CAPITOLO 107

Quando vidi Rubyo non riuscii a trattenermi. Tutta la mia buona volontà di essere forte venne a mancare in quell'esatto momento, dando spazio alla tristezza, alla rabbia, alla frustrazione...

I singhiozzi mi strappavano le parole da bocca.

A dorso nudo, il corpo di Rubyo era immobile e pesante, come quello di un cadavere. La pelle cianotica era ricoperta di tagli. Una benda gli fasciava il petto, coprendo l'esatto punto in cui la Yukionna lo aveva trafitto. Da lì, come le radici di una pianta, si espandevano per tutto il corpo dei filamenti bluastri, fino a raggiungergli la mascella.

Il suo viso era scarno, con gli zigomi in evidenza e le guance infossate. Gli occhi erano circondati da profondi solchi violacei e parevano fuoriuscire dall'orbita nonostante fossero chiusi.

Le ginocchia mi cedettero, facendomi cadere al suo fianco.

Con le mani tremanti e gli occhi offuscati dal pianto mi sciolsi il nodo del mantello, che usai per ricoprigli il corpo.

Senza emettere un fiato, lo accarezzai, spostandogli il ciuffo spento dagli occhi.

«Cosa intendevi dire quando hai detto che non è né vivo né morto?»

Dollarus, che per tutto quel tempo era rimasto in silenzio ad osservarmi, parlò per la prima volta.
«Rendendolo una sua ombra di ghiaccio la Yukionna lo ha privato della sua umanità. Ora è vivo, si... ma è come un contenitore vuoto.»

«Hai detto che c'è ancora speranza, vero?» Fissai il mio sguardo sul volto di Rubyo.

Mi era mancato così tanto.
Sentii una lacrima solitaria graffiarmi la guancia.

«Si. Ma tutto ha un prezzo.»

Osservai di nuovo Dollarus. «Lo farò a qualunque costo.»

L'omino mi sorrise dolcemente. «Lo immaginavo.»

Poi allungò la mano verso la sua cintura, il che mi fece pensare che stesse per riattaccarsi alla fiaschetta. Questa volta però, prese un contenitore molto simile e me lo porse.

«Contiene il fuoco delle Fyrae. Bevetelo e poi passatelo a lui.»

Esitai per un istante quando, aprendo quella fiaschetta, uscì un vapore ustionante.

«Va bene.» Dissi infine.

Feci per bere ma Dollarus mi fermò. «Non volete sapere il costo?»

Scossi la testa. Non avrebbe cambiato nulla. Avrei fatto qualunque cosa pur di riaverlo indietro.

«Lyra.» Rabbrividii quando Dollarus mi chiamò per nome per la prima volta. «È importante che voi lo sappiate, Principessa.» I suoi occhi indugiarono nei miei.

Annuii.

«Dovrete rinunciare ai vostri ricordi insieme, cedendoglieli.»

Sentii qualcosa dentro di me rompersi.

«Ricorderete chi siete, da dove venite, i vostri amici e nemici, la vostra famiglia. Tutto. Tutto tranne che Rubyo.»

Lasciai che tutti i miei ricordi di lui riaffiorassero e mi feci cullare dal loro tepore inebriante.
Guardai un'ultima volta il suo volto, immaginandomi i suoi occhi vispi aperti.
Guardai un'ultima volta il suo corpo, ricoperto di vecchie e nuove cicatrici.
Guardai un'ultima volta Rubyo, con quegli stessi occhi.

«Sono pronta.» Dissi, e Dollarus annuii.

Avvicinai la fiaschetta alle labbra e trangugiai avida e priva di esitazione il fuoco delle Fyrae finché non ne rimase neanche una goccia. Era caldo, ma non ustionante come avevo pensato.

Con il contenuto ancora in bocca, avvicinai il mio volto in quello di Rubyo.
Alcune delle mie lacrime gli ricaddero sugli zigomi prima che potessi baciarlo.

Gli sfiorai le labbra delicatamente con le mie, poi premetti sempre di più, passandogli il fuoco assieme alle mie memorie.

Piangevo.
Non riuscivo a fare altro.

Singhiozzavo, con la bocca ancora legata alla sua.

Sentii un dolore in petto mai provato prima. Non era fisico, ma mi corrodeva dentro.

Rividi la prima volta che lo conobbi a palazzo, i nostri giochi infantili, i sorrisi sfuggenti tra i corridoi, il terrore nei suoi occhi alle frustate di Markus, il calore della mano con cui mi stringeva durante la fuga, la promessa di dare la sua vita, gli anni di allenamento, digiuni, notti insonni e letti condivisi, la sua diffidenza verso Gideon, la notte in osteria, il pallore del suo volto quando era ferito sulla nave, lo sguardo vigile alla Festa Imperiale, le urla nelle grotte, la ferocia con cui aveva sfidato il capitano, la gioia nel ritrovare un'amica, i nostri litigi, il suo corpo livido nelle segrete di Chaot, lui... adesso.

Volevo aggrapparmi con tutte le mie forze a questi ricordi. Solo uno. Me ne bastava solo uno.

Ma la vita di Rubyo era più importante.

Lo lasciai andare, rompendo il bacio.

Vidi per un ultimo breve istante il suo volto. Aveva gli occhi ancora chiusi.

Poi il buio.
Ed il vuoto.

*

«Perché?! Perché glielo avete lasciato fare?! Così- così niente ha più senso!»

Emisi un involontario mugugno, aggrottando le sopracciglia quando, poco di stante da me, sentii l'enfasi di una accesa discussione.

«Lo ha fatto per salvarti la vita!»

«Così mi ha distrutto! Essere morto avrebbe fatto meno male!»

«Vedi di essere riconoscente, ha fatto un enorme sacrificio per te!»

«Proprio tu vuoi fare la morale?! Traditore. Avrei dovuto ucciderti con le mie stesse mani fin dal primo giorno!»

«Chi credi di essere per parlare così a mio figlio?!»

«Giovanotti calmatevi... sembra si stia svegliando.»

A quelle parole si zittirono tutte le voci.

«No, lascia giovanotto. Faccio io. É meglio così.»

Aprii gli occhi e, seppur con una visuale alquanto sfocata, riuscii a distinguere gli occhi bicromi di Dollarus che, con un braccio dietro la schiena, stava cercando di aiutarmi a raddrizzarmi.

Subito dietro di lui c'era Gideon, accigliato e rigido come non mai e, al suo fianco, Aerin, che sembrava decisamente seccata. Ancora più dietro, tra le loro spalle, intravidi un ulteriore figura.

Era un ragazzo alto e muscoloso. Dalla corporatura e dalle ferite sembrava un combattente, ma in quel momento se ne stava ricurvo su se stesso, con la schiena gobba, il capo chino e lo sguardo fisso sul ghiaccio.

«Rubyo...» Nel momento in cui Dollarus pronunciò il suo nome, il ragazzo alzò lo sguardo.

Era buio, spento, ma carico di una sofferenza immane.

Gideon ed Aerin si spostarono, lasciandolo passare.
Io lo osservai in silenzio mentre si avvicinava a me.

Si lasciò crollare in ginocchio, esattamente davanti a me.

Indietreggiai con la schiena, colta alla sprovvista da quel suo comportamento inaspettato.

Vidi i suoi occhi coprirsi di un velo lucido.

«Lyra...» si schiarì la voce, tossendo via il groppone in gola. «...ti ricordi di me?»

Guardai prima lui, poi tutti gli altri dietro. Tranne Aerin, che sembrava davvero non curarsene, avevano tutti uno sguardo speranzoso, come se stessero aspettando la risposta esatta fuoriuscire dalla mia bocca.

Tornai a guardare il ragazzo.

«R-Rubyo?»

Questo annuii, raddrizzando un po' la schiena.

Scossi la testa.
«No mi dispiace. Perché, dovrei?»

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