Capitolo Cinque
Gli amori non finiscono con il tempo. Cambiano forma, scavando nuove profondità. E se ci lasciano non è perché sono durati troppo, ma perché a un certo punto hanno incontrato il vuoto.
Novembre 2018
«Tutto pronto?», chiese Jesse mentre trasportava l'ultimo scatolone sul camioncino che avevano noleggiato.
«Mi mancherà questo posto», rivelò Rachel.
Il loft che avevano affittato lei e Kurt era stato il suo primo appartamento a New York. Jesse si era trasferito lì qualche mese prima, mentre erano alla ricerca di una nuova dimora da poter condividere. Anche se la ragazza sperava in cuor suo di non trovarla per rimanere lì. Appena arrivata in quella città frenetica, stava nei dormitori della NYADA e, oltre al fatto che la sua compagna di stanza portava ogni sera un uomo diverso, doveva farsi la doccia la mattina alle cinque perché tutti la prendevano in giro per i suoi rituali di pulizia. Quando Kurt arrivò a New York andarono a cercare l'appartamento dei loro sogni e trovarono quel loft completamente spoglio. Mangiarono una pizza sul pavimento e parlarono del loro futuro, dei piani e dei sogni. New York parve di nuovo casa, proprio come l'aveva sentita quando era andata lì per le nazionali con le Nuove Direzioni.
«Come sei sentimentale, Rachel, il nuovo appartamento ha due bagni! E il terrazzino!»
«A me piaceva anche avere un solo bagno.»
«Sì, perché ci passavi tutto il tempo tu», la rimproverò Jesse.
«Non è vero», rise lei.
Rachel sapeva che lui aveva ragione. I suoi rituali per la cura e l'igiene risalivano quasi alla sua nascita ed erano tanto tassativi e necessari quanto lunghi. Per qualcuno che vuole sfondare nel mondo dello spettacolo l'aspetto è tutto in fondo.
«Sì, è vero. E ti prego, non piantare il muso ora. Abbiamo bisogno di più spazio», disse Jesse accarezzandole un braccio. «È un cambiamento necessario.»
«Hai ragione», affermò Rachel mentre prendeva l'orchidea dal tavolo da pranzo che lei e Kurt avevano comprato al mercatino delle pulci.
L'appartamento era vuoto. Tutta la sua vita nuovamente impacchettata e infilata su un camioncino per recarsi in una nuova dimora. In parte sperava fosse l'ultima volta che cambiava casa, si sentiva una nomade. Quante abitazioni aveva cambiato negli ultimi anni?
Ve lo dico io: troppe.
Salì in macchina e infilò la sua piantina fra i piedi per tenerla ferma durante il viaggio. Jesse si accomodò al posto di guida e, una volta acceso il motore, partirono diretti al loro nuovo appartamento.
Era un palazzo moderno tappezzato di vetrate. Un portiere uscì immediatamente dalla grande porta a vetro per accoglierli.
«I signori St. James?»
«In realtà io mi chiamo Berry. Rachel Berry», disse porgendogli la mano.
Il portinaio si imbarazzò. «Io... mi scusi, signorina.»
Rachel fece un gesto con la mano, come a dire di lasciar perdere. «Non si preoccupi. Jesse, prendi subito la scatola contenente i miei traguardi così la sistemo appena saliamo», disse al ragazzo che fece ruotare gli occhi mentre estraeva ciò che aveva richiesto dal camioncino. L'usciere si precipitò subito ad aiutarli.
Salirono le scale portando il peso dei primi scatoloni utili ed entrarono. Un lungo corridoio portava al soggiorno contornato dalle vetrate che lasciavano intravedere Manhattan. Si riusciva anche a scorgere il Central Park se ci si affacciava nel terrazzino. La cucina era nella stanza adiacente al soggiorno, vi erano due camere da letto di cui una completa di bagno e gli altri servizi in un locale a parte. Tutto ciò che Jesse le aveva promesso.
Non vi era certo dubbio che fosse incantevole. Un classico ideale di appartamento che tutti vorrebbero a New York. Non era stato facile trovarlo, Jesse aveva smosso tutte le sue conoscenze e c'erano comunque voluti mesi per ottenerlo e un altro mese era stato necessario per riuscire a ultimarlo e ammobiliarlo.
«Allora? Ti piace?», chiese il ragazzo posando il pesante scatolone che conteneva i trofei di Rachel. «Ma era davvero necessario portarli da Lima?»
«Beh, certo. Quelli mi danno la forza di andare avanti ogni giorno e di coltivare le mie passioni.»
Inoltre, gonfiano il tuo ego. Ops, mi devo ricordare di non intromettermi troppo.
«Un trofeo per una gara di danza vinta a Lima di quando avevi tre mesi? Davvero?», chiese Jesse rigirandosi il piccolo cimelio della vittoria di Rachel tra le dita con sguardo carico di dubbio.
La ragazza fu fulminea nello strapparglielo voracemente dalle mani e stringerlo al petto. «Ovviamente. Questo è anche il primo che ho vinto.»
«Che ne dici allora?»
«Sì, mi piace. Vado a sistemare le mie cose», disse baciando la sua guancia e sparendo con la sua piantina nella camera da letto.
«D'accordo. Io ti porto su gli scatoloni poi vado a prendere una pizza per stasera. Nessuno dei due ha certamente voglia di cucinare.»
«Sì!», urlò Rachel e Jesse si avviò fuori.
La ragazza prese a mano a mano gli scatoloni che le servivano per la camera. Pescò le lenzuola pulite da uno scatolone, ancora nella busta dalla lavanderia. Stava inserendo i cuscini nelle federe quando le squillò il telefono.
Lo schermo mostrava una foto di lei e Kurt che avevano fatto la sera della laurea. Rispose subito.
«Ciao, Rachel! Allora, come stai?», gridò il suo amico facendo perderle l'udito.
«Bene, siamo appena entrati nel nuovo appartamento.»
«Dobbiamo assolutamente fare una cena a quattro! Voglio vederlo!», tuonò la voce di Kurt dall'altro lato del telefono.
«Sì. Lasciaci il tempo di sistemarci, poi vi invitiamo più che volentieri.»
«Hai sentito la novità?»
«Quale?», chiese Rachel curiosa mentre inseriva il vivavoce e sistemava i cuscini sul letto.
«Quella di Finn. Si laurea tra tre giorni.»
Rachel si zittì e una fitta le prese lo stomaco. Lui non glielo aveva detto. Certo, non erano niente in quel momento, ma sapeva anche che sarebbe stata felice di sapere dei suoi traguardi. In fondo si erano sempre sostenuti a vicenda.
Constatando che l'amica non rispondeva, Kurt si affrettò a riempire il silenzio carico di disagio. «Probabilmente ti scriverà. Non è ancora pronto.»
«Non mi importa.»
Si sedette ai piedi del letto e lo sguardo le ricadde sulla foto scattata alle finali del Glee. Le ultime finali. Lei era accanto a Finn che la stringeva dolcemente a sé.
Era capace di rovinare ogni momento della sua vita. Macchiandolo con la sua assenza o con il tagliarla fuori, come amava tanto fare. Proprio in quel momento, in cui aveva compiuto un nuovo passo importante della sua vita andando a vivere con qualcuno, anche senza sentirla o vederla, lui era riuscito a sporcare quel momento con la sua presenza. Che gli costava inviarle un messaggio per avvertirla?
Kurt la risvegliò dalla malinconia suscitata da quei pensieri. «Rachel, ho una cosa importante da chiederti. In realtà, io e Blaine avremmo una cosa importante da chiederti.»
«Basta che non riguardi i prossimi giorni. Sai che ho la prima e sarò impegnata. Inoltre, sto tenendo a riposo la voce, non posso stare molto al telefono.»
«No, certo, figurati.»
«Allora dimmi tutto!», esclamò Rachel con finto entusiasmo.
I suoi pensieri erano ancora per lui. E una piccola percentuale era impegnata a rimuginare sui prossimi giorni frenetici che aveva davanti. La preparazione per il musical, il trasloco, il ruolo di testimone per l'imminente matrimonio di Kurt...
«Preferirei di persona, nulla di importante. Quando finirete di sistemarvi ci vedremo.»
«D'accordo. Ora vado, ho davvero moltissime cose da fare.»
«A presto», disse Kurt prima di attaccare il telefono.
Rachel in quel momento voltò pagina. Era sola in quella nuova casa che aveva affittato con Jesse St. James.
Ormai non c'era più spazio per Finn nella sua vita.
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