CAPITOLO 109
«Dov'è Coline?»
«Non sta mentendo. È davvero rimasta indietro.» Intervenne Gideon.
«Tu! Non parlare!» Il ragazzo si avventò su Gideon come una furia, prendendolo per il colletto.
Da parte sua, mi aspettavo un contrattacco, almeno per autodifesa, ma ciò non avvenne. Si lasciò scuotere passivamente sotto lo sguardo rabbioso dell'altro, che lo minacciava con un pugno serrato all'altezza del volto.
«Hai già fatto fin troppo! Mi sono trattenuto finora ma-» I muscoli della guardia si erano improvvisamente ingrossati, carichi di ira.
Aerin intervenne, parandosi tra lui e Gideon, afferrando il pugno del ragazzo e storcendoglielo dietro la schiena. «Non ti azzardare a toccare mio figlio!»
Davanti alla forza di un Kelpie, neppure una guardia come lui poté nulla.
O almeno così sembrava, fino a quando, con l'aiuto del piede, la guardia non raccolse da terra la spada, puntandola alla gola di Aerin.
Questa si immobilizzò all'istante, allentando la presa attorno al braccio.
A quella scena, così come la madre, anche Gideon si irrigidì, sentendo il bisogno di intervenire. «Ci siamo separati nello Stretto di Anynyar.»
Ma quelle parole non fecero altro che peggiorare la situazione.
«Vi siete buttati nel mulinello?!»
Lo sguardo della guardia, dapprima rabbioso rivolto a Gideon, ora scattò nel mio, come a cercare una disdetta da parte mia, nella speranza che quella fosse una bugia.
Ma quel dettaglio, in realtà, era l'unica verità.
Quando vide che, a testa bassa, continuavo a tacere, il suo sguardò inizio a scendere, esaminando tutto il mio corpo. Le pupille tremanti.
«Sta bene.»
«Di certo non grazie a te!» Il ragazzo tornò a guardare Gideon, furente, senza mai lasciare la presa sulla spada.
«Oh, e invece proprio grazie a me. Sono stato io a tenerla stretta tra le mie braccia e a guarirla una volta sulla spiaggia.» Lo sguardo allusivo di Gideon mi fece rivoltare lo stomaco.
«Bastardo.»
Non so cosa scattò nella guardia, ma in quel momento non ci vide più: lasciò andare Aerin e si fiondò contro Gideon.
«Mamma!»
Ma l'istante dopo il Kelpie era accasciato al suolo, sputando sangue.
Era accaduto tutto così in fretta, che avevo a malapena avuto il tempo di realizzare come Aerin si fosse buttata davanti al figlio per parare il colpo di spada.
«Mamma!» Gideon, crollato al suolo, reggeva tra le braccia il corpo della madre, che si muoveva con spasmi irregolari. «Bastardo! Sei un bastardo!» Quando sollevò lo sguardo, dorato dalla rabbia, delle pesanti lacrime gli segnarono il viso.
«Ehm... no, quello al massimo sono io. Ti assicuro che il ragazzo qui è perfettamente umano.» Intervenne Dollarus che era rimasto ad assistere alla scena in silenzio. «Ora, prima che la situazione degeneri... e che qualcuno mi rubi l'epiteto...» Si allungò verso la guardia, togliendogli dalle mani la spada. «Questa la prendo io, giovanotto.»
Un singhiozzo di Gideon attirò nuovamente la nostra attenzione su di lui e sul corpo di sua madre, abbandonato tra le sue braccia.
Dollarus si piegò su Aerin.
Tra le pieghe del vestito sgualcito si era formata una conca di mercurio.
«La situazione non è estremamente grave, ma-» Disse l'omino.
«Rischia di morire?!» Gideon stroncò sul nascere il discorso Dollarus.
«È pur sempre stata trafitta da una lama forgiata dal ferro del Regno dell'Altro Sole. Certo che rischia di morire.»
Dopo una breve pausa aggiunse: «Ma saprei come salvarla.»
Dollarus ebbe a malapena il tempo di finire di pronunciare le parole, che la testa di Gideon scattò verso l'alto. Gli bastò allungare il braccio e sollevare leggermente il corpo dal ghiaccio per raggiungere ed afferrare il colletto della giacca di Dollarus.
«E allora cosa aspetti?! Salvala! Devi salvarla!» Gli occhi gli brillarono di una fiamma dorata.
Ma preso dalla foga del momento e dai suoi sentimenti, Gideon non dovette accorgersi del modo con cui si rivolse a Dollarus, strattonandolo, cosa che invece l'omino notò fin troppo bene.
Sul suo volto calò una cerea apatia che mi penetrò le ossa.
Con un gesto, preciso e deciso, Dollarus liberò il suo colletto dalla presa di Gideon.
«Non dimenticare il tuo posto, Kelpie. Io non ti devo niente. É con la Principessa che ho un accordo, non con te e soprattutto, non con tua madre. Nonostante sapessi del tuo tradimento, ho comunque deciso di aiutarti ma solo per il bene della Principessa. Ora che non sei più nelle sue grazie, non c'è più alcun legame tra noi due.»
Gideon rimase senza parole, immobile.
Poi spostò lo sguardo su di me.
Non lo avevo mai visto così. Era supplichevole, ma fiero. E allo stesso tempo aveva uno sguardo determinato. Lo stesso sguardo di una persona che era disposta a tutto, pur di ottenere l'unica cosa che gli importasse davvero.
Non ci volle molto a capire che mi stesse chiedendo aiuto e, dovetti ammettere, per un momento esitai.
Lui mi aveva tradita e riportata a palazzo, riportata da Markus. E quello sarebbe stato un peccato che non avrei mai dimenticato.
In quel momento, mi sarebbe bastato tacere, ignorare, fare finta di nulla, per infliggergli la mia stessa sofferenza e pareggiare i conti.
Per farlo soffrire come avevo sofferto io.
Per avere la mia vendetta.
Ma per quanto potessi odiare Gideon e le sue scelte, Aerin era solo una vittima e lasciarla morire avrebbe significato vanificare lo stesso tradimento di Gideon.
E poi, io non avevo mai cercato vendetta.
Senza dire parola, annuii.
Con quel cenno, lo sguardo cupo di Dollarus scomparve, così come il tono freddo della sua voce e, in un attimo, fu come se tutta la tensione della conversazione precedente fosse svanita.
«Serve l'estratto del fiore di Shao.»
«Di qualcosa che già non so.»
Guardai Gideon di traverso per quel suo intervento, ma non se ne curò.
«È un fiore che cura le ferite del ferro del Regno dell'Altro Sole.» Mi spiegò, poi tornò a rivolgersi a Gideon. «A Chaot ho molta scorta. Sapete, con gli anni si sono rivelate molto utili nelle torture: prima li ferisco e poi li guarisco... e da capo. Non avete idea delle grida. Mi chiedono di morire piuttosto...» Notando i nostri sguardi impietriti si zittì, schiarendosi poi la voce in un tentativo di far scemare l'imbarazzo. «Ehm... si, in ogni caso, dicevo che nonostante ne abbia una riserva alquanto prolifera, sarà più veloce recuperare il fiore nell'Isola di Primavera che a Chaot. La barca con cui io ed Aerin siamo venuti si, è veloce, ma non abbastanza se vogliamo salvarla.»
«Andrò da solo allora.» Intervenne Gideon. «A nuoto. Così sarò ancora più veloce.»
Dollarus scosse la testa. «Solo un essere umano può cogliere il fiore di Shao.»
Improvvisamente tutti gli sguardi si rivolsero su di me e la guardia.
«Andrò io.» Disse il ragazzo. «È stata colpa mia. Me ne prenderò la responsabilità.»
Si girò verso di me.
«Tu va con Dollarus, torna nel tuo Regno e aspettami lì. Tornerò.»
Feci per parlare, ma l'omino mi precedette.
«Ho solo una barca. Come credi di raggiungere l'Isola di Primavera se la useremo io e la Principessa?»
«A cavallo.» Il ragazzo rivolse uno sguardo allusivo a Gideon, i cui occhi arrossati per il pianto lampeggiarono d'oro.
«E vuoi davvero lasciare sola la Principessa, di nuovo? Dopo tutto quello che ha fatto per salvarti?»
Vidi la mascella del ragazzo irrigidirsi, mentre i suoi occhi si spostarono lentamente nei miei, esitanti.
«No. Certo che no.» Disse poi concentrandosi nuovamente su Dollarus. «Ma in quanto sua guardia devo proteggerla. Sarà più al sicuro lontano che non con me.»
«Io non sono l'animale da monta di nessuno.» Sbuffò Gideon, iracondo.
«Quindi è fatta.» Tagliò corto Dollarus. «Il Kelpie si avvia con la madre per recuperare tempo, e noi tutti lo raggiungiamo in nave.»
La guardia provò ad opporsi ma venne zittita da un pungente sorriso di Dollarus.
«Perfetto, allora andiamo.»
Si avviò questo che, con una pacca alla schiena, fece si che il ragazzo lo seguì a ruota.
Rimasta indietro feci per incamminarmi, ma improvvisamente qualcosa mi fermò, afferrandomi per il polso.
Mi voltai di scatto notando come Gideon fosse stato allontanato da una scarica.
Reggeva ancora tra le braccia la madre esanime, così come nell'Isola d'Estate.
«Lyra, stai attenta.»
E con un ultimo sguardo scomparve tra gli alberi ghiacciati.
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