Lei ...

Pov Damon, anni 2013, ottobre.
-ciao fratello- dissi con il mio sorriso di sfida, che nascondeva gioia e ansia nel rivedere dopo tanti anni il mio fratellino, che aveva ancora sul volto l'innocenza della tenera età dei 17.
Stefan.
-Damon!- urlò dalla sorpresa, correndomi in contro e chiudendomi in un abbraccio accogliente e famigliare che non portavo più sulla pelle dal '64.
-come sono felice di vederti fratello mio!- disse ridendo.
-anche io piccolino-
Ero così felice ... il suo profumo era sempre quello, la sua pelle candida e leggiadra mi ricordava ancora quella di un infante. I capelli biondi gli toccavano appena le orecchie e gli occhi verdi erano quelli di nostra madre.
-cosa ti porta a Mystich Falls, di nuovo?- mi chiede con un sorriso dipinto sul volto, mentre usciamo dalla sua stanza per andare sulle scale e poi nel salone della grande tenuta Salvatore.
Aveva profumo di casa e anche così l'aspetto; era la casa in cui ero nato, ma non mi portava alla mente nessun ricordo più di quello persistente di Lizie, stesa morta sul tappeto persiano.
In quel 2013, mi sembrava troppo stupido dire, che speravo di ritrovare nostra sorella dopo il 1899 quindi cercai una ragione qualsiasi.
-nulla di che, mi mancava casa e poi ho sentito dire da una biondina che Stefan Salvatore ha un gran bel culo, quindi volevo controllare che il mio fratellino non si pavoneggiasse troppo per questo ... e a quanto vedo il tuo culo è uguale a quello del '64 mio bel chiappe mosce- mi spinge nel salone come quando eravamo bambini e rido.
-sì perché il tuo è molto diverso dal mio?- chiede sarcastico e fingo di offenfermi.
-caro questa brucia fratellino-
Ridacchia. -comunque io non me la tiro se piace il mio fondoschiena, non mi chiamo mica Damon- ribadisce e gli do atto che ancora mi conosce molto bene.
-scusa se sono incredibilmente sexy fratellino, i miei vent'anni piacciono a tutti-
Ride e da uno sportello tira fuori un vecchio whisky. -'84? O è banale?- mi chiede estraendo la bottiglia che contiene il "magico" liquore ambrato.
Rido. -perfetto fratellino- dico mentre riempie i bicchieri spessi di vetro colorato solo sulla base. Do atto anche che i suoi gusti rimangono sempre impeccabili.
Ci sediamo, io sulla poltrona di velluto rosso e lui sul divano di pelle. Mi passa il bicchiere e mi guarda negli occhi.
-devi essere proprio felice di vedermi se sfoggi un liquore dell'84-
Ride. -non posso essere felice di vedere mio fratello, dopo più di 140 anni?- chiede.
-non dovresti essere felice, se non fossi scappato quel giorno-
Annuisce. -d'accordo fratello, lo so che è colpa mia, ma dopo tanti anni è tutto quello che sai dire? Sappiamo entrambi che entrambi abbiamo qualcosa sotto, che non vogliamo ancora confessarci-
Mi rigiro il bicchiere tra le dita. -tu dopo tanti anni pensi ancora di avere ragione-
Annuisce. -touchè- dichiara. -ma tu hai dimenticato cosa significa essere una famiglia ... per te non vale più nulla- stringo il pugno. -io sono tornato a casa venti anni dopo l'accaduto e ci sono tornato poi spesso ... tu sei tornato solo ora Damon-
-tu sei sempre stato cattivo, sia con me sia con Isabella- Stringe i denti e decido di continuare la tortura. -la tua è sempre una taccattica per arrivare a qualcosa, quindi cosa vuoi sapere questa volta ....- chiedo schietto accavallando le gambe e pregustando il whisky mentre analizzo ogni sua sfumatura e scanalatura; ricordavo il primo giorno che papà mi aveva fatto provare un alcolico, era un vecchio burbon del '35 che mi aveva fatto girare la testa.
-Bella ...- annuncia mentre torno in me dopo quel flashback istantaneo. Ha appena scoperto le carte in tavola per quella mano e con quel solo nome fa piangere il mio cuore. Sentirla solo nominare, mi fa male ma annuisco.
-non so dove sia e personalmente lo stavo per chiedere a te ...- dichiaro io.
-quando è stata l'ultima volta che la hai vista?- mi chiede.
-capodanno 1899- annuisce con aria sofferente.
-credi ci odi?- mi chiede.
Alzo le spalle. -te di sicuro, io ... io spero con tutto il cuore di poterla abbracciare di nuovo- dichiaro. -ho sentito però che stava in Italia negli anni venti, a Chicago nei '40, in Brasile trent'anni e dopo il 75 la ho persa, la tipa che era con lei ha smesso di tenermi informato e per quanto la abbia cercata non la ho più trovata, le notizie non erano mai sicure e i luoghi mai definiti-
Annuisce. -io vi avrei cercati entrambi ma dopo gli anni venti ho perso la testa- comincia a raccontarmi. -sono stato chiamato lo "Squartatore" o "l'Uccisore" cosa di cui non vado per nulla fiero ma dopo che ne sono uscito .... sono venuto qui e con Lexi ho imparato a vivere-
Sorrido. -sono contento ...- il mio tono diventa cupo anche per me.
-ti manca?- mi chiede e annuisco. -anche a me-
E prima che possa proferire un'altra parola suonano alla porta. -deve essere Elena- dichiara alzandosi. Mi alzo io pure e mentre apre la porta mi cade il bicchiere.
-....Katherine- dico o almeno penso sia lei.

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