Capitolo 8
Se ripenso a quel giorno in caffetteria non mi viene in mente altra parola per descriverlo se non "magico".
Sarà stato per le piccole pieghe attorno i tuoi occhi quando mi sorridevi, o per il rumore che producevi mentre bevevi il tuo banana milk, o per quando hai leccato i tuoi baffi fatti di latte.
Quel giorno mi sei sembrato proprio un bambino, mentre io sorseggiavo il mio tè silenziosamente. Era una delle nostre prime uscite, ma non penso potrò dimenticarla mai.
É stata una delle prime volte che ti sei mostrato a me nelle tue parti più vere, in quelle tue più naturali particolarità.
Come potevo io non sentirmi imperfetta quando di fronte avevo un simile angelo?
Perché anche se eri come un bambino nel corpo d'un adulto, tu continuavi ad avere quell'aura di irraggiungibile a circondarti, a convincermi sempre di più che fossi troppo.
Non meritavi una delusione come me.
Forse fu per questo che non ti mostrai i miei difetti, ma sentivo che tu li avessi già scoperti senza che io te li mettessi su un piatto d'argento.
Eri capace di capirmi così velocemente che neppure le mie regole sono mai riuscite a fermarti.
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