualcosa con le labbra, mentre chiudeva gli occhi. Il suo corpo era scosso dai tremori, il respiro l'abbandonava per l'ultima volta.
Ti. Voglio. Bene.
-NO!- gridò, fino a distruggersi la gola, a perdere l'udito, la percezione dello spazio e del tempo, il respiro. Sentì chiaramente una parte di lei che moriva insieme a Fidelia Treefall, la sorella che si era fatta trafiggere in mezzo al cuore per salvarla.
Pensò, ripiegandosi su se stessa, bruciata e sfaldata come la carta, che di lei le sarebbe mancata ogni cosa.
La sua bellezza disarmante, le chiacchierate la sera, stese sul divano di fronte al camino, la sua completa incapacità di cucinare e la sua allegria contagiosa.
Dormire nel lettone, farsi belle per una sera di gala, il post-it verde e rosa con il quale le augurava il buon giorno.
Fidelia era morta. E nessuno gliela avrebbe ridata indietro.
Con un ultimo, incurante gesto, Isobel estrasse la Spada coperta di sangue e si rialzò in piedi con calma, come se la cosa non l'avesse riguardata affatto.
Come se non fosse stata colpa sua.
La vista le si appannò e le lacrime le ricoprirono il viso. Lentamente, si tirò seduta mentre la testa inerme di Fidelia le scivolava in grembo, i capelli sparsi ed il viso rivolto verso il basso.
Prim si chinò su di lei e la strinse forte, pregando un Dio di cui non poteva nemmeno affermare l'esistenza, urlandogli che quello era il momento buono per fare un miracolo.
I suoi singhiozzi rimbalzavano sulla pietra spoglia senza rimandarle alcuna risposta, il sangue continuava a sgorgare copioso imbrattandole i vestiti, le mani, i capelli.
Faceva male al punto tale da toglierle il respiro, da occluderle i pensieri.
Era morta.
Fidelia era morta.
Sentì su di sé lo sguardo indifferente, forse soddisfatto di Isobel.
E la odiò. La odiò come non aveva mai odiato in vita sua, di un odio smisurato, velenoso, corrosivo.
La odiò e desiderò ucciderla come lei aveva ucciso Fidelia. Con le sue stesse mani.
Sangue del mio sangue.
Alzò lentamente la testa e la guardò, la vista ancora sfocata dalle lacrime.
Isobel l'osservava senza l'ombra del benché minimo rammarico.
-L'hai uccisa...- esalò, mentre un'ondata di nausea la investiva in pieno.
-Si è messa in mezzo- rispose l'altra, come fosse stata una scusa.
-Tu l'hai uccisa! Mia sorella...-
Prim vide il colorito di Isobel diventare improvvisamente di un profondo rosso emaciato, gli occhi talmente grandi e splendenti che pensò che di lì a poco le sarebbero esplosi come palloncini.
-IO!- gridò, fuori di sé. -IO SONO TUA SORELLA!-
-NO!- replicò Prim gridando sopra la voce aspra di Isobel. -Tu sei un mostro. Ed io non ti perdonerò mai per quello che hai fatto!-
Le sue parole suonarono dure e taglienti come rasoi, nonostante i singhiozzi le mangiassero il respiro.
Prim vide gli occhi di Isobel oscurarsi per un istante, la sua espressione percorsa da un'ombra di esitazione tale da sconvolgerla completamente.
Ma fu solo un attimo e, il secondo dopo, Isobel era tornata la stessa di sempre. Sorrise in modo perverso, arretrando verso le gabbie.
-Oh, ma davvero?- chiese divertita. -Ci sono molte cose per le quali temo che non potrai mai perdonarmi, Prim.-
Le sue labbra si contrassero tra loro emettendo un fischio acuto e prolungato, dopodiché, nella parete alla sua sinistra, si aprì improvvisamente una porticina nascosta dai mattoni.
Prim distinse chiaramente un'andatura spedita che si avvicinava.
-Per questo potrai mai perdonarmi?- domandò Isobel, avvicinandosi alla porta.
Nella stanza fece il suo ingresso una figura elegante e slanciata.
Non appena i suoi occhi si posarono su di lui, Prim sentì le sue speranze che crollavano definitivamente in mille pezzi.
I capelli castani gli ricadevano ordinatamente intorno a viso, i vestiti, incrostati di sangue, gli aderivano al corpo in modo casualmente perfetto, come sempre. Aveva la pelle pallida come la luna, l'espressione tirata ed impassibile. Ed i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi azzurro sporco, si erano trasformati in due pozzi vuoti e spenti.
La guardò, ma fu come essere trasparente.
-Hugo...- sospirò Prim.
Isobel gli si avvicinò. Ancorò una mano al colletto della sua camicia e lo tirò a sé, lasciandogli un bacio leggero sulle labbra.
Hugo rimase immobile, senza dire neppure una parola.
Prim si sentì trafitta da miliardi di coltelli, mangiucchiata da piccoli tarli che le stavano lentamente corrodendo l'anima.
Avresti dovuto lasciarmi morire. Pensò, mentre si stringeva di più a Fidelia, distrutta dal dolore. Era troppo da sopportare.
-Che gli hai fatto?- soffiò, mentre le lacrime tornavano a scavarle il viso come becchi d'acciaio.
Isobel sorrise, compiaciuta. -Tu fai parte della nona stirpe, Prim, ma io sono una Palegrove, e come tale...-
La stirpe del Dominio dei cuori e delle volontà.
-Lo hai asservito al tuo volere...- sussurrò la ragazza mentre sentiva quintali di rocce crollarle sulle spalle.
Isobel ghignò. -Gli ho solo dato quello che voleva. Giochiamo a carte scoperte da adesso. Dunque, qual era la prossima mossa? Oh, giusto,- commentò, sempre più raggiante -uccidere la Strega Madre.-
Prima che avesse anche solo il tempo di accorgersene, Prim era scattata in piedi e si era precipitata verso Isobel, decisa ad ucciderla.
Ma, un secondo dopo, si ritrovò a sbattere contro qualcosa, una coltre invisibile che le impediva di avanzare oltre.
Un muro.
-Togli questo affare!- gridò, fuori di sé. -Non avvicinarti a lei!-
Il dolore cresceva, alimentava la rabbia, la frustrazione, l'odio.
Voglio ucciderla. Pensava. Voglio ucciderla.
Isobel ridacchiò, sinceramente divertita dalla situazione.
-Oh, come vuoi...- sibilò, muovendo qualche passo indietro. -Hugo, vuoi avere tu l'onore?-
Il ragazzo avanzò lentamente e, con una mossa decisa, afferrò la Spada che Isobel gli stava porgendo.
-No!- urlò ancora una volta Prim, sbattendo i pugni contro la parete invisibile. -No, Hugo, non darle ascolto! Non farlo!-
Ma, un secondo prima che il ragazzo potesse calare la lama sul corpo inerme di Sybilla... fu spinto via da un paio di braccia forti e sicure.
Ailore era riuscito a riacquistare il controllo del proprio corpo ed era schizzato in avanti, fermando Hugo prima che fosse troppo tardi.
Un secondo dopo, Hugo gli era piombato addosso.
I due iniziarono a scontrarsi come tigri inferocite.
La Spada, fra le mani di Hugo, saettava da una parte e dall'altra mentre Ailore cercava di difendersi come meglio poteva.
Ad un tratto, si abbassò per terra, afferrò la spada d'argento che era stata di Fidelia, e scattò in avanti con un affondo verticale che però non sortì l'effetto sperato: Hugo era fin troppo agile e veloce.
Si spostò di lato e gli assestò un calcio in pieno stomaco tanto forte da farlo crollare a terra, piegato in due.
Prim urlò di nuovo. -Smettila, Hugo!-
Isobel si avvicinò a lei, guardandola attraverso la superficie trasparente del muro. Prim avrebbe voluto allungare una mano e prenderla a schiaffi.
-Guarda!- disse, indicandole lo spettacolo terribile di quei due ragazzi che continuavano a scontrarsi senza sosta. Prima o poi, uno dei due sarebbe morto.
Ailore sembrava essere sul punto di svenire.
-Guardali mentre si distruggono a vicenda...-
-Basta!- strillò ancora, tirando l'ennesimo pugno al muro.
Le sue ginocchia cedettero improvvisamente e lei crollò a terra, sopraffatta dalla stanchezza, dalla frustrazione e dal dolore.
Tutto il suo mondo era svanito, ingoiato dalla morte di Fidelia, dal tradimento di Hugo e dalle parole crudeli di Isobel.
Prim stava morendo dentro, affossata da tutta quella situazione. E non ce l'avrebbe fatta a rialzarsi in piedi, non quella volta.
Era finita.
Sentì improvvisamente la terra tremare sotto le sue gambe e si convinse che si trattasse dell'effetto che faceva la sconfitta.
La lotta tra Hugo ed Ailore sembrava infinita, la risata stridula di Isobel le perforava i timpani, e, intorno a lei, tutto iniziava a girare.
Sentì uno schianto sordo, come di metallo che cade.
Ailore era stato disarmato.
Prim sollevò il capo il tanto che bastò per guardare per l'ultima volta il ragazzo. I capelli biondi gli ricadevano a ciocche irregolari e disordinate sulla fronte, il corpo era accartocciato in una posizione sofferente.
Ma i suoi occhi non avevano paura. Ailore Craigbright non temeva la morte.
Hugo avanzò ancora, pronto ad infliggergli il colpo di grazia.
Gli puntò la Spada sotto alla spalla sinistra, sul punto esatto sotto al quale si trovava il cuore.
Passarono secondi interminabili, momenti durante i quali Prim pregò perché si fermasse, perché capisse ciò che stava per compiere in tempo, ma poi un nuovo rombo scrosciante ruppe l'aria e l'entrata principale si spalancò, alle sue spalle.
Prim vedeva il mondo vibrare e traballare tutt'intorno, figure sfocate che si riversavano nella sala pronunciando parole incomprensibili e terrificanti.
Si voltò, vide Nebeus, Prodel, Crator, Terragon e dietro di loro un numero imprecisato di streghe che continuavano ad urlare e ad invadere la stanza.
Allora capì: erano venuti a salvarli.
Opalina avanzò, gridò un solo, sconosciuto sintagma e Prim sentì qualcosa esplodere, come il rumore di un bicchiere di cristallo che va in frantumi.
La risata di Isobel graffiò l'aria, mentre Hugo abbandonava Ailore, costretto a fronteggiare ben altri avversari.
Prim vide solo le gabbie in fondo alla stanza che sparivano nel nulla, come carbonizzate, la macchia bianca del corpo di Sybilla che veniva trascinata fuori e qualcuno che portava via tutti gli altri.
Sentì un grido, uno solo: -Isobel Pridemourn non finisce qui!-
Non era finita. Non sarebbe mai finita.
La terra continuava a tremare sempre più forte.
Sentì improvvisamente un paio di mani grandi che l'afferravano per le spalle e la tiravano indietro e si voltò.
Ailore.
Si era liberato dalla stretta ferrea di altri due uomini e ora stava cercando di tirarla via da lì, sebbene si reggesse a malapena in piedi.
Prim si lasciò tirare per qualche metro, poi, realizzando che cosa stesse succedendo, inchiodò di botto, cercando di tornare indietro.
Hugo rimaneva in fondo alla stanza insieme ad Isobel, il corpo di Fidelia era rimasto abbandonato a terra. Un paio di fiaccole caddero dalle parteti, alcune pietre rotolarono giù dal soffitto.
Il castello di Atlante stava crollando.
-Prim, dobbiamo andare!- le urlò Ailore, tirandola ancora per le braccia. -Sta per crollare!-
-No!- rispose lei, dibattendosi violentemente per liberarsi dalla stretta ferrea del ragazzo. -Fidelia! Hugo!-
Le lacrime le appannarono di nuovo gli occhi, il cuore le batteva così forte nel petto da fare male.
-Ti prego,- urlò, con quanto fiato aveva in gola -Lasciami andare!-
Ma era troppo tardi.
Con un ultimo strattone, si ritrovò fuori dalla sala, le porte di ferro battuto che si richiudevano davanti ai suoi occhi come per magia.
L'ultima cosa che vide furono le sagome di Hugo e Isobel che si dissolvevano nell'aria come fumo e poi il cadavere di Fidelia che rimaneva chiuso nel castello.
E, in quel momento, ne ebbe la piena consapevolezza, mentre si voltava, stringeva forte la mano di Ailore e cominciava a correre a perdifiato verso l'uscita. In quel momento lo seppe e qualcosa, dentro di lei, si ruppe definitivamente, colpendola come un pugno in pieno stomaco.
Era perduto.
Tutto quello che aveva lasciato indietro, tutto quello che aveva amato e desiderato, ogni colpa e ogni promessa. Ormai era tutto perduto.
Per sempre.
ANGOLINO TUTTO NOSTRO:
Ciao ragazzi! Come state?
Indovinate un po'?
Eh sì, questo era l'ultimo capitolo di "Runadium - La città delle streghe", il prossimo sarà l'epilogo.
Intanto, ci tengo a dedicare questo capitolo alla dolcissima Rosalie_TheDarkLady che non solo ha scritto una recensione di questo libruncolo nella sua raccolta, ma ha scritto anche "Daemonical Love" che, ve lo assicuro, è la nuova droga del secolo. Quindi, se volete leggere qualcosa di veramente ben scritto e FIGHISSIMO io vi consiglio di correre ad dare una sbirciata tra le pagine di questo paranormal *___*.
Come al solito, e più del solito visto che siamo all'ultimo capitolo, ci tengo a ringraziare tutti quelli che hanno votato, commentato o anche quelli che hanno solo visualizzato.
Dopo ventitré capitoli posso dire di aver fatto un'esperienza bellissima che, sinceramente, non credevo nemmeno avrei portato a termine. Ho incontrato persone fantastiche, ho scherzato con commentatori che mi hanno fatto sbellicare, mi sono emozionata per le visualizzazioni che crescevano pian piano e per quei lettori che, ogni volta, mi hanno lasciato una stellina pensando di passare inosservati. E invece no. Io lo so chi siete. E vi ringrazio veramente, veramente tanto per tutto quello che avete fatto per me.
Anzi, per noi.
Perché, ammettiamolo, Runadium è anche un po' vostra. Senza il vostro supporto non sarei mai arrivata tanto lontano: 998 stelline, 9560 visualizzazioni e 1960 commenti.
La scorsa settimana siamo stati #27 in classifica.
C'eravamo tutti insieme su quel podio, inneggiavamo ai Gripheus e al bello di Wattpad XD.
Perché, anche se c'è tanto di brutto, c'è anche tanto di bello (come tutti voi ad esempio u.u).
Bene, dopo questo poema mi dileguo, spero di non avervi disturbato.
Vi voglio veramente tanto bene.
Un bacio.
Sayami98.
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