𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 𝙳𝚞𝚎

Sono riuscita a mettermi la catenina di papà dopo vari tentativi. Sono pronta per andare alla cerimonia ma sinceramente l'unica cosa che vorrei è rimanere qui, nella stanza dei miei per giorni interi, senza dovere vedere nessuno. Semplicemente sola con l'unica compagnia del ricordo di loro due.

Ad un certo punto sento i tre rintocchi della campana che dovrebbero dare segno al nostro Quartiere che la celebrazione dei miei genitori sta per iniziare. Guardo fuori dalla finestra ed ecco che proiettano un fotogramma dei loro volti, i loro nomi scritti al di sotto.

Lo chiamiamo il Proiettore Celeste, serve quando ogni notizia o annuncio importante vengono proiettati nel cielo, così che tutti possano esserne informati. Rimango a osservare i miei genitori video proiettati, consapevole del fatto che questa sarà definitivamente l'ultima volta che vedrò i loro volti. I miei occhi iniziano già a inumidirsi.

Solo dopo qualche secondo mi rendo conto che sulla soglia della finestra si è appena appoggiata una farfalla arancione che nonostante sia ferma, sta ancora sbattendo le ali. Guardo lei per poi spostare lo sguardo verso il Proiettore Celeste ripetendo l'azione.

Fissare questo animale, ripensando anche al ciondolo di papà, mi mette ancor più tristezza ma almeno ho un po' di compagnia. Avvicino delicatamente il mio indice verso di lei sperando che non voglia scappare, con l'intenzione di farla appoggiare sul dito, ma quando la sfioro a malapena, lei vola via, esattamente nella direzione dove sono proiettati i miei genitori. Non l'ho fatta scappare io, credo sia stato il bussare della porta di casa che forse l'ha spaventata un po'. Sbuffo dirigendomi verso l'entrata principale della casa e apro la porta.

«Ciao, Mal» mi dice l'arrivato con dolcezza. Ezra è il migliore amico di una vita, siamo cresciuti insieme e con il tempo è diventato come un fratello per me. Scruto i suoi occhi verdi con tristezza, facendogli capire che ho bisogno del suo conforto adesso. Lui non aggiunge altro che mi stringe forte a sé, accarezzandomi delicatamente i capelli e permettendomi di piangere sulla sua spalla. Rimaniamo così per minuti, anche se non vorrei mai sciogliermi da questo abbraccio.

Stiamo marciando verso il Capolinea. Il Capolinea è il punto più esterno di ogni Livello, praticamente la fine della superficie, dato che oltre, si finisce nell'Oblio. I Livelli Superiore e Medio sono attorniati dalla Barriera Protettiva, così che non ci siano alcuni pericoli. Non posso dire la stessa cosa del Piano Inferiore.

A ogni cerimonia di defunti si marcia verso il Capolinea per poi buttare le ceneri oltre al bordo. Non lo facciamo perché vogliamo dimenticarli, è semplicemente un gesto per fare capire che nonostante noi compiangiamo la loro morte, adesso siamo pronti per lasciarli andare e continuare la nostra vita. Eppure io non sono pronta. Non sono pronta a lasciare andare mamma e papà e non sono pronta a continuare a vivere. Perché senza di loro è vuota e angosciante.

Inizio già a vedere la Barriera Protettiva che distanzia a qualche minuto ormai. Io sto marciando in prima fila, mentre in seconda fila c'è Bowen Valenstroe il fratello maggiore di Ezra che sta al suo fianco. Bowen amava i miei genitori proprio quanto io amo il mio migliore amico. Ora come ora i due fratelli sono le uniche persone che posso definire famiglia.

Ammetto però che rimane Aida, la sorella minore di mio padre. Non credo che definirla zia sia il caso, dato che sono più che certa che lei ce l'abbia con me dalla nascita. Abbiamo solo undici anni di differenza, quindi lei era piuttosto piccola quando sono nata. Forse era gelosa di me perché attiravo l'attenzione di tutti, compreso di suo fratello? Forse così ha provato un odio profondo nei miei confronti che col tempo si è intensificato sempre di più? Non lo so, non ho mai capito quella donna. Tra l'altro, lei in questo preciso istante dovrebbe essere qui al mio fianco, ma non c'è. L'ultima volta che l'ho vista era ieri pomeriggio. È tornata a casa ubriaca fradicia. Non metto in dubbio che abbia un serio problema di alcolismo e che continui tuttavia a negarlo.

Comunque ho notato che la fila dei marciatori verso il Capolinea è piuttosto lunga, ciò fa capire che i miei erano molto adorati e rispettati da amici o colleghi. Mia madre lavorava insieme a Bowen alla stazione ferroviaria tra il Livello Medio e quello Inferiore. Il passaggio ferroviario tra i due Livelli è necessario per trasportare merci o per portare i criminali Mediani al Livello sottostante. I Mediani che non lavorano per il trasporto o alla stazione non hanno accesso al passaggio tra i due Livelli per nessun motivo.

Mio padre invece era definito un Luminare Farmaceutico, ovvero un maestro di medicamenti e cure e faceva anche degli studi scientifici a casa. Possedeva pure una piccola officina dove vendeva prodotti medicinali e in caso di urgenze, si occupava lui di curare un paziente. Non lo chiamavano dottore, dato che essendo solo un Mediano, gli era praticamente vietato un titolo così importante. Quello spetta ai Gufi. Vengono chiamati così gli studiosi del Livello Superiore: questi includono medici, professori, scienziati, e così via.

Però penso che papà lo meritasse, il titolo di dottore. Era la persona più intelligente e capace che conoscessi e da vero esperto aveva salvato molte vite in casi eccezionali.

Ad esempio ricordo come se fosse ieri quella notte di sei anni fa. Avevo quattordici anni e dopo scuola ero andata da mio padre a fargli compagnia mentre lavorava fino alla sera. Quando stava per chiudere, di punto in bianco, entrò una donna con la pelle gonfia, incapace di parlare dato che stava soffocando. Era stata presa dalla cosiddetta Nuvola di Asfissia, un fenomeno naturale mortalmente pericoloso. È molto rara ma ciò non la rende meno letale. In breve è una barriera nuvolosa violacea che avviene solitamente quando fa estremamente caldo. Credo che duri per pochi minuti, solitamente in uno spazio abbastanza ristretto, ma con un solo respiro si è spacciati. La pelle inizia a gonfiarsi e si inizia a soffocare, ciò comporta la maggior parte delle volte alla morte, se si ha un'unica vita, proprio nel caso di quella signora. Eppure mio padre non esitò a farla entrare nell'officina, a tentare di salvarla, io gli passavo semplicemente i medicamenti che gli servivano. Non capivo cosa stesse facendo o come stesse facendo a curarla. Ero troppo terrorizzata dalla scena di quella donna tutta gonfia che continuava a tossire e sputare sangue. Mio padre tuttavia riuscì a salvarla, come un miracolo. Da quel giorno in poi iniziai a guardarlo con occhi diversi. Prima di quella sera gli avevo voluto solo un mondo di bene. Ma dopo lo ammirai per il suo coraggio e la sua determinazione. Era diventato come un eroe per me.

Sono passati quasi venti minuti e ormai siamo giunti al Capolinea. A pochi metri di distanza, di fronte a me vedo due signori, uno alto e uno piuttosto basso, entrambi vestiti in bianco con in mano due vasi di porcellana che contengono le ceneri dei miei genitori. D'improvviso mi sento ghiacciare, ho la pelle d'oca solo a pensare al fatto che i miei adesso non sono altro che... polvere. Tutti aspettano che io avanzi verso il Capolinea e che butti le ceneri nell'Oblio. Ma non ci riesco. Sono paralizzata.

Una mano tocca la mia spalla da dietro e penso subito che sia quella di Ezra. «Mallory... è ora, tesoro» invece è Bowen. Ha ragione, è giunto il momento che li lasci andare. Non voglio, ma devo. È ciò che vorrebbero di più. Non sopporterebbero vedermi in questo stato deprimente per sempre. Prima o poi riuscirò ad andare veramente avanti. All'inizio fingerò solo di stare bene. Poi piano piano sarò in grado di essere felice, anche se immagino che ci vorrà un bel po' ancora.

Deglutisco e mi faccio coraggio. Con le gambe tremanti avanzo verso i signori in bianco che mi chiedono con chi voglio iniziare. Devo davvero scegliere? Non possono darmi entrambi al contempo? Ha tanta importanza chi scelgo per primo? Non lo so, ma adesso ogni minuscola cosa da fare mi sembra impossibile. Guardo i vasi uno alla volta ripetutamente e infine finisco con lo scegliere mia madre.

Faccio fatica a tenere il vaso senza tremare. Il signore più alto, quello che mi ha dato il vaso, mi appoggia delicatamente una mano sulla spalla accompagnandomi verso la Barriera Protettiva. Mi ritrovo a mezzo metro di distanza da questa essenza tecnologica trasparente che sembra una sottile lastra di vetro altissima. L'uomo prende dalla tasca una specie di penna (o qualsiasi cosa sia quel tubicino nero) chiedendomi gentilmente di allontanarmi di un passo. Obbedisco limitandomi a scrutare lui premere la punta della penna dove da essa si accende una lucina blu puntata sulla barriera. Il signore disegna sulla lastra un cerchio abbastanza grande e mi rendo conto che l'interno di quella forma rotonda è adesso una finestra che mi permetterà di buttare le ceneri. Lui mi invita a procedere, così mi avvicino aprendo lentamente il coperchio del vaso. Prima di fare qualsiasi altra cosa, mi giro e cerco i volti dei Valenstroe così che mi possano dare uno sguardo confortante. Risposto lo sguardo sulla finestra. Adesso sono pronta. Tendo le braccia verso la finestra, capovolgo il vaso e osservo mia madre volare via, il vento la sta portando lentamente verso l'Oblio. Faccio un respiro profondo.

Ti voglio bene, mamma, dico nella mia testa sperando che in qualche modo o in qualche spazio alternativo lei mi abbia sentito. La immagino incitarmi a fare lo stesso con papà, così non sarà sola.

Infatti mi volto e vedo il secondo ometto in bianco porgermi il vaso. Un secondo respiro profondo. Questa volta faccio la stessa azione con meno esitazione. Voglio bene anche a te, papà.

Sempre nella mia immaginazione, li sento dire che anche loro mi vogliono bene e che mi ringraziano.

[30/12/2020]

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