20. Traditi e traditori.

"Rinuncia al tuo potere di attrarmi

ed io rinuncerò alla mia volontà di seguirti."

William Shakespeare – Sogno d'una notte di mezza estate.


-Prim, dico sul serio,- la bloccò Gripho sbarrandole la strada –non fare idiozie.-

La ragazza sbuffò, voltandosi a guardare Pyper e Lucky dietro di lei. –Potreste darmi una mano, per favore?-

Pyper le lanciò un'occhiata truce e Lucky scosse la testa. –Non se ne parla.-

-Oh, andiamo!- esplose la ragazza lamentandosi come una bambina capricciosa. –Devono sapere, o non faranno mai in tempo. Io so come aiutarli, posso farlo, vi prego...-

-No, tu non puoi- rispose Lucky, avvicinandosi a lei. –Se scopriranno chi sei in realtà non si faranno alcuno scrupolo a prenderti, sbatterti in prigione con chissà quale scusa assurda e a buttare la chiave.-

-O peggio...- aggiunse Gripho alle sue spalle, in un sibilo.

Prim gettò gli occhi al cielo, esasperata.

Come potevano non capire? Tutto quello che era successo, dalla morte di Jemma fino al rapimento di Sybilla e di Ailore, era successo perché lei non aveva detto nulla per paura di eventuali ripercussioni.

Ma le ripercussioni erano arrivate comunque e ce ne erano state fin troppe. Le avevano già tolto il suo passato e la sua famiglia. Credevano davvero che tenesse più alla propria incolumità che a quella di tutti loro?

Erano l'unica cosa che le era rimasta e non avrebbe lasciato che gli eventi seguissero semplicemente il loro corso. Lei poteva aiutare e l'avrebbe fatto.

Per di più, ora che anche Euphenia era sparita, la situazione si faceva ancora più critica.

-Non importa- dichiarò risoluta, tornando a fronteggiare Gripho dalla sua altezza a dir poco insignificante. –Sono pronta a tutto.-

Il ragazzo fece per risponderle ma Pyper lo interruppe. -Fidelia lo sa? Che vuoi offrirti per andare da sola a cercarli, intendo.-

Prim non rispose e strinse solo forte i pugni, puntando lo sguardo a terra.

-Prim, devi dirglielo- le intimò la ragazza.

Prim era certa di non averla mai vista tanto seria ed accigliata da quando si erano conosciute. Le dispiaceva vederla così in apprensione, ma non aveva scelta.

-Non ho intenzione di darle ulteriori preoccupazioni- replicò, guardando impazientemente l'orologio che portava al polso. Era più un gesto meccanico che altro: non appena era arrivata a Runadium si era bloccato, le lancette erano ferme sulle cinque del pomeriggio da quasi due settimane.

–E comunque non mi permetterebbe mai di fare una cosa simile, quindi è inutile che io glielo dica.-

-Ed avrebbe ragione!- esplose alla fine Gripho, spalancando le braccia. –E' una follia, Prim, e tu lo sai.-

Prim strinse le labbra, sempre più spazientita.

-Ascoltate,- esordì, guardandoli uno per uno fissi negli occhi –se Runadium è ancora in piedi, questo può significare solo che Sybilla è ancora viva. E se Sybilla è ancora viva noi non abbiamo tempo da perdere. Non credete che sia semplice per me. Nemmeno io ho voglia di consegnarmi nelle mani di un branco di pazzi assassini, ma non mi sembra che ci siano alternative.-

Lucky le lanciò un'occhiata veramente seria per la prima volta e Gripho bofonchiò un "ti caccerai in un mare di guai" con gli occhi che gli lampeggiavano di disapprovazione.

-Se avete altre idee per riportare il Custode e la Strega Madre qui, prego, vi ascolto- proseguì perentoria.

Scrutò uno per uno i volti degli altri tre ragazzi, ma non trovò neppure l'ombra di una proposta.

-Prim...- si azzardò Pyper, ma non osò andare oltre.

Non avrebbe lasciato che altre vite venissero stroncate per colpa sua, perché avrebbe potuto fare qualcosa e non l'aveva fatto. Piuttosto si sarebbe lasciata torturare da Isobel e dai membri del Consiglio fino a supplicarli di ucciderla.

-Bene,- concluse con una breve scrollata di spalle –allora mi pare che la questione sia chiusa.-

E detto questo sorpassò velocemente Gripho, diretta verso la sala delle riunioni.

Di certo, però, non si aspettava di trovare a metà strada Hugo appoggiato con le spalle contro la parete del corridoio. La stava aspettando.

Quando la sua figura prese forma, proiettata contro la luce brillante del sole di quella mattina, il suo cervello smise di ragionare per una manciata di secondi e poi quel briciolo di buon senso che le era rimasto le suggerì che fosse meglio filare via e fingere di non averlo visto, ma, purtroppo, con Hugo non sarebbe mai potuto essere così semplice.

Non appena gli passò accanto il ragazzo l'afferrò per il gomito, fermandola bruscamente.

Prim inchiodò, sentendo ogni fibra del suo corpo che si contraeva, ed immediatamente iniziò a dimenarsi cercando di liberarsi dalla sua presa ferrea: questa volta Hugo sembrava non avere nessuna intenzione di lasciarla andare. Chissà perché, se lo aspettava.

Il ragazzo alzò gli occhi cerulei nei suoi ed immediatamente il suo cuore ebbe un sussulto, come un impercettibile singhiozzo strozzato.

Odiava che anche dopo tutto quello che era successo riuscisse a battere. E che battesse per lui.

-Mollami- gli ordinò, fulminandolo con lo sguardo.

-No- rispose perentorio Hugo. –Gripho mi ha detto che cosa hai in mente. Sapevo che eri pazza, ma questa volta deve averti decisamente dato di volta il cervello!-

Prim digrignò i denti rabbiosamente. Sentiva il rancore ribollirle violentemente nelle vene, incendiandole i pensieri.

-Non sono affari tuoi- scandì, cercando ancora di liberarsi dalla sua stretta ma senza successo.

Hugo sospirò.

-So che probabilmente non ascolterai una parola di quanto sto per dirti, ma...-

-Appunto- lo interruppe bruscamente Prim. –Quindi vedi di non sprecare fiato e di non farmi perdere tempo. Tornatene dalla tua amichetta e lasciami in pace.-

Sputava veleno ma non riusciva a guardarlo negli occhi, era più forte di lei.

-Ti uccideranno- dichiarò con una calma talmente imperturbabile da ghiacciare il sangue nelle vene. –Dal momento stesso in cui scopriranno quali sono i tuoi veri poteri tu sarai morta. E allora il tuo unico problema sarà scegliere se farti ammazzare da Isobel o da loro.-

-E a te cosa importa di tutto questo?- chiese, assestandogli l'ennesimo strattone. -Che cosa ti importa di me?- sentiva la sua anima che si sgretolava lentamente mentre un malessere strano, come una malinconia inguaribile, le faceva male nel petto rendendole difficile perfino respirare. Era dolore, quello che sentiva.

Ci era riuscito: Hugo l'aveva ferita. E l'aveva fatto a fondo. Forse era che la delusione bruciava ancora troppo fresca, sulla sua pelle. O forse no.

Io mi fidavo di te.

Hugo scattò in avanti, sovrastandola quasi completamente e stringendo ancora più forte la presa intorno al suo braccio. –Mi importa!- esclamò, guardandola con gli occhi che fiammeggiavano di una luce strana, disperata. –Mi importa molto più di quanto pensi!-

Prim sentì il fiato che le si mozzava in gola. Emise involontariamente un versetto gutturale che assomigliava ad un guaito sofferente. Le dita di Hugo erano conficcate a tal punto nella carne del suo braccio, oltre il cotone della maglietta, da bloccarle la circolazione.

Lui se ne accorse ed allentò lentamente la presa, fino a lasciarla andare completamente, forse per paura di farle davvero del male.

Ma Prim non si mosse.

-Io voglio proteggerti, Prim- sibilò, ad un palmo da lei. –Non posso rischiare di...- e si bloccò, non aggiunse altro.

Le parole aleggiavano nell'aria grigie come il piombo. L'atmosfera era pesante, i loro sguardi erano pesanti.

Tutta quella situazione era pesante ed insensata, completamente impensabile per una ragazzina che fino a due mesi prima aveva vissuto una normalissima vita da adolescente newyorkese, e che ora si ritrovava a non ricordare nemmeno più quale fosse il volto dei suoi genitori adottivi.

-Perché l'hai fatto?- domandò con un fil di voce.

-Cosa?- rispose Hugo, riscuotendosi un po'.

-Baciarmi, se eri fidanzato.-

-Lo so, non avrei dovuto.-

Prim ridacchiò amaramente. –Beh, su questo mi trovi completamente d'accordo.-

Hugo si passò le mani sulla faccia e poi fra i capelli, come se avesse voluto staccarsi la testa dal collo per non pensare più. –Io non avrei voluto farlo, ok?-

Prim si accigliò. Sentiva una crepa in mezzo al petto che continuava ad allargarsi sempre più, fino a strapparla a metà come un foglio di carta.

Hugo doveva essersene accorto, forse, perché aveva iniziato a guardarla in modo strano. Sembrava che si stesse trattenendo dal toccarla.

Fallo. Pensò. Avvicinati.

Ma non lo fece. Non fecero niente, nessuno dei due.

-Caira è una fata- iniziò il ragazzo, riluttante. –E' la figlia di Oberon, il re delle fate. Avevamo un appuntamento combinato per quella sera, era venuta a Runadium direttamente da Göreme, il loro regno. E io me ne sono totalmente, completamente dimenticato.-

Si fermò un istante, poi alzò gli occhi su di lei, perforandola con lo sguardo. –Per te- disse. –Non me ne sono dimenticato perché ero quasi morto, o per qualsiasi altro motivo. Io me ne sono dimenticato perché pensavo a te.-

Prim non sapeva che rispondere. Sentiva la verità che traboccava dalle parole di Hugo ed un senso strano di impotenza mista a risentimento e al tempo stesso a tenerezza. Le sembrava di guardare attraverso una lastra di vetro il cuore aperto di Hugo che batteva all'impazzata, all'unisono col suo, e di non poterlo raggiungere. Le lacrime le pizzicavano sull'orlo degli occhi, bruciandole la gola. Era troppo tutto, tutto insieme.

Ma non doveva crollare adesso, non poteva permetterselo. Doveva essere forte, più dura del marmo e più fredda del ghiaccio.

-Beh, mi dispiace- disse solo. Le fece quasi impressione quanto la sua voce suonasse apatica in quel momento.

Hugo sorrise, un sorrisetto sardonico ed esasperato. –Anche a me, non sai quanto.-

Prim pensò per un attimo che si sarebbe chinato su di lei e l'avrebbe baciata di nuovo, ma non fu così.

Senza dire nient'altro, riprese a camminare, diretta verso la sala del Consiglio.

-Prim,- sentì, quando ormai era arrivata quasi alla fine del corridoio –non andare.-

Ma ormai era troppo tardi.

Voltò l'angolo e Hugo rimase alle sue spalle mentre un vuoto pesante le torceva lo stomaco, i suoi occhi si chiudevano e le sue gambe tremavano forte.

Era una cosa seria, molto più di quanto non avesse preventivato.

Prim prese un respiro profondo e continuò a camminare spedita verso la sua destinazione.

Hugo aveva detto di non essere abbastanza forte, ma lei non aveva più paura. Arrivata a quel punto, sarebbe dovuta essere forte per entrambi.



La porta cigolò sinistramente sui cardini mentre la spalancò. Non era eccessivamente imponente o decorata se si consideravano gli standard delle streghe, ma quello che trovò dall'altra parte lasciò Prim interdetta per qualche istante. Si trattava di una stanza enorme, circolare, simile ad un anfiteatro romano, ma con i sedili ricoperti di marmo venato e avorio splendente sotto la luce del sole che si riversava a cascate dalle grandi vetrate spalancate in cima alle pareti.

Sul soffitto figuravano le copie dei più bei dipinti del Rinascimento italiano, decorati d'oro, d'argento e di lilla.

I sei esponenti del Consiglio rimasti occupavano la prima fila di seggi.

A terra, sul marmo striato di perla, si stendeva una scritta incisa e ricoperta d'oro: "Ad gloriam". Per la gloria.

Prodel Featherstride era in piedi, un lampo spettrale gli ardeva negli occhi uguali a quelli del nipote, la cicatrice sul viso che si modellava in modo quasi serpentino.

Aveva un colorito congestionato ed agitava un pugno in aria come un'arma. -Noi avevamo organizzato questo evento per catturarla! Noi! Ogni ala del Palazzo aveva controlli rinforzati, ogni centimetro era sorvegliato! Solo un infiltrato avrebbe potuto eludere i controlli! Dov'è la tua Euphenia, Crator? Non sarebbe la priva volta che...-

Crator Sageblaze scattò in piedi a sua volta, puntandogli un dito contro. Se non ci fosse stata tutta la lunghezza della stanza a dividerli, Prim era certa che gli sarebbe saltato al collo.

-Non ti permettere, Featherstride- sibilò. I capelli biondi gli ombravano lo sguardo in modo inquietante. -Non ti permettere di avanzare certe accuse su Euphenia.-

Prodel sorrise beffardo, un'espressione che Prim conosceva fin troppo bene.

-Hai ragione. Forse dovrei includere anche te nell'albo dei traditori.-

Nebeus, sulla destra, guardava la scena con gli occhi sgranati, impassibile. Ametrine Moonflare era sull'orlo delle lacrime ed Opalina Riverbrow si teneva la testa canuta fra le mani, senza scoprire il viso.

Terragon Softlance si alzò in piedi mettendo a tacere con un gesto deciso delle mani entrambi i contendenti. Poi, rivolto a Prodel, disse: -Se me lo concedi, Prodel, temo che tu non sia nella posizione adatta per puntare il dito contro nessuno.-

Gli occhi dell'uomo si colorarono di una luce infervorata, cocente.

-Non sono mai stato io a tradire voi, ma siete stati voi a tradire tutto il popolo magico! Avete agito contro il Codice e versato sangue innocente solo per preservare il vostro potere! Ed anche ora che continuate a difendere quella serpe non fate altro che disonorare tutti noi. Codardi!-

Crator era sul punto di rispondere ma Prim fu più veloce.

-Perdonate l'interruzione- esordì, stringendo forte i pugni mentre avanzava verso il centro dell'arena. Sentiva le gambe che minacciavano di cederle ad ogni passo.

Nebeus le lanciò un'occhiata indecifrabile, piena di sollievo e di angoscia insieme.

-Primrose Palegrove...- sibilò Terragon, a denti stretti. La sua voce suonava profonda, cavernosa, viscerale ed inspiegabilmente insidiosa, infida: fu colta da un istintivo senso di repulsione.

Il suo sguardo era una pozza di fango torbido che le strusciava fastidiosamente addosso. -Le riunioni del Consiglio sono chiuse ai non membri che non siano stati esplicitamente convocati.-

-Io sono per metà un membro- rispose prontamente, ricordando le parole di Hugo la prima volta che si era trovata di fronte alla porta della Sala dei Troni. -E per l'altra metà ho urgenza di riferire al Consiglio riguardo alcune questioni di vitale importanza.-

-Non ci interessa- liquidò in fretta Crator, senza neppure guardarla in faccia. -Vattene, abbiamo altro a cui pensare, qualora tu non te ne sia accorta.-

Prim avrebbe voluto raggiungerlo dove si trovava e strozzarlo con le sue mani (ed era più che comprensibile visto che aveva davanti gli assassini dei suoi genitori), ma si trattenne.

Dei presenti, solo Nebeus ed Ametrine erano indubitabili, poiché troppo giovani.

Prim sfoderò la sua migliore espressione di sufficienza e mosse qualche passo avanti.

-Oh, me ne sono accorta eccome- dichiarò sprezzante. -Così come mi sono accorta che siete completamente impotenti e che, se non ascolterete quanto ho da dire, non potrete far altro che lasciare che Runadium cada insieme a tutti gli altri.-

Crator si voltò di scatto, lanciandole un'occhiata di fuoco.

-Come ti permetti di mettere bocca sul nostro operato?- ringhiò, facendo gorgogliare la sua voce frusciante per tutta la stanza. -Noi sappiamo perfettamente cosa fare, abbiamo un piano!-

-Ah sì?- ridacchiò la ragazza, passandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. -E di cosa si tratta?-

-Evacueremo la città- rispose per lui Ametrine, un po' incerta. -Apriremo il passaggio e metteremo tutti gli abitanti al sicuro nelle rocche sulla Terra. Non c'è altra soluzione.-

-Non ce la farete mai- concluse caustica Prim. -Non so quanto occorrerebbe ad aprire il passaggio da Runadium, ma credo di sapere che servirebbe molto più tempo per organizzare un'evacuazione completa della città. E sono certa che noi, tutto questo tempo, non lo abbiamo.-

-Tu... come osi, piccola...- iniziò Crator, puntandole minacciosamente un dito contro, ma Opalina lo interruppe.

-Aspetta- disse. -Ascoltiamo cosa ha da dire.-

I membri del Consiglio si osservarono l'un l'altro per qualche istante, poi Nebeus si alzò in piedi e le fece un timido cenno col capo. -Prego- disse. -Continua pure.-

Prim si schiarì la voce, pregando di sembrare convincente per lo meno un quarto di quanto avrebbe voluto essere realmente.

Pensò a Sybilla, al modo perentorio in cui le aveva ordinato di non rivelare mai e poi mai quanto aveva scoperto e si convinse ancora di più a non darle ascolto. Lei non doveva morire. Sybilla non poteva morire.

-C'è una cosa che non ho mai rivelato, arrivando a conoscere la mia vera identità.- Fece una pausa, constatò che nessuno l'avrebbe interrotta, poi riprese: -Io non possiedo i poteri dei Palegrove, non sono in grado di piegare le menti delle persone al mio volere. O meglio, non del tutto, almeno credo.-

Si interruppe per un istante, la voce che le si strozzava in gola per l'agitazione: -Prevedo il futuro- disse. -Faccio parte della nona stirpe, del Dominio del futuro e delle vite. Credo di avere ereditato questi poteri da mia madre.-

-Cosa stai blaterando?!- esplose Crator, in uno scatto d'ira. -Nona stirpe, Dominio del futuro e delle vite? Hai detto tu stessa che non c'è tempo da perdere e vieni qui a distrarci con tali idiozie?-

Non lo sapevano? Non sapevano di che cosa stesse parlando?

-Non è una bugia- dichiarò risoluta, facendosi forza mentalmente. -Quello che dico è la verità, e posso provarvelo.-

Terragon sfoderò un sorrisetto scocciato. -E come, sentiamo...-

-Sono stata io ad allertare Kleatine della morte imminente di Jemma Riverbrow, io ad aprire la Sala dei Troni senza la Spada. E mi è stato possibile poiché lo avevo previsto.-

Opalina Riverbrow, non appena aveva pronunciato il nome della nipote, si era rabbuiata. Nebeus, accanto a lei, continuava a fissarla allibito.

-Tu vaneggi- concluse Crator con una scrollata di spalle. -D'altronde, voi Palegrove siete sempre stati dei contaballe.-

Primsentì l'ira ed il rancore che le rimestavano lo stomaco come un calderone di sentimenti negativi, distruttivi.

-Oh, voi dovete saperlo bene, non è vero?- sibilò, le unghie ficcate nei palmi. -E' per questo che avete sterminato tutta la mia famiglia, perché siamo dei contaballe.-

L'aria si spaccò a metà nel momento stesso in cui pronunciò quelle parole.

Crator puntò gli occhi su di lei, senza più proferire parola. Era sbiancato, sembrava sul punto di evaporare via come l'acqua. -Tu...-

-Non sappiamo di che cosa stai parlando- si inserì Terragon. Si era rimesso seduto al suo posto ed aveva incrociato le braccia robuste di fronte al petto possente, sulla difensiva. Il suo sguardo torvo la diceva lunga.

-Tu parli, Terragon Softlance?- chiese Prim, un filo di ironia incastonato nella vocetta tremula. -Tu che impugnavi il pugnale?-

L'uomo sussultò e Prim sentì una parte di lei che moriva lentamente.

Nebeus si alzò di scatto in piedi, fulminando gli altri con lo sguardo corvino come i capelli. -E' la verità?-

-Non è il momento- si inserì a quel punto Prodel. -Ciò che hai da dire, dillo ora, Palegrove. Non ti daremo un'altra opportunità.-

Prim deglutì, consapevole che ormai si era esposta troppo per tirarsi indietro.

Loro sapevano che lei sapeva e che era potente, molto più di quanto avrebbero potuto sopportare.

"Dal momento stesso in cui scopriranno quali sono i tuoi veri poteri, tu sarai morta."

Sentì il sangue che le si ghiacciava nelle vene.

Prese un bel respiro e andò avanti. -Credo di sapere dove si trovano. Se ci sbrighiamo, possiamo salvarli.-

Crator esplose in una grassa risata a singhiozzi. -Salvarli?- sputò. -Dovremmo mandare squadre di ricerca nel covo di un'assassina senza scrupoli sulla base delle indicazioni incerte di una ragazzina capricciosa?-

-Io potrei andare da sola- rispose Prim. -Non ho bisogno di accompagnatori, voglio solo che siate pronti.-

-Che intendi?- domandò Prodel, sporgendosi verso di lei.

-Mi basterà rimanere in contatto mentale con i gemelli Goldbone- spiegò brevemente la ragazza. -In questo modo, se la situazione dovesse richiederlo, potrei chiamarvi in aiuto in qualsiasi momento. Voi, però, dovete giurarmi che seguirete le mie indicazioni.-

-Isobel ti ucciderà- intervenne Nebeus. Aveva le labbra serrate in una morsa letale.

Prim negò con la testa. -Non lo farà.-

-Come fai ad esserne tanto sicura?- domandò Ametrine, arricciando il nasino a patata.

-Quando l'ho affrontata, l'altra sera sul terrazzo, lei ha avuto per ben due volte l'opportunità di uccidermi. Ma non l'ha fatto.-

Terragon sgranò gli occhi e lei sospirò.

-Isobel non è stupida: se mi ha lasciata vivere deve avere i suoi buoni motivi. E se sono una pedina sul suo scacchiere, beh, tanto vale ribaltare la situazione a nostro vantaggio.-

Prodel si passò una mano callosa sul viso, sopra alla cicatrice profonda, Terragon e Crator tacevano.

Nebeus ed Ametrine la fissavano, interdetti.

Improvvisamente, Opalina alzò il viso e le lanciò uno sguardo strano, rancoroso ed indagatore. -Perché dovremmo fidarci di te?-

Prim si leccò le labbra, nervosamente. Voleva veramente farlo?

No, non voleva. Nonostante tutto, non voleva rischiare la vita in quel modo e nemmeno voleva morire.

Ma non c'era altro oltre tutto questo. Per Jemma, morta inutilmente. Per Lucky, per Pyper e per Gripho. Per Ailore e per Sybilla. Per Fidelia e per la famiglia che non aveva mai conosciuto. E poi per Hugo.

-Perché non avete altra scelta- rispose, perentoria.

Gli altri tacquero.

-Quando hai intenzione di partire?- chiese ad un tratto Prodel guardandola con gli occhi chiari induriti.

Prim deglutì.

-Ora.-



Gli anfibi le andavano un po' larghi, ma si sarebbe dovuta adattare.

Dall'armeria Prodel aveva scelto per lei un pugnale, una spada ed un manganello, visto che non sapeva usare la magia.

La piuma se l'era portata dietro più per un motivo simbolico, che per altro.

Si guardò per un'ultima volta allo specchio dello spogliatoio: indossava una canottiera beige che le lasciava scoperte le spalle lentigginose ed un paio di pantaloni neri e larghi, infilati negli scarponi.

I capelli castani erano raccolti in una coda stretta sopra alla testa ed il suo viso aveva lo stesso colorito di un cadavere: era stremata.

Quelle giornate erano state estenuanti e non era mai riuscita a riposare bene come avrebbe voluto.

Questa sarebbe dovuta essere la prova finale, l'ultima fatica da superare.

O a cui soccombere.

Prim infilò il pugnale nella cintura e filò fuori, con il cuore che le martellava nelle orecchie senza sosta.

Non avrebbe mai pensato che il Palazzo disponesse anche di un ginnasio attrezzato e di una sala completamente adibita alle armi.

Il pugnale e la spada tintinnavano continuamente l'una contro l'altra producendo un lieve stridio snervante.

Prim spalancò la porta della palestra e si ritrovò nel corridoio centrale. Ad attenderla, là fuori, c'erano Lucky, Gripho, Pyper e Hugo.

L'espressione dipinta sui loro volti non prometteva nulla di buono.

Prim rimase sbigottita per qualche istante, immobile di fronte alla porta ancora semi aperta del ginnasio, poi se la chiuse alle spalle e si schiarì la voce, un po' in imbarazzo.

-Suppongo siate qui per salutarmi- dichiarò con l'aria più composta che riuscì a trovare. -C'è la possibilità che non mi vediate ritornare.-

Un sorrisino rassegnato si distese sul suo viso stanco.

Sentiva lo sguardo di Hugo pesarle addosso, sulla testa.

-Siamo qui proprio per arginarla, questa possibilità- replicò Gripho, facendo un passo verso di lei. -Noi veniamo con te.-

-No- dichiarò perentoria la ragazza. -E' troppo pericoloso.-

-Devo ricordarti che non conosci nemmeno i sortilegi più elementari, Prim?- intervenne Pyper.

Lucky ridacchiò. -Non sei la persona più adatta a parlare di pericolo.-

-Non ve lo permetteranno- continuò Prim. -Non lasceranno che veniate con me.-

-Sì che lo faranno, invece- replicò Gripho, stringendola forte per le spalle. -Di te non si fidano, di noi sì.-

-E questo dovrebbe bastare a convincerli?-

-Basterà- dichiarò Hugo, guardandola di sottecchi. -Faremo in modo che basti.-

Prim annaspò, in cerca di qualcosa di giusto da dire.

Avrebbe potuto asserire che erano troppo importanti per mettersi a rischio, che se si fossero schierati dalla sua parte il Consiglio li avrebbe perseguitati allo stesso modo; che era stata tutta colpa sua e non era giusto che pagassero anche loro le conseguenze delle sue azioni; che mentre Isobel non l'aveva uccisa, non si era fatta scrupoli a mettere al tappeto Ailore; che aveva paura, paura di perderli, di tornare a Runadium senza di loro.

Ma tutto quello che disse fu: -Grazie.-

Perché, nonostante tutto, quello di cui aveva più bisogno in quel momento era non essere sola.

Gripho le sorrise e le mollò una pacca amichevole sulla spalla.

Lucky si avvicinò a lei di un passo.

-Allora,- disse -dove siamo diretti?-

Prim tirò fuori dalla tasca il ciondolo di bronzo che le aveva dato Sybilla la sera in cui le aveva confessato la verità sui suoi poteri. Se lo rigirò fra le dita distrattamente, quasi come fosse sovrappensiero.

-Un po' di tempo fa, Sybilla mi ha consegnato questo. Mi ha detto che, quando avessi avuto bisogno di lei, avrei dovuto usarlo. Non so cosa intendesse, ma ho una pista: il castello di Atlante. Era scritto nella mia previsione.-

Hugo corrugò la fronte, concentrato. -C'è uno strapiombo, oltre la foresta, che da sul Vuoto: "la rupe di Atlante". E il punto più estremo di Runadium.-

-Una rupe abbandonata lontana dal centro abitato. Il posto ideale per un covo di cattivoni- osservò Lucky. -Bingo.-

Hugo si riscosse immediatamente. -Muoviamoci. Più tempo passeremo a riflettere, più sarà difficile riuscire nell'intento.-

Prim annuì. -D'accordo.-

Il gruppo si mosse in direzione della fine del corridoio, ma Gripho rimase indietro, con le mani ficcate in tasca e l'espressione assorta.

-Scusate ragazzi,- dichiarò con tono serio -mi sono appena ricordato che c'è una cosa che devo fare. Voi andate avanti, io vi raggiungo.-

E detto questo si allontanò svelto nella direzione opposta alla loro.

Prim si chiese dove stesse andando. E poi pensò che forse, sotto sotto, lo sapevano entrambi.



-Che ci fai qui?- chiese con la voce che faceva la ola con le sue corde vocali. Quanto si detestava in certi momenti?

Gripho gli lanciò un'occhiata seria, diretta. -Vado con lei- disse.

Nebeus scosse la testa. -Con lei chi?-

-Con Prim. Ho deciso di accompagnarla a cercare Isobel ed Ailore.-

-Oh- fece solo Nebeus, passandosi una mano fra i capelli corvini.

-Sono passato a salutarti- dichiarò Gripho, infilandosi le mani più a fondo nelle tasche dei jeans, poi ridacchiò. -So che vado ma non so se torno.-

A Nebeus non faceva ridere per niente quella prospettiva.

-Perché lo fai?- gli chiese, stando bene attento a non guardarlo negli occhi. Era stupido e rischioso.

Gripho gli accostò il dorso di una mano al viso e lui rabbrividì. La sua pelle era fredda come il ghiaccio. Doveva essere arrossito, ne era certo.

Il biondo sorrise, ma Nebeus non si ritrasse.

Non vedeva perché avrebbe dovuto, in fin dei conti.

Il cuore gli batteva forte, ma piano piano, come i rintocchi delle campane a mezzanotte.

-Un po' per gli altri e un po' per te- rispose Gripho, accarezzandogli lentamente la guancia lentigginosa. -Sei troppo carino per finire sotto le macerie di Runadium, lo sai?-

Nebeus si sentì improvvisamente infastidito dal suo modo di comportarsi. Lui carino?

Cos'era, un nuovo capo d'abbigliamento alla moda?

Con uno scatto seccò afferrò Gripho per la collottola della felpa e lo tirò a sé, spalle contro spalle, occhi contro occhi.

Ed i suoi, di quel miele dolce ed intenso, erano bellissimi.

-Io non sono carino,- scandì, ad un sospiro dalle sue labbra -e faresti meglio a tornare sano e salvo o ti perseguiterò anche all'Inferno, puoi starne certo.-

Il sorriso sornione di Gripho si allargò ulteriormente.

-Lo faresti comunque- sussurrò, poi lo afferrò per le spalle e gli lasciò un bacio leggero sulla fronte.

E Nebeus si ritrasse bruscamente e gli chiuse la porta in faccia come solo una vera prima donna sa fare.

Era la fine.

Da lì era tutto in discesa, aveva sfiorato il punto di non ritorno.

E anche Gripho, che fuori dalla porta si stava mangiando le mani, lo sapeva.

Come sei ingiusto. Pensò.

E poi si avviò per le scale, riflettendo che, se la mettevano così, sarebbe dovuto tornare indietro per forza.

Ci vorrebbe troppo tempo per rivederci, all'Inferno.


ANGOLINO TUTTO NOSTRO:

Ciao ragazzi! Come state?

Spero bene.

Come al solito ci tengo ad iniziare con un ringraziamento di cuore a che mi ha seguita e sostenuta fino a qui. Ci sono persone che ogni volta non perdono l'occasione di strapparmi un sorriso con un commento o di supportarmi con le loro parole amichevoli. O, meglio ancora, di farmi critiche costruttive, che sono quelle che io apprezzo di più.
E poi, ci sono tutti quelli che se ne stanno in silenzio in un cantuccio, votano, leggono e apprezzano in silenzio. Io li conosco uno per uno quei nomi, e state certi che, un giorno o l'altro, quando meno ve lo aspettate,  vi verrò a cercare a casa per ringraziarvi di cuore per tutto il sostegno. Penso che veramente voi non abbiate la più pallida idea di quanto io lo apprezzi.

5600 visualizzazzazioni, 695 voti e più di 800 commenti. Sono tanti. Sono un numero spropositatamente grande, per una come me, immenso. E vi ringrazio perché è tutto merito vostro, io non ho fatto altro che fare quello che mi piace.
GRAZIE. Grazie di cuore.

E detto questo fuggo via e vi lascio finalmente in pace. Solo che ci tenevo tanto a farvi sapere questo, ecco.
Un bacio grande grande, ed un abbraccio forte.
A presto. ❤
Sayami98.

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