VII

Il piccolo animaletto zampettò allegramente strusciandosi ai piedi di Kimberly.
— Lui è l'elfapiro, o almeno io l'ho battezzato così non appena l'ho visto, sai, per la sua somiglianza a un elefante e un tapiro; poi ho scoperto che... — il suo sguardo acquistò un'espressione di incredulità che fece assottigliare la voce fino al silenzio.
—... Che porta al collo una targhetta con su scritto baku - proprietà della Rovhtàri, vero Kimberly? — Carol continuò per lei la frase.
— Allora ce l'hai mandato tu, per aiutarci? — Hel fece subito un rapido collegamento.
— Sì, non sapevo come intervenire, non potevo fare molto per assistervi. Questo tesoro qui sa come mostrarsi utile in momenti avversi — lo prese tra le braccia e il tenero animaletto fece un verso molto dolce provocato dalle tempestive coccole della sua padrona.

— Anche il potere di Kimberly è da parte mia. Sapevo che Maraud e Aeglos si stavano muovendo per assolvere al loro compito, ma io, come ho spiegato già a Heloise, non potevo manifestarmi se non in una notte di luna piena.
Ho pensato che donarti questo potere potesse esserti utile.

— Lo è stato in effetti, più di una volta — rispose Kim con tono grato.

— Ovviamente non potevo concederlo a Heloise, perché il suo mutamento avrebbe interferito con questo nuovo potere; chissà cosa sarebbe stata capace di concepire se lo avesse ricevuto al momento confusionale della sua trasformazione. Inoltre, Kim ha un dono di natura per l'arte del disegno.

Fui davvero grata a Carol per quel suo prezioso intervento: Kim, dopo tutto, è stata la mia àncora di salvezza. Non siamo riuscite a cogliere il significato delle sue visioni  in tempo e questo mi ha condotta alla trasformazione, ma se non fosse stato per lei, non so se sarei mai riuscita a sconfiggere il Sommo, poiché, con tutta probabilità, non mi sarei svegliata da quello stato di totale prevaricazione a cui mi ero abbandonata da Succube.

— Son state le Thalion a suggerirlo? — chiesi alla precedente sovrana.
— Sì — ella mi sorrise avendo intuito il ragionamento dietro a quella domanda.

Le Thalion son forze così superiori che avevano previsto come sarebbero andare le cose, per questo avevano scelto di mandarmi Kim.

Un pensiero più grande balenò nella mia testa: e se Kimberly fosse stata destinata a divenire la mia migliore amica? O ancora più, se fosse nata per esserlo. Io dopo tutto ero destinata a essere RovhTàri, senza un motivo specifico, era semplicemente scritto.
Loro sapevano della mia riuscita?
O delle mie intenzioni?
Per questo ero destinata?
Non potevo avere risposte, non ora; forse avrei potuto chiedere loro, una volta incontrate.

Dopo tutto, ricordai le parole che mi rivolse Aeglos la notte dell'allineamento di Marte e Venere: "Marte è al Sole che deve appellarsi, e se esso reclama la sua bella Venere, è al Sole che andrà lasciata e consegnata".
Non si sfugge alle profezie.
Marte, il Sole: credevo che fosse il Sommo, così come aveva detto Carol nelle sue vesti di RovhTàri la notte della sua apparizione a me, così come erano tutti convinti, anche il Sommo stesso; ma ciò che ormai fu chiaro è che il Sommo fu sì Sole, ma di una Luna diversa, di Carol. Il mio Sole, il mio destino è ed è sempre stato loro figlio: Maraud.
Egli prende il suo posto nel ruolo del Sole, così come io il posto di Carol nell'essere Venere, ovvero la Luna.
Dopo tutto il destino esisteva.

— C'è una cosa che ancora non mi è chiara...  — interpose a quei pensieri Kim.
— Questa. — Prese con sé il grosso tomo che mi aveva mostrato poco prima e lo mostrò a Carol.  Ella fece un sorrisino: — È  un altro piccolo aiutino — le strizzò l'occhio — ti sarà più chiaro, vedrai.

Fummo intettotti con l'entrata in sala di Aeglos e Maraud.
Il mio sguardo si posò luminoso su quest'ultimo, entusiasta di questa epifania che la mia mente aveva appena partorito. Lui non capì il senso del mio sguardo, ma ricambiò con il suo tipico mezzo sorriso.

Sei il mio destino.

— Allora... Iniziamo? Abbiamo un lungo trattato da stilare mi sembra — Aeglos, sfregandosi le mani, si diresse verso di noi con una camminata sciocca: —  è tempo di mettersi a studiare.

☽𓆩♛𓆪☾

Passarono ore e ore di discussione, di riflessioni, di battibecchi dovuti a disaccordi vari.
Si parlò molto delle nuove regole che avrebbero diretto il mio... il Nostro, mio e di Maraud, regno.
Ogni dettaglio, ogni cavillo, avevano esaminato tutto.
— Quindi è scelto, le Thalion creeranno un passe-partout a tutte le creature che vorranno visitare la Terra con l'intenzione di non arrecarvi alcun danno, specialmente servirsi la cena. — Incalzò Aeglos.

Chiunque sarebbe potuto andare liberamente in visita sulla Terra, ma solo se spinti da intenzioni pure, se le varna - così furono nominate all'unisono da Aeglos e Maraud, le nuove "manette", appena fu definita la loro mansione - avessero riconosciuto nell'animo un'intenzione non ritenuta degna, esse ne avrebbero impedito il passaggio.
Quindi si sarebbero attivate con l'intensioni di chi volesse varcare le soglie di Kalennorath.
Avrebbero avuto l'aspetto di quelle manette che mi avevano incatenata al Sommo, pur somigliandogli nella funzione, pensai che questa potesse essere l'unica soluzione idonea a tutelare l'una e l'altra parte.

Fu definito inoltre che, solo le creature in grado di mutare il proprio aspetto simile a quello umano, potevano compiere questo pellegrinaggio: poiché in grado di mimetizzarsi con loro, non avrebbero rotto l'equilibro delle cose, l'essere umano non sarebbe venuto a conoscenza dei mostri di Kalennorath.
Decidemmo anche le categorie di creature alle quali questo privilegio non sarebbe stato concesso in nessun modo, poiché ritenute troppo infime e pericolose; stilando una rigorosa lista inclusiva o esclusiva di tutti gli abitanti di Kalennorath.
Seppur le peggiori creature erano cadute a picco entro il Sigillo assieme al Sommo.

Oltre a ciò, vennero delineate molte altre leggi, per così dire, che avrebbero avuto impatto nel regno di Kal.

Fu un lavoro estenuante, ma ce l'avevamo fatta.

— Per bacco, che giornata stressante! — Aeglos si dichiarò esausto, stilare un nuovo codice costituzionale per tutta Kalennorath levò a tutti un bel po' di energie. 

— Può andare, no? Che dite? — dissi tenendo in mano un rotolone di carta, a mo' di pergamena. —Sarà meglio, io non ho intenzione di continuare per oggi, anzi, non ho voglia di continuare mai più. 

— Concordo con Aeglos, basta così — intervenne Kimberly.

— Se non c'è altro io andrei a concedermi uno spuntino — il verde smeraldo dei suoi occhi si illuminò di speranza attendendo solamente il mio consenso. 

— In verità, io avrei un'altra importante questione da porvi. — Carol, si destò allora dalla sua sedia, nella quale era rimasta tutto il tempo a vigilare e a consigliare secondo le sue esperienze. Quelle parole vennero a noia un po' a tutti, cos'altro c'era ancora? Rimanemmo in attesa che ella continuasse la sua frase. — Se vuoi essere una buona sovrana, mia cara, dovrai imparare a dominare quel potere e, in questo caso posso darti una mano io, ma devi saper anche combattere, saperti difendere. Hai imparato molto arrivando fin qua, so che il Sommo non ti ha reso facile l'arrivo a palazzo, testando le tue capacità, insegnandoti egli stesso il kotodama; credo, tuttavia, che non sia sufficiente. — Carol spostò il suo sguardo da me a loro: — Maraud, Aeglos, volete insegnarle a essere una buona Succube? 

— Ah! Ma certo. Ti farò diventare una Succube in perfetto stile, puoi contare su di me !— sentenziò Aeglos sbattendosi la mano a pugno nel petto fiero.

Accarezzandomi la guancia con sole due dita: — Non potrei che esserne felice.
La sua voce, quella di Maraud, si riempì di dolcezza, rivolgendomi uno sguardo amorevole. — Domani mattina, di buon ora, inizieremo con l'allenamento.
Asserii col capo, provando una sensazione energizzante formarsi dentro di me, non mi dispiaceva affatto affinare le arti combattive, che disconoscevo, dopo tutto. 

— E tu Barbie? Vuoi imparare anche tu a combattere o perdi la scarpetta? 

— Come mi hai chiamata, scusa? — Kimberly non fu felice di essere così chiamata, ma accettò di nuon grado ma sua proposta.

— Kimberly Barbie. — Provocò nuovamente Aeglos.

— Barbier, è il modo giusto di pronunciarlo. Ma tu com'è che conosci il mio cognome?

— Ho indagato un po' su di te, Barbie. — Così dicendo le strizzò l'occhio.

Non potei fare a meno che ridere, Aeglos era fatto così. Dal primo nostro incontro aveva cominciato a chiamarmi bambolina, adesso una sorte molto simile era toccata anche a Kim.

☽𓆩♛𓆪☾

Due chiacchere con Moon:

Anime 🖤
Incubi e Succubi sono dunque liberi di gironzolare a piede libero sulla Terra, a patto che non mangino nessun umano e mantengano un profilo basso e un aspetto più umano. 
Che dite? Si può fare?
Certo, non sono veramente liberi e non godono di vera fiducia; questo farà sicuramente incavolare qualcuno ma per ora meglio farselo andare bene.

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