𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝚂𝚎𝚝𝚝𝚎
È stato faticoso raggiungere la casa dei Valenstroe, ma adesso che sono quasi arrivata, mi sento già sollevata, anche se devo ancora prestare attenzione che nessuno mi trovi o mi segua. Arrivo alla casa collettiva, dopodiché mi dirigo verso il bosco situato dietro la casa e raggiungo la tana dei giochi. La casetta si trova a una cinquantina di metri distante dalla dimora e la abbiamo costruita fra due alberi enormi e molto vicini fra di essi, così che la casa fosse più facilmente stabile.
È molto umile: per le tre pareti, il suolo e il tetto abbiamo usato delle ampie assi di un legno robusto, mentre l'entrata è coperta da una semplice tenda. Per salire ci sono dei gradini nel tronco dell'albero, un'idea di Bowen, tuttavia non è sicurissimo e per questo abbiamo legato una corda ad un ramo robusto come aiuto.
Quindi salgo i gradini stringendo sempre la corda finché non raggiungo la casetta. Non posso starci in piedi essendo troppo alta, però almeno ho spazio abbastanza da sdraiarmi.
Mi tremano le mani non appena tiro la tenda per coprire l'entrata. Se nessuno mi ha vista arrivare qui, credo che non mi troveranno così facilmente, come nascondiglio è sicuro direi.
Eppure non mi sento al sicuro.
Sono sola, spaventata e non so che diamine farò perché non posso stare rintanata qui per sempre. Osservo la stanza: è da anni che non siamo più stati qui e si capisce dalla polvere e dalle ragnatele negli angoli. Rabbrividisco: odio i ragni e nonostante mi stia nascondendo per la mia vita, se ne becco uno sono disposta anche a buttarmi dall'albero. Ma questo posto sembra essere persino abbandonato dagli aracnidi.
Sposto poi lo sguardo su uno specchietto sporco. Lo impugno e mi ci guardo: vedendo il mio riflesso non penso ad altro se non a quell'ologramma di prima. L'ologramma del bracciale del Falco... L'ologramma del Proiettore Celeste con sotto scritto che c'è un premio in palio se si sa dove posso essere trovata... il premio in palio sono 20 vite. 20 vite per i Mediani varranno tanto quanto un milione di vite secondo un Inferiore. Posso immaginare quante persone mi vogliano trovare e consegnare ai Superiori per la ricompensa.
Figurarsi poi di Aida che vale più del doppio. È già al Livello Inferiore e se anche gli Inferiori scoprono che è lì le daranno la caccia a qualsiasi costo. La uccideranno pure se serve. Dopotutto c'era scritto ricercata viva o morta.
Le lacrime minacciano già di salirmi agli occhi. Ho paura. Ho tanta paura. Di cosa succederà se mi troveranno, se troveranno Aida, se faranno qualcosa a Bowen ed Ezra, se scopriranno il segreto di papà e distruggeranno tutte le sue ricerche ormai inutili e invalide. Continuo a guardarmi allo specchietto e vedo ancora solo il mio volto nell'ologramma, un volto senza emozioni, completamente apatico. Mi sento in trappola. Non posso tornare indietro e non posso cambiare. Non penso sarò mai più in pace con me stessa.
Mi rendo conto che le cose possono cambiare all'improvviso e in così poco tempo. Un minuto prima sto discutendo con i miei genitori, un minuto dopo sono morti. La sera prima litigo con Aida, il giorno dopo è scappata e ricercata dalle Forze dell'Ordine. Forse proprio in questo istante, mentre sono qui impietrita a guardarmi allo specchio, i Falchi hanno capito dove sono e fra qualche minuto mi avranno presa.
La mano che tiene ancora lo specchietto trema come una foglia, ma smette quando istintivamente butto l'oggetto con violenza contro la parete e lo specchio si frantuma. Osservo tutte le schegge che si disperdono, ma poi c'è qualcos'altro che attira la mia attenzione nell'angolo vicino a uno dei frantumi. Bessy. Ecco dov'era il mio giocattolo preferito. Allungo il braccio verso l'uccellino di legno e quando lo stringo cerco di pulirlo un po' dalla polvere con il manico della mia felpa.
«Io salgo, Mal!» ricordo che esclamò l'undicenne Ezra quando avevamo finito di costruire la tana dei giochi. Stavamo portando tutti i nostri giocattoli nella casa sull'albero. Io non ne avevo tanti, però mi sarei anche accontentata dei giochi di Ezra. Tuttavia ero giù di morale, dato che tra tutte le mie cose in camera mia non ero riuscita a trovare Bessy.
Stavo per salire anch'io quando sentii qualcuno chiamarmi. Mi girai e con mia sorpresa vidi Aida raggiungermi rapidamente. Non appena si era avvicinata mi resi conto che in mano aveva Bessy e me la porse. «Tua madre mi ha chiesto di portarti Bessy, lo ha trovato per te» disse con indifferenza.
Aida aveva vent'anni, i capelli biondo fragola allora erano molto corti, la pelle un po' più pallida e meno lentigginosa, ma se c'è una sola cosa che non è cambiata di lei e che ho sempre notato sono gli occhi grigi privi di felicità ogni volta fosse in mia presenza. Ammetto che da piccola avevo persino paura di parlarle, mi intimoriva facilmente essendo l'unica persona intorno a me che non sembrava volermi bene o almeno mostrarmi un po' di affetto. Per questo vederla venire apposta per portarmi Bessy mi aveva colpita molto.
Io lo presi con un po' di esitazione. Lei si voltò e iniziò ad allontanarsi. «Inizia a prenderti cura delle tue cose» la sentii ancora dire mentre se ne andava.
Sento d'improvviso un rumore là fuori... è il rumore di passi che cammina sul prato fangoso, questi passi si stanno avvicinando alla casetta. Un brivido mi corre lungo la schiena. Sono i Falchi? Mi hanno trovata? Sanno che sono qui? Rimango immobile sperando con tutta me stessa che non siano loro. Forse non sono nemmeno loro. Sarà il vento. Ma i passi che sento arrampicarsi sull'albero sembrano affermare tutt'altro. Sono finita. Loro sono qui.
«Mal?» sento la voce familiare che mi solleva. Come ho fatto a non pensare che fosse Ezra? Aveva anche detto che mi avrebbe raggiunto. Sto diventando troppo paranoica.
«Sono qui» dico mentre tiro la tenda. Non appena lo vedo lo abbraccio istintivamente. Lui ricambia l'abbraccio dandomi poi una pacca sulla spalla. «Non avere paura, ci sono io» mi rassicura.
«E Bowen?»
Ezra scuote la testa abbassando lo sguardo. «Non lo so... dopo aver perlustrato la casa gli hanno ordinato di andare con loro. Credo che andranno nella stazione ferroviaria e partiranno per il Livello Inferiore a cercare te e Aida.»
Deglutisco mentre mi guardo intorno. «Che facciamo adesso?»
«Sicuramente tu dovrai rimanere nascosta intanto.»
«Dove, qui? In una casetta per bambini??»
«Preferisci che ti prendano?»
«Preferisco non nascondermi per il resto della mia vita anche se può essere pericoloso. Ezra, tu e Bowen state rischiando così tanto per nascondermi e per cosa? Così che faranno del male anche a voi?»
«Mal-»
«Io ho paura. Davvero, sono terrorizzata al solo pensiero di ciò che potrebbero farmi se mi prendessero. Ma non voglio restarmene qui con le mani in mano fino alla mia morte. Tanto vale-» mi blocco un attimo.
«Tanto vale cosa?»
Non rispondo subito ma osservo il mio giocattolo che stringo ancora nella mano che non mi fa pensare ad altro se non ad Aida. Faccio un respiro profondo. «Tanto vale andare a cercare Aida.»
Ezra sgrana quegli enormi occhi verdi guardandomi con stupore. «E andare nel Livello Inferiore? Non se ne parla neanche.»
«Perché no? Qui non mi rimane più di tanto. I miei genitori sono morti, Aida è scappata ed è ricercata ovunque, in questo Livello mi stanno cercando ovunque... almeno se vado lì avrò la possibilità di ritrovarla, e di sapere che non l'hanno presa.»
«Mal, non posso lasciarti andare.»
«Non sta a te decidere cosa io debba fare o no, non sono una ragazzina, so quello che faccio.»
«È palese che tu non lo sappia invece. Quella che tu vuoi fare è una follia; pura, suicida follia! Hai almeno una vaga idea di come arrivarci al Livello Inferiore senza farti prendere?»
Ci penso un attimo. «Mi fingerò una lavoratrice alla stazione ferroviaria» rispondo, «posso usare un'uniforme di mia madre o una di Bowen. Aida ha fatto così»
Ezra scuote la testa emanando una risata amara. «Già e adesso è ricercata viva o morta! Ma anche se quest'idea grandiosa funzionasse, saresti costretta a nasconderti e a scappare per il resto della tua vita.»
Io gli faccio un sorriso triste. «Non lo sto già facendo ora?»
Lui abbassa il capo grattandosi la testa, solito suo modo di riflettere. «Non ho tanto altro da perdere» aggiungo. Forse l'ho convinto. Rialza la testa e così noto delle lacrime agli occhi. «Mallory, c'è... c'è una cosa che ti ho tenuto nascosta.»
Aggrotto le sopracciglia aspettando che continui.
Fa un respiro profondo guardandosi di nuovo intorno prima di parlare. «Quando i tuoi genitori sono venuti a mancare... Aida mi ha chiesto di prometterle una cosa: se lei non ne fosse stata in grado, io avrei cercato di proteggerti in qualunque modo e in qualsiasi situazione.»
Lo scruto con meraviglia. A quanto pare Aida tiene a me più di quanto potessi immaginare. Solo che non l'ha mai dato a vedere... poi mi torna in mente ieri sera quando mi ha detto che avrebbe preferito che fossi morta io al loro posto. Era ubriaca, ma sembrava molto seria e sincera quando l'ha detto... o forse l'avevo detto per convincermi che mi odiasse e che dovevo starle lontana. Non lo so, sinceramente. Quella donna mi confonde tanto.
«Allora se le hai promesso questo, vieni con me» mi guarda sorpreso anche se avrebbe potuto immaginare che lo avrei proposto. «Andiamo insieme a cercare Aida, a cercare il Beatha.»
«E poi cosa? Scapperemo fino a quando, per sempre? Non lo so, Mal...»
Sbuffo. Non ha tutti i torti. Se scappa con me i Falchi capiranno che lui e Bowen erano coinvolti in tutto ciò. Non vorrei mai che un giorno si vedesse il loro volto sul Proiettore Celeste con la scritta RICERCATI per colpa mia.
Ma io non voglio rimanere qui. Voglio cercare Aida, dovesse costarmi la vita. Non che io non abbia paura di morire e spero non accadrà, però come può essere definita vita nascondersi e isolarsi? Gli appoggio una mano sulla spalla.
«Allora vado da sola, Ezra. Non ti costringo a fare nulla, nonostante la tua promessa. E so che sarà rischioso però preferisco vivere e rischiare, anche fuggendo da loro piuttosto che stare al sicuro ma limitandomi a sopravvivere. Io non voglio rimanere qui. Voglio cercare Aida.»
Ezra chiude le palpebre per qualche secondo. «Non cambierai mai idea, vero?»
Io scuoto la testa con decisione. «Mi conosci. Sono troppo testarda» ammetto.
Restiamo in silenzio per qualche secondo fino a quando lui annuisce, dandomi però l'impressione che si pentirà di ciò che sta per dire. «Ho fatto una promessa ad Aida e non la infrangerò... quindi va bene» tira la tenda e mi pone la mano, invitandomi a scendere con lui dalla casetta sull'albero. «andiamo insieme.»
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[25/10/2021]
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