XI

Lo sciabordio delle acque, che ciclicamente irrompevano sulle pareti rocciose, risuonavano alle nostre orecchie.
Specchio del cielo rosato che le sormontava, luccicavano con scoppiettii di luce che leggeri pizzicavano la quiete di quella lastra placida.
Rivoletti sfioravano la valle come danze sinuose, zampillando gocce lucenti nell'aria; le rive cosparse di petali dai colori pastello uniti in corolle sbucavano dal terreno traslucido come carbonio cristallizzato.
Piccole creature viventi dalle squame scintillanti ripercorrevano veloci le correnti, mentre altrettante piccole volavano da un fiore all'altro con sontuose ali semitrasparenti dai colori sgargianti.
L'aria, pervasa da un odore dolce e rinfrescante, contribuiva ad armonizzare quella serafica atmosfera che tutto gremiva.
Nórengalad. Il portale ci ha condotti proprio dove volevo.

— Non credo di essere mai stato a Nòrenglad —mi guardò con gli occhi smeraldi Aeglos che fissi sul lago dinanzi a noi mirava lo splendore di quel paesaggio. — Cosa siamo venuti a fare?

Era lecito che me lo chiedesse, ma al mio solito decisi di procedere con una dimostrazione pratica piuttosto che perdermi in parole che si sarebbero a ogni modo spiegate poco dopo.

Levato l'haori in seta nera, che finora aveva coperto il mio torace, m'immersi nell'acqua.
Una sensazione fresca avvolse immediatamente il mio corpo.
Nuotai verso il fondale, solleticato dalle bollicine frizzanti di quell'acqua effervescente.
Il suolo era un insieme di microscopiche pietre violacee traslucide, ulteriore motivo per cui la superficie dell'acqua aveva colori tanto rosati; tra queste affondavano profonde le loro radici alghe merlettate a falce lunare, si ergevano verso l'alto in sinuose ramificazioni cobalto che sembravano immobilizzare l'acqua intrappolandola tra la loro presa e, in corrispondenza delle loro estremità, era possibile trovare microscopici cristalli di bario.
In mezzo vi si nascondevano piccoli esseri bioluminescenti, simili a piccoli gamberetti: gli Eldrilum. Era meglio tenersene a distanza, il loro aspetto innocuo nascondeva l'insidia di denti affilati e letali. Era una sfortuna ritrovarmi a mirarli nelle ore diurne, la notte son capaci di risplendere, in uno spettacolo di luce e colore, dalle profondità abissali.

Stessa cosa vale per i Luindoril, che fluttuavano, come bolle d'aria, confondendo i loro lunghi tentacoli alle ramificazioni delle alghe.
I loro tentacoli si estendevano in un intricato labirinto di bioluminescenza, usate per cacciare i piccoli organismi che vi si avvicinavano. Essi comunicavano tra loro attraverso segnali di luce, per questo era uno spettacolo osservarli, anche e soprattutto durante il corteggiamento. Peccato che anche questo spettacolo rendeva meglio durante la notte.

Sarà meglio che eviti le spore che infestano le profondità di queste acque dolci, pensai, ché sono talmente ustionanti da perforare la pelle in men che non si dica: ne vidi un gruppetto proprio davanti a me.

Accidenti, mi sto distraendo troppo.
Devo sbrigarmi. Devo trovarla.

La riserva d'aria stava iniziando a diminuire e sentivo l'agonia del soffocamento pervadermi via via con maggiore intensità.
Mi guardai insistentemente attorno ma non riuscivo a trovarla, mentre iniziai a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua.
Forse è meglio risalire a prender aria.
Eppure, sapevo di essere andato verso il punto giusto; avevo letto le pagine di quel tomo così tante volte da poterlo riscrivere io stesso: la mia lettura preferita, da quando ero solo un bambino, che spiega le meraviglie e le trappole di Kal.
Non voglio arrendermi.
Mentre galleggiavo a mezz'acqua con l'espressione di un pesce palla, decisi di spingermi di qualche altra bracciata verso nord-est.

La parete rocciosa che mi trovai così davanti era incastonata di gemme, ma a me ne serviva una precisa.
Non avrebbe dovuto avere una forma regolare e, nonostante ciò, pensai di poterla riconoscere con facilità.
Eccola.
La superficie esterna ricordava l'aspetto di una conchiglia marina e variava da tonalità di blu profondo a verdi smeraldo, tuttavia, la sua caratteristica più distintiva era il motivo a spirale che si svolgeva sulla sua superficie, come un intricato labirinto di luce.
La sfiorai. Sentii una sensazione di calma e benessere diffondersi su tutto il corpo, come se la gemma stesse emanando un'energia curativa e rilassante.
Iniziai a strattonarla con forza. Non volle saperne di venir via. Appoggiai entrambe le gambe sulla parete e con le mani tirai verso di me.
Nulla.
L'aria dentro i miei polmoni si ridusse al minimo quando alzai lo sguardo e vidi lo scintillio dell'acqua in superficie data dalla luce esterna. Tirai nuovamente la gemma con vigore.
Una sensazione di quiete mi invase, mi sentii cullato, rasserenato.
I colori che mi circondavano si fecero via via meno nitidi: il buio, la quiete.

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Mi ritrovai a sputare acqua a forza di spintoni sulla pancia.
Una sgradevole sensazione si contrappose a quella di qualche istante prima.
— Maraud! Forza, svegliati! Brutto bestione. Non vorrai morire così? Annegato per un bagnetto! Cosa racconto a Heloise. — Sputai altra acqua. — Inventerai un'impresa eroica, stupido idiota! — Aeglos sorrise a mezza bocca: — Eroica! La prossima volta meglio se t'immergi assieme un salvagente. Che cosa pensavi di fare?
— È chiaro che ho fallito. — Risposi accigliando lo sguardo.
— Che diamine c'è là sotto? — mi chiese ; e io restai in silenzio.

Che stupido son stato.

— Ah, tenevi questa pietra tra le mani  — e mi passò la gemma.
— Cosa diavolo aspettavi a darmela? — al tatto con quella, la sensazione di quiete  si divulgò di nuovo su tutto me stesso, — grazie.
— A cosa ti serve?
— Senza di questa, amico mio, avremmo fatto un buco sull'acqua!
— Non più grande di quello che hai fatto tu pochi minuti fa!

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