Capitolo 7

Non so cosa ti aspettassi quel pomeriggio di novembre quando decidesti di tua spontanea volontà di accompagnarmi a casa.

Non lo avevi mai fatto in quei giorni e io non avevo la benché minima intenzione di chiedertelo, già ti ero abbastanza debitrice per lo svago e il divertimento che mi donavi.

«Ti accompagno» mi dicesti, quando io mi alzai per andare alla cassa a pagare.

Alla fine fosti tu a saldare il conto per entrambi, fingendo quasi di non sentire gli insulti che ti stavo rivolgendo.

Poco dopo ripetesti la prima affermazione, quella a cui avevo fatto finta di non aver sentito.

«Oggi ti accompagno a casa, nessuna obiezione.»

E come avrei potuto obbiettare a quegli occhietti neri così penetranti?

Ci ritrovammo quindi a camminare per Seul diretti verso la mia dimora, non avevi neppure voluto usare un qualche tipo di mezzo pubblico.

Per un istante pensai tu volessi passare dell'altro tempo con me, ma rimossi subito quell'idea.

Non volevo illudere il mio cuore già ferito.

Fu strano quando arrivammo di fronte alla mia piccola casa di periferia.

Ti osservai per scorgere un minimo mutamento nella tua espressione, ma sul tuo volto rimase la forma di quello splendido sorriso.

«Quindi abiti qui» mormorasti perdendo qualche attimo a osservare l'intonaco grigio dell'abitazione.

«Già» sussurrai, quasi dispiaciuta. Non so perché ma pensavo ti aspettassi di meglio dalla mia casa e, soprattutto, da me.

«Allora io vado» lo dicesti in modo insicuro, aspettando probabilmente che io ti fermassi.

Non lo feci.

Me lo impedì.

Eppure non riuscì a trattenermi dal baciarti la guancia.

Poi scappai con le gote ardenti per l'imbarazzo; non avrei mai saputo che tu fossi rimasto dietro quella porta imbambolato.

La tua mano strofinava il punto in cui avevo poggiato le mie labbra.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top