14. Cuori di neve.

"E quell'orror che primo

Contra l'empia natura

Strinse i mortali in social catena,

Fia ricondotto in parte

Da verace saper, l'onesto e il retto

Conversar cittadino,

E giustizia e pietade, altra radice

Avranno allor che non superbe fole,

Ove fondata probità del volgo

Così star suole in piede

Quale star può quel ch'ha in error la sede."

Giacomo Leopardi – La ginestra.


Quando Sybilla la raggiunse, nel bel mezzo del corridoio, non sembrava per niente contenta né tantomeno tranquilla.

La prese in fretta a braccetto e si mise a camminare al suo fianco con la schiena curva e la testa bassa, con fare palesemente cospiratorio.

-Prim,- la chiamò, gli occhi neri che le brillavano di apprensione –sei sicura di quello che dici? Sei ancora in tempo per tirarti indietro.-

Prim scosse la testa vigorosamente e prese un bel respiro, imponendosi di ostentare una sicurezza che, in realtà, non aveva affatto.

-So quel che faccio, Sybilla- rispose. –Non preoccuparti.-

La Strega Madre strinse le labbra in una linea sottile.

-Devi sapere come funziona- riprese. –Aprire il passaggio non è difficile, ma la rocca non lascerebbe mai che qualcuno con cattive intenzioni lo attraversasse. E se Isobel ci è riuscita, è solo perché ha utilizzato la magia nera.-

Prim annuì, continuando a tenere gli occhi fissi in quelli di Sybilla. Vedeva le labbra che le tremavano come petali di rosa mentre parlava. Sembrava davvero preoccupata.

-Dovrai aprire tutte le Sale,- proseguì, esalando le parole una ad una – e dovrai farlo da sola. Potrai portare con te una sola persona all'interno di ogni Sala, ma non potranno in alcun modo aiutarti, mi sono spiegata?-

Prim annuì di nuovo. Mentre camminavano, iniziava a riconoscere la strada che conduceva alla Sala dei Troni. Sentiva la fibbia della tracolla che le sfregava fastidiosamente sul collo.

-Va bene.-

Sybilla sospirò mordendosi il labbro inferiore, nero come l'asfalto.

-La rocca ti metterà alla prova. Se non riuscirai ad aprire il portale, potrebbe decidere di tenerti per sempre intrappolata in una delle Sale.-

Prim deglutì. Non era esattamente una delle migliori prospettive.

-E' mai successo?- chiese con un filo di voce. In lontananza iniziava a spandersi il brusio del chiacchiericcio. Dovevano essersi riuniti tutti lì, o, almeno, la maggior parte.

-Una volta sola- rispose Sybilla. –Ma sono rimasta l'unica ad aver vissuto abbastanza da ricordarlo.-

Abbandonò il suo braccio e le strinse forte una mano nella sua, gelida ed inconsistente.

-Andiamo.-



Gripho sentiva nelle orecchie il ciarlare fastidioso delle streghe più anziane.

Non aveva scelto di certo il posto migliore dove attendere che Prim arrivasse. Stava in piedi in mezzo alla masnada di persone che lo spintonavano a destra e a sinistra.

Il Consiglio stava in prima fila. Vedeva i capelli candidi di Euphenia Goldbone e, subito accanto, la testolina lentigginosa di Nebeus che si guardava intorno impaziente.

Hugo era finito chissà dove ed Esme, al suo fianco, non era esattamente di compagnia. A volte si chiedeva se non fosse fatta di pietra.

Nebeus si voltò, facendo svolazzare i capelli d'ebano, e gli lanciò un'occhiata ingenuamente furba da sopra ad una spalla.

Gli sorrise e lui si voltò di colpo, come fosse stato scottato.

Quel ragazzino lo avrebbe mandato al manicomio.

Ad un tratto, sentì la poltiglia di voci assottigliarsi fino a tacere del tutto ed un ticchettio di scarpe che si avvicinava veloce, in fondo al corridoio.

Si alzò in punta di piedi e vide Sybilla Softwilight, la Strega Madre, seguita da Prim, che si avvicinava a loro.

L'espressione contratta sul suo viso non faceva presagire nulla di buono.

Euphenia Goldbone fece un passo avanti. Gripho non riusciva a vederla in faccia, ma intuì dal tono della voce che fosse abbastanza infastidita.

-Egregia,- biascicò –è sicura di quello che sta facendo? La ragazza è molto giovane ed è anche l'unica dei Palegrove rimasta in vita. Non pensa che forse...-

Prim si fece avanti, guardando fisso negli occhi Euphenia. Il suo sguardo era un intrico di sterpi taglienti.

Aveva fegato da vendere, ma aveva anche paura, Gripho riusciva a vederlo.

-So quel che faccio- disse, un tremolio spezzato che le incrinava la voce. -Sono pronta.-

Un istante di silenzio frustò l'aria intorno a loro.

Euphenia fece un passo indietro.

-Molto bene- dichiarò, scandendo bene ogni singola lettera. –Allora scegli. Vuoi portare con te qualcuno nella Sala dei Troni?-

Prim annuì, poi il suo sguardo iniziò a vagare per l'angusto corridoio, sui volti dei presenti, ammassati l'uno accanto all'altro come sardine.

Gripho vide la sua espressione contrarsi e distendersi varie volte prima che i loro sguardi si incrociassero. Le sorrise.

Prim deglutì.

-Gripho,- chiamò in un sibilo –ti va di venire con me?-

Gli andava? Certo che no. Era più che sicuro che quella ragazza in realtà non avesse la più pallida idea di che cosa stava facendo.

Ma Prim gli stava simpatica ed era abbastanza certo che Hugo si sarebbe mangiato le mani se avesse accettato, anche se non l'avrebbe mai ammesso. In più, non voleva lasciarla andare da sola.

Quindi, in definitiva, aveva scelta?

Si fece largo fra la folla, continuando a sorridere.

Nel momento in cui passò accanto a Nebeus le loro spalle cozzarono, come la prima volta che lo aveva incontrato, ma questa volta, quando i loro occhi s'incontrarono, il ragazzo non disse una parola. Aveva le labbra serrate come una saracinesca.

-Con immenso piacere.-



Gripho le fece l'occhiolino quando finalmente le fu vicino. Tirò un sospiro di sollievo ringraziandolo in tutte le lingue che conosceva, non molte, a dire il vero.

-Prim!- sentì chiamare all'improvviso.

Fidelia sfuggì alla folla stipata nel corridoio e le corse incontro, prendendola per le spalle e tirandola a sé.

Sentiva il battito del suo cuore contro la guancia, le mani che le tremavano come foglie mosse dal vento.

-Santo cielo, se qualcosa dovesse andare storto...-

Non le importava più cosa le sarebbe successo in realtà, quell'abbraccio aveva dissolto ogni sua paura.

Fidelia non era solo la sua tutrice. Fidelia era per lei un'amica, una mamma ed una sorella al tempo stesso.

Fidelia era tutta la sua famiglia. E lei le avrebbe restituito la sua città. Aveva un potere e, se non poteva annullarlo, allora l'avrebbe utilizzato a fin di bene.

Si umettò le labbra, separandosi lentamente da lei.

-Fid...- chiamò. Fidelia aveva gli occhi lucidi. Le sorrise. –Andrà tutto bene.-

Si voltò verso la porta rossa e mise una mano sul pomello. Gripho era al suo fianco. Non era riuscita a scorgere Hugo in mezzo alla folla.

Meglio così. Si disse.

I suoi occhi cerulei l'avrebbero fatta vacillare per l'ennesima volta.

Aprì l'uscio ed entrò. Alle sue spalle il chiacchiericcio si allontanava, accompagnandoli nel buio mentre scendevano le scale.

-Quindi potrei rimanere per sempre intrappolata in una delle Sale- constatò, tanto per allentare la tensione. –Simpatici i vostri giochetti magici, eh?-

Sentì Gripho al suo fianco che sghignazzava.

-Già. A proposito, grazie mille per aver tirato in mezzo anche me.-

Prim si morsicò un labbro scendendo l'ultimo gradino.

-Scusa...- farfugliò. –E' solo che...-

-Tranquilla- la fermò Gripho. –So che ce la farai. E poi ogni tanto un po' di sana adrenalina fa bene, no?-

Prim sorrise, mentre l'aria intorno a loro si rapprendeva come il sangue.

-Primrose Palegrove, rampollo dorato dei Palegrove, la stirpe del Dominio dei cuori e delle volontà, sei tu che chiedi di entrare nella Sala dei Troni?- tuonò la ben nota voce cavernosa.

Ormai si era quasi abituata a quel genere di cose.

-Sì, sono io- dichiarò, inghiottendo saliva acida. –Griphagan Daysteel è con me.-

In fondo al tunnel apparve la splendente stella rossa.

-Molto bene- sussurrò. –Andiamo.-



La Sala dei Troni le sembrò diversa. Sentiva un peso sullo sterno che le impediva di respirare mentre la attraversava ad ampie falcate.

Voleva sbrigarsi.

Sorpassò i melograni, i lampadari dai quali pendevano i fiori di gelso e il tavolo di quercia, i vetri della teca ancora sparsi per terra.

Si chiese se nessuno si fosse dato pena di pulire per pigrizia o per timore.

Raggiunse i tre Troni in fondo e li osservò con fare critico, cercando di ripensare a quello che aveva scritto.

"Era una fessura precisa, profonda e difficile da scovare, se non con un'attenta ispezione."

Sospirò.

-Qual è il piano?- le chiese Gripho. La sua tranquillità riusciva a calmarla, per quanto possibile. Fu contenta di esserselo portato dietro.

-Dobbiamo trovare una fessura, uno spiraglio abbastanza sottile da farci passare la lama di un'arma da taglio.-

Gripho fischiò. –Vai a colpo sicuro.-

-Nient'affatto- replicò Prim, guardandosi intorno, valutando da che parte iniziare a cercare. –Da dove cominciamo?-

-Beh, potrebbe essere abbastanza scontato, ma...- Gripho salì i tre gradini che li separavano dai Troni e prese a girargli intorno incuriosito. Si fermò dietro al terzo, quello più piccolo e meno decorato.

-Bingo.-

Prim lo raggiunse in un istante.

Dietro al Trono, in mezzo alla spalliera, si apriva una fessura sottile, larga esattamente quanto la lama di un coltello.

-Non abbiamo la Spada- constatò Gripho, abbastanza banalmente.

-Non è un problema- replicò. Ficcò una mano nella tracolla, sfiorando le setole della piuma, di nuovo incandescente. Le sue dita incontrarono l'elsa scarlatta del pugnale.

-Come fai a sapere esattamente cosa fare?- chiese Gripho, guardandola interdetto per un secondo. –Tu non...-

-L'ho letto in uno dei libri che ci hai portato. Si imparano un sacco di cose leggendo- deviò stando ben attenta a non guardarlo negli occhi. Stava lentamente imparando ad essere un'ottima bugiarda. O forse no. Gripho arricciò il naso, in estremo disappunto, ma non le chiese altro.

Prim si stupì di come quel ragazzo riuscisse a capire quando era il momento di non indagare oltre e lo ringraziò di nuovo, mentalmente.

Estrasse il pugnale dalla tracolla e fissò lo sguardo sull'apertura nello schienale del Trono.

Avrebbe funzionato. Avrebbe dovuto funzionare.

Aprì la mano sotto i suoi occhi, osservandola attentamente. Piccola, callosa, la linea della vita lunga ma spezzettata. Emily una volta le aveva detto che avere la linea della vita spezzata significava vivere una vita piena di sofferenze. Lei non ci aveva mai creduto.

Prese un respiro. Le vene risaltavano sulle sue dita, nerastre e sottili come fili.

Avvicinò la lama al palmo della mano. Sentiva che anche Gripho, al suo fianco, aveva smesso di respirare.

Tagliò.

Non fece male all'inizio, poi iniziò a pizzicare un po', ma nulla di neanche lontanamente paragonabile al dolore che aveva provato al Purgatorium.

Il sangue affiorò lentamente in superficie scorrendole sulla mano ed imbrattando il pugnale. Era scuro e denso come il petrolio.

Gripho osservava la scena muto come un pesce.

-Fatto- sibilò, infilando la lama nella fessura come se stesse pugnalando qualcuno. Alcune gocce rotolarono giù fino a terra.

Gripho la guardò. Era diventato bianco come un cencio.

-E ora?-

Prim aprì la bocca, ma, improvvisamente, un fischio sordo ruppe l'aria ed i cardini dell'enorme entrata iniziarono a scricchiolare.

La porta si spalancò lentamente, mentre uno sbuffo d'aria gelida le solleticava il viso.

-Cos...- biascicò, ma Gripho fu più veloce. Le saltò letteralmente addosso, scuotendola per le spalle.

-Ce l'hai fatta Prim!- esultò, il sorriso che gli andava da un'orecchio all'altro. –Hai aperto la prima Sala!-



Quando tornarono nel corridoio, era trascorso appena un quarto d'ora. Prim vide gli sguardi dei presenti tingersi di stupore e quello di Euphenia di malcelata delusione.

La sua indole le stava chiedendo di fare un passo avanti e strillarle un bel "Alla faccia tua!" ma si trattenne.

Crator Sageblaze, accanto alla presidentessa, aveva la faccia di uno stoccafisso ancora appeso all'amo. –Come diavolo...-

Scorse velocemente i visi che aveva di fronte: Opalina Riverbrow, ancora vestita di nero per il lutto, Ametrine Moonflare, abbastanza esaltata e poi Prodel Featherstride, impassibile. Accanto a lui, spiccavano i ben noti occhi trasparenti come l'acqua.

Hugo alzò un angolo della bocca. Non era scherno quello che vide.

Sollievo? Non ebbe il tempo di pensarci perché Sybilla le fu immediatamente addosso.

-Primrose.-

Sul suo viso l'espressione era indecifrabile, oscillava tra la fierezza, la serietà, ed il terrore, come l'ago di una bilancia.

-Devi raggiungere la prossima Sala,- disse –o questa si chiuderà.-

Prim annuì. -Dove devo andare?-

-In cima al torrione est, nella Sala dei Tribuni- rispose, gli occhi fissi su di lei come spilli.

-Scegli chi portare con te- concluse Sybilla, ma prima che avesse anche solo il tempo di voltarsi, una mano le si posò sulla spalla leggera come la seta.

-Vengo io con te.-

Pyper Goldbone la guardava dritta negli occhi, i capelli candidi che le scendevano sulle spalle in onde morbide e l'espressione dura come l'acciaio.

-Pyper...- biascicò, ma la ragazza le afferrò la mano ferita prima che avesse anche il tempo di finire la frase.

Le avvolse un panno di tela grezza e poi la strinse forte, mentre la stoffa iniziava ad impregnarsi di sangue.

Sorrise. –Voglio aiutarti, Prim. Posso rendermi utile.-

La ragazza si morse una guancia. Gettò lo sguardo alle sue spalle. Lucky stava in piedi in prima fila, il solito ghigno sghembo disegnato sulle labbra con un pennarello indelebile.

Allora capì. Quelle persone erano lì con lei, per lei. Non l'avrebbero lasciata da sola.

Non era più sola.

-Grazie- disse. Pyper strinse ancora di più la presa sulla sua mano.

-Andate- intervenne Sybilla. –Noi vi raggiungeremo lì.-

Prim annuì e si dileguò per il corridoio, le sue dita ancora intrecciate con quelle di Pyper.



La porta della Sala dei Tribuni era verde smeraldo acceso, talmente intenso che le sembrava di vedere praterie sconfinate, di percepire l'odore acre dell'erba tagliata e delle margherite che sbocciavano a primavera.

Pyper afferrò il pomello laccato d'oro e spalancò la porta.

Le scale, questa volta, anzi che scendere, salivano.

Le due ragazze si guardarono per pochi istanti, dopodiché Prim si fece coraggio ed iniziò ad inerpicarsi su per la lunga rampa.

La scalinata sembrava non finire più, estendersi fino a raggiungere il Paradiso.

Quando arrivarono in cima, si trovarono davanti un lungo corridoio illuminato da torce che spandevano una fioca luce verdastra. Le pareti erano di pietra umida e sconnessa, e faceva freddo.

Sentì qualcosa solleticarle una guancia e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Accanto a lei sentiva il corpo di Pyper tendersi come le corde di un violino.

Respirò forte mentre  una voce le soffiava in un orecchio. -Primrose Palegrove, rampollo dorato dei Palegrove, la stirpe del Dominio dei cuori e delle volontà, sei tu che chiedi di entrare nella Sala dei Tribuni?- I brividi le correvano per il corpo come elettricità.

-Sì, sono io- sussurrò. Pyper rispose allo stesso modo, un secondo dopo di lei.

Le torce divamparono, illuminando tutto lo stretto cunicolo davanti a loro di verderame.

Prim si umettò le labbra. Sentiva le gambe molli. Prese coraggio, ed iniziò ad avanzare.



La Sala dei Tribuni non era né diversa né simile a come se l'era immaginata. Forse, semplicemente, Prim non se l'era immaginata affatto. Il verde la faceva da padrone lungo le pareti e sul lungo tappeto steso fino in fondo alla sala.

Gli arazzi brillavano d'oro, il soffitto era coperto di decorazioni magnifiche ed il lampadario che pendeva giù come un grappolo d'uva, era un candelabro di fiamme che sfumavano miliardi di sfumature di verde.

Non c'erano tavoli, né sedie, né altre suppellettili. La stanza era percorsa, ai lati, da due file parallele di enormi statue di marmo attraversato da una miriade di venature perlacee: ritraevano personaggi sconosciuti, ognuno in una posa diversa.

Prim, era estasiata.

In fondo alla sala, un piedistallo di legno intarsiato sorreggeva una piccola teca.

Iniziò ad avanzare guardandosi intorno curiosa, seguita da Pyper.

-Sono le statue dei Tribuni delle streghe- le spiegò la ragazza allungando un braccio come se avesse voluto sfiorarle. -Come nell'antica Roma, i Tribuni erano i capi del popolo e difendevano i  diritti dei cittadini più umili. Ad un certo punto però la stratificazione sociale si è annullata e non c'è n'è più stato bisogno.-

-Ho capito- rispose. Era strano stare con Pyper. Bastava pensare qualcosa e lei le rispondeva.

Arrivarono di fronte alla teca. Era di cristallo smerigliato e sottile.

Prim fissò lo sguardo sul contenuto sfocato.

Non sarebbe stato più così semplice.

Pyper sbirciò di nuovo fra i suoi pensieri. –Troveremo il modo, stai tranquilla.-

Prim annuì. Non era il momento di farsi prendere dal panico. Alzò una mano e posò la punta delle dita sulla teca. O meglio, non le posò affatto. Perché la sua mano attraversò il cristallo come fosse stata acqua.

Rimase a fissare l'accaduto con la bocca spalancata e gli occhi sgranati, finché non ricordò di non disporre di tutto quel tempo.

Affondò nel cristallo ed afferrò il contenuto dello scrigno: una chiave.

La mostrò a Pyper. –Dobbiamo usare questa?- chiese. La ragazza sembrava sorpresa quanto lei. –La Chiave...- biascicò, avvicinandosi per guardarla meglio –la Reliquia.-

Era d'oro biondo come il sole, cosparsa di sottili incisioni che l'abbellivano. A Prim sembrava uno dei ciondoli che si compravano in gioielleria.

Si guardò intorno. Le sembrava che le statue dei Tribuni le stessero spiando. Strinse la Chiave nella mano sana talmente forte da lasciare il segno impresso sulla pelle.

Pyper la leggeva come un libro aperto. –Le statue?- chiese, osservandole a sua volta. –Perché no? Potresti avere ragione- nella sua voce si era insinuato un filo di malizia. Le ricordava tremendamente Lucky in quel momento.

Iniziò a scorrere i visi marmorei dei Tribuni uno ad uno e ci fu un particolare che le saltò all'occhio quasi immediatamente, come un pugno in mezzo allo stomaco: avevano tutti gli occhi chiusi.

-Pyper,- disse –ne vedi qualcuno con gli occhi aperti?-

La ragazza alle sue spalle sbuffò, ma Prim trovò la soluzione prima ancora di ascoltare la risposta.

Nascosta in mezzo a due delle enormi statue, ce n'era una terza, poco più alta di lei. Prim sgusciò in mezzo ai due Tribuni come una lucertola, ritrovandosi di fronte ad un uomo anziano, con un paio di piccoli occhiali tondi poggiati sulla punta del naso, un completo da lord inglese nero come la pece e capelli radi, pettinati ordinatamente tutti da una parte. Stava seduto su un seggiolone nero e la guardava incuriosito, con le mani incrociate di fronte ai baffi folti. Era vivo, si muoveva.

Prim si sorprese a non avere paura.

-Prim!- si sentì chiamare. –Prim, dove sei?-

Pyper non riusciva a vederla? Vide l'uomo sogghignare e capì: "la rocca ti metterà alla prova."

-Primrose Palegrove,- sussurrò la statua –è un onore per me, conoscerla. Come posso aiutarla?-

-Chi è lei?- chiese d'istinto, squadrando i duri lineamenti marmorei.

-Titus Clearvalor, Tribuno delle streghe dal 1772 al 1803. Ahimè, stroncato da un infarto. Al vostro servizio.-

Prim sospirò. La Chiave le pesava fra le mani come un macigno.

-Come faccio ad aprire la Sala?- chiese candidamente, sperando che quella statua parlante decidesse di darle una mano.

Titus  si sistemò meglio sul seggiolone. –Perché vuoi aprire il passaggio?- chiese. –Bada bene a non mentirmi o potrei decidere di non aiutarti.-

Prim sorrise istintivamente. Non aveva avuto il piacere di conoscere molte statue parlanti nel corso della sua breve vita, ma doveva ammettere che Titus le era davvero simpatico.

-Io non lo so, a dire il vero- farfugliò, torcendosi le dita. Il taglio sulla mano sinistra bruciava un po'. –Ci sono delle persone che ho conosciuto che stanno soffrendo molto. Voglio aiutarle, per quanto mi è possibile.-

Titus si sporse in avanti, lisciandosi i baffi con nonchalance, lo sguardo di pietra fisso nel suo. –Sei sicura?- le chiese. –Solo questo?-

"Bada bene a non mentirmi o potrei decidere di non aiutarti."

Sorrise. Perfino un pezzo di marmo riusciva a capirla meglio di se stessa. In compenso, era un pezzo di marmo magico.

-Io vorrei...- sussurrò con un filo di voce –vorrei vedere il posto da cui vengo. Da cui venivano i miei genitori. Nei libri sembrava così bello...-

Si rese conto di essere davvero esausta, di volere un po' di pace. Di voler tornare a casa.

Titus sorrise. –Sei onesta.-

Allungò una mano percorsa dalle belle venature perlacee verso di lei. –Dammi la Chiave, aprirò la Sala per te.-

Prim gliela porse, un po' incerta. E se fosse stato un tranello?

Titus si infilò la chiave in un orecchio sotto gli occhi increduli di Prim ed iniziò a girarla come si fosse trattato di una serratura.

-Ma... ehi!- intervenne, ma all'improvviso un rumore alle sue spalle la bloccò. Sentì di nuovo il cigolio rauco dei cardini della porta che ruotavano su loro stessi e poi, voltandosi, vide la porta che lentamente si spalancava, proprio come nella Sala dei Troni.

-Arrivederci Primrose Palegrove- echeggiò Titus alle sue spalle, la sua voce che riverberava nell'aria come un ricordo di secoli ormai fuggiti. –E' stato un onore per me. Buona fortuna.-

Si voltò, ma non appena i suoi occhi incrociarono il profilo duro impresso nel marmo, Titus era già svanito.

-Prim!- sentì alle sue spalle. Sgusciò nuovamente fra le statue dagli occhi chiusi. Lanciò loro un'ultima occhiata. Improvvisamente, non le sembravano più poi tanto belle.

-La Sala si è aperta!- esclamò Pyper, raggiungendola. Aveva un sorriso radioso. Sentì il suo cuore sussultare come se finalmente fosse stato liberato di un peso. –Eri sparita, come ci sei riuscita?-

Prim sospirò, alzando gli angoli della bocca. –Non lo so- rispose. Le sembrava di vedere un paio di buffi baffi sbarazzini dietro alle spalle di Pyper.

–Io proprio non lo so.-



Sybilla gli strinse forte le mani, guardandolo dritto negli occhi.

Il suo sguardo sempre così incontrovertibilmente malinconico gli stringeva lo stomaco.

-Se qualcosa dovesse andare storto, Strega Madre, chi penserà a te?- le chiese, facendole una carezza fra i capelli d'avorio.

Sybilla era sua madre. L'avrebbe sempre considerata così, fino al giorno della sua morte ed oltre.

La donna gli sorrise. –Prim ce la farà, Ailore. Le prove che la rocca le sottoporrà non saranno difficili. Ha un cuore puro, l'ho saputo sin dal primo momento in cui l'ho vista, e non avrà problemi a comunicare con Kleatine. Va' con lei nella Sala dei Famigli, ti prego.-

-Ma Sybilla...- obbiettò, ma già sapeva che non avrebbe sentito ragioni.

-I Famigli non sono tutti buoni, lo sappiamo entrambi Ailore. Ho bisogno che qualcuno di cui mi fido la protegga, lo capisci?-

Ailore sospirò.

-Perché ti ostini tanto a difendere quella ragazza?-

Sybilla sorrise, mentre un lampo di nostalgia dolce e traditrice le ombrava lo sguardo scuro.

-Mi ricorda tanto me quando avevo la sua età.-

Ailore sospirò. Sybilla, la strega più potente di tutte, la madre che non aveva mai avuto, l'unica che avrebbe mai potuto occupare un posto nel suo cuore.

Sybilla, Ailore ci avrebbe giurato, aveva un cuore puro.

Puro ed insozzato, come la neve.


ANGOLINO TUTTO NOSTRO:

Hey! 

Ben trovati! Come state?

Mi siete mancati ragazzi.

Ecco il capitolo quattordicesimo, spero vi piaccia.

Vi mando un bacione forte forte, e vi do un piccolo consiglio, così, tanto per. Se vi va, se avete tempo o voglia di leggere, io avrei un paio di nomi che fanno proprio al caso vostro: date un'occhiata ai profili di @BarbaraCesa@dianarossi3@Asuna-senpaiwanderingheath e @Ala_Scarlatta.

Giuro che non ve ne pentirete. Se vi pentite venite pure a picchiarmi, non c'è problema ahah! <3

Un abbraccio fortissimissimo che possa scaldarvi il cuore nel profondo (visto che Natale sopravanza ahah).

A presto!

Sayami98



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