CAPITOLO 117

La foresta era in fiamme. 

Forse, era l'intera isola ad essere in fiamme.

Un incendio immenso era divampato corrodendo tutta la vegetazione, soffiando un calore insopportabile, consumando l'ossigeno e lasciando dietro di sé solo dei carboni avvizziti.

Mi coprii il volto con la parte interna del gomito, in un tentativo di proteggermi dal fumo che ci circondava. 

Sentii la presa di Rubyo attorno al mio polso rafforzarsi. Accanto a me, si girava e rigirava frenetico in ogni direzione, cercando di adocchiare una possibile via di fuga.

Ma eravamo circondati.

«Merda!» Lo sentii imprecare quando, spostato momentaneamente il braccio dal viso, lasciò cadere a terra la spada che teneva sul fianco, il cui ferro doveva essere diventato troppo caldo da sopportare.

Ma il calore esterno che ci pressava sul volto, dilatando i nostri pori e bagnandoci la pelle, non era l'unico dei miei problemi. Dentro di me un altro fuoco stava ardendo e, se non avessi preso al più presto la dose, mi avrebbe consumata. 

Iniziai a tossire, piegandomi sulle ginocchia, attirando subito l'attenzione di Rubyo. Era un fascio di nervi. 

Anche nel momento in cui si piegò al mio fianco per aiutarmi a sollevarmi, i suoi muscoli rimasero tesi ed i suoi riflessi sull'attenti.

Soli, nelle terre del Regno dell'Altro Sole, al centro di quella gola di fuoco, mi chiedevo se mai saremmo riusciti ad uscirne.

«Troveremo un modo.» Disse Rubyo. La voce sommessa.

Allora era proprio vero che riuscisse sempre a capire cosa pensassi. 

«Ci siamo appena ritrovati. Ti ho appena ritrovata. Non posso lasciarti andare così.» 

I suoi occhi smeraldo incontrarono i miei solo per un attimo, ma così brillanti, riuscii a vederci riflessa l'intera foresta.

«Dobbiamo trovare Gideon.» Disse infine, serrando la mascella.

Annuii debolmente, per poi iniziare ad incamminarci.

Facevamo qualche metro verso una direzione, per poi tornare indietro e ritentare in un'altra. Ma nessuna sembrava sufficientemente sicura per essere attraversata.

Eppure, proprio quando ci stavamo arrendendo all'idea di essere in trappola, un debole scintillio attirò la mia attenzione. Tossendo, mi liberai dalla presa di Rubyo, aumentando il passo per andare a controllare.

«Lì!» Gli indicai un punto in cui l'incendio, come sulla superficie di uno specchio, si rifletteva sul velo dell'acqua. 

Era un piccolo laghetto, rimasto nascosto dal fumo e dal vapore che ora ci oscuravano la vista, in cui acqua e fuoco erano diventati tutt'uno, a causa di un tronco caduto, ancora divorato dalle fiamme.

Non ci misi molto a capire che, la restante acqua, sarebbe evaporata a breve. 

Per un momento pensai di usare quella fonte per richiamare Gideon attraverso il contratto, ma presto mi accorsi di come quella sarebbe stata, in realtà, una pessima mossa. Richiamandolo, avremmo bloccato anche lui in quel cerchio infuocato e l'acqua rimanente non sarebbe bastata per farci strada. 

Poggiai una mano sul fianco che nascondeva lo stemma della Mutazione.

Potevo resistere ancora un po'. Avevo affrontato il calore dell'Isola d'Estate, avrei affrontato anche il caldo di qualche fiamma.

Lasciai che la giacca di pelle e camoscio cadesse a terra.

«Lyra-» Sentii la voce di Rubyo, ma la ignorai, continuando a tenere lo sguardo fisso sul lago che continuava ad evaporare.

Con un altra mossa mi tolsi entrambi gli stivali. 

«Passiamo dall'altra parte.» Finalmente mi rigirai indietro, osservando Rubyo.

Aveva gli occhi ridotti a due fessure. 

Esitò per qualche istante, poi iniziò anche lui a spogliarsi, togliendosi prima la maglia e poi gli stivali.

Osservai i suoi muscoli flettersi sotto la pressione dei movimenti.

Mi avvicinai a lui di qualche passo.

Il petto ed una spalla erano coperti da una fasciatura che sembrava sul punto di strapparsi da un momento all'altro.

Prima di rendermene conto, la mia mano si allungò verso quel bendaggio, il cui tessuto mi solleticò i polpastrelli.

Come sotto ipnosi cominciai, con le mie dita, a seguire il tratto delle venature cianotiche che, sul suo petto, avevano disegnato una ragnatela di ghiaccio.

«Fa male?» Domandai, senza mai distogliere lo sguardo dalla ferita.

«Fa più male dentro.» Disse lui, la voce roca.

Il suo palmo si poggiò delicatamente sulla mia guancia, solleticandomene lo zigomo un paio di volte con il pollice. Con le sue dita sotto la mascella, mi sollevò il volto, portando il mio sguardo nel suo.

Brillava di una luce così dolce, eppure ne riuscivo a scorgere una malinconia tale da stringermi il petto. 

Rimanemmo in silenzio, a fissarci, ed il tempo sembrò fermarsi in quel momento. Il fuoco estinguersi. Le preoccupazioni svanire.

Ma proprio quando credevo di aver sfiorato la sua anima, diverse lo sguardo, lasciandolo scivolare sulle mie labbra.

Io continuavo ad osservarlo mentre, lentamente, allungava il suo collo verso di me.

Sentii il suo respiro confondersi con il mio, mentre, la mia mano, ancora sul suo petto, percepiva il tremito sempre maggiore del suo cuore.

Chiusi gli occhi. I nostri battiti all'unisono.

 Ma poi le sue tiepide labbra mi si posarono sulla fronte, mentre i polpastrelli dei pollici mi accarezzavano le tempie.

Mi si bloccò il respiro nei polmoni, mentre una strana sensazione mi opprimeva il petto. Era forse... Delusione? 

«Andiamo adesso.» Disse dopo essersi schiarito la voce.

Cercai di allontanare quel nodo di emozioni dallo stomaco, scuotendo leggermente la testa e concentrando la mia attenzione sui successivi movimenti di Rubyo: fu il primo ad immergere i piedi nel lago, dandomi le spalle. 

Lo seguii a ruota, con ancora il cuore che mi galoppava in petto.

Approfittai di quel suo momento di distrazione per prendere il Gyft dal sacchetto legato alla cintura del pantalone. Con l'adrenalina che mi pompava nei muscoli, rischiai quasi di rovesciare la dose, lasciando scivolare la boccettina in vetro.

Dovevo calmarmi.

La trangugiai senza neanche prendere prima fiato, per poi gettare il contenitore trasparente sull'erba in lontananza.

Feci giusto in tempo ad evitare lo sguardo di Rubyo che, ora poco distante dal tronco in fiamme, si era rigirato verso di me.

A quella visione affrettai il passo, raggiungendolo nell'acqua. Così a contatto con le fiamme, e sull'orlo dell'evaporazione, la temperatura del laghetto era a stento sopportabile.

Dopo un ultimo, rapido scambio di sguardi, Rubyo si immerse, tornando in superficie pochi metri più in là, oltre l'ostacolo, dove l'acqua era troppo alta per toccarci.

Solo quando fu il mio turno di immergermi e passare sotto al tronco mi accorsi di come il varco che separava il legno galleggiante dal fondale fosse stretto. A malapena sufficiente per nuotare, dovetti cercare di contrastare la forza che mi spingeva in superficie e strusciare sul fondale, ancorandomi alle pietre. 

Solo quando finalmente riuscii a percepire i miei piedi liberi, riemersi in superficie, ritrovandomi poco distante da Rubyo, nel punto in cui l'acqua era più alta.

Proseguimmo ad ampie bracciate finché non fummo abbastanza vicini all'altra sponda per smettere di nuotare e proseguire camminando.

Ma feci appena in tempo ad appoggiare il piede sul fondale, che qualcosa mi afferrò il polso.

Mi voltai all'indietro, sussultando e attirando così l'attenzione di Rubyo.

Con uno schizzo d'acqua vidi una figura spuntare in superficie.

Rubyo scattò subito in avanti, ponendosi tra me e la figura.

«Lyra! Ti stavo cercando!» Disse quest'ultima, ancor prima che il volto gli fosse libero dal liquido.

Mi resi conto di essere rimasta in apnea per tutto quel tempo solo quando, dopo aver riconosciuto Gideon, ripresi a respirare.

Dopo aver scambiato un rapido sguardo accigliato con Rubyo, si spostò freneticamente una ciocca bagnata dal volto, riprendendo il discorso.

«Ho trovato il fiore, ma è circondato dalle fiamme. Dobbiamo muoverci o...»

Annuii. «Andiamo.»

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