VI
— Dobbiamo definire i termini di questo tuo nuovo regime e riferirli alle Thalion — gli occhi di Carol si fecero insistenti contro i miei.
— Inizia col mettere tutto per iscritto, non tralasciare niente, ogni dettaglio sarà cruciale. Non appena avrai fatto, limiamo i particolari. Poi, andremo assieme al loro cospetto e dopo l'incoronazione gli parleremo delle tue nuove direttive.
— Riguardo l'incoronazione... — quel dettaglio fece breccia dentro di me.
— Queste cerimonie, pur se superflue, fanno parte di un'etichetta che si tramanda dagli albori dei tempi. Sarai preparata a dovere, non ti preoccupare.
Mi limitai a volgerle un accennato sorriso, ma in cuor mio le sue parole non bastavano ad acquietare le mie ansie.
— Bene, se siete tutti d'accordo, io andrei subito a mettermi a lavoro. Maraud, Aeglos e... Kim, vorreste aiutarmi?
Kimberly mi guardò sorpresa per averla coinvolta, forse non aspettandosi di essere inclusa in quello che pareva non appartenerle.
Aeglos e Maraud semplicemente mi seguirono mentre decisi di spostarmi in una stanza adibita a biblioteca.
Il castello era enorme, durante il mio soggiorno come prigioniera del Sommo molte di quelle stanze non le avevo mai attenzionate poiché passavo la maggior parte del mio tempo rinchiusa in quella camera che mi faceva da cella dorata.
Le pareti di quel vano erano dello stesso rosso sporco che imbrattava quasi tutti gli altri ambienti, ma risultavano eleganti per via di enormi scaffali in ottone ricolmi di pile e pile di tomi pregiati rilegati in cuoio che ne riempivano tutte le pareti.
Il tappeto, un Kashan persiano, impreziosiva il pavimento scialbo.
Una scrivania in legno massiccio stava all'angolo della stanza, dove risiedevano fogli di pergamena ingialliti e vuoti, una boccetta in cristallo di inchiostro rosso e un calamaio, in cristallo anch'esso.
L'odore di chiuso pizzicava le narici e il tendaggio, spesso e pesante, oscurava tutta la luce che potesse provenire dalla finestra che ricopriva.
Andai a spostarlo e una nuvola di polvere mi cadde a pioggia portandomi a starnutire incessantemente.
Giunsero anche Kimberly, seguita da Aeglos e Maraud.
Non appena entrò lei, Maraud trattenne col braccio Aeglos e gli fece segno di allontanarsi con lui.
Io e Kim restammo sole.
Maraud era stato davvero carino ad avere quell'accortezza: dopotutto c'era troppo d'inespresso tra di noi. Quando anche Kim si rese conto del gesto di Maraud:
— Cos'era quella cosa appesa nell'altra stanza? — spezzò il silenzio Kim resosi conto di esser rimaste sole.
— Io adesso mi nutro in questa maniera, così o.... — mi interruppi vergognandomi del mio nuovo essere.
— Ho capito, Hel. Non dire altro, ho visto cosa vi occorre.
O devo forse dire Vostra Maestà, come devo chiamarti?
— Vieni qui, sciocchina — la tirai a me abbracciandola fortissimo, i nostri occhi si bagnarono di tristezza e gioia — io sarò sempre Heloise per te, più o meno.
— Io non riesco ancora a capire, che cosa sei diventata, perché?
Le spiegai cosa mi fosse successo, fin dal principio.
Maraud mi aveva seguita sulla Terra per molto tempo, non so esattamente quanto; ed era stato sempre a vegliare in maniera celata su di me. Per poi, un giorno, fatto rapporto al Sommo, quando stava per sopraggiungere il momento più idoneo, iniziò lentamente a cambiarmi per mutarmi in una Succube, una di loro.
Se non mi avesse iniettato gradualmente il suo veleno, a piccole dosi, sarebbe stato più probabile che la morte, oltre che quella umana, sarebbe stata definitiva.
Durante questo processo io cambiavo, la mia natura mutava e una forza ben più forte della mia essenza lottava e sconfiggeva sempre maggiormente tutta la parte umana.
Io cambiavo ma quello spirito insidiato in me, era cauto, si manifestava a piccole dosi circuendomi senza che ne avessi piena coscienza.
Ero destinata inoltre, non sapendo perché, a succedere Carol come Rovhtàri.
Divenendo tale sarei stata una minaccia per tutto il popolo di Kalennorath, poiché solo io avrei potuto rinnovare il Sigillo che li incatenava dentro questo mondo.
Trasformandomi in Succube, invece, sarei stata portata dal Sommo, il loro crudele padrone e re, e divenendo sua moglie sarei stata controllata da lui, con le buone o con le cattive, e loro sarebbero stati liberi.
— Mi dispiace, Kimberly. Non volevo ferirti in alcun modo, mi rendo conto che ti ho inferto troppo dolore — ripensai a tutto ciò che le avevo fatto passare, cominciando dai miei sbalzi d'umore sulla Terra, il modo in cui l'avevo ferita volutamente quando corteggiavo Fabien solo per farla soffrire; come la rinnegai come amica, tutto il dolore che le avevo causato con la mia morte e tutto quello che aveva dovuto affrontare per ritrovare me.
Fabien era morto, a causa mia.
Potevo solo immaginare come stesse e quanta forza e sforzo le costasse essere qui, adesso, mentre io rinnegavo, seppur non del tutto, lei e i suoi sforzi volendo governare anche su Kal.
— Non sei stata tu a farmene, è stata la Succube, Hel.
— La Succube, io, siamo la stessa cosa.
— Sei divisa in tutte e due le entità, l'ha detto anche Carol. Tu ce l'hai fatta, hai predominato. Non potevi ritornare umana, quella parte di te è morta. Ma sei riuscita a portarla con te.
Ci afferrammo le une le mani dell'altra.
— Tu, piuttosto, cosa ci fai qui? Come hai fatto?
— Hel, non mi sono mai arresa.
Non volevo credere nella tua morte. Forse perché volevo allontanare da me nuovamente quello stesso dolore che mi aveva sempre premuto forte dentro da quando ho perso mio padre. Non riuscivo a spiegarmi tante cose. I pezzi non combaciavano. Eppure, il tuo fantastico fidanzato — e mi guardò canzonandomi amichevolmente — si era premurato tanto di farmi visita un pomeriggio, facendomi dimenticare di lui. Questo ha reso tutto più complicato.
— Lui cosa? — la interruppi.
— Lascia stare, abbiamo avuto modo di... Chiarirci. Mi ha aiutata lui ad arrivare viva fin qui.
Restai sorpresa, ma non più di tanto.
Maraud era stato sempre molto criptico nei suoi modi di agire ma ho imparato, in questo nostro percorso strano, a comprenderlo e a innamorarmi di tutta la sua bizzarria.
D'altro canto, anche lui è vittima di Kalennorath, del Sommo, dell'Incubo in sé.
— Ho trovato la tua lettera, appallottolata, alla Cattedrale — disse lei mentre io sgranai gli occhi fuori le orbite, non credendo possibile ciò che avevo appena udito.
— Non pensavo, io... — lei mi interruppe: — Lo so. Dopo quello che ti è accaduto dubiti ancora nel destino? Ho capito subito che fossi viva, che ti era capitato qualcosa di grave, che dovevo trovarti.
— Ma... Come hai fatto a capire tutto il resto? Come sei riuscita a entrare a Kalennorath?
— Ricordi quando ti mostrai quei disegni che raffiguravano squarci di verità che potevano avverarsi?
Ne ho fatti molti altri e mi hanno portato un passo sempre più vicino a te. Inoltre... Mi ha aiutata Fabien.
I suoi occhi si imbevvero di lacrime.
Presi il suo viso e lo strinsi alla mia spalla.
— Voi due alla fine...?
— No, Hel. Lui amava te. Da sempre, per sempre. Per questo ha rischiato tutto, anche se... alla fine non ce l'ha fatta.
La notte in cui suppongo tu sia morta, Fabien mi ha confidato che provasse qualcosa per te e voleva che io lo aiutassi a... Dichiararsi — le misi una mano sulla spalla e le sussurrai "scusa", quella scosse la testa.
— Poi ti hanno trovata morta, o meglio, non so cosa è successo, come ti hanno seppellita?
— Non ero io, si son serviti del corpo di un'innocente e l'hanno vestita con i miei abiti, bruciandola per renderla irriconoscibile.
— Beh, in effetti avevo sospettato qualcosa del genere — si rabbuiò, poi procedette nel suo racconto — A ogni modo, alla tua morte lui mi è stato molto accanto, si è comportato da vero amico e assieme abbiamo cominciato a sospettare che qualcosa non quadrasse, tramite i miei disegni, il luogo in cui avviene il passaggio per questo posto, dei simboli, la biblioteca... Siamo riusciti a praticare il rituale e aprire il portale. Abbiamo, grazie anche sull'aiuto di un simpatico animaletto... A proposito, dov'è?
— Quel tenero elefantino bianco, dici?
Lei asserì.
— È con Carol. Lo possiamo andare a prendere se vuoi, ma prima, ti prego, finisci di dirmi cosa vi è successo.
— Abbiamo incontrato molte creature strane. Specie di sirene volevano farci fuori, ma... È il trauma è avvenuto dopo.
Hel, mio padre non è mai morto.
L'ho incontrato, in quella radura di Incubi e Succubi, è diventato un Incubo ma non conserva alcun ricordo della sua umanità e... Non mi ha riconosciuta. Ci ha attaccati e... Ha... Ha ucciso Fabien.
Provai una fitta di dolore: misera a confronto di quello che doveva sentire Kimberly.
— Mi dispiace Kim. Mi dispiace averti fatta soffrire per tutto il tempo.
Per i miei cambiamenti che ti hanno allontanata mentre ero ancora viva, per averti fatto credere di essere morta, per aver perso tanto venendo fin qua — mi venne a mancare la terra sotto i piedi, dovetti sedermi.
Lei mi prese la mano e mi tirò a sé.
Ci abbracciammo in un lungo atto d'amore, dolendoci di tutta quella situazione, per aver perso molto.
— Ti ho già personata da tempo, Hel. Almeno quello che dovevo perdonarti, tu... Non sei stata libera e questo lo comprendo.
Ma adesso... Adesso lo sei. Torna con me sulla Terra.
— Kim, come posso tornare? I miei mi credono morta ed è meglio così per tutti loro. Non voglio mostrare loro il mostro che sono. E poi, io qui ho dei doveri ai quali non posso sottrarmi o... Sarete tutti in pericolo.
— Ma io... Guarda.
Così dicendo mi passò un libro.
Me lo aprì sull'ultima pagina.
— Cos'è questo? — iniziai a sfogliarlo, meravigliandomi di tutte quelle immagini.
— È una guida, il mio potere mi ha aiutata a percorrere Kalennorath.
Non so come sia possibile ma... sono io stessa l'autrice di questo tomo. Solo che l'ho trovato in una strana torre... — la interruppi — Conosco bene quelle torri!
Poi Kim riprese — Prima che io potessi avere le conoscenze per farlo! Guarda! È firmato da me: Kimberly Barbier.
Rimasi veramente sorpresa da quanto mi aveva appena detto e non potei che esserne felice, sussisteva veramente una preziosa guida a Kalennorath, senza, forse, non sarebbe qui da me ora.
— Ma guarda l'ultima pagina, ti prego.
Raffigurava me, mezza demone, mezza angelo, che mi ergevo sopra la Terra, che teneva entro le mani una sfera rossa.
— Tu, sei tu sulla Terra. Deve significare qualcosa.
— Kim, significa qualcosa, è l'epilogo di questo viaggio: io son destinata a salvare la Terra. Quello che tengo tra le mani e Kalennorath, immagino, entro il Sigillo.
Io voglio proteggere il mondo al quale appartenevo, ma voglio il bene anche per quello cui ora faccio parte.
È questo il mio destino, capisci?
E io voglio che tu mi aiuti a concludere questo capitolo trovando il modo migliore per scrivere un lieto fine per tutti.
— Io... — le cinsi le mani.
Non potevo tornare con lei a condurre la vita che mi apparteneva, anche se questo significava deluderla un'altra volta.
— A ogni modo, non mi spiego la natura del tuo potere — dissi guardandola smarrita e incuriosita.
— Forse io posso aiutarvi.
Carol entrò nella stanza in quell'istante, portando con sé il festoso e dolce animaletto simile a un elefantino.
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