21. Nell'antro della Strega.

"Salve, o Selene dal lucente trono,

e salute anche a voi, stelle, che siete

compagne al carro della dolce Notte."

Teocrito – L'Incantatrice.


-Crator chiede se siamo arrivati- comunicò Lucky impassibile, strusciando ancora svogliatamente i piedi avanti sull'erba.

Si stava facendo buio: avevano passato quasi due ore a camminare senza nemmeno una sosta per riprendere fiato. Il cielo si era tinto di arancio e di blu.

Non era stato difficile convincere il Consiglio a lasciare che gli altri l'accompagnassero, l'unico che aveva opposto resistenza sulle prime era stato Prodel, ma Hugo aveva liquidato il discorso giurandogli che sarebbero tornati prima dell'alba successiva.

Bugiardo. Aveva pensato Prim, ma non l'aveva detto.

Fra le fronde degli alberi soffiava un venticello pungente. Prim non lo sentiva, pensava solo a come fare ad intrufolarsi in un castello probabilmente fortificato e a come trovare Ailore e Sybilla, liberarli e poi scappare senza farsi notare.

Ora che ci pensava, era una follia. L'unica garanzia che avevano era il contatto mentale che i gemelli stavano mantenendo con il Consiglio: non appena si fosse interrotto, le streghe sarebbero tempestivamente intervenute.

Gripho inchiodò davanti a tutti e si voltò di scatto con un'espressione stizzita stampata sul viso. -Beh, puoi dire a Crator che dovrebbe andare a farsi...-

Hugo avanzò e posò una mano sulla sua spalla, stringendola forte.

-Hey,- disse, guardandolo dritto negli occhi –calmati, è tutto okay.-

Gripho gli lanciò un'occhiata incerta, poi sospirò e si passò una mano fra i capelli biondi. –E' snervante- dichiarò voltandosi di nuovo e riprendendo a camminare.

Prim strinse forte i pugni ma non disse una parola. Si era pentita: non avrebbe dovuto permettere che la seguissero, che mettessero a repentaglio la loro vita così.

Rischiavano, e tanto anche.

-Non manca molto. Siamo quasi arrivati. Uno o due minuti al massimo- affermò all'improvviso Pyper.

Continuava a rigirarsi fra le mani una cartina sgualcita di Runadium che avevano rimediato alla biblioteca da Chai-Lee.

I loro piedi scalpicciavano sul terriccio umido, il silenzio era denso di paure non dette.

Prim sentiva il cuore palpitarle forte nelle orecchie. Cosa avrebbe fatto se si fosse trovata di fronte ad Isobel? L'avrebbe uccisa o l'avrebbe di nuovo lasciata andare?

Strinse istintivamente le dita intorno all'elsa della spada.

Improvvisamente, sentì un dolore lancinante alla nuca, come se le avessero dato una botta fra capo e collo, e fu costretta a fermarsi.

Indietreggiò barcollando e Pyper si avvicinò a lei, guardandola preoccupata.

-Perché ti sei fermata?-

-Io...- boccheggiò Prim, il dolore che si spandeva fino a perforarle il cervello.

Nel frattempo, anche Hugo aveva rallentato il passo. –Che succede?- chiese.

Prim non ebbe il tempo di rispondere.

Una voce urlò nella sua mente in preda a sofferenze indicibili. Era la stessa voce di sempre, flebile, sinuosa, accattivante. Ma questa volta era diverso. Stava morendo.

Prim si portò le mani alle tempie e si accucciò a terra, cercando di farla smettere. Le stava scoppiando la testa.

"Dì ai miei bambini che li amo!" gridò all'improvviso, mozzandole il respiro. "Dì loro che li amo! Li ho sempre amati, li amerò per sempre."

Poi sentì un click in fondo ai suoi pensieri, come qualcosa che cadeva e si frantumava in mille pezzi. Si rese conto solo quando il dolore si attenuò di star piangendo.

-Prim!- chiamava Hugo, in ginocchio di fronte a lei. –Prim, che succede?-

Sentiva il cuore che tremava in fondo al petto.

Si alzò di scatto ed iniziò a correre più veloce che poteva verso una destinazione sconosciuta, sempre dritta nella boscaglia che le restava da attraversare.

-Prim!- sentì alle sue spalle, ma non se ne curava più.

Stava morendo. Qualcuno da qualche parte, là in fondo, stava morendo.

Quando sbucò fuori, alla fine della foresta, il cielo si stava riempiendo di stelle. Prim aveva il fiatone.

Ora capiva che cosa intendesse Hugo quando le aveva parlato del Vuoto: si rese improvvisamente conto che Runadium era stata costruita sopra ad un enorme blocco di roccia che galleggiava nel nulla. Pochi metri di granito brullo e sassoso, poi una voragine nera che si estendeva davanti a lei all'infinito inghiottiva tutto, perfino il cielo. Una nebbiolina violacea le offuscava la vista.

Oltre il bordo, in fondo ad un dirupo scosceso, percorso da spuntoni appuntiti come lamiere d'acciaio, c'era un edificio scuro che si ergeva su una piattaforma granellosa ed instabile. Sembrava sul punto di sbriciolarsi e cadere da un momento all'altro.

Il castello di Atlante.

Sentì all'improvviso una mano che l'afferrava per un polso e si voltò di scatto. Hugo.

-Prim,- la chiamò, avvicinandosi impercettibilmente a lei –che è successo?-

Prim annaspò, in cerca delle parole giuste da dire. –La voce nella mia testa...- sibilò solo alla fine, rabbrividendo nella canottiera.

Hugo si accigliò. –La voce nella tua testa?-

Gli altri erano sbucati finalmente fuori, alle spalle del ragazzo, sullo sterrato sassoso. Si stavano avvicinando a passo spedito.

Prim annuì con le labbra che le tremolavano per l'agitazione.

-E' morta- rispose. –Credo che sia morta.-



Prim non aveva più aperto bocca.

Non riusciva a pensare razionalmente, se ne rendeva conto. La sua immaginazione continuava a vagare avanti e indietro per le strade più inquietanti ed improbabili.

Aveva paura di quello che avrebbe potuto trovarsi di fronte.

Stavano scendendo nel cuore dello strapiombo scivolando come lombrichi sulla ghiaia polverosa, senza nemmeno fiatare.

Un passo falso, e sarebbero finiti tutti a fare una nuotatina nel Vuoto.

Nell'aria c'era una puzza asfissiante di benzina e bruciato.

Hugo era il primo della fila. Arrivato in fondo spiccò un salto e raggiunse le fondamenta del castello.

Sembrava piuttosto uno di quegli hotel sperduti nel bel mezzo del nulla che non promettono niente di buono se non camere infestate dai fantasmi e gestori parecchio strani.

La costruzione era stata edificata con mattoni di un viola scuro tendente al grigio ed in cima, sulle torri svettanti, erano state infisse delle gigantesche palle di vetro azzurro piene di fumo bianco.

Lucky lanciò un calcetto ad un sassolino. –Cosa ha da nascondere in un casermone tanto grosso una come Isobel?-

Gripho gli assestò una gomitata in mezzo alle costole. –Fai piano, potrebbero esserci delle guardie.- L'atmosfera che si respirava era terrificante.

Prim saltò a sua volta sulla piattaforma granellosa e raggiunse gli altri. Sfiorò istintivamente il muro ma una scossa fastidiosa si propagò attraverso la sua pelle per tutto il braccio, fino alla nuca e fu costretta a ritrarsi.

-Che diamine è?- domandò, rivolgendo lo sguardo verso l'alto, alle sfere azzurre.

-Deve essere un sistema di sicurezza o qualcosa del genere- replicò Hugo, aggirando sospettoso alcuni paletti infissi nel terreno.

-Una specie di rete elettrizzata per incenerire le zanzare fastidiose- commentò Lucky, per la prima volta per nulla divertito.

Prim si guardò attentamente intorno. Pochi passi più in là, un piccolo oblò si apriva fra i mattoni, sopra ad un paio di massi addossati alla parete.

Stando bene attenta a non toccare il muro, si arrampicò in cima e sbirciò dalla finestrella con un occhio aperto e l'altro chiuso.

All'interno si apriva un enorme androne ottagonale con il pavimento ricoperto da pietruzze screziate. In fondo alla stanza c'erano tre porte d'argento cesellato da immagini vorticose che rappresentavano bocche spalancate e mani che si allungavano cercando di uscire, di prendere vita.

Al lato di ogni porta c'erano degli uomini. Indossavano delle tuniche grezze, lunghe e nere, che coprivano tutto il loro corpo fatta eccezione per la testa. Lo spettacolo, però era raccapricciante: i capelli erano sfilacciati ed ingrigiti ed un liquido strano colava giù da bolle suppuranti che ricoprivano i loro colli e le orecchie. I capillari, sotto alla pelle trasparente si erano scuriti ed erano saliti in rilievo fino a deformare completamente i loro lineamenti. Avevano le labbra viola scuro e gli occhi si erano rivoltati, bianchi, acquosi ed iniettati di sangue.

Le ci volle una buona dose di stomaco e di determinazione per non voltarsi e vomitare.

-Cosa vedi?- le chiese Pyper, sotto di lei.

Pensò per qualche secondo a cosa rispondere ma non c'erano definizioni veramente appropriate per apostrofare quegli esseri.

-Zombi magici?- azzardò, contraendo il viso in una smorfia disgustata. La porta principale si apriva dritta di fronte. Il che significava che si trovavano esattamente all'opposto dell'entrata.

In un attimo, Hugo fu accanto a lei sopra le rocce.

Prim si scansò di lato, lasciandogli lo spazio necessario per affacciarsi. Lo vide rabbuiarsi. Aveva la mascella contratta ed i pugni stretti lungo i fianchi. Si voltò di scatto e scese con un balzo giù dai massi. Prim lo seguì.

-Stregati- annunciò Hugo scambiandosi un'occhiata d'intesa con Gripho.

Lucky ridacchiò come al solito. –Scherzi, vero?-

Hugo scosse la testa e Pyper incrociò le braccia davanti al petto, pensierosa. -Dovevamo aspettarcelo.-

-Cosa sono?- domandò Prim, improvvisamente scossa da brividi di tensione.

-Creature magiche soggiogate dalla magia nera- rispose secco Hugo. –Non hanno una volontà propria ma agiscono solo sotto il comando di qualcuno di più potente di loro.-

-Isobel- concluse Prim. –Sono al suo servizio.-

Gli altri tacquero.

Ecco cosa c'era di tanto mostruoso da dover essere nascosto negli antri più reconditi di tutta Runadium. -Un esercito di Stregati- dichiarò, tendendo forte i muscoli. –E' questo che sta progettando.-

Hugo forzò una risatina triste. -Certo che è proprio piena di risorse.-

-Come facciamo a liberarcene?- commentò preoccupata Pyper.

-Entriamo e li facciamo neri, mi pare abbastanza ovvio- rispose Lucky.

-Non vorrei infrangere i vostri sogni di gloria, ma temo che saranno loro a farci neri se non ci diamo una mossa- dichiarò improvvisamente Gripho, facendo lentamente un paio di passi indietro.

Prim gettò lo sguardo oltre di lui.

Un gruppo corposo di quegli orrendi esseri in nero stava avanzando verso di loro emettendo degli strani versi gutturali.

Non erano zombi ma c'era da dire che li ricordassero molto.

-Houston, abbiamo un problema- commentò Lucky, indietreggiando a sua volta. Fra le sue dita si stava addensando una strana nebbiolina argentea, come vapore acqueo.

-Perspicace il ragazzo- rispose Hugo e poi scivolò cautamente accanto a lei, guardandola dritta negli occhi. -Appena te lo dico, inizia a correre più veloce che puoi verso l'entrata e, qualsiasi cosa succeda, rimani indietro.-

Prim sentiva il corpo congelato dal terrore. Fece scorrere una mano all'impugnatura della spada. -Ma io...- balbettò, ma Hugo con uno spintone deciso la spedì in fondo al gruppo.

Indietreggiarono ancora, fino a trovarsi quasi sull'orlo del baratro. Letteralmente.

Gli Stregati erano sempre più vicini.

Prim sentiva il rumore dei loro passi rimbombarle forte nelle orecchie, il sangue che le ribolliva come veleno nelle vene.

Hugo si piegò in avanti, raccolse un sasso appuntito e poi urlo: -Ferro ingnique!-

Un istante dopo, in un'esplosione di scintille, fra le sue mani era apparsa una spada lucente come il sole.

Si voltò di scatto verso di lei.

I gemelli ora tenevano le mani protese in avanti, gli occhi socchiusi, pronti a colpire.

Prim contò i respiri che la separarono dall'ordine, i secondi lunghi come ore.

-Ora!- urlò Hugo e Prim si ritrovò a correre più veloce che poteva verso la porta centrale, fendendo l'aria come un aeroplano.

Tra il muro ed il Vuoto la striscia di terra era quasi inesistente ma fece finta di non saperlo.

Quando giunse a destinazione, voltandosi, quasi si stupì di ritrovarli tutti lì.

La porta, però, era chiusa e alle loro spalle gli Stregati li stavano raggiungendo col loro passo strascicato ed altalenate.

Hugo spinse più forte che poteva i battenti, ma i cardini non volevano saperne di aprirsi.

Perfino la forza mentale dei gemelli si rivelò completamente inutile.

-Che si fa?- domandò Gripho. Era bianco come un cencio.

Prim si sforzò di riflettere, ma c'era solo un'idea che le ronzava in testa. Tentar non nuoce, giusto?

-Dobbiamo attraversarla!- ordinò.

-Cosa?!- le urlarono di rimando i gemelli.

Un secondo dopo, con il cuore in gola e l'adrenalina che le accelerava il respiro, afferrò le mani di Hugo e di Pyper e, concentrandosi il più possibile, si gettò contro la porta con gli occhi serrati.

Quando lì riaprì, erano dall'altra parte.

Ce l'aveva fatta. Sentì un groppo che le rotolava via dal petto.

Un secondo dopo, anche Lucky e Gripho li avevano imitati.

-Come diavolo...- incespicò Hugo ma lei fece spallucce.

-Non è forse così che fate voi streghe quando nessuno viene ad aprirvi? Me l'hai insegnato tu.-

Hugo la osservò interdetto per qualche istante, poi sorrise, soddisfatto. –Sei...-

-Basta flirtare- sputò all'improvviso scocciato Gripho. –I nostri amici qui potrebbero prenderla male.-

Prim alzò la testa di scatto.

La stanza era piena di Stregati, uomini e donne, streghe, fate, folletti, elfi e banshee. Sembrava un raduno di cosplayer di "Dungeons and Dragons" versione horror.

Un paio di mostri scattarono improvvisamente verso di loro ma furono immediatamente respinti indietro da un'onda d'urto che li scaraventò dall'altra parte della stanza.

Prim si voltò. I gemelli si erano messi in azione. Si tenevano per mano, con gli occhi chiusi, ed avevano iniziato a pronunciare strane formule in una lingua sottile che rotolava fra le loro labbra come le onde del mare.

Hugo si buttò in avanti brandendo la spada, nella mischia di corpi putrefatti, senza la minima esitazione.

L'aria puzzava di marcio.

Prim sguainò il pugnale e fece per imitare il ragazzo ma Gripho la bloccò con una mossa veloce del braccio. –Rimani dietro alla barriera- le intimò e poi pronunciò anche lui poche parole, taglienti come sterpi ed incalzanti. In un baleno dalle sue dita scaturirono lingue di fuoco che frustarono l'aria spaccandola a metà.

Solo quando anche Gripho sparì in mezzo alla marea di Stregati Prim capì che i gemelli avessero creato uno scudo magico con la forza della mente per impedire a quei mostri di avvicinarsi.

Si accostò al bordo, cercando di scorgere le figure dei due ragazzi nella ressa di corpi deformanti che si agglomeravano e poi dividevano senza sosta, simili ad uno sciame di mosche.

Quei cosi combattevano con la sola forza bruta, si scagliavano sui propri avversari senza riflettere.

Erano semplici da sconfiggere, erano stupidi: vide Hugo schivare un manrovescio e poi decapitarne uno senza battere ciglio.

Prim fu costretta a distogliere lo sguardo.

Era questo che insegnavano alle streghe? Uccidere a sangue freddo, senza rimorsi? Quella, un tempo, doveva essere stata una persona.

Tornò a guardare ed allora si accorse che, nonostante l'apparenza quasi innocua, fossero dotati di una forza mostruosa.

Uno di loro piantò un pugno nel mosaico di tasselli screziati e la terra sotto i suoi piedi tremò.

Hugo gli conficcò la spada nel petto con un colpo secco, deciso.

Gripho, dall'altra parte, non stava avendo vita altrettanto facile.

Lo avevano accerchiato e non sembravano intenzionati a lasciarlo andare tanto facilmente.

Con un movimento veloce ne accecò uno con le lingue di fuoco ma una donna alle sue spalle lo afferrò per il collo e lo sollevò da terra conficcandogli gli artigli neri nella pelle del collo.

Prim non poté resistere oltre.

Sfoderò il pugnale e si buttò a sua volta nella mischia, senza pensare minimamente alle conseguenze.

Sentì Pyper che urlava il suo nome alle sue spalle ma non si voltò neanche quando sentì il rumore di qualcosa che andava in pezzi, come un enorme specchio che si frantumava.

La barriera doveva essere esplosa.

Avanzò rapida nella mischia fino a raggiungere il cerchio di corpi che aveva attorniato Gripho.

Stringendo forte i denti conficcò il pugnale nella spalla della fata che lanciò un grido sordo e lasciò andare Gripho.

Il ragazzo rotolò a terra e poi si rialzò in piedi ansimando e barcollando.

Levò gli occhi su di lei ed un secondo dopo la sua espressione si dipinse di terrore.

-Dietro di te!- urlò.

Prim si voltò appena in tempo per vedere un bestione alto almeno due metri che stava per scagliarle un pugno sopra la testa.

Si vide per un secondo come uno degli animaletti spiaccicati dal martello di "Schiaccia la talpa" e rotolò di lato abbastanza in fretta da schivare il colpo.

Gripho scagliò immediatamente in avanti le sue lingue di fuoco e poco dopo il gigante era accasciato con il corpo in fiamme.

Hugo, alle spalle di Prim, gridò.

Aveva rivoltato un ragazzo che doveva aver avuto più o meno la sua stessa età e lo aveva inchiodato con la spada a terra.

Non lo aveva ucciso.

Raccolse una scheggia schizzata via dal mosaico, pronunciò di nuovo la formula e quella si trasformò in una baionetta.

Indietreggiò cautamente mentre il ragazzo continuava a dimenarsi incagliato al pavimento.

-Epeve...- biascicò Gripho, dietro di lei.

-Cosa?-

Gripho scattò in avanti, i lineamenti sempre più contratti e preoccupati. –Quel ragazzo viveva a Kleatine con noi!-

Le parole la colpirono come un pugno nello stomaco.

C'erano loro conoscenti là in mezzo? Parenti? Amici?

Non ebbe il tempo di ragionare.

I pochi Stregati che erano rimasti ancora vivi continuavano ad attaccarli senza sosta.

Una donna anziana si buttò su di lei e per poco non le amputò un braccio.

Con uno scatto secco le mollò un calcio in pieno stomaco facendola barcollare all'indietro.

Alcune delle bolle sul suo collo esplosero, rilasciando un liquido denso e verdastro. La donna tornò alla carica. Prim cercò di guardarla negli occhi ma le sue orbite bianche e sanguinolente le rivoltarono lo stomaco.

Un istante dopo un morso bestiale le affondò nella carne della mano e lei si ritrovò disarmata, attaccata al muro.

Impugnò con la mano sinistra la spada che aveva ancora infilata nella cintura e la sguainò, tenendola ben ferma di fronte mentre indietreggiava lentamente.

La mano che era stata morsa le tremava, ricoperta del suo stesso sangue e di pustole rosse.

Erano velenosi.

Quando le sue spalle incontrarono i mattoni che componevano le pareti il suo cuore perse un battito.

Doveva ucciderla. Doveva farlo oppure avrebbe ucciso lei.

La Stregata raccolse il suo pugnale da terra e sfoderò un sorriso terrificante, con i denti marciti.  Nella bocca le strisciavano miliardi di piccoli vermi.

La vecchia prese la rincorsa e stava per piantarle il pugnale in mezzo al petto quando... Prim venne scaraventata a terra.

Alzò gli occhi e vide Hugo, la lama del pugnale che lo trapassava poco sotto alla spalla destra da parte a parte.

Si accasciò sopra di lei e Prim sentì che rantolava mentre la punta pugnale le pungeva la clavicola e qualcosa iniziava a bagnarle i vestiti.

Il suo sangue.

-Hugo...- biascicò. –Hugo!-

La Stregata si avventò di nuovo su di loro, pronta a sferrargli il colpo di grazia.

Prim strinse i denti e ribaltò il ragazzo stringendolo forte fra le braccia, pronta a fargli da scudo con il proprio corpo.

Poi un rumore sordo, come un sibilo soffuso, riempì tutta la stanza.

Prim si voltò di scatto e vide che gli Stregati si erano tutti accartocciati a terra con le mani premute conto le orecchie. Lanciavano urli terrificanti.

Pyper e Lucky, al centro della sala, tenevano i pugni chiusi in avanti.

Gli occhi, spalancati, brillavano come luci al neon.

Sembrava che quel sibilo sordo stesse neutralizzando i mostri.

Gripho stava dietro di loro, ansimava convulsamente con gli occhi sgranati puntati su Hugo.

Quando il sibilo scemò, gli Stregati non si rialzarono. La stanza era diventata un cimitero, il pavimento era coperto di cadaveri.

Passarono secondi interminabili, poi, finalmente, sconfiggendo il magone che premeva violentemente contro la sua gola, Prim si separò lentamente da Hugo e lo guardò in faccia, col terrore che le inondava i pensieri.

Aveva la pelle grigia come la cenere e sudava. Il sangue gli aveva inzuppato completamente i vestiti.

-Hugo...- chiamò scansandogli i capelli dalla fronte con le dita che tremavano. –Hugo, oh Dio...-

Il ragazzo socchiuse gli occhi e sfoderò uno dei soliti sorrisetti beffardi. -Che fai, piangi?-

Prim avrebbe voluto prenderlo a sberle ma si trattenne.

-Idiota...- disse solo.

Lui non rispose. Un rivolo rossastro gli colava al lato della bocca.

Sentì un calore intenso che si espandeva, partendo dal petto avvolgerle il viso, poi una lacrima tiepida scivolò via dalle sue ciglia e cadde giù dalla punta del suo naso, finendo sulla guancia pallida del ragazzo.

Stava crollando, cadendo in pezzi proprio mentre avrebbe dovuto essere più forte.

Hugo alzò un braccio e le asciugò via le lacrime con il palmo della mano. Poi insinuò le dita fra i suoi capelli ed iniziò a giocherellarci come fosse la cosa più naturale del mondo anche in un momento simile.

-Perché l'hai fatto?- sussurrò lei.

Il ragazzo non si mosse, la sua espressione rimase impassibile. I suoi grandi occhi di quell'azzurro tanto torbido e sporco erano calamitati su di lei, la scrutavano interdetti.

-Perché ne avevo voglia- rispose semplicemente.

Prim grugnì, tirando su col naso. -Ti pare il momento?-

-Non avrei potuto trovare momento migliore- la sua voce era roca ed affaticata.

Un istante dopo, gli altri erano accanto a loro.

-Hey, amico...- sussurrò Gripho, mettendo su un sorriso disperato ed incerto. –Avresti vinto il primo premio per l'idiota dell'anno anche senza fare tutto questo, lo sai?-

Hugo aspirò l'aria in mezzo ai denti serrati mentre Gripho gli estraeva il pugnale dalla spalla con una certa manualità.

-Ti ci metti anche tu, adesso?- sibilò.

Gripho aprì uno strappo nella sua camicia mentre Prim gli scivolava piano accanto, facendogli da cuscino con le proprie gambe.

-Risparmia le spacconate per dopo- dichiarò il biondo, iniziando a pronunciare parole sconosciute tutte in fila con una cadenza regolare.

Ad un tratto, Prim sentì il rumore di qualcosa che sfrigolava come sulle braci e poco dopo vide che la ferita stava fumando.

-Ci vorrà un po' prima che si rimargini- dichiarò poco dopo Gripho.

Hugo sospirò e lei sentì un dolore nel petto che quasi le impediva di respirare. Sarebbe dovuta essere al suo posto, in quel momento.

-Mi sembra evidente che sarei solo d'intralcio in questo stato, quindi dovrete proseguire da soli.-

Prim strinse istintivamente le dita intorno al tessuto strappato della sua giacca. -Noi non ti lasciamo qui.-

-No, ha ragione lui- intervenne improvvisamente Lucky. –Non possiamo portarlo con noi. Ci rallenterebbe e in più sarebbe a rischio se dovessimo incontrare altri Stregati.-

Prim sentì il cuore che si fermava in mezzo al petto.

-Ma...-

Hugo portò la mano sopra alla sua ed una scossa elettrica si propagò sotto pelle per tutto il suo corpo. –Non avete scelta,- bisbigliò –dovete andare.-

Lei si morse un labbro, abbassò lo sguardo sulle proprie dita intrecciate alle sue, ma non si mosse. Non voleva muoversi.

Era colpa sua. Tutta, solo, unicamente colpa sua. E sapeva che fosse stupido, infantile ed irresponsabile, ma non poteva farne a meno.

Hugo era lì fra le sue braccia con la spalla perforata da una ferita che sarebbe dovuta toccare a lei e lei non voleva lasciarlo andare.

-Ok- disse ad un tratto Hugo. –Dateci cinque minuti.-

Gripho annuì, si rialzò in piedi e con gli altri si diresse all'altro capo della stanza.

Quando furono abbastanza lontani da non poterli più sentire, il ragazzo sbottò: -Sei troppo impulsiva, Prim.-

Lei rimase per qualche secondo zitta a riflettere sul significato di quelle parole e poi una rabbia cieca le montò in corpo.

-Senti chi parla!- rispose, digrignando i denti. –Perché accidenti hai questo bisogno impellente di giocare a fare il supereroe ogni volta che finiamo nei guai? Perché non potevi semplicemente lasciare che ricevessi io quella stramaledetta pugnalata?-

Hugo ridacchiò, una risata che suonava come il sibilo di un fischietto rotto. –E per giunta sei anche sfacciata, arrogante, orgogliosa ed irriconoscente. E scorbutica. Sfiori il limite dell'acidità a volte...-

-Grazie dei complimenti. Hai mandato via gli altri per potermi insultare come si deve?-

I suoi occhi chiari si fermarono su di lei prepotentemente, avidamente e fin troppo improvvisamente.

-Tu mi accendi, Prim- sospirò, guardandola dritta negli occhi. -Scopri lati di me che non sapevo nemmeno di avere. Io mi sento... uno stupido. E ti giuro che non sono mai stato un tipo sentimentale.-

Prim ringhiò, senza riuscire però a reprimere una risatina impacciata. Dentro di lei era tutto uno scontro irrazionale di emozioni. Sarebbe impazzita molto presto, se lo sentiva. –Smettila di dire stupidaggini.-

-Provo qualcosa per te- riprese lui. -Non faccio altro che pensarti, mi perseguiti. Quando tutta questa storia sarà finita, andrò da mio padre e annullerò il fidanzamento con Caira, perciò ora ascoltami bene, perché non ho intenzione di ripeterlo una seconda volta.-

-Hugo, io...-

-Prim,- i suoi occhi erano lame di fuoco, le sue dita artigli di acciaio intorno alle sue mani. Lasciavano il segno più in profondità della carne, fino a trapassarle l'anima. Aveva abbassato la voce, ora sussurrava –non azzardarti a morire.-

Rimase senza fiato. Quel giorno, nel Palazzo, al ballo, nel preciso istante in cui si era chinata su di lui e lo aveva pregato di resistere, lui aveva sentito.

Hugo forzò un sorriso stanco e poi chiuse gli occhi.

-E ora vattene, per favore, vorrei riposare.-

-Ma...-

-VA'!- urlò improvvisamente e lei scattò in piedi come un soldatino schizzando verso gli altri tre ragazzi.

Ai suoi piedi, i corpi degli Stregati iniziavano a sciogliersi come neve al sole.

Prim non si guardò indietro.

-Che ti ha detto?- le domandò Pyper non appena li ebbe raggiunti.

Lei scosse la testa e si passò una mano sul viso. –Un mucchio di stupidaggini.-

-Tipico di Hugo- commentò Gripho, poi spalancò una delle porte d'argento e si incamminò, subito seguito dagli altri.

Ormai era molto improbabile che Isobel non sapesse della loro presenza all'interno del castello.

Il corridoio era allagato dalle tenebre, Prim non riusciva a vedere ad un palmo dal proprio naso.

-Dove stiamo andando?- domandò, seguendo con l'udito i passi di fronte a lei.

-Non lo so- ripose Gripho.

Lucky ridacchiò. -Rassicurante.-

Pyper brontolò qualcosa a bassa voce e poi una luce fredda, di un azzurro chiarissimo, inondò il corridoio, restituendole la vista.

-Dobbiamo andare avanti senza una meta precisa parlando a monosillabi come degli idioti ancora per molto?- disse, poi con due spintoni secchi passò in testa alla spedizione, tenendo alta avanti la mano nella quale brillava una piccola luce fluttuante, come un fuoco fatuo. Pyper non perdeva spesso la pazienza. Doveva essere nervosa.

Proseguirono a passo spedito sempre dritti per un tempo indefinito che sembrò un'eternità.

Non c'erano porte né bivi. Solo due pareti ed un soffitto sopra di loro che sembravano allungarsi all'infinito.

Prim non poté fare a meno di notare che i quadri appesi sulla tappezzeria fossero tutti ritratti.

Scorreva con lo sguardo individui delle più disparate classi sociali e delle epoche più diverse sorriderle con lo stesso fare enigmatico della Gioconda di Leonardo.

C'era qualcosa di tremendamente familiare ma non riusciva a definire cosa.

Improvvisamente, Pyper inchiodò e lei finì addosso a Lucky.

-Che succede?- domandò, affacciandosi oltre le sue spalle.

-Credo che...- iniziò Pyper ma improvvisamente la luce azzurra si spense ed un rumore roboante si diffuse su di loro a partire da dove erano arrivati, come un rombo di tuono.

Prim senti qualcosa spingerla indietro, verso la parete, come una folata di vento. Cercò di opporsi, ma senza alcun risultato. I suoi piedi si separarono da terra e lei si ritrovò spiaccicata a metà tra il muro ed il soffitto, senza respiro.

Un'ondata di luce le incendiò gli occhi, poi dei fuochi brillanti illuminarono tutto il corridoio. Gridò è un secondo dopo, senza preavviso, la forza si spense e lei precipitò di nuovo sul pavimento, rotolando su se stessa. Durante l'impatto aveva sentito le ossa della spalla che facevano "crack".

Si tirò a fatica in piedi, e quando aprì gli occhi fu tentata di mettersi a piangere.

-Ragazzi!- chiamò. –Dove siete?!-

Non c'era traccia degli altri, sembravano essere spariti nel nulla. Ai lati del corridoio ora brillavano candelabri dorati.

Che doveva fare? Da che parte doveva andare? Dove erano finiti tutti?

Si voltò, intenzionata a tornare nell'androne ma quando vide che alle sue spalle era apparso un muro spoglio ogni sua speranza si frantumò definitivamente in mille pezzi.

Aveva lasciato indietro Hugo. Gli altri erano spariti chissà dove. E lei era sola, completamente, irrimediabilmente sola.

Si voltò di nuovo e mosse un paio di passi avanti ma si accorse che il pavimento era scivoloso.

Quando abbassò lo sguardo a terra quello che vide la terrorizzò e la confortò insieme: una scia scarlatta, che partiva esattamente dal punto in cui si trovava, proseguiva attraverso tutto il corridoio fino a... un bivio, poco più avanti.

Una traccia.

La peggiore che potesse esserci, ma almeno aveva qualcosa a cui appigliarsi.

Prese un respiro, si impose di stare calma e poi riprese a camminare speditamente, quasi correndo, diretta verso la destinazione che le indicava quell'inquietante filo rosso.

Sarebbe uscita fuori di lì insieme agli altri e l'avrebbe fatto da viva. Potevano giurarci.

Isobel, sto arrivando.



Un ceffone che la colpì in pieno viso la richiamò repentinamente dal mondo dei sogni.

Sentì il sapore metallico del sangue che le inondava la gola e tossì, sputando rosso.

-Dormito bene?- una voce riverberante che sembrava quella di un robot le rimbombò nelle orecchie fino a perforarle il cervello.

Aveva un mal di testa atroce.

Pyper socchiuse gli occhi nella fioca luce della stanza. I mobili antichi erano impolverati, alcuni erano stati rovesciati e distrutti a colpi d'ascia.

Lei si trovava perfettamente al centro, seduta su uno sgabello scomodo, con le mani e i piedi incatenati e le gambe legate a forza sul sedile.

Alzò lentamente lo sguardo e vide che aveva davanti una bionda con i capelli corti, la pelle che sembrava carta pesta tutta strappata e linee sottili e bluastre che le striavano ogni centimetro del viso e del collo coperto di pustole, le uniche parti del corpo che la pesante tunica lasciasse intravedere. Gli occhi erano rivoltati, annacquati ed iniettati di sangue.

Una Stregata.

-Dove mi avete portata? Chi sei tu?- domandò, dimenandosi sullo sgabello.

La donna ridacchiò, scoprendo i denti marci e la bocca piena di vermi. Era strano, quella non sembrava la sua voce. Sembrava piuttosto che qualcun altro stesse parlando attraverso di lei.

-Un'amica- rispose solo lei, avvicinandosi di qualche passo.

-Isobel...- concluse Pyper, scrutandola dall'alto in basso.

La Stregata sorrise.

Pyper notò che brandisse fra le mani un'asta di ottone infuocata, di quelle usate per marchiare gli animali.

Cercò di ritrarsi col busto, ma era bloccata.

-Dove hai messo mio fratello e i miei amici?-

La donna ridacchiò di nuovo. -Sono alle tue spalle che ronfano ancora come angioletti, non preoccuparti.-

Pyper strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie curate e smaltate nella carne dei palmi. -Come faccio a sapere che dici la verità?-

La Stregata fece spallucce. –Non puoi saperlo.-

Pyper digrignò i denti, ricominciando a dibattersi convulsamente, cercando di sfuggire alla morsa delle catene.

-Lasciaci andare!- ordinò.

–Volentieri- rispose l'altra, e fece roteare fra le mani il paletto di ottone. –Prima però dovrai ascoltare le mie condizioni.-

Pyper le lanciò un'occhiata bieca. –Quali condizioni? Di che parli?-

-Ho un'offerta da proporti. Sarà vantaggiosa per entrambe, vedrai.-

Pyper sfoderò un sorrisetto di scherno, il migliore che suo fratello le avesse insegnato. –Non potrei mai accettare niente da un mostro come te- ringhiò.

-Oh, questo non è vero e lo sappiamo entrambe.-

-Io non credo proprio.-

-Io sì, invece- ribatté la donna avvicinandosi di un altro passo.

La tunica nera frusciava per terra raccogliendo la polvere sulle travi di legno che componevano il pavimento.

-C'è una cosa che vuoi e che non puoi avere. Ma io posso dartela, Pyper. Posso darti tutto ciò che desideri per avere una sciocchezza tanto insignificante in cambio...-

-Tu non sai niente- la bloccò bruscamente, scalciando con le caviglie legate.

-Lucky- sibilò la Stregata. –E' lui che vuoi, non è vero?-

Pyper sentì il sangue che le si ghiacciava nelle vene, il sudore che le si condensava sulla schiena in goccioline fruscianti.

-No... io...- balbettò, sentendo il sangue affluirle prepotentemente alle guance.

Se Lucky si fosse svegliato? Se l'avesse sentita mentre diceva quelle cose? Cosa avrebbe pensato di lei? Le avrebbe ancora voluto bene?

-Ma non puoi averlo- concluse la sua opponente fissando gli occhi sull'asta di ottone come se avesse potuto vederla. Sembrava una vespa con gli occhi bianchi, pensò Pyper.

-Perché non è naturale provare un sentimento simile tra fratelli. E' sbagliato, lo sanno tutti.-

-Stai zitta- le intimò, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

Perché lei lo sapeva? Cosa voleva?

Ansimò, mentre la Stregata si avvicinava ancora, quasi in punta di piedi, silenziosa come un fantasma.

-Ma tu lo vuoi- continuò. –L'hai sempre voluto...-

-Stai zitta.-

-Più di qualunque altra cosa al mondo...-

-STAI ZITTA!- esplose.

I capelli bianchi le erano finiti di fronte al viso, oscurandole la vista e mischiandosi col sudore, con le lacrime e col trucco impiastricciato, ormai ridotto ad una poltiglia che le appiccicava le ciglia.

La donna scattò in avanti, afferrandola per le spalle con le dita appuntite, perforandole la pelle delle braccia. I suoi occhi vacui erano raccapriccianti.

-Io posso dartelo, Pyper. Posso farlo diventare giusto: lui sarà tuo di diritto.-

La ragazza tirò su col naso, senza riuscire a distogliere lo sguardo neppure per un secondo.

Sentiva le tempie pulsare, i sensi annebbiati da qualcosa di più grande e tremendamente eccitante.

Sarà tuo di diritto.

-Come?- sibilò.

La Stregata sorrise ed i vermi in mezzo ai suoi denti sembrarono improvvisare un balletto di gioia.

-Sottoscrivi un Patto di Sangue con me- gracchiò, continuando ad ipnotizzarla con quegli enormi occhi bianchi, le parole che bruciavano parti sepolte della sua anima come l'Acqua Santa con il diavolo. –Diventa la mia Strega Rossa.-


ANGOLINO TUTTO NOSTRO:

Ciao ragazzi! Come state?

Qui tutto bene, fortunatamente. Siamo veramente agli sgoccioli, tra poco sarà tutto finito... (come sono melodrammatica).

Come al solito ci tenevo a ringraziarvi per tutto il sostegno e per il tempo che spendete a legger votare e commentare questa... cosa? Non so nemmeno come definirla.

Siete davvero fantastici ed io temi di aver finito le parole per ringraziarvi. Dire che passerei casa per casa a stringervi la mano se potessi è dire poco, sul serio.

Come al solito spero di non aver fatto disastri con questo capitolo e vi lascio con un bacio grande ed un abbraccio forte. 

Grazie ancora veramente, di cuore.

Sayami98.

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