tell me Damon, please

-correremo fino all'alba poi ci nutriremo- mi disse. Per la trentesima? No almeno trentacinquesima volta annuì rivoltante. Ero sporca, schifosamente coperta di foglie e fango e probabilmente anche letame. Mi facevo schifo. Il vestito porpora dell'ultima sera era strappato in ogni dove e la seta pregiata si era completamente rovinata. Ma disgustata da me stessa lo seguivo. Ricordo ancora, la sensazione primaria del momento, in cui l'avevo indossato e cercavo di impormi quella sensazione benefica, simile a quella di un bagno caldo, per sopravvivere all'orrore. Nemmeno le mie serve erano conciate tanto male. Ma ora, ora che quel bosco della Louisiana non era più il soffitto alto con il lampadario di cristallo di casa Lockwood, ora che il tappeto di foglie non era più quello di velluto color vinacchia, mi imponevo i ricordi dell'ultima sera che poteva essere identificata come tale: -Jen non stringere!- ordinavo ma più che altro la supplicavo, quel corsetto stringeva e intrappolava la mia adorata libertà. Essere donna non era male se non fosse che nostro padre controllava personalmente che avessi il mio periodo e mi allontanasse da sguardi severi di uomini che volevano portarsi via la mia integrità e farmi mettere la bocca sull'attrezzo delle torture, così lo chiamavo io per quanto Katherine, pensasse che fossi esagerata.
-signorina Salvatore, il corsetto le sta stretto- dichiara Jen e sbuffo.
-pazienza vuol dire che proverò a trattenere il respiro- e al suo via lei stringe e io mi schiaccio contro me stessa e il mio essere vulnerabile e di carne. -Jen, lascia, a Isabella ci penso io- dice Stefan che é appena entrato nelle mie stanze. La cosa mi imbarazza, lui è così giovane e innamorato, forse l'idea della sua unica sorella spoglia degli strati di separazione era esaltante solo quel tanto che gli frenava le mani dal non levare quegli stessi strati dal vestito di Katherine. Ma cosa potevo saperne io, ero solo una donna.
-voglio chiedere a Katherine di fidanzarci- dice e annuisco.
-pensi sia quella giusta? È pur sempre un vampiro, pur volendola proteggere non ci riuscirai per sempre- dico. -sai che le famiglie fondatrici sospettano già qualcosa ... non puoi andare contro la famiglia per lei- dichiaro e lui sferra un nodo al corsetto e sussulto dal male.
-Isabella, lei mi renderà immortale- dichiara.
-io non credo proprio Stefan, Katherine deve smettere di giocare con te e Damon, deve decidere o lasciarvi in pace ... riprenditi Stefan, tu non ami quella donna- e sento una sberla risuonare sulla mia faccia ma me ne accorgo solo quando la guancia dole dall'impatto.
-scusa sorella ma le tue parole sono proprio quelle di una persona che non ama-
Non gli rispondo, che faccia come vuole, la vita è sua, basta che non mi metta in mezzo o che non continui con le sue continue idee sull'immortalità. Lui era una persona, non un mostro e accettavo Katherine solo perché Damon era venuto a supplicarmi di stare zitta. Infilo il vestito di seta porpora e guardandomi allo specchio mi sento bellissima ... mi sento imbattibile e mentre che Stefan mi passa un mezzo bicchiere di thè, ringrazio dio che Katherine sia troppo ambiziosa per portarsi i miei fratelli appresso.
Damon aveva detto che al ballo di quella sera avrebbe portato me ma anche la timidezza, lo tradiva con gli altri io lo sgamavo. Era dolce ma desiderava più di un bacio a stampo di troppo e fuori dalle regole di quella società; lui voleva bagnarsi del suo sudore e dividere con lei qualcosa di più che una casa e un mezzo sentimento. Lui la bramava in un modo che io non riuscivo a comprendere. Ma forse era solo la sua esperienza dopo la guerra o forse perché a vent'anni lui era già un uomo fatto e finito.
Strinsi gli stivali di cuoio nero e sistemai i capelli con il fermaglio di zaffiri.
Ero pronta e quando Damon entrò nella stanza stavo levando la sbavatura del thè dal mio rossetto.
-sei molto bella sorella- dice e sorrido.
-e tu molto capace di amaliare una donna, caro il mio fratello maggiore- dichiaro osservando lo smoking nero e la camicia rossa che vi stava sotto. Aveva tirato indietro i capelli e gli occhi color ghiaccio illuminavano ogni parte del suo viso dolce.
Mi offrì un braccio e lo accettai come era convenuto ad una signora della mia classe sociale; stringere e serrare i fratelli senza mostrare che sono tali. Illudere i curiosi e amaliare gli esperti, così funzionava ...
Era troppo bello quel ricordo a cui tanto tentavo di afferrarmi per evitare di soccombere all'essere che ero diventata senza volerlo per nulla. Stefan aveva deciso e aveva condannato tutti e tre solo perché era troppo codardo per lasciarci morire per vecchiaia ... stenti ... malattia ... omicidio? Non lo sapevo e non l'avrei mai potuto sapere.
E poi si era separato da noi ... i Salvatore non esistono più e a meno che nostro zio non avesse portato avanti il nostro buon nome, più nessuno restava.
... e correvo dietro Damon desiderando un riparo o un bagno, chi più chi meno .. e sapevo che non avrei avuto nessuno dei due ... non per i primi tempi a venire.
L'alba sorse che eravamo sulle sponde di un fiumiciattolo affluente al Missouri, penso e a quel punto parlai, o urlai, dipendeva dai punti di vista: -Damon, fermiamoci qui per qualche ora!-
Si fermò di scatto frenando entrambi; -fermiamoci te ne prego-
Mi guardò con quegli occhi che conoscevo da sempre, gli stessi occhi di nostra madre ... -okay- e sospiriamo. Ci avviciniamo alla sponda e nemmeno ci penso che comincio a levarmi i vestiti: -lavali un pò, sono messi male- gli dico passandogli strato dopo strato di quel che indosso. Quando sono nuda prendo la rincorsa e mi tuffo in acqua senza paura di affondare perché morta lo sono già. L'acqua é fresca e rinfrescante, mi gratto via tutto lo sporco e il marciume. Dalla sua sacca inseparabile, mi lancia un sapone e gli sorrido grata.
Lavo i capelli lunghi e scuri come quelli del mio fratello e quando percepisco sensibilmente che sono pulita risalgo e mi passa solo il vestito porpora e quando lo ho indosso, mi stendo al caldo sole di giugno. Va lui nell'acqua e dopo una ventina di minuti ne esce e si distende vicino a me.
-cosa faremo adesso?- gli chiedo.
Mi accarezza i capelli girandosi verso di me.
-andremo in lungo e in largo, quel lontano a sufficienza per non tornare più a Mystich Falls. Tu cosa proponi?-
Alzo le spalle. -cominciamo una vita Damon, se lo ha fatto Katherine lo potremmo fare noi pure-
Scuote il capo: -sarebbe stupido, ci faremmo sgamare come ha fatto lei ... perché non ricominciamo senza dare nell'occhio ..?-
-tipo io e te in una città dove abiteremo all'ombra della civiltà, con una nuova identità senza però scordare chi siamo?-
Sorrido.
-certo, tutto quello che vuoi- mi promette. -che ne dici di Damon e Isabella Swan?-
Annuisco. -è carino ... ma perché allora non "Retovalsa" è l'anagramma di Salvatore e sarebbe più simile a chi siamo noi-
Mi da un bacio su una guancia. -mi piace Retovalsa- e detto questo è di nuovo silenzioso.
-Damon, di che cosa hai paura veramente?-
Finalmente mi guarda negli occhi. -ho paura che l'eternità ci distruggerà e che ci ritroveremo soli in un mondo orrendo-
-vedila così, troveremo Stefan prima o poi e non saremo più solo noi due e saremo finalmente tutti e tre insieme e quel giorno sarà facile da vivere perché sarà il giorno in cui torneremo "Salvatore" ... per ora possiamo solo tener duro e non cruciarci del tempo che passa-

Sempre in sistemazione scusate l'impiccio

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top