XXXVI

⛔⚠️Scene violente sono descritte nel seguente capitolo ‼️

☽𓆩♛𓆪☾

- Mia cara, spero non me ne vorrai per averti confinata in questa torre che per nulla si addice alla tua regale persona, ma la tua sicurezza è più importante - sorrise mellifluamente, era palese che il suo intento era quello di scongiurare un mio rapimento o una mia fuga, cosa che ancora non gli era ben chiara.
- No, mio Sommo Signore - mi ricordai di rispondere com'egli desiderava poiché vidi di avere ancora indosso quelle maledette manette e imprecai silenziosamente pentitami di non averle fatte levare quando ne avevo avuto l'occasione. - Avrei potuto difendermi da sola se la necessità lo richiedeva.

- Oh, non ho alcun dubbio mia bellissima diletta. - Così dicendo mi afferrò il viso e infilò la sua sudicia lingua nella mia bocca.
Sperai con tutta me stessa che Magoa e Aeglos entrassero da quella porta in quello stesso istante come deus ex machina, ma non fu così, e quello riprese a fare i suoi comodi col mio corpo e dibatté forte la mia figura sul muro che produceva, a ogni percossa, un suono sordo che rimbombava entro quelle mura.
Una lacrima discese dal mio volto.

Quando la lussureggiante goduria impresse il suo sguardo e abbandonò il suo membro, una coppia, un Incubo e una Succube, furono portati all'interno della torre, entrambi legati e imbavagliati. Piangevano disperatamente avendo intuito le sorti che gli sarebbero capitate. Non possedevano la stessa età, lui sembrava essere di dieci anni più grande di lei, che invece era una bambina, sì e no, di undici anni.
-Guarda che dolce scena... PATETICI! - urlò il Sommo alla vista di quei due che cercavano l'uno il sostegno dell'altro. - Oggi mi sento benevolo e voglio donare la grazia a uno di voi due. Mia Lilith, scegli, a chi concediamo questo favore?

Stava veramente chiedendomi di dover scegliere chi far morire e chi no? Mi avrebbe concesso il lusso di scegliere chi dei due uccidere. Un'altra morte sulla mia coscienza. Non posso, non voglio, e stavolta nulla poteva smuovere impulsi che tenevo confinati, poiché ciò che avevo compiuto mi era bastato e non sarei più stata spinta dalla sete famelica di sangue e carni.
- Non voglio condannare nessuno dei due.
-Oh, mia Cara, ma tu non ucciderai proprio nessuno, ora tocca a me nutrirmi. Adesso dimmi, chi, lui o lei?

I due, Incubo e Succube, si guardavano l'uno negli occhi dell'altro utilizzando quegli istanti come occasione per scambiarsi gli addii. Il loro aspetto era così simile e, a quell'analisi, capii essi erano fratello e sorella. Il volto disperato di lui era rivolto alla piccola sorella che non aveva potuto proteggere, che non avrebbe potuto salvare dalla morte, i suoi occhi denotavano già la sconfitta di chi è inerme a una situazione che mai avrebbe voluto subire e far provare a una persona tanto cara, sangue del suo sangue: il loro amore sarebbe stato spezzato con la morte di uno di loro.

No, non voglio, ancora morte, ancora sangue. Non li mangerò, non li toccherò neppure, non grazierò l'uno per sfavorire l'altro, perché in questo modo, compiendo la mia scelta, sarò comunque macchiata del sangue di chi sceglierò, poiché sarò io a decretarne la morte. No. Basta.

-Guarda che bella espressione di terrore. Ah! Ho già l'acquolina. Lilith? - Mantenni il silenzio.
Aggirandosi attorno alla ragazzina, come un avvoltoio alla carcassa che avrebbe fatto da pasto, disse: - Sarai tenerissima da mangiare... io direi di scegliere lei, se ne avrò a sufficienza, potrei anche concedertene un po', sembra deliziosa.
Adesso SCEGLI.

La sua pazienza stava esaurendosi, ma io non potevo, davvero, non potevo. Ero io, Heloise, seppur nel mio corpo da Succube, non riuscivo a farmi possedere dall'altra me e mi era impossibile essere ancora fautrice di morte. Se fossi stata al suo posto, e quella bambina fosse invece il mio Matt, avrei voluto che si scegliesse me, sarei stata pronta al sacrificio se questo avesse portato alla salvezza certa del mio dolce fratellino. Stavo per condannare lui, ma non riuscivo a dire nulla.

-SCEGLI, ho detto!
Come potevo separare due persone che si amavano, le avrei condannate entrambe, Lui non sarebbe sopravvissuto se Lei fosse deceduta e viceversa. Due sulla coscienza, altri due.
- LEI o LUI, LILITH! SCEGLI!
Mi avrebbero odiata, detestata per sempre.
- Visto che non ti sai decidere, ti darò un piccolo aiuto - scippò dalle mani della guardia la piccola Succube, la sollevò per aria e iniziò a tirargli il collo, - Lei o lui? Fossi in te sceglierei velocemente o presto le staccherò la testa.

L'incubo mi guardava con gli occhi pieni di lacrime implorandomi con lo sguardo di scegliere lui al posto della sorellina, mentre lei soffocava e pian piano si divincolava sempre meno ardentemente.
Il tempo scorreva, la piccola soffriva, la vita stava scivolandole via, il mio cuore asfissiava alle mie emozioni: - LUI! - urlai fermando in tempo quel gesto diabolico.

- Oh, mia cara, alla fine hai scelto? Stupida donna. Non potevo aspettarmi diversamente, l'inutile mocciosa. Voi donne, col vostro senso materno che proteggono i bambini. SONO INUTILI. Stupidi, fragili, incapaci. LUI dovevi scegliere, è adulto, formato e per di più uomo, quindi un bene assai prezioso per la nostra società.
Eppure... - si interruppe qualche secondo abbandonandosi al flusso dei suoi pensieri - lei in effetti, potrà partorire tanti altri valorosi Incubi che ci faranno comodo non appena verrà rotto il sigillo - un'espressione depravata si manifestò sul suo volto - le guardie sapranno ringraziarti, finito qui, potranno spupazzarsela a dovere e spero, per lei, sia già fertile... la pupilla.
Brava, io non avrei pensato così in grande!

Quel suo flusso di pensieri che aveva origine solo nella sua mente depravata e di cui solo lui poteva ritenersi l'artefice, aveva dato inizio a quel monologo folle di cui ci aveva tutti resi partecipi, concludendosi, diede spazio alle urla di quell'incubo sprigionatosi per la sorte appena appresa della sorellina e allo strazio di lei, che aveva compreso che sarebbe avvenuta l'imminente morte di lui.
-Rendiamo questa bambina una donna forte. Portate la porta della tortura! -
Gli occhi di entrambi strabuzzarono in un pianto supplichevole e dilaniato dalla paura.

Fu portato un oggetto, formato da due assi verticali, unite da una orizzontale, che ricorda appunto, la struttura di sostegno di una qualsiasi porta. Lungo l'asse orizzontale, penzolava una corda ricoperta da schizzi di sangue; non si erano neppure presi la briga di sostituirla dopo la precedente tortura.
Il giovane Incubo fu spogliato di ogni sua veste, sminuendo in tal maniera ogni sua onorabilità, ma egli non perse tempo a rimuginarci e colse quel fugace attimo di distrazione, nel quale tutti erano presi dalla preparazione dell'esecuzione, per stringere la mano di sua sorella cercando di trasmetterle un coraggio che neanche lui possedeva oramai, avendo capito quale tortura avrebbe subito prima di morire e, per quel suo gesto avventato, che nonostante tutto fu appurato e perciò punito maggiormente, aggravandone la pena.

Per quel gesto fraterno d'addio, fu legato dai piedi, anziché dalle braccia e fu lasciato penzolare dall'asse, in questo modo il sangue sarebbe affluito lentamente alla testa, prolungando la sua agonia.

Le guardie portarono un altro strumento, grosso, arrugginito e anch'esso incrostato di sangue: una grossa, acuminata sega.
Fu posta al Sommo, con un inchino.
Gli occhi del Sommo si ingrandirono e si riempirono di una luce rossa accecante che irradiava pura follia. La sua risata divenne malefica e terrificante, isterica e acuta. Come un viscido verme, strisciò selvaggiamente al di sopra della trave e, quello che successe immediatamente dopo, fu qualcosa di irrimediabilmente sconcertante, una tale tortura, così lenta, così dolorosa, perversa e malata, non può che segnarti nell'animo come un'inquinante macchia di petrolio guasta le limpide acque di un mare, danneggiandolo, sporcandolo e tracciando morte sotto di sé.

Quello che fece, mi guastò profondamente: sentii qualcosa dentro di me spezzarsi, come una bolla che esplode e si frantuma per sempre; e so che quello che avvenne in me non fu niente se paragonato a ciò che provò quella piccola creatura che assisté a tutto questo, con la chiara consapevolezza di vederla riversata sul proprio fratello maggiore.

Con la sega che teneva salda tra le mani, iniziò a scinderlo lungo tutta l'asse longitudinale del suo corpo, partendo dai suoi genitali iniziò a smembrarlo perfettamente in due, lentamente, molto lentamente, proprio per elevare quella pena al massimo martirio possibile, mentre il corpo si divideva a metà il sangue si riversava a fiotti macchiando tutti noi presenti.

Al povero Incubo non fu data neppure la possibilità di urlare il suo dolore, poiché gli fu messo un oggetto sferico e duro in bocca e un bavaglio attorno, impedendogli così di esternare il suo supplizio. Con una forza che non aveva nulla di umano, con un gesto mostruoso e sadico, privo di qualsiasi sentimento sano di mente, solamente per il suo depravato piacere e per una dimostrazione di potere, continuò a discendere lungo il suo corpo, che pian piano si spaccava come si sfila la pelle di un rettile durante la muta; finché le due metà del suo corpo rimasero attaccate alla corda, separate da un piede all'altro.

Non contento, il Sommo, dopo una diffusa risata suscitata da quell'atto che scaturì tutta la sua euforia, decise di divorarlo e, come un serpente inghiotte interamente la sua preda, non lasciò altro che l'involucro di pelle e ossa.

Repentinamente si girò verso la Succube che agonizzava versando ogni liquido del suo corpo in lacrime, nutrendosi della sua sofferenza, le sfondò da parte a parte il torace rubandole il cuore e divorò anche quello.

A quel colpo, quella reagì sputando il suo sangue con un getto potente che mi investì in pieno, mentre mi ritrovai ricolma di tutto quell'innocente liquido purpureo, ella cadde morta sul suolo. Quel comportamento di puro egoismo volli considerarlo, non tanto poiché fosse realmente così ma più per cercare di concedermi un minimo di sollievo, quasi un gesto magnanimo che il Sommo le concesse, regalandole una morte repentina, la privò di tutto quel dolore che avrebbe dovuto portare per sempre con sé e di quella sorte che le aveva elargito, dandola come oggetto sessuale a tutte quelle guardie che avrebbero, a turno, abusato di lei continuamente fino, e forse oltre, all'ingravidarla.

- Se avessi scelto lei, lui avrebbe senz'altro avuto salva la vita... quell'inutile bambina non era ancora in grado di adempiere i suoi compiti, e con quel piccolo corpo immaturo non avrebbe saputo neppure soddisfare alcun uomo.
A ogni modo, mia amata, ti devo ringraziare, erano entrambi squisiti.

Schifoso, abietto, maschilista, di una nullità...pensai tra me, quando quello riprese a parlare afferrandomi il volto - Spero ti sia divertita, mia Regina, ti è ben chiaro cosa facciamo qui a coloro che credono di farsi beffe della mia autorità... - sorreggendomi con forza il mento per costringermi a guardarlo dritto nei suoi occhi spietati, mi fu chiaro il significato di quell'ammonimento, lui aveva inteso il mio tentativo di fuga, ormai ampiamente sfumato. Infine si congedò: - Se vuoi serviti pure, te la lascio qui.

Così dicendo, uscì lasciandomi rinchiusa in quella stanza con quel che rimaneva di un corpo deceduto colante di sangue appeso come carne da macello, e quello della bambina con un buco enorme allo sterno accompagnato da una chiazza di sangue versatosi come un lago sconfinato e infine, coi sensi di colpa per averli, in qualche maniera, uccisi entrambi. Per tutto il tempo, rimasi sola con quella visione ignobile e il sangue di quella piccola Succube addossatomi come una secchiata d'acqua che mi colava addosso lasciandomi fradicia di quel vivido rosso che mi impregnava della responsabilità di quel loro destino.

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