XIII
Attraversammo nuovamente il portale che ci condusse davanti le porte del Palazzo.
- Sei impazzito? Lo sai benissimo che quel dono non vale ciò che ella richiede! - Aeglos tentò di illuminarmi con la sua ragione.
- So benissimo che ce l'ha resa più complicata per il suo divertimento, ma non la vedo così tragica. - Aeglos mi guardò con un sopracciglio alzato come a volermi suggerire tutto l'opposto.
- Gli umani perdono sangue in un milione di modi, non occorre mica fargli del male! Basta semplicemente usare la testa e trovare il modo di prendere ciò che ci serve senza che se ne accorgano.
- Oh, oh, certo! Sarà facilissimo. Giacché sia semplice, di grazia, perché magari non prova a chiederlo loro gentilmente? Sono sicuro che saranno ben disposti a versare spontaneamente il loro sangue per il demone che gli ha portato via per sempre la figlia!
Aeglos si pentì subito delle parole appena scelte: - Io, non intendevo...
- Non fa niente.
- No! Non volevo dire che... non volevo ricordarti di nuovo...
- Aeglos! Va bene, sta' tranquillo, so bene cosa volessi dire. Saremo prudenti.
Quello mi continuò a guardare con gli occhi che imploravano perdono.
- Non mi piace questa storia. Non potevi pensare a un regalo meno... particolare? Non so, un gioiello normale, un mazzo di rose, la dedica dal suo cantante preferito!
- Voglio che abbia un legame con la sua famiglia. Sono stato io ad allontanarla per sempre da loro... Vorrei solo rimediare. Se non vuoi... - Aeglos m'interruppe subito: - Non se ne parla, amico! Ti aiuterò. Lasciati ripetere che non la trovo affatto una buona idea ma... Hey! Certo che ti aiuto. Come farai però ad andare sulla Terra senza che Hel sappia delle tue intenzioni?
- Heloise non ha ancora parlato con le Thalion, quindi non mi occorre il permesso per andare sulla Terra e dubito che, essendo il co-regnante come da lei scelto, mi sarebbe servito. Comunque, basta che lei non lo sappia. Qualcosa ti verrà in mente!
- Qualcosa...? Qualcosa mi verrà in mente? Mi??
Scoppiai a ridere: - Non eri tu quello che ci teveva tanto a essere il mio testimone?
Mi guardò con aria irritata.
- Certo! Tsk! T E S T I M O N E. Tsk! - canzonò Aeglos - ora sono il testimone, quando fa comodo a lui! Per queste cose sono...
E una serie di brontolii seguirono i minuti a venire mentre insieme percorremmo il corridoio principale del Palazzo.
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Bella, radiosa e sontuosa come una vera regina; la corona le donava tantissimo.
La trovai intenta a sistemare il tendaggio della sala da pranzo, giacché era incrostato del sangue delle vittime con cui il Sommo, e forse anche lei stessa, ma volli immediatamente allontanare quel pensiero dalla mia testa, era intento a cibarsi.
Si voltò e non appena mi vide mi concesse uno dei suoi migliori sorrisi: - Ah, eccovi qua! Dov'eravate finiti tutti e due? È tutta la mattina che vi cerco.
Magoa la guardò seccata, l'espressione di quella mi fece sorridere sotto i baffi, credo che fosse stata più lei a cercarci mandata da una parte all'altra del Palazzo alla nostra ricerca. La guardai come a chiederle scusa. Magoa chiuse, sospirando, gli occhi .
- Mia Rovh. Scusaci noi eravamo...
- Eravamo a discutere di cose da matrimonio! Sono il suo testimone e dobbiamo organizzarci in molte cose - intervenne Aeglos prontamente.
- Era giusto di quello che desideravo parlarti, c'è così tanto da organizzare e io non sono molto esperta delle tradizioni di Kalennorath. - Rispose dolcemente Heloise.
- Ah! Sciocchezze. Il matrimonio è il tuo bambol... Heloise. Credo che tu, in quanto femmina, dovresti valutare le tue esigenze e i tuoi giusti prima di pensare alle cerimoniosità - continuò Aeglos.
- Sì, ma io... - la interruppe di nuovo: - niente ma, organizza tutto quello che ti piace insieme a Kimberly, Magoa e la mamm... E la precedente Rovhtàri. - Si interruppe prima di portare poco rispetto a una sovrana degna di tutti gli ossequi - poi avrete modo di limare le bazzecole! Noi... abbiamo del lavoro da uomini da fare!
- Sì? E quale sarebbe? - Disse lei sorridendo.
- Un lavoro che solo il testimone e lo sposo possono fare! Dobbiamo andare! Ma ti prometto che te lo porto tutto intero, presto... - Aeglos s'inchinò e fece l'occhiolino a quella che stava ancora ridendo: - E va bene! Andate voi due, ma ricordati della parola che mi hai dato... Mi serve tutto intero!
La guardai sussurrando scusa, e feci spallucce per essere vittima di quel rapimento.
Heloise per tutta risposta mi sorrise un'altra volta facendomi capire che per lei non fosse un problema e anzi la cosa la divertisse parecchio.
Così ce ne andammo.
- Cose da testimone e sposo! - ribbeccai io usando un tono solenne per prendermi gioco di lui.
- Beh! Ha funzionato no? Adesso dovremmo sbrigarci però, non abbiamo molto tempo prima che inizi a sospettare qualcosa!
- Già, andiamo. Grazie, amico mio.
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Il passaggio tra Durost e la Terra ci condusse sempre nello stesso bosco ai piedi di un ben più che vegliardo kapok.
Il sole, nel suo corso ardente, apparve come un monarca d'oro baciando la terra con una passione eterna e il mondo si svelò come un'opera d'arte perfetta, dove ogni dettaglio è una metafora della bellezza e dell'armonia. In questa giornata di sole, la natura e la città si fusero in una danza sublime, un'ode alla vita e alla sua eterna rinascita.
I campi, una tavolozza di verde smeraldo, si estendevano all'infinito, mentre le foglie delle querce si aprivano come ventagli d'argento. I fiori, gemme della terra, si schiudevano come occhi curiosi, rivelando petali di velluto impreziositi da gocce di rugiada come perle scintillanti.
La cittadina, più avanti, si frapponeva a quel delizioso verdeggiare, in pennellate delicate, senza appesantire il paesaggio.
Le facciate dei palazzi, adornate da cornici elaborate e statue di marmo, si riflettevano nei canali d'acqua come specchi incantati. La gente, formiche laboriose, si affrettava per le strade, ognuno con il suo destino tra le mani.
L'aria inconfondibile della Terra era così diversa da quella di Kalennorath che, nonostante adesso non simboleggiasse più una prigione, restava opprimente e pesante.
L'espressione di Aeglos era colma di nostalgia, poiché lì sentiva di essere a casa.
Non potevo lontanamente comprendere come ci si potesse sentire a tornare nel grembo della propria terra natale nonostante quella doveva essere, almeno in parte, anche mia.
Adesso, dovevano solo trovare la famiglia Blanc.
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