1. Sedici anni e coincidenze.
Beta reading ed editing a cura di Elisa (Ala_Scarlatta)
Grafica e coverart a cura di R. R. Night - Rosenfield Graphics (Rosalie_TheDarkLady)
***
"Poi lui svanì dalla mia vista,
e io raccolsi una canna cava.
E io intagliai una penna rurale,
e io intorbidii l'acqua chiara,
e io scrissi le mie canzoni felici
Che ogni bambino ascolta lieto."
William Blake - Introduction to songs of Innocence.
Mentre si sbatteva la porta di casa alle spalle, ripensò a tutte le cavolate che aveva sentito dire riguardo ai sedici anni e le venne da vomitare.
"I sedici anni sono l'età più bella."
L'età più bella un corno.
-Sono a casa!- urlò, togliendosi la giacca zuppa e i trampoli che Emily le aveva fatto indossare a forza, ormai diventate due barche deformi intrise d'acqua.
-Tesoro!- disse sua madre, affacciandosi dalla cucina. -Sei già qui? Come è andata la festa?-
Prim le lanciò un'occhiata raggelante e la donna capì che non era il caso di indagare oltre.
-Me ne vado in camera mia- decretò, iniziando a salire le scale in silenzio.
-Ma... hey, tesoro!-
Sbatté la porta così forte da far tremare tutta la casa.
Come era andata la festa? La SUA festa di compleanno? Quella che aveva organizzato al Venus insieme a Emily e che per l'ennesima volta Chloe Sullivan era riuscita a rovinare?
Beh, decisamente una delizia.
Entrò in camera e si liberò di quell'orrendo vestito color acquamarina: slacciò la zip con foga e se lo sfilò dalla testa, gettandolo poi per terra con noncuranza, tanto la sua stanza era già un casino.
Infilò il suo caro vecchio felpone color topo morto e un paio di pantaloni della tuta, poi si posizionò con una certa calma alla scrivania, tirando fuori dal cassetto un quaderno sgualcito e una penna bic.
Non era arrabbiata.
Era proprio furibonda.
E il tempo di certo non aiutava: pioveva a dirotto.
Prim aveva l'impressione che fulmini e saette le stessero cadendo proprio sopra la testa a ogni rimbombo minaccioso di tuono che risuonava fuori dalla sua finestra.
In realtà, sperava che un bel fulmine cadesse in testa a Chloe, uno talmente forte da lasciarla stecchita sul posto.
Era proprio quello che ci voleva.
Che cosa le aveva fatto di tanto tremendo per meritarsi quel trattamento?
Niente, assolutamente niente.
Era solo che Chloe aveva bisogno dell'"unanime consenso popolare" per mantenersi l'indiscussa reginetta della scuola, e lei era per antonomasia quella che, se qualcuno non le piaceva, non le piaceva e basta.
Forse era stata l'assenza completa di moine e riverenze, gli avvertimenti apertamente ignorati, qualche parola sgradevole ma incontrovertibilmente vera di troppo, ma quella sera, quando la strega aveva fatto la sua apparizione nel locale, vestita di tutto punto, con il solito seguito di leccapiedi senza spina dorsale, Prim sapeva che non sarebbe finita bene.
-Phillips, ti ho fatto l'onore di venire alla tua festa di compleanno ugualmente, quindi dovresti almeno ringraziarmi- aveva cinguettato ghignando. -Comunque, tanto perché tu lo sappia, non mi è arrivato alcun invito. Abbastanza deludente come organizzazione, non ti pare?-
-Chloe, non ti è arrivato nessun invito semplicemente perché nessuno ti ha invitata- aveva risposto risoluta lei.
La situazione si stava mettendo male, lo sapeva, ma non avrebbe rinunciato al suo orgoglio per una reginetta del cavolo.
Quella era la sua festa di compleanno e lei non era un ospite gradito. Non gliel'avrebbe di certo mandato a dire.
-Come, scusa?-
-Hai capito benissimo.-
Di male in peggio.
Tutti gli altri si erano pietrificati sul posto, come congelati. Emily, che si era riempita la bocca di noccioline, non era riuscita nemmeno a deglutire.
-Oh- aveva detto Chloe, scrutandola con i suoi occhi vitrei come fosse stata trasparente. -Quindi è così.-
Lei era rimasta immobile di fronte alla bionda, con la testa alta, gli occhi che reggevano fieramente il suo sguardo e le gambe molli come gelatina.
Sapeva che si sarebbe vendicata.
Attendeva.
Uno schiaffo? Le avrebbe rovesciato un bicchiere di punch in testa?
-Ok.-
Per poco non era caduta a terra svenuta.
Un brusio aveva percorso la piccola folla di spettatori.
Ok?
Chloe aveva sorriso, e un lampo di perfidia le aveva percorso lo sguardo.
Stava iniziando a capire: aveva in mente di peggio.
-Ok,- aveva ripetuto -allora ce ne andiamo.-
Aveva lasciato scorrere lo sguardo sugli invitati impietriti.
-Tutti.-
Che cosa?
Chloe aveva girato i tacchi ed era uscita dal locale con il suo solito passo altalenante, sbattendosi la porta alle spalle.
Erano trascorsi solo pochi secondi.
Uno per uno, tutti i presenti avevano iniziato a uscire, lasciando che il locale si svuotasse, il buffet rimanesse quasi intonso e la musica suonasse a vuoto.
Prim non aveva detto nulla.
Semplicemente era rimasta a guardare l'esodo di massa a pugni stretti, con le unghie conficcate nella carne dei palmi e lo sguardo impassibile.
Era arrivato anche il turno di Emily.
-Mi... mi dispiace, Prim...- aveva bofonchiato a testa bassa, poco prima di avviarsi verso l'uscita. -Questa volta hai esagerato.-
E questa era stata la festa di compleanno per i suoi sedici anni, finita ancor prima che potesse iniziare.
Aveva sperato di poter almeno arrivare a servire il dolce.
Un addetto alle pulizie era entrato nella sala ormai vuota con uno spazzolone e un secchio pieno d'acqua.
Aveva il viso coperto da un cappellino arancione come la tuta che indossava e un paio di cuffiette ficcate nelle orecchie.
La osservava.
In qualche modo, Prim sapeva che la stava osservando.
Aveva preso un bel respiro, aveva afferrato la borsa e il soprabito e, cercando di darsi un tono dignitoso, era uscita dal locale anche lei, non curandosi della pioggia che iniziava a scendere copiosa, diretta verso casa.
Un altro fulmine rimbombò fuori dalla finestra.
La sua mano iniziò a muoversi da sola sotto alla luce tremolante della abatjour.
Scriveva veloce, senza nemmeno pensare, afferrando le parole una per una e trasferendole sulla carta sgualcita del suo quaderno a quadretti.
Nero su bianco.
Vorticavano, davanti ai suoi occhi, quasi parlavano da sole, senza bisogno di leggerle.
Erano una consapevolezza sopita, un sussurro che le solleticava il cervello e le faceva muovere veloce le dita.
Se lei lo chiamava sfogo, gli altri l'avrebbero chiamata ispirazione.
Ma scrivere per Prim non era altro che un passatempo che l'aiutava a esternare le sue emozioni e a calmarsi.
Era sempre stato così, da quando ne aveva memoria e sarebbe sempre stato così.
Le bastavano un piano d'appoggio e una penna, e la sua mente prendeva il largo per destinazioni sconosciute anche a se stessa.
Spesso non aveva neppure il coraggio di rileggere ciò che aveva scritto per paura di trovarci qualcosa di compromettente e inconfessabile.
Quindi buttava giù fiumi di parole e poi li lasciava da parte, facendo in modo che nessuno ne sapesse nulla.
E così, nessuno era a conoscenza della sua vena artistica, neppure Emily, anche se, in fin dei conti, quella sera si era rivelata una pessima amica.
Senza accorgersene, aveva già scritto quasi una pagina.
Mise un punto.
A capo.
L'ennesimo mondo dove non avrebbe dovuto pensare alle conseguenze, prima di agire.
Perché le conseguenze le decideva lei.
Le venne in mente la sensazione che aveva provato nel locale, la consapevolezza di essere osservata, e un brivido le corse su per la schiena.
Continuava a scrivere, era come se non riuscisse a fermarsi.
Un altro tuono squarciò l'aria.
Una scatola in bilico sulla sua libreria cadde a terra, rovesciando tutto il suo contenuto: quaderni pieni zeppi di storie.
-Prim!- urlò sua madre. -Tutto bene là su?-
-Sì!- urlò lei di rimando.
Non si fermò, continuò a scrivere.
L'ennesimo fulmine crollò rovinosamente giù dal cielo, seguito dal suono lacerante di un tuono, il vento ululò rabbiosamente contro i vetri delle imposte e, come candeline sulla sua torta di compleanno, le luci dell'isolato si spensero una dopo l'altra, lasciando solo il buio e lo scrosciare della pioggia.
Si fermò.
Il cuore le batteva forte nelle orecchie, aveva il fiato corto.
Lasciò di colpo la penna.
-Prim! Non muoverti, rischi di cadere!-
-Ok!- rispose, passandosi una mano sulla faccia.
Credo che sia ora di andare a letto, no? Tanto stasera non potrebbe andare peggio di così.
Si alzò dalla scrivania e andò a colpo sicuro a sbattere svogliatamente le ginocchia ossute contro la testiera del letto.
Si abbandonò di faccia sul materasso, tirando un urlo sordo per finire di sfogare la rabbia, dopodiché strisciò fin sotto alle coperte con i capelli ancora umidi di pioggia. Chiuse gli occhi, mentre sulla pelle riusciva ancora a sentire il peso di uno sguardo che la spiava.
Il dito mignolo e l'anulare erano macchiati d'inchiostro.
"Il ragazzo con il cappuccio andò a sbattere contro di lei. In una mano teneva stretta un'agenda rilegata in pelle, dalla quale pendeva un cordoncino dorato. Dall'estremità opposta delle pagine, sbucava un foglietto traslucido, forse una fotografia.
Nell'altra mano, invece, stringeva un bicchiere di caffè annacquato, che andò dritto a rovesciarsi sulla sua maglia colorata.
Primula alzò lo sguardo. Un paio di occhi azzurro sporco la scrutavano.
-Scusami- dichiarò lui, per nulla dispiaciuto a dire il vero. -Ti ho sporcato la maglia.-
-No, scusami tu- rispose Primula, continuando a fissare il ragazzo. -Non stavo guardando la strada.-
In realtà non le importava proprio nulla della maglia.
Emilia giunse correndo a salutarla. -Primula! Hey... ma che ti è successo? Sei tutta sporca di caffè!-
Il ragazzo se ne andò, lasciandola lì impalata senza dire nulla.
"Senza nemmeno presentarsi" pensò Primula, guardandosi alle spalle mentre Emilia si affaccendava intorno a lei per ripulirla dal caffè.
-Oh, niente da fare, è macchiata- disse alla fine. -Dài, vieni, te ne presto una io, ho il cambio di ginnastica nella borsa.-
-Ok.-"
Prim si svegliò di soprassalto, respirando l'aria come fosse rimasta in apnea fino ad allora.
Vide il soffitto della sua stanza e si calmò.
Un incubo? Forse, non ricordava molto, in realtà.
Solo un paio di occhi azzurri e una fotografia sfocata.
Dovrei smetterla di scrivere la sera.
Si grattò la testa, guardandosi intorno confusa.
La scatola e i quaderni che conteneva erano stati rimessi al loro posto.
Mia madre deve essere entrata mentre dormivo. Pensò distrattamente, strofinandosi un occhio.
Sbadigliò e si alzò a fatica dal letto, diretta verso la cucina e poi a prepararsi per andare a scuola.
Il cielo, fuori dalla finestra, prometteva una bellissima giornata di sole.
Peccato, niente più "Saetta Divina" in testa a Chloe.
Si guardò le mani mentre apriva la porta della camera.
Erano pulite.
Strano, pensò. Non ricordavo di averle lavate ieri sera...
Fece spallucce e si buttò giù per le scale. -Mamma!-
Stava camminando per il corridoio con la testa bassa.
Non che gli altri giorni fosse un esempio di beltà, certo, ma quella mattina proprio non le andava di guardare dove camminava.
A dire il vero, non le andava nemmeno di stare lì.
Sicuramente la storia di quello che era accaduto la sera precedente, alla sua festa di compleanno, aveva già fatto il giro della scuola e lei, beh, lei poteva ufficialmente considerarsi il nuovo pagliaccio da quattro soldi che sta sulla bocca di tutti e fa la parte della sfigata.
Improvvisamente, uno spintone abbastanza violento la tramortì, poi sentì qualcosa di caldo che le bagnava i vestiti e alzò istintivamente lo sguardo.
-Scusami.-
Un ragazzo alto stava in piedi di fronte a lei, con un'agenda nera in una mano e una tazza di caffè nell'altra, caffè che le si era rovesciato addosso, a giudicare dalla macchia marroncina che si era disegnata sulla sua maglietta.
-Ti ho sporcato la maglia.-
Era alto, con un bel paio di spalle ampie e il portamento indomito e sfacciato di uno che ha imparato a cadere sempre in piedi nella vita.
Certo, perché tu ovviamente sai tutte queste cose, no? Smettila di fantasticare, Prim. Stupida deformazione professionale.
I suoi occhi erano azzurrognoli, di un colore molto simile al grigio-bluastro dell'acqua ragia, impreziositi da una miriade di filature perlacee, sottili come tanti spilli conficcati intorno all'iride.
Molto particolari.
Aveva le labbra carnose, il naso appuntito, appena all'insù.
Il cappuccio rosso, alzato sulla testa, celava capelli ordinati, color castano cioccolato.
Ad un tratto, alzò un sopracciglio.
Forse si era imbambolata.
-Oh, no, scusami tu- si affrettò a dire, continuando ad osservarlo. -Non stavo guardando... la strada- terminò, come ricordandosi qualcosa.
Una voce familiare la chiamò alle spalle: -Prim! Hey! Prim!-
Il ragazzo abbassò lo sguardo e se ne andò, superandola.
Lei rimase a fissarlo da sopra alla spalla, mentre si allontanava con quel suo fare che aveva qualcosa di raffinato e intimidatorio allo stesso tempo.
-Senza nemmeno presentarsi...- sussurrò, mentre Emily iniziava a tirarla per la manica della felpa.
-Terra chiama Primrose! Si può sapere che ti è successo? Hai la maglietta tutta sporca di caffè.-
Prim si riscosse all'improvviso, puntando gli occhi su una Emily che intanto stava osservando attentamente la sua maglia al cappuccino.
-Niente, è macchiata- decretò.
-Come scusa?-
-Oh, ma tu guarda, la bella addormentata è tornata tra di noi! Hai la maglietta macchiata, non puoi andare in giro per la scuola così. Hey...- si interruppe Emily -tutto ok, Prim? Hai la faccia di una che si è appena presa una bella botta in testa.-
-Oh... sì, sì, è tutto ok. Ho solo avuto un déjà-vu, o come si chiama...- rispose lei, guardandosi ancora per un secondo alle spalle.
-Mh, va bene. Senti,- iniziò Emily con una certa ansia nella voce -mi dispiace per ieri sera, sono stata davvero una pessima amica. E una traditrice. Davvero, scusami.-
Prim sospirò. Conosceva Emily da un sacco di tempo e sapeva com'era fatta.
Era quello che lei aveva sempre amato definire "una pecorella nel gregge", una che si omologava alla massa e avrebbe fatto di tutto pur di non perdere la faccia.
Anche tradire la propria migliore amica.
D'altronde bastava guardarle per capirlo: Emily era carina, curata, sorridente e gentile con tutti, sempre disponibile; era vero, forse a volte poteva sembrare un po' svampita, ma di certo molto più piacevole di un orso bruno travestito da ossuta ragazzina di sedici anni, con una matassa disordinata di capelli castani e una pioggia di lentiggini sputate sul naso. Poco ma sicuro.
-Tranquilla, è tutto ok.-
Emily sorrise e lei ricambiò con aria un po' rassegnata.
-Dài, ti presto io una maglia. Ho il cambio per l'ora di educazione fisica nella borsa.-
-Oh, grazie mille.-
Perché le sembrava di aver già sentito quelle parole?
Mah...
Fece spallucce e seguì l'amica per il corridoio, diretta verso il bagno.
-Psss, hey... Emily!- bisbigliò Prim, cercando di non farsi beccare dal professore.
-Che c'è?- rispose quella, sempre sottovoce.
-Stavo pensando, hai presente il ragazzo di oggi? L'incappucciato?-
-Sì, e quindi?-
Prim si guardò intorno, cercando di non dare nell'occhio mentre si chinava ancora più vicina all'orecchio della ragazza, seduta al banco di fronte al suo. -Lo conosci?-
L'altra fece di no con la testa. -Deve essere uno nuovo, non l'ho mai visto in giro.-
-Oh, capisco...- rispose lei un po' sconsolata, rimettendosi al suo posto e iniziando a scribacchiare qualche riga sul quaderno, invece di seguire la lezione di storia.
"Il cortile della scuola era gremito di studenti, a quell'ora.
Eppure, senza nessuna difficoltà, Primula riuscì a individuare immediatamente nella folla il ragazzo dagli occhi azzurro pallido.
Lui le lanciò un'occhiata.
Che l'avesse riconosciuta?
No, non era possibile, l'aveva incontrata solo per pochi istanti quella mattina per la prima volta e poi era fuggito via, veloce come il vento.
Voltò lo sguardo e si accorse immediatamente della presenza di Cloe a un centinaio di metri da lei.
Biondissima e odiosissima come sempre, rideva come un'oca giuliva, circondata dalla solita mandria di sudditi idioti che si portava dietro.
Ma non si era accorta che una lattina vuota incombeva a pochi passi.
L'inevitabile accadde: il suo piede incontrò l'instabile pavimento di metallo e la ragazza cadde con il sedere per terra, mentre tutta la folla di studenti si voltava a guardarla, trattenendosi a stento dallo scoppiare a ridere.
Cloe era caduta.
'Una piccola vittoria per la scuola,' pensò Primula 'una grande vittoria per me.'"
Prim si produsse in una risatina soddisfatta.
Adorava quando la sua penna decideva di descrivere le piccole disgrazie altrui, in particolar modo se si trattava di quelle di Chloe.
Emily le tirò all'improvviso una gomitata, ma non fu sufficiente a scamparle il richiamo del professore.
-Signorina Phillips, sono molto contento che la mia lezione la faccia sorridere!-
Prim bofonchiò uno "scusi" prima di abbassare lo sguardo sul banco, imbarazzata.
Forse il karma la stava punendo per tutta quella cattiveria.
Quando suonava la campanella dell'ultima ora, il cortile della scuola diventava sempre una sorta di mare, dove le onde erano rappresentate dagli studenti che uscivano a intervalli regolari dall'istituto e la nave era rappresentata dal gregge di pecore che seguiva Chloe attraverso la folla.
Prim osservò la distesa di teste che si alzavano e abbassavano ritmicamente davanti a lei mentre chiacchierava con Emily, cercando di individuare una scorciatoia veloce che permettesse loro di sgattaiolare fuori dalla scuola. Purtroppo, quel giorno ogni suo sforzo sembrava vano.
A un tratto, però, lo vide, dritto di fronte, un cappuccio rosso che svettava in mezzo agli altri.
Era lui.
Il ragazzo del caffè.
Si voltò e le lanciò un'occhiata distratta.
Mi ha riconosciuta, pensò immediatamente.
Ma come era possibile? Si erano visti solo per pochi istanti quella mattina, e poi lui...
Hey, aspetta un secondo...
Prim si immobilizzò sul posto e lasciò cadere la borsa a terra, poi si accovacciò accanto a questa e iniziò a frugare dentro con foga quasi febbrile.
-Prim, che stai facendo?- chiese Emily, guardandosi intorno agitata.
Un paio di persone le stavano fissando.
-Se devi prendere qualcosa, fallo dopo. Ci stanno guardando tutti, stiamo bloccando il "traffico"!-
-Un secondo, Emily- rispose in fretta Prim, afferrando finalmente il suo quaderno a quadretti e sfogliandone in fretta le pagine, fino a quella che le serviva.
"Primula alzò lo sguardo. Un paio di occhi color azzurro sporco la scrutavano.
-Scusami- dichiarò lui, per nulla dispiaciuto a dire il vero. -Ti ho sporcato la maglia.-
-No, scusami tu- rispose Primula, continuando a fissare il ragazzo. -Non stavo guardando la strada.-
In realtà non le importava proprio nulla della maglia.
Emilia giunse correndo a salutarla. -Primula! Hey... ma che ti è successo? Sei tutta sporca di caffè!-..."
Non è possibile.
Sfogliò ancora le pagine, fino ad arrivare a quello che aveva scritto quello stesso giorno, durante l'ora di storia.
"Il cortile della scuola era gremito di studenti, a quell'ora.
Eppure, senza nessuna difficoltà, Primula riuscì ad individuare immediatamente nella folla il ragazzo dagli occhi azzurro pallido.
Lui le lanciò un'occhiata.
Che l'avesse riconosciuta?
No, non era possibile, l'aveva incontrata solo per pochi istanti quella mattina, e poi era fuggito via, veloce come il vento.
Voltò lo sguardo e si accorse immediatamente della presenza di Cloe a un centinaio di metri da lei..."
Prim girò in fretta la testa.
Chloe era proprio lì, seguita dallo stuolo di schiavetti che si era sobbarcato ogni sorta di peso potesse gravare sulla sua persona: zaino, ombrello, borsetta, uno stava trasportando l'enorme modellino in gesso di un vulcano.
L'avrebbero anche portata a casa in braccio, se solo lei glielo avesse chiesto.
Prim guardò un paio di metri più avanti, a terra.
La lattina era lì.
-Prim, si può sapere che stai... oh- disse Emily, seguendo con il proprio sguardo lo sguardo perso dell'amica. -Chloe.-
-Adesso inciampa e cade- disse sicura la ragazza, come se stesse parlando con se stessa.
-Che cosa? Le stai portando iella?-
-Guarda- le intimò Prim.
Una manciata di secondi: il piede di Chloe finì sulla lattina e la ragazza capitombolò a terra, ritrovandosi gli occhi di tutti puntati addosso.
Emily si fece scappare una risatina.
-Wow! Come facevi a saperlo?-
Prim era rimasta imbambolata a fissare la scena.
-Io...-
-Beh, si può dire che questo sia un piccolo passo per la scuola, ma un grande passo per te, Prim, non ti sembra?- chiese Emily divertita.
-Che cosa?!-
-Eh?- le chiese di rimando la ragazza, guardandola sorpresa.
-Io... quello che tu hai appena detto, quello che è successo a partire da stamattina... io l'ho scritto!- esclamò, sfogliando freneticamente il quaderno e rischiando di strapparlo da un momento all'altro.
-Cosa?-
-Guarda!- le intimò lei, sbattendole le pagine sotto al naso.
-Tu... scrivi?- chiese Emily come cadendo dalle nuvole, afferrando l'oggetto e iniziando a sfogliarlo incuriosita.
-Non è questo il punto, Lily...-
-Oh sì, invece- rispose l'altra, continuando a tenere gli occhi incollati alla carta. -Tu fai una cosa simile e non me ne hai mai parlato?-
-Ti sto dicendo che ho previsto praticamente tutto quello che è accaduto fino a ora semplicemente scrivendolo e tu ti preoccupi di una cavolata simile? Mi vuoi dare ascolto, una buona volta?-
-Ma che sciocchezze vai blaterando, Prim?- chiese Emily, spostando lo sguardo dal quaderno alla sua amica, che sembrava completamente stralunata.
-È la verità!- rispose l'altra, indignata. -Avanti, leggi!-
-Senti, secondo me sei solo stressata. Tutta questa storia di Chloe e del compleanno... secondo me ti sta dando alla testa.-
-Hey, non sono pazza!-
-No, infatti, sei solo stanca- concluse Emily con l'aria di una che la sa lunga. -Che ne dici di andare a casa a riposare un po', eh? Dài, andiamo.-
Là biondina allungò una mano per afferrare Prim sotto braccio, ma lei si ritrasse, riprendendosi in fretta il quaderno e stringendolo al petto.
-Già, credo che sia proprio una buona idea- biascicò frustrata, raccogliendo la borsa da terra e andandosene via a passo spedito, lasciando indietro l'amica.
Qualcosa non va. Pensò, guardandosi intorno in cerca del ragazzo col cappuccio rosso.
Era sparito, come era ovvio che fosse.
Se ne sarà andato a casa come tutte le persone normali, Primrose. Già.
Sospirò e allungò ancora il passo, cercando di arrivare a casa il più velocemente possibile.
Coincidenze?
Poteva una coincidenza essere tanto precisa e minuziosa?
Buttò un occhio al quaderno stretto fra le sue braccia.
"...occhi azzurro sporco la scrutavano..."
Rabbrividì, sentendosi immediatamente osservata.
Qualcosa non va.
ANGOLINO TUTTO NOSTRO:
Ciao a tutti, ragazzi!
Eccovi qui il primo capitolo di quello che (spero), potrà diventare per tutti noi un bellissimo viaggio alla scoperta di un mondo nuovo, pieno di magia, mistero, e quel pizzico di romanticismo che non guasta mai.
Se vi è piaciuto il primo capitolo spero che vorrete lasciare un voto e un commentino per farmi sapere cosa ne pensate! <3
Un bacione a tutti e un abbraccio grande grande!
Vi voglio bene! :3
Sayami98.
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