15. Runadium.

"Sono parte di tutto ciò che ho incontrato;

Eppure ancora tutta l'esperienza è un arco attraverso cui

Brilla quel mondo inesplorato i cui confini sbiadiscono

Per sempre e per sempre quando mi muovo."

Alfred Tennyson – Ulysses


Il corridoio si era riempito. Attraversando la porta della Sala dei Tribuni, Pyper e Prim si trovarono inghiottite nuovamente dal mare di folla.

Il viso di Euphenia era sempre più contratto, l'espressione insoddisfatta e stizzita. Il resto degli spettatori si limitava semplicemente ad osservare le due ragazze come fossero state due morte viventi.

Non capiva cosa ci fosse di tanto eccezionale in ciò che stava facendo. Forse, si disse, il loro stupore era dovuto al fatto che avesse aperto la Sala dei Troni senza la Spada piuttosto che ad altro.

Forse, semplicemente, non si aspettavano che la "strega novella" riuscisse nell'intento.

Euphenia lanciò uno sguardo raggelante a sua figlia e le fece cenno di andarsene. Lei per tutta risposta imprecò a denti stretti, ma non si oppose, lasciando una carezza veloce sulla spalla di Prim, prima di sgusciare via per il corridoio.

Quella donna era una serpe.

Sybilla le corse nuovamente incontro.

-Prim,- esalò, rivolgendole un mezzo sorriso –sei stata molto brava.-

-Grazie- rispose lei un po' titubante. –Non ho fatto nulla di eccezionale a dire il vero...-

Ailore si avvicinò velocemente a loro.

Prim scandagliò la sua figura: indossava un paio di pantaloni larghi infilati negli anfibi consumati, una maglia sottile di cotone ed una cintura alla quale aveva appeso un paio di arnesi dall'aria minacciosa. Tutto rigorosamente nero.

Sembrava una divisa da battaglia.

Sybilla gli sorrise ed il ragazzo fece un passo avanti.

Ora che ci faceva caso, era più alto di lei di una buona spanna.

-Ailore ti accompagnerà nella Sala dei Famigli- disse la donna contraendo appena le labbra.

Prim corrucciò la fronte ed Ailore le sorrise.

Sybilla scacciò via ogni remora con un gesto affrettato della mano.

-Non c'è tempo per le spiegazioni- decretò. –Andate.-

Prim non fece in tempo ad obbiettare che già si ritrovò ad attraversare il corridoio verso la Sala dei Famigli, nell'ala sud-ovest della rocca.

Si voltò per l'ultima volta, scorrendo con lo sguardo i volti dei presenti.

Perché Ailore aveva indossato una divisa da battaglia? Perché avevano scelto lui per accompagnarla?

Due occhi torbidi come il mare in tempesta la catturarono.

Hugo.

Si era liberato dalle briglie della massa ed ora stava in prima fila, le mani in tasca, l'espressione severa. Il suo sguardo la perforava.

Poi, un secondo dopo, svoltò il corridoio e dimenticò ogni altra cosa che non fosse la sua prossima destinazione.



Nebeus chiuse la chiamata e sospirò, abbandonandosi contro la parete. Aveva già abbastanza cose a cui pensare e suo padre non se ne curava affatto. Non faceva altro che ricordargli del suo fidanzamento con Hilde Dodgefire, e la cosa non riusciva a non metterlo a disagio.

Ansia, agitazione o trepidazione non facevano parte di Nebeus Dustwift, non quando si trattava di certe cose.

Se solo suo padre avesse saputo...

-Perché non glielo dici?-

Si voltò di scatto verso la fine del corridoio.

Il profilo dolce e le movenze pacate di Griphagan Daysteel spaccavano la luce che filtrava dalle imposte.

Nebeus si accigliò.

-Stavi origliando?- chiese.

Gripho sorrise e Nebeus si chiese per un istante se non fosse completamente pazzo. Poi realizzò che forse, fra i due, era il più savio.

-Può darsi- rispose osservando con ben poco interesse gli intarsi sul tappeto.

-Ad ogni modo, dovresti dirglielo- riprese poi.

Il cipiglio del moro si infoltì ulteriormente. –Che cosa?-

Gripho alzò distrattamente gli occhi su di lui sfoderando l'ennesimo sorriso sornione.

Nebeus sapeva che non faceva così con tutti, sapeva che fosse un trattamento che riservava solo a lui, e non se ne sentiva affatto onorato.

Abbassò lo sguardo a terra.

-Andiamo, devo davvero dirlo ad alta voce?-

Grugnì senza nemmeno accorgersene. Avrebbe voluto mollargli un pugno in faccia.

-Cosa vuoi saperne tu?- replicò, tuffando nuovamente gli occhi nei suoi. Avevano il colore dell'ambra e del miele.

-I tuoi genitori ti hanno abbandonato o sbaglio?-

Forse aveva esagerato. Era strano: da quando era morta sua madre il veleno che sputava riusciva a proteggerlo da quello che gli stava corrodendo lentamente le viscere.

Ma non con tutti funzionava, c'erano delle eccezioni. C'erano suo padre ed Euphenia Goldbone.

E poi c'era Gripho.

Gli sorrise per l'ennesima volta, come fosse stato in grado di prendere le sue parole, strappargliele via e smontare la sua armatura di indifferenza pezzo per pezzo.

-Ti sei informato sul mio conto?- gli domandò mentre il suo sorriso si allargava progressivamente.

Questa volta ricambiò, incrociando le braccia davanti al petto.

Voleva giocare? Allora avrebbero giocato.

-Può darsi- sibilò. Sentiva il sangue affluirgli prepotentemente alle guance ma non se ne curò più di tanto.

-Ti creerebbe qualche problema?-

-Oh, affatto- rispose tranquillo Gripho, facendo due passi nella sua direzione. –Ne sarei estremamente lusingato.-



La porta della Sala dei Famigli era blu elettrico, il colore delle luci stroboscopiche della discoteca e delle viole nel sole dell'estate.

Ailore non aveva aperto bocca per tutto il tragitto e la cosa la metteva abbastanza a disagio.

Spalancò l'uscio lasciando che entrasse per prima.

Di nuovo le scale sprofondavano verso il basso, in un antro scuro ed ombroso che gorgogliava come lo scarico di un sifone.

Prim prese coraggio ed iniziò a scendere.

In fondo alla scalinata l'aria era ferma e fredda come un blocco di ghiaccio.

Prim proseguì avanti andando a sbattere contro qualcosa di solido. Sembrava pietra. Aveva una forma articolata e complessa che rendeva impossibile capire di cosa si trattasse.

Sentì i passi lenti di Ailore rimbombare alle sue spalle e poi una folata di vento gelido la investì.

-Primrose Palegrove, rampollo dorato dei Palegrove, la stirpe del Dominio dei cuori e delle volontà, sei tu che chiedi di entrare nella Sala dei Famigli?-

La voce della rocca questa volta si era fatta raspante, spezzata e quasi ansante.

Prim trattenne un fremito delle mani.

-Sì- rispose prontamente. –Sì, sono io. Ailore Craigbright è con me.-

L'alito di vento gelido spirò nuovamente sulla sua pelle. Sentiva la presenza di Ailore alle sue spalle.

Poi, improvvisamente, una luce blu esplose davanti ai suoi occhi, sprizzando da ogni lato scaglie azzurrine che scorrevano sulle pareti come acqua piovana.

L'oggetto freddo che le stava di fronte assunse definizione, trasformandosi in un'imponente statua di pietra.

Per poco Prim non cacciò un urlo.

Una lunga fila di statue affiancava una scalinata ripida e scivolosa. Guardando in alto, non si vedeva il soffitto.

Le statue erano enormi, di pietra fredda e porosa come la pomice e ritraevano gargoyles dalle fattezze mostruose, con gli occhi tutti illuminati di quel blu intenso ed inquietante.

Fece un passo indietro, finendo addosso ad Ailore. Trasalì.

Si voltò di scatto ed il ragazzo la guardò sorpreso, poi le sorrise. Sembrava tremendamente calmo.

-Andiamo- disse, e la superò con due ampie falcate, iniziando la sua discesa verso la Sala dei Famigli.

Prim lo seguì in silenzio. Lungo il pendio, le scale diventavano sempre più ripide ed i rumori solo echi distanti oltre tempo e spazio.

-Attenta- le disse ad un tratto Ailore.

L'ultimo gradino era un salto di due metri verso un pavimento spoglio e scivoloso.

Ailore si gettò, atterrando con grazia, poi si voltò verso di lei ed allungò le braccia.

-Buttati- le suggerì. –Ti prendo al volo.-

Se fosse stato Hugo, pensò distrattamente, avrebbe lasciato che si sfracellasse al suolo.

Prim sospirò, poi fece ciò che Ailore le aveva consigliato e si lanciò senza pensarci troppo, con gli occhi cuciti.

La sensazione del vuoto che le attanagliava lo stomaco durò solo pochi istanti, poi, come per magia, si ritrovò con le braccia appese intorno al collo di Ailore, le sue mani che le scivolavano lente sulla vita rimettendola con i piedi per terra.

Aprì gli occhi. Nella penombra blu i suoi capelli biondi mandavano riflessi verdastri.

Slacciò le braccia e si allontanò cautamente da lui.

-Grazie- biascicò.

-Non c'è di che- rispose il ragazzo, e poi si voltò, riprendendo verso la Sala dei Famigli.

La porta era enorme, come quella di tutte le altre Sale e, mentre si spalancava, Prim tentò di figurarsi come sarebbe stata.

Ovviamente, mancò il bersaglio.

La Sala dei Famigli non aveva nulla a che fare con tutto ciò che aveva visto fino a quel momento.

Non appena Prim ci mise piede dentro ebbe l'impressione di trovarsi su di uno sterminato campo di battaglia.

La sala era enorme e semibuia, tutt'intorno montagne di pietra percorsa da lucenti venature blu, a terra ciottoli e scaglie di pietre azzurre.

Non un sospiro, non un sibilo.

Niente.

Sparse, come fosse stato fermato il tempo, stavano le sagome dei più svariati animali: gufi, corvi e cornacchie in volo, rospi, furetti, gatti, civette, salamandre, iguana e serpenti.

Immobili come fossero stati tutti imbalsamati.

-Che cosa sono questi?- chiese passando accanto ad una lince dal pelo rossiccio.

-Famigli- rispose Ailore seguendola. –Secondo la tradizione sono demoni minori donati alle streghe perché fossero loro servitori. Ad alcuni piace pensare che fossero stati donati dal diavolo in persona, comprati o ereditati. Altri invece preferiscono credere che avessero poteri benefici, come quello di diagnosticare malattie, o che servissero come catalizzatori magici. Sembra che alcuni stregoni fossero soliti intrappolarli in bottiglie, anelli e pietre preziose per poi portarli sempre con sé. Ad ogni modo, non lo sapremo mai.-

Prim si voltò verso di lui, proseguendo cautamente attraverso il labirinto di belve. C'erano animali esotici di ogni razza e creature viste solo nei libri di fiabe.

-Perché no?- chiese accarezzando distrattamente con una mano la criniera di un leone bianco. Era soffice. Per un attimo credette che si sarebbe voltato e l'avrebbe ingoiata in un sol boccone, ma non accadde.

-Perché i Famigli sono scomparsi- rispose Ailore osservando i corvi che stavano immobili con le ali spiegate sopra alla sua testa, fluttuando nel vuoto. –Nel Medioevo furono sterminati così come le streghe.-

-Oh- sospirò Prim accostandosi ad una rana piccola e fucsia che si era appollaiata nell'anfratto di una roccia. –Che peccato.-

In fondo alla Sala c'era una piattaforma di pietra venata ricoperta da un tappeto blu ricamato d'oro, d'argento e di scaglie di zaffiro.

Sopra alla piattaforma era stato disposto un piedistallo di argento cesellato che sorreggeva una teca tonda di vetro piombato.

Doveva essere la Reliquia.

Prim si avvicinò al piedistallo ed osservò il piccolo contenitore.

C'era un tappo in cima che permetteva di aprire la teca senza romperla o spostarla.

Prim mise due dita sul pomello e svitò il tappo senza difficoltà.

Troppo facile. Si disse ancora, ma se Ailore aveva indossato una divisa da battaglia la parte complicata non avrebbe tardato ad arrivare.

Prese un bel respiro ed infilò una mano nel contenitore estraendone una pallina blu, non più grande di una biglia.

Facendola scorrere fra le dita, Prim si accorse che effettivamente si trattasse proprio una biglia: screziata ed attraversata da scintillii argentei che si riflettevano tutt'intorno come in una micro palla stroboscopica. Guardandola da vicino, si poteva notare qualcosa al suo interno, ma Prim non era in grado di dire cosa fosse.

Si voltò verso Ailore, alle sue spalle, e gli mostrò la Reliquia.

-Che cosa dovrei farci con questa?- chiese.

Ailore si avvicinò e scrutò l'oggetto in questione, poi si morsicò un labbro nervosamente e fissò gli occhi castani in quelli di Prim.

-Non posso aiutarti, ricordi?-

Prim sentì le spalle che le ricadevano pesantemente sulla schiena.

Ailore abbassò lentamente lo sguardo sulle punte degli anfibi.

-Mi dispiace...- soffiò.

Quel ragazzo era fin troppo altruista alle volte, pensò Prim. Non era certo colpa sua, erano le regole della rocca a volerlo.

Le regole della rocca.

"La Legge di Kleatine."

-«Sulla Spada verserai il sangue delle stirpi, con la Chiave onorerai il nome del popolo, alla Biglia affiderai la lealtà dell'amico, nello Specchio scoprirai te stesso...»- recitò a bassa voce, le parole impresse nella sua mente come spilli.

-La Biglia...- si osservò con cura la mano, poi passò a squadrare i Famigli.

-Ailore,- chiamò mentre l'adrenalina iniziava a frizzarle nelle vene –grazie.-

Il ragazzo si accigliò. –Di cosa?-

Prim prese ad analizzare gli animali inanimati uno per uno con un'attenzione quasi maniacale, poi, finalmente, lo trovò.

Era un piccolo camaleonte blu appeso ad una roccia più nascosta delle altre, ricoperta di ghirigori articolati. Aveva la bocca spalancata e la pelle squamosa che mandava riflessi azzurrini tutt'intorno.

Prim semplicemente fece quello che le diceva la testa.

Lasciò cadere la Biglia nella bocca dell'animaletto e questa scivolò giù mentre il camaleonte la ingoiava e si rannicchiava su se stesso diventando dello stesso colore della roccia.

-Ailore!- esclamò raggiante. –Forse ce l'abbiamo fatta!-

-Io non ne sarei così sicuro fossi al posto tuo!-

Cosa?

Sentì un tonfo sordo, uno schiocco a pochi metri da lei, fendenti in fila e poi il rumore del metallo che cozzava contro la dura pietra.

Il sangue le riempì le orecchie, il battito cardiaco alle stelle.

Si voltò.

Ailore era steso a terra e stringeva in mano un'enorme stanga di metallo con spuntoni acuminati alle estremità. Sopra di lui, enorme, avvoltolato su se stesso, fatto di oro e petrolio, incombeva un serpente enorme, pericolosamente vicino al viso del ragazzo.

Sentì il respiro che le si mozzava in gola.

-Ailore!- urlò.

Ailore voltò la testa verso di lei, gli occhi brillanti di paura.

-Scappa!- urlò. Ma era troppo tardi: il rettile l'aveva vista.

Frustando l'aria con la coda abbandonò il suo primo bersaglio strisciando con una rapidità fulminea verso di lei.

La paura le pervase le membra.

Iniziò a correre più veloce che poteva.

La sua mano scattò veloce alla cintura dove in genere teneva infilzato il pugnale, ma non trovò altro che cuoio ruvido ad attenderla. Lo aveva lasciato nella Sala dei Troni.

Merda.

Ailore era scattato nuovamente in piedi ed ora stava cercando di scavalcare gli ammassi di granito per raggiungerla.

Sentiva il sangue che le pulsava nelle tempie così forte che pensava le sarebbe esplosa la testa.

Inspirò ed espirò, immobilizzandosi sul posto.

Il serpente era sparito, ma sentiva in fondo alla Sala le sue spire che frusciavano al suolo.

Deglutì. Pensa, Prim, pensa.

-Prim!- la chiamò Ailore. Si era issato su una roccia più alta delle altre e le stava facendo energicamente segno di raggiungerlo. Da lì sarebbero riusciti a vederlo senza che se ne accorgesse.

Prim corse verso il masso ed afferrò al volo la mano di Ailore, tesa verso di lei.

-Come fa a muoversi così velocemente? E' enorme!- chiese, raggiungendolo finalmente.

-E' un anaconda- rispose il ragazzo. I suoi nervi erano tesi, i tratti del volto talmente contratti da sembrare irriconoscibili, ogni fibra del suo corpo pronta a scattare. –E' praticamente uno dei serpenti più agili che esistano. Non è velenoso ma soffoca le sue prede. Gli stregoni della Nuova Guinea lo adorano.-

-Buon per loro- rispose acidamente Prim. Il suo livello di irritabilità cresceva esponenzialmente per ogni secondo che passava in quello stato d'ansia. –Come facciamo a liberarcene?-

Un brivido freddo le corse lungo la schiena.

-Dobbiamo colpirlo alla testa- dichiarò Ailore guardandosi intorno con un'attenzione sovraumana. Era completamente concentrato su ciò che lo circondava, i sensi in allerta, i muscoli che guizzavano sotto alla pelle.

-Qual è il piano?- gli domandò Prim, sperando in qualche idea geniale.

Un sorrisetto esasperato fece capolino sul volto del ragazzo. -Colpisci e... sopravvivi?-

Prim si morse un labbro ed il sapore metallico del sangue le inondò la bocca. –Fantastico- mugugnò. –Vedremo che si riesce a fare.-

L'anaconda li aveva raggiunti. Ora strisciava lentamente sotto di loro, stirando le sue spire viscide come il catrame.

Avevano solo pochi secondi di vantaggio, poi li avrebbe scoperti. Ma Ailore fu più veloce.

Piombò repentinamente sopra all'animale schiacciandogli il testone per terra senza troppi convenevoli.

-Prim!- urlò, lottando con tutte le forze per trattenerlo mentre si dibatteva. –Tagliagli la coda!-

Sentì il cuore che le scivolava giù fino ai piedi. Non era sicura di ciò che stava per fare, ma non aveva tempo per riflettere.

Si buttò giù dal masso e, afferrando un sasso appuntito, recise la coda all'animale con precisione quasi chirurgica. Il sangue zampillò ovunque, insozzandole i vestiti. Emanava una puzza orribile.

Ailore si voltò per dirle qualcosa, ma forse non aveva valutato bene la forza del suo avversario. Con uno strattone violento, l'animale si liberò dalla sua presa, rovesciandolo a terra mentre Prim veniva scaraventata indietro.

La ragazza alzò la testa e quasi ebbe voglia di piangere. Era stato tutto inutile: la coda era già ricresciuta.

L'anaconda si avviluppò intorno ad Ailore come una fune. Prim lo vide lottare come un ossesso e ribaltare il serpente per terra per poi riprendere in mano la stanga d'acciaio e scagliargliela addosso come una lancia, senza però sortire alcun effetto.

Ailore era il Custode, la guardia del corpo per antonomasia, e le sue doti di combattimento erano senz'altro eccellenti, ma quell'affare sembrava invincibile, i suoi colpi nemmeno lo scalfivano.

L'anaconda gli si attorcigliò intorno ad una gamba, facendolo cadere per terra. Ailore cercava di difendersi con una sciabola, aprendo profondi tagli fra le spire del serpente, senza ottenere però alcun risultato.

L'anaconda continuò ad arrampicarsi intorno a lui anche quando gli piantò la lama in testa.

Era finita.

Prim vide il rettile spalancare le fauci ed avvicinarsi pericolosamente a lui.

Vide le spire tendersi, gli occhi di Ailore impassibili, come fossero stati pronti da tempo a quell'evenienza e la sua pelle candida per la scarsa circolazione.

Ma non poteva andare così, Prim lo sapeva bene. Non per lei. Qualcosa agì ancora prima che avesse il tempo di rendersene conto.

Le sue gambe ossute scattarono in avanti, i capelli che le oscuravano la vista e il respiro assente.

Si gettò su Ailore, in mezzo fra lui e lo spettacolo raccapricciante di quella enorme bocca spalancata.

Le sembrò che il tempo stesse rallentando, ma non ebbe paura.

Si strinse forte al ragazzo, respirando l'odore del sangue mentre la sua testa era già altrove.

Pensò a Fidelia e a quanto l'avesse fatta stare in pena. A Sybilla e a quanto l'avesse delusa. Ai gemelli e a Gripho che sarebbero tornati in biblioteca da soli. Ad Emily che forse nemmeno si ricordava più di lei. A Hugo e ai suoi bellissimi occhi azzurro sporco.

Trattenne il fiato, strinse i denti.

E non accadde nulla.

Sentì il respiro di Ailore fra i capelli ed i suoi muscoli rilassarsi improvvisamente.

Un cigolio sommesso si propagò per la Sala.

Alzò la testa di scatto.

I cardini della porta stavano lentamente ruotando su loro stessi.

Ricacciò indietro il magone che le ostruiva la gola.

-Brava Prim- sussurrò Ailore posandole una mano sulla testa, deliziosamente confortante. –Hai aperto la Sala dei Famigli.-



Quando tornarono nel corridoio, la solita cerchia di spettatori era lì ad attenderli puntuali come un orologio.

Ma quando fecero capolino dalla porta, l'espressione basita sui loro volti lasciò spazio ad un'altra molto più preoccupata.

Sybilla li travolse letteralmente.

Prim vide dietro di lei Fidelia che si copriva la bocca con una mano, gli occhi sgranati, enormi.

-Che vi è successo?!- domandò Sybilla afferrandoli per le spalle.

Prim si diede un'occhiata veloce: aveva i vestiti completamente incrostati del sangue dell'anaconda ed Ailore era riuscito a procurarsi un bel taglio profondo sulla fronte.

-Abbiamo affrontato un anaconda- rispose tranquillamente il ragazzo, cercando di non far gocciolare sangue sul pavimento. –Prim è stata brava, lo ha messo subito KO.-

Ailore le mollò una spintarella amichevole che la fece barcollare a destra e sinistra come un birillo, e lei gli sorrise.

Quando si erano rialzati in piedi, nella Sala dei Famigli, era improvvisamente scoppiata in lacrime, forse per l'accumulo di troppa tensione, e lui l'aveva abbracciata di slancio, stringendola forte, senza fare domande o dire niente. In qualche modo Prim lo sapeva, Ailore non avrebbe lasciato trapelare più del necessario di tutta quella storia.

Non aveva tempo per piangere, non più.

Sospirò portandosi una ciocca castana dietro all'orecchio.

-Ti racconterò tutto più tardi Sybilla- dichiarò, accennando un sorriso. –Dove si trova la prossima Sala?-

Sybilla schiuse le labbra come per dire qualcosa, ma poi le richiuse immediatamente.

-Va bene- rispose.

-Se vuoi posso accompagnarti ancora io- propose Ailore dando una rapida occhiata all'espressione sconvolta che doveva avere stampata in faccia.

-Non ce n'è bisogno- rispose una voce alla loro destra, chiara e furente come il fuoco.

Prim si voltò di scatto, ma non avrebbe avuto bisogno neanche di guardarlo in faccia per sapere di chi si trattasse.

Trattenne istintivamente il respiro mentre Hugo sfuggiva alla folla e si avvicinava a loro ad ampie falcate. –Tu resta con la Strega Madre, Custode. Ha bisogno di te- sibilò.

Prim vide gli occhi di Ailore conficcarsi in quelli di Hugo ed accendersi di astio una frazione di secondo prima che il ragazzo l'afferrasse per il polso e la trascinasse via con sé.

-Hey!- ringhiò divincolandosi energicamente.

Hugo le assestò un bello strattone. –Muoviti- le ordinò, e riprese a camminare spedito per il corridoio.

Prim voltò la testa indietro, scorgendo i profili preoccupati di Fidelia, Pyper, e di tutti gli altri che continuavano ad osservarli mentre si allontanavano.

Non le aveva dato nemmeno il tempo di dirgli due parole.

Quel ragazzo aveva bisogno di una seria visita da un bravo psicologo. Gliel'avrebbe anche pagata lei se fosse stato necessario.



La porta della Sala degli Specchi, nel torrione nord-ovest, quello più imponente di tutti, era di un bianco accecante, asettico come quello di un manicomio.

Tanto per restare in tema. Pensò scocciata Prim.

Hugo non si decideva a mollare la presa sul suo polso. Fece scivolare via il braccio dalle sue dita ed il ragazzo si voltò di scatto verso di lei, trapassandola da parte a parte con lo sguardo torbido.

-Qual è esattamente il tuo problema?- chiese spalancando rabbiosamente la porta ed infilandocisi dentro.

Il ragazzo la seguì e la superò mettendosi in testa alla spedizione.

Prim avrebbe tanto voluto prenderlo a calci nel sedere.

-Sono spiacente di essermi messo in mezzo tra te ed il tuo fidanzato, ma, sai, abbiamo un portale da aprire- soffiò allungando su per le scale di legno che conducevano in cima al torrione.

-Lui non è il mio fidanzato e qualora non te ne fossi accorto, era esattamente ciò che stavo facendo un secondo prima che tu mi piombassi addosso e ricominciassi a fare mister "manie-di-protagonismo".-

Prim vide le spalle del ragazzo contrarsi violentemente di fronte a lei e le mani stringersi fino a far diventare le nocche trasparenti.

-Neanche io esulto dalla gioia di passare del tempo con te, non mi pagano abbastanza per farti da babysitter- sputò, salendo l'ultimo gradino.

Si ritrovarono su una piattaforma di legno scuro cosparso di piccoli brillanti incastonati nelle travi.

Una voce gli cadde addosso leggera come pioggia, avvolgendoli.

Primrose Palegrove, rampollo dorato dei Palegrove, la stirpe del Dominio dei cuori e delle volontà, sei tu che chiedi di entrare nella Sala degli Specchi?

Le parole le risuonarono forti e chiare in testa. Prese un bel respiro. Era fin troppo nervosa.

-Sì, sono io- rispose in simultanea con Hugo.

Una luce bianca esplose a partire dai piccoli cristalli incastonati tutt'intorno a loro, sulle pareti e sul soffitto. Le luci, riflettendosi le une sulle altre, creavano dei giochi meravigliosi, come in un labirinto di sottilissimi fili bianchi.

Prim seguì Hugo attraverso il corridoio.

-Nessuno ti ha chiesto di accompagnarmi, perché l'hai fatto?- domandò.

La rabbia si era un po' attenuata, lasciando il posto ad una sensazione strana che le torceva le budella.

Frustrazione.

Hugo rallentò improvvisamente il passo.

-La Sala degli Specchi è diversa da tutte le altre- iniziò. I minuscoli fasci di luce lo sfioravano, insinuandoglisi fra i capelli e trapassandogli tutto il corpo.

-Nelle Sale precedenti la rocca ha saggiato le tue virtù: coraggio, onestà ed altruismo. Nella Sala degli Specchi aprirà il tuo cuore. Vedrai lati della tua personalità che non sapevi di possedere e scoprirà tutto di te. E per tutto intendo tutto.-

Prim sospirò, camminando lentamente fra i raggi bianchi. La figura di Hugo era evanescente, i contorni sfocati e dissolti.

-E quindi?- chiese, non capendo quale fosse il punto di tutta quella situazione.

-Chi ti accompagnerà avrà la possibilità di leggerti come un libro aperto. Devo ricordarti che hai un segreto da mantenere?-

-Ma magari ne ho molti altri che non voglio che tu scopra.-

Hugo si voltò per un secondo verso di lei. I suoi occhi, rischiarati dalla luce diafana, sembravano d'argento. Un sorrisetto furbo gli increspò il volto. Hugo era ancora quello che, se avesse dovuto decidere fra salvarla e lasciarla annegare, avrebbe sempre optato per la seconda opzione.

-Troppo tardi- soffiò, poi si voltò di nuovo e sparì nel buio, oltre il corridoio.



Entrando nella Sala degli Specchi, Prim sentì tutto il suo corpo vibrare come un diapason, percorso da qualcosa di inspiegabile, una sensazione completamente nuova.

Un bagliore candido la investì in pieno, impedendole di vedere bene di fronte a sé dopo il buio del corridoio.

Poi, quando i suoi occhi si abituarono finalmente alla luce, il suo cuore perse lentamente un battito per volta, fino a fermarsi completamente.

Lo spettacolo che si ritrovò davanti era incantevole.

Fontane di diamanti pendevano dal soffitto riflettendo la luce bianca in migliaia di scaglie colorate tutt'intorno. Il pavimento era coperto da tappeti ricamati d'oro e argento, impreziositi da pietre preziose delle più svariate tinte, dall'ocra al lilla, dall'azzurro al tortora.

Le pareti, il soffitto e la stanza intera erano disseminate di specchi che riflettevano il loro riflesso ovunque, decine e decine di volte, all'infinito, e con loro i colori cangianti sprizzati dai cristalli, i bagliori soffusi delle gemme, il colore immacolato delle stoffe.

Ogni specchio era incorniciato da una cornice differente e rifletteva le immagini sotto diverse prospettive, con diverse forme. La loro posizione non era casuale: l'effetto finale, il gioco che si veniva a creare in quel labirinto di vetro e diamanti era incantevole, semplicemente disarmante.

Prim percepì chiaramente correrle sulla pelle la sensazione che ci fosse qualcosa di magico, di misteriosamente ignoto in quella stanza, che non era possibile spiegare in nessun altro modo.

Osservò il suo riflesso in uno degli specchi.

Aveva gli abiti sporchi e rovinati, i capelli in disordine e la faccia di chi non ha più idea di cosa aspettarsi. Al suo fianco, Hugo sembrava così tanto più alto di lei, col portamento fiero e l'espressione indomita che gli accendeva lo sguardo.

Si soffermò sul profilo appuntito, sugli zigomi affilati e le labbra a forma di cuore. Il taglio ancora non gli si era del tutto rimarginato.

-Hugo...- sussurrò, ma il ragazzo la zittì, fissando gli occhi trasparenti nei suoi. Si sentì ondeggiare nell'aria per un secondo, indecisa se quello davanti a lei fosse il vero Hugo o solo un suo riflesso.

-Rimani concentrata- le disse. –La prova potrebbe iniziare da un momento all'altro.-

Prim si schiarì la voce e tornò a guardare fisso di fronte a sé.

Al centro della Sala c'era uno specchio più grande, magnificamente decorato e cosparso di diamanti.

Lo osservò attentamente. Le rimandava la sua immagine un po' distorta, pensò.

Un po' più alta, un po' più formosa, un po' meno lentigginosa. Si piaceva. Gettò un occhio dietro ma il riflesso di Hugo non era dove sarebbe dovuto essere.

Il suo stomaco si contorse.

Si voltò di scatto, ma Hugo sembrava sparito nel nulla.

Sentì di nuovo il respiro accelerare, il silenzio attorno a lei le trapassava il cervello.

Quando tornò ad osservare il suo riflesso, nello Specchio non c'era n'era più traccia.

Che sta succedendo?

-Prim!- sentì. Una voce. La sua voce. –Prim sono qui.-

Si voltò di scatto. Niente.

-Qui! Qui!- gridò ancora.

Alla sua destra, il suo riflesso in uno degli specchi la stava salutando sorridente.

Si avvicinò basita e quello ridacchiò, per poi svanire di nuovo.

-Primrose!-

Questa volta era riapparso nel vetro accanto, l'espressione saccente ed ironica.

-Cosa c'è?- le domandò. -Il gatto ti ha mangiato la lingua?-

Rabbrividì. –Tu... tu puoi parlare?-

-E quindi? Tu puoi prevedere il futuro...- e sparì, riapparendo repentinamente alle sue spalle. -E questo ti rende potente.-

Fissò lo sguardo nello specchio. La Primrose che aveva di fronte aveva gli occhi brillanti di follia, un sorrisetto malsano disegnato sul viso. –Tu hai Il potere Prim. Puoi schiacciarli tutti come formiche. Sangue chiama sangue...-

Il riflesso si dissolse, strisciando in uno specchio sulla parete.

-Il potere va usato a fin di bene. Tu devi proteggere chi hai accanto, anche a costo della vita. Non devi permettere che succeda nulla di male...- sibilò sparendo di nuovo.

La ragazza sentiva la testa vorticarle pericolosamente, una rissa di emozioni contrastanti le scombussolavano le budella facendole tremare il cuore e le gambe. Sospirò, mentre il riflesso appariva in uno degli specchi sul soffitto.

-Ma tu non vali niente, sei un'incapace- la derise, gli occhi spenti e tristi. –Non sei padrona della tua vita, non sai difendere nessuno, neppure chi ami...-

Sentì il battito cardiaco pulsarle nelle orecchie. C'erano tasti profondi di lei che stavano esplodendo l'uno dopo l'altro come fuochi d'artificio.

-Sei sola...-

-Puoi farcela, abbi coraggio...-

-Devono soffrire come hai sofferto tu...-

-Hai paura...-

-Proteggili...-

Sentì il sangue bruciarle nelle vene come il fuoco.

-E' colpa tua!- le gridò un riflesso dritto alla sua destra. –Tu saresti dovuta essere al suo posto! Jemma è morta per colpa tua! Hugo ha agito per te!-

Il respiro le si strozzò in gola mentre la sua figura svaniva.

-Hugo...- sentì.

Il riflesso era apparso di nuovo nello specchio più grande. Aveva le guance arrossate, i capelli in disordine, il sorriso radioso e gli occhi luminosi, vivi. –Hugo è così... coraggioso e sicuro e misterioso e bello...-

Si fermò, puntando gli occhi, dello stesso castano, nei suoi. Si sentì trapassare da mille spine di acciaio.

-Lui ti piace, non è vero?-

Svanì.

Prese ad ansimare convulsamente, il petto che si alzava ed abbassava ritmicamente, le mani che le tremavano. Perché era così scossa? Perché si sentiva così vulnerabile, nuda?

La sua immagine negli specchi si moltiplicò miliardi di volte, come in un caleidoscopio. Si morse una guancia fino a farla sanguinare per soffocare un grido.

Era circondata.

I riflessi parlavano, dicevano cose diverse, incomprensibili, con la sua voce, con il suo aspetto e le sue movenze. Ognuno era lei.

E lei, allora, chi era?

Solo uno dei suoi riflessi?

Si sentì sperduta per un istante, poi, improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, un pensiero, una parola strappò a metà la sua mente.

Tutto.

Quelle immagini, non avevano nulla a che spartire con lei, perché ad ognuno mancava qualcosa.

Si avvicinò agli specchi, osservando ciascuno con attenzione.

Le sue opponenti ridevano, piangevano, soffrivano, si arrabbiavano, ed erano tutte l'esatto opposto di lei.

In fondo alla Sala uno specchietto nascosto, esattamente della sua misura era rimasto vuoto. Si avvicinò ed il suo riflesso apparve lentamente davanti ai suoi occhi.

Alzò un braccio e lo specchio fece lo stesso. Alzò anche l'altro e quello la seguì. Sorrise ed il vetro gelido le restituì un'immagine sorridente.

Quella era la vera Primrose, con tutti i suoi difetti e tutti i suoi pregi, le lentiggini ognuna al suo posto, il corpo di una bambina, occhi e capelli di un anonimo castano spento.

Primrose Phillips-Palegrove. E le andava bene così.

Avvicinò una mano allo specchio e poggiò le dita contro il freddo vetro, mentre il suo riflesso faceva lo stesso.

Improvvisamente, però, la ragazza che aveva di fronte, con uno scatto fulmineo, le afferrò la mano e la tirò a metà dentro con lei, ridacchiando, poi svanì.

Lo specchio era diventato opaco, oscillante come le onde del mare, instabile.

Chiuse gli occhi, e quando li riaprì, la Sala era piombata di nuovo nel silenzio più totale.

Sentì una mano che le accarezzava la schiena e si voltò.

Hugo era dietro di lei, fermo in piedi come una statua.

Guardò avanti. Il suo braccio era ancora nelle onde dello specchio.

-Ce l'hai fatta...- gli sussurrò il ragazzo, avvicinandosi pericolosamente a lei, stringendo una mano intorno alla sua spalla –hai aperto il passaggio.-

"Lui ti piace, non è vero?"

Hugo aveva sentito? Non ne aveva idea. Sapeva solo che i battiti del proprio cuore la scuotevano da capo a piedi come la cassa di un impianto stereo.

-Dobbiamo tornare dagli altri...- le suggerì, i loro sguardi incatenati l'uno con quello dell'altra.

-Tornare?- gli fece eco Prim.

No, non aveva tempo da perdere, la via di casa era là davanti.

Non voleva voltarsi indietro.

Non abbiamo sempre una scelta.

L'euforia del momento, la trepidazione e l'agitazione ebbero la meglio.

Afferrò Hugo per la manica della giacca e lo strattonò violentemente, facendo in modo che perdesse l'equilibro e cadesse addosso a lei, mentre sprofondavano insieme nel portale liquido come l'acqua.

Hugo le urlò qualcosa, ma non capì.

"Non abbiamo sempre una scelta."

E chissene frega.


ANGOLINO TUTTO NOSTRO:

Buon Natale ragazzi! 

Come state? Spero bene! <3

Spero tanto, come al solito, che il capitolo vi sia piaciuto!

Fatemelo sapere con un commentino qua sotto o con una stellina, mi raccomando!

Buon proseguimento delle feste, un bacione e grazie di tutto, non sapete quanto io vi sia riconoscente per tutto il sostegno che mi date giorno per giorno.

Un bacione.

Sayami98. 

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