CAPITOLO 159

«Ho paura che il risultato non sia quello che ci aspettiamo.»

Allungai un braccio verso l'alto, come in un tentativo di afferrare una di quelle pagliuzze dorate che i miei occhi non avevano ancora smesso di fissare.

«Un tempo sapevo perfettamente cosa ci fosse nella sua testa, ma ora non lo capisco più.»

Senza più forze, lasciai che il braccio ricadesse sul letto.
Lo sguardo perso a fissare pensieri lontani.

«Ora non so più neanche quali siano le sue priorità e, sinceramente, non sono più così sicura di essere una di quelle.»

Con una mano mi strofinai un occhio che aveva ripreso a lacrimare.

Cercai di illudermi che quel bruciore, in realtà, fosse solo la conseguenza del lungo tempo in cui avevo costretto le mie palpebre a rimanere aperte. 

«Hai sentito anche tu cosa ha risposto...»

Ma il tremore della voce stava iniziando a rendere quell'illusione più fittizia di quanto già non fosse. 

«Si, ho sentito.» Mi ritrovai il corpo di Thui sul mio, il suo volto a pochi centimetri.

L'unica distanza che ci separava era quella creata dalle sue braccia per reggere il suo peso.

I ciuffi cremisi, sfuggiti al suo codino, mi solleticavano gli zigomi. 

E in quel momento il mio cuore stava scalpitando, l'adrenalina viaggiava nel sangue e mi faceva tremare, ma non ne era lui la causa, no.

«Quelle parole non vogliono dire niente.»

Thui lasciò che le labbra scoprissero un canino, un tentativo di smorzare l'angoscia che mi opprimeva lo sterno, mentre issava il mio corpo tirandomi per un braccio.

E così, mentre la mia schiena si sollevava dal letto, anche il mio petto sembrava alleggerirsi, gonfiato da una ritrovata speranza che la mia testa ancora non riusciva a percepire.

«L'ho messo alle strette, è ovvio rispondesse così.»

Di nuovo inginocchiato al fianco del letto, Thui mi raccolse il viso tra i palmi.

Nonostante fossi una posizione più elevata della sua, il suo volto poteva comunque vantare qualche centimetro in più sul mio.

Rimanemmo qualche istante a fissarci negli occhi, a crogiolarci nello sguardo dell'altro.

E per la prima volta, nella sua iride ambrata, riuscii a cogliere l'oro dell'alba: piccole venature, striature di un colore che oramai non vedevo più da troppo tempo.

Si aprivano, a raggio, partendo dalla pupilla che, così scura, non faceva altro che enfatizzare il loro splendore.

«Ha solo bisogno di tempo.» Applicò una leggera pressione, schiacciandomi le guance, e la distanza tra gli angoli delle mie labbra non poté che ridursi.

Ma a quella rivelazione, a quell'aggiunta che tanto avevo sperato potesse portarmi del sollievo, la mia speranza si estinse come la fiamma di una candela che lascia annegare la propria miccia nella sua stessa cera. 

Allontanai le mani di Thui dal mio volto e, a quella mia reazione, il suo sorriso non poté che spegnersi.

«Ma noi non ne abbiamo.» Affrontai la realtà. «Tra qualche giorno sarò tua moglie.» 

Il mio sguardo rimase vacuo sugli stivali finché non percepii il corpo di Thui sollevarsi dal mio.

«Posso guadagnarlo, posso trovare una scusa e-»

Scossi la testa, poi mi alzai anche io.
Ora finalmente una suola sotto i piedi.

«Ti ringrazio, veramente.» Sorrisi, il mio riflesso nei suoi occhi.

Perfino dalla distanza della sua altezza riuscivo a notare come non ci fosse felicità sul mio volto.

«Ma è inutile, ci sposeremo in ogni caso prima o poi.» Il mio sguardo perse di nuovo quota, nascondendosi tra le grinze del mantello di Thui.

«Mi dispiace Lyra...» Raramente il suo tono era stato così privo di vitalità, speranza.

Ora, tra le pieghe della sua voce, risuonava solo della cupa rassegnazione. 

Immobile e in silenzio, lasciai che le sue braccia mi avvolgessero le spalle e mi abbandonai al calore di quell'abbraccio.

Chiusi gli occhi, illudendomi che quella stretta non fosse la sua, che quel tepore e familiarità fossero, in realtà, quelli di un'altra persona.

«Posso almeno dirgli che hai cambiato idea, che non lo vuoi più come testimone.»

Il suono delle sue parole diede fine alla mia fantasia mentre, ancora stretta nella sua presa, mi sforzavo di rispondergli, seppur scuotendo la testa.

«Renderebbe solo le cose più imbarazzanti...»

Rimasi solo un altro istante ad ascoltare il ritmo del mio stesso respiro, molto più rapido di quello con cui si sollevava lo sterno di Thui poi, come colpita da uno schiaffo, il mio mento scattò verso l'alto.

«Come faremo a convincere Nai Nai ad accettare Rubyo come testimone?»

Da così vicino, l'altezza di Thui era vertiginosa e, osservarlo in quella posizione, obbligava il mio collo in una curvatura innaturale.

Ma proprio quando credetti che i miei muscoli stessero per cedere, fu lui a rompere l'abbraccio.

La perplessità gli aveva reso l'angolo delle sopracciglia più acuto.

«Ottima domanda.» Si grattò il collo imbarazzato. «Non ci avevo pensato.»

Nonostante la situazione, la spontaneità di quell'espressione non riuscii a non impedirmi di emettere una risata che, seppur per un breve attimo, mi alleggerì la coscienza.

«Mi inventerò una scusa.» Disse qualche attimo dopo, con una facilità sconcertante.

Il sorriso sul mio volto si spense.

Avevo perso il conto di quante volte gli avessi sentito dire quella frase.
Era davvero diventato così semplice per lui mentire?

Pur di proteggermi, pur di tenere al sicuro me, la mia identità e ciò che essa comportava, Thui aveva lasciato che sempre più bugie lo macchiassero, che la sua innocenza e purezza venissero sporcate.

Era quasi come vedere l'ingenuità di un bambino dissiparsi nel corso degli anni.

Ma almeno questo era un processo che si poteva fermare.
Che io potevo fermare.

«Ti ringrazio, ma no.» Scossi la testa. «Hai già fatto tanto per me. È arrivato il momento che mi prenda le mie responsabilità.»

Allungai una mano, posandogliela  sull'avambraccio. «E poi credo di avere un'idea.»

Purtroppo io, la mia ingenuità, l'avevo persa molti anni fa, scappando dal palazzo, e dunque ero ben consapevole che non mentire sarebbe stato impossibile.

Ma non avrei lasciato che fosse stata un'altra persona a farlo al posto mio.

«Sarò io a parlare con Nai Nai.» Continuai, guadagnandomi uno sguardo di preoccupata perplessità sul volto di Thui.

Poi annuì.

Non seppi dire se avesse colto la profonda determinazione nei miei occhi, ma il suo consenso mi fu sufficiente.

«Ora riposa.» Si avvicinò alla porta. «È già notte fonda e domani si preannuncia una lunga giornata.»

Lo raggiunsi al fianco dell'uscio.

«Ti sbagli.» Dissi, additando la posizione dei soli. «È l'alba.»

Thui si voltò a guardare nella direzione che stavo indicando. 

«E la lunga giornata è già iniziata.»

«Hai ragione.» Un debole sorriso comparve sul suo volto quando, divergendo lo sguardo dal cielo, riportò su di me l'attenzione. «Nai Nai sarà già sveglia...»

Un sospiro.

«Lascia almeno che ti accompagni.»

«Va bene.» Annuii, chiudendo la porta alla mie spalle come quando eravamo arrivati.

«Ma prima c'è un'altra persona che dobbiamo incontrare.»

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