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La debole luce proveniente dall'entrata posta davanti il balcone della mia camera poggiò carezzevole sul mio volto, illuminandolo di rosee sfumature, colorando il mio incarnato spento che mutò in qualcosa di più vivo.
Non avevo mai considerato questa opzione per me, sentirmi vivo.
Da quando ero stato rinchiuso a Kal, non avevo mai provato la sensazione che qualcosa mi animasse, bensì ho sempre pensato di non meritare il respiro concessomi ogni giorno.
Non so contate per quanti calendari ho vissuto da morto; quanti anni, secoli, ero stato il figlio di una creatura che non potevo voler identificare come padre.
La mia esistenza è differente da quella di Ise, lei è stata bambina e ragazza per soli diciotto anni, la mia giovinezza è durata un numero troppo alto di vite.
Eppure, seppur ho avuto molto più tempo di lei, e di qualsiasi vita umana, sento di esser in vita solamente da quando Ise è entrata a far parte mia esistenza; solamente da quando quella bestia orrenda, che aveva generato me, è stata rinchiusa entro il sigillo.
Sono molto più vecchio di lei, tuttavia accanto alla sua figura mi sento un bambino.
Nel suo sguardo, infatti, posso vedere riflessa la luce di una giovinezza riscoperta, come se fossi tornato indietro nel tempo a quando l'innocenza e la gioia dovevano essere i compagni di ogni mio giorno, ma non avevano mai avuto modo di essere.
La sua immagine permea la mia mente e il battito del mio cuore si ritrova ad accellerare, finché il respiro muta in un canto d'amore.
Lei è l'incarnazione stessa della felicità: non c'è niente al mondo che potrei scambiare alla consapevolezza che mi si sta palesando in quest'istante.
È come se il tempo si fosse fermato, mentre steso sul letto il mio corpo resta avvolto da un solo velo di seta purpurea, per permettermi di assaporare ogni istante, ogni dettaglio dal nostro primo incontro fino a ora.
Un viaggio nella mia mente che ripercorre l'infinito di un viaggio in cui il passato si dissolve e il futuro è un promettente mistero. Questo momento, come il raggio di luce rosata che mi addolcì il volto pochi istanti prima, illumina il cammino della nostra storia, promettendo un'unione senza fine.
È questa la felicità?
La consapevolezza di essere destinati a camminare insieme attraverso tutte le avventure della vita?
Sentii il mio viso tirarsi, allargarsi.
Portai la mano sulla bocca e avvertii i miei denti affilati esposti. Anch'io sono in grado di sorridere.
Tre tocchi batterono sul portone.
— Non stai ancora dormendo vero? — Aeglos fece spuntare appena la sua testa entro l'uscio e vedendomi imbrigliato nelle coperte sorrise. — Alzati! Cioè, non subito, prima magari copri le tue... beh, copriti e raggiungimi di sotto dobbiamo parlare — continuò lui.
— Di cosa? — chiesi.
— Il tuo testimone deve pur poter avere informazioni prima di aiutare lo sposo a organizzare le sue nozze.
Quella frase mi fece deglutire male. Però non mi rattristò, anzi, ero felice di legarmi alla mia Ise in modo più... solenne.
Non avevo mai considerato l'opzione matrimonio, dopotutto, non avevo considerato un mucchio di cose che invece mi erano accadute.
— Dammi proprio un minuto e sono da te.
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— Eccoti qua, finalmente! Facciamo due passi? — mi accolse sorridente Aeglos.
Così uscimmo dal Palazzo e iniziammo a camminare.
— Mi eri sembrato contrariato a queste nozze quando sono state annunciate, ma adesso non mi sembra più così. Sbaglio, amico?
— Non sono contrario a unirmi a lei, sono contrario a regnare io Kalennorath.
— Però sei l'unico erede e... sei anche la persona che è più adatta a farlo. Non conosco nessuno più adatto di te.
— Aeglos, come puoi dirlo dopo quello che ti ho fatto? Ho agito così impulsivamente da averti condannato a quella sofferenza... da aver quasi perso Heloise per sempre consegnandola al volere del Sommo, da aver... — quello mi zittì — Basta così. Non è con i sensi di colpa che si regna un popolo. Ti conosco da fin troppo tempo per non sapere cosa sto dicendo. Se ti dico che sei la persona giusta, lo sei. Fidati.
— Un buon sovrano non mette i suoi istinti davanti le scelte più ponderate per il bene di tutti! Come faccio a esserlo?
— Tutti commettono degli errori. Servono a non ripeterli e tu quella lezione l'hai appresa. Inoltre tu sei per metà umano, proprio come Hel. Voi due, siete perfetti... assieme so che riuscirete a mutare tutto il marciume che ci trasportiamo da secoli qui a Kal.
Non avevo mai sentito l'umanità parte di me prima d'ora; ma le parole di Aeglos mi fecero ben riflettere. Anche Hel effettivamente, anche se divenendo Succube aveva lasciato la sua umanità morente con la vecchia sé, la mantenava nella sua parte da Rovhtàri.
Non mi ero reso conto, banalmente, a quanto questa fosse una condizione unica solo a noi due su Kalennorath.
— Parli per me, eppure tu sei quello che si è mostrato sempre più umano tra i due — dissi — sei riuscito sempre a mantenere viva la tua umanità nonostante la trasformazione. È per questo che il Sommo ti ha sempre detestato, ti temeva poiché non saresti mai stato del tutto il suo soldato.
Aeglos abbozzò un sorriso: — Grazie. È stato sempre faticoso per me ostinarmi a ricordare chi fossi o forse è meglio dire cosa fossi.
— Lo so. Ho sempre ammirato questa tua forza di volontà. Mi son sempre chiesto perché ci tenessi tanto... dopo tutto lasciarti andare era la cosa più semplice, avresti smesso di patire.
— Non vorrei mai essere interamente un Incubo, proprio come non lo sei tu. La mia parte umana ha un grosso valore per me e non voglio perderla. Anche se a volte... non è stato facile. — Fece una pausa non appena captò una note infelice nel mio sguardo: — Non volevo lasciarla andare, proprio come te. Forse è per questo che in te ho sempre visto il mio migliore amico.
Era bello sentirsi dire quelle parole nonostante i nostri trascorsi. Non sapendo come rispondere per via dell'imbarazzo sorto, decisi di cambiare discorso.
— Voglio fare un regalo di nozze a Hel.
— Mmm.... Hai già qualcosa in mente?
— Veramente sì. Ma non sarà cosa semplice procurarselo — Aeglos mi guardò perplesso.
— Mi occorre l'aiuto di una creatura particolare, inoltre, dovremmo tornare sulla Terra.
Aeglos non mi fece alcuna domanda in merito, mi avrebbe accompagnato ugualmente e le sue parole lo confermarono: —Andiamo, dopo tutto che testimone sarei se non venissi con te?
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Due chiacchere con Moon:
Ebbene sì, un capitolo love, love dove Maraud capisce di essere veramente innamorato.
Scelto il testimone, non resta che organizzare le nozze, siete pronti?
Un minuto! Manca il regalo di nozze, a cosa starà mai pensando Maraud ? Idee? Di che creatura avrà mai bisogno?
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