XVIII

― E allora gli ho detto: "ehi amico, guarda quello lì! Sembra... un orco, forse? Ehi, brutto mostro... io e te...ora!" ― e diresse le dita dai suoi occhi a un punto vuoto e indefinito della stanza. ― Erano due i mostri? Eh, Maraud? 

― No, amico, solo un... ― Aeglos lo interruppe, e continuò a raccontare ― Beh... sono...forte! Ce la posso fare lo stesso. Anche se vedo due mostri, ma... non importa! ― con uno slancio afferrò una bottiglia vuota e cercò di colpire qualcosa, attraversò solamente l'aria e cadde a terra. 

― Amico, aiutami! Cerca di colpirlo anche tu, anche se... in qualche modo...! ― con difficoltà Aeglos si alzò e oscillando tentò nuovamente di attaccare il "mostro", agitando nuovamente la bottiglia vuota.  Noi eravamo tutti piegati in due dalle risate nel vedere il nostro amico completamente ubriaco, in preda a un delirante racconto che aveva preso vita nella sua testa. 

― Adesso è meglio se vieni con me. 

― No, ma non li ho ancora sconfitti, io non mi ritiro così da una lotta... non sono un... vi-gliac-co. 

Kimberly lo prese sottobraccio mentre gli sussurrava: ― Non lo sei, non lo sei, hai sconfitto tutti i mostri, adesso ti serve riposo, grande guerriero!


Nella luce soffusa della stanza, le chiacchere animavano la serata mentre i sorrisi si moltiplicavano come stelle in un cielo notturno. Le risate leggere risuonavano nell'aria. Tra un brindisi e l'altro, il calore scaturito da quella inconsueta e tranquilla serata, colmava tutti.
Il brindisi finale, accompagnato da un coro di voci festanti, sottolineò l'importanza di quel nuovo inizio, un nuovo capitolo.

***


L'aria fresca entrava dal balcone e accarezzava la mia veste che oscillava leggera sulle gambe, mentre ripensavo alla giornata trascorsa. Quando qualcuno passò veloce tra il tendaggio attirando la mia attenzione. Un sorriso beffardo riempì le mie labbra, sapevo già chi fosse,  intravedevo una figura prestante in penombra. Non vedendolo entrare, decisi di raggiungerlo nel balconcino: ― Cosa stai aspettan... ― una mano avvolse la mia bocca togliendomi il respiro.

Uno sguardo azzurro, pallido ed etereo mi fissò intensamente.  A laccarne il viso due ciocche rossicce tirate da due trecce laterali che si fondevano in una più grossa.  Un fascio di muscoli si delineava sotto una tuta verde muschio aderente, mentre un leggero mantello nero in velluto gli scendeva lungo le spalle. Attorno alla vita, portava un fodero dorato che conteneva un piccolo pugnale.
― Non... Urlare. 
E quello mi lasciò libera la bocca dalla sua presa.
― Chi diavolo sei? ―  dissi con un tono contenuto ma non così basso come richiesto.
― Perdonami, mia Sovrana. 
Quello s'inginocchiò e si portò chiuso a pugno la mano destra sulla spalla sinistra, chinando il capo con riverenza.  Fu lì che notai un paio di orecchie a punta sulle quali, ornamentali, vi erano degli orecchini in oro ad anello. 
Eppure il suo aspetto pareva essere piuttosto umano e non un corno ne occupava la testa, sicuramente un Incubo insolito.
― Non hai risposto alla mia domanda.
―  Ellion [1], Rovhtàri, qui per servirla. 
― Chi ti manda? Perché t'intrufoli così nella mia camera?
 ― Sono ambasciatore del vostro popolo, milady, non potevo rischiare di essere visto dal resto della vostra... ― fece una breve pausa prima di riprendere ― ...corte. 
― Di cosa stai parlando?  ― non appena finii di chiedere un rumore provenne dall'altro lato della stanza. ― Avremo modo di parlare, perdonate l'intrusione. 
Quello, abilmente, discese lungo la condotta dell'acqua dileguandosi nel buio, mi fece segno di mantenere segreto quell'incontro. 

― Si può? — Kimberly entrò appena nella stanza mentre le feci segno di accomodarsi.  ― Con chi parlavi? Ho sentito delle voci, se ho interrotto qualcosa, io...  tolgo il disturbo.
Fece un sorrisino malizioso. 
― C'era...  no, nessuno. Sono sola.
Kim mi scrutò qualche secondo.  Lei sapeva leggermi e, nonostante io fossi cambiata, certe cose non potevano mutare. Ma non volli dirle nulla, dovevo capire meglio chi o cosa volesse quell'Ellion. 
Vedendomi rimanere in silenzio: ―  Allora, sposina, come ci si sente?
― Stanno succedendo troppe cose, troppo in fretta. Non so se sarò in grado di affrontare tutto questo, è un peso enorme da gestire.
Kim mi strinse a sé: ― Sarai fantastica, tu sei capace di tanto.  Hai l'appoggio di tutti noi e di Maraud.
― Grazie, Kim.
― Quel ragazzo mi ha sorpreso. Ha dimostrato di essere eccezionale e pensare che avrei voluto ucciderlo con tutta me stessa. E poi... Ti guarda come...  come se il suo sguardo fosse una carezza, con occhi che sfiorano la tua anima, rivelando un amore che va oltre le parole. Io... Sono davvero felice per te, Hel.

Le mie labbra si curvarono dolcemente. 
― Domani dovrò parlare con le Thalion.  Non so cosa aspettarmi. 
― Andrà tutto bene, hai affrontato cose peggiori. 
Abbassai la testa, sperando che fosse veramente così.

***

La mattina seguente iniziò di buon ora, poiché i miei occhi non riuscivano a rimanere chiusi all'attesa di quell'importante incontro.
Fui costretta a vestire in maniera regale, eppure, l'abito che mi fu imposto era un capolavoro di eleganza. Il tessuto scintillante fluiva come onde dorate, abbracciando delicatamente la mia figura. Il corpetto ricamato con dettagli intricati evocava un senso di nobiltà, mentre la gonna ampia si apriva come un ventaglio di seta, sfoggiando una lunga coda che trascinava dietro di me con un'aura maestosa.

Le maniche, adorne di pizzi e perline, si adagiavano con grazia sulle braccia, creando un effetto etereo. Il colore, una tonalità di blu reale, accentuava le mie ciocche rosse. Nonostante la costrizione imposta dall'abito regale, era difficile negare la bellezza di quell'abito, trasformando il dovere in una forma di arte.

Magoa mi aiutò ad appuntare i capelli in una treccia, quell'immagine mi rievocò il passato e mi fece rabbrividire nonostante la bontà di quel gesto. 
Dopo aver fatto colazione, raggiunsi l'ingresso del Palazzo, dove trovai gli altri pronti ad aspettarmi.
Il mio cuore sussultò alla vista di Maraud vestito con un abito porpora elegantissimo, nella sua camicia nera sbottonata di un gioiello blu a cingergli il petto.

― Siamo pronti? ― esclamò Carol guardandoci a uno a uno negli occhi. 
Un silenzioso sì fu manifestato dell'assertore dei nostri capi.


Note:
Ellion [1] : In Sindarin, una delle lingue elfiche create da J.R.R. Tolkien, la parola per "discendente" è "ion" (pronunciato approssimativamente come "yon"); il suffisso "El"  è spesso associata al personaggi elfici.
Quindi letteralmente il nome Ellion significa Discendente degli elfi.



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