XX
L'aria si era fatta più fresca man mano che ci trovavamo a salire presso quella scalinata: stava rarefacendosi sempre più, divenendo anche più irrespirabile e afosa. Piccole gocce di sudore iniziarono a bagnare la mia fronte e rendere più appiccicoso il mio corpo.
Ormai sperai, avendo visto non poco lontano una di quelle alte torri bianche che sorgevano sul nulla accalcate in scoscese montagne incolori, che la nostra meta fosse vicina. Decisi quindi di non lamentarmi di quel torrenziale caldo che aveva iniziato a soffocare anche l'aria che respiravo.
La salita si faceva più faticosa e sentivo le gambe indebolirsi sempre più a ogni passo che mi proponevo di fare.
Stanca, debilitata, stringevo i denti cercando di sopportare quella sofferta debolezza, ma le ginocchia iniziarono a piegarsi fin quando non furono più in grado di sorreggermi e caddi inevitabilmente a terra, le braccia protese in avanti per parare la caduta non furono d'aiuto poiché anch'esse non sostennero il peso del mio busto e finii per terra con tutto il corpo.
Maraud si limitò a rivolgermi lo sguardo, restando fermo al suo posto mi guardava come se non tollerasse quella mia debolezza, il mio malore non aveva alcuna importanza per lui, anzi forse era un disturbo poiché rallentava il passo.
Mentre Aeglos si girò subito e sollevandomi di peso, mi ripulì i vestiti che si erano sporcati di una strana polvere violacea, nonostante il pavimento era del tutto incolore, qualcosa restò appiccicata alle mie ginocchia.
-Te l'avevo detto che avevi bisogno di nutrirti, adesso devi resistere un po', siamo quasi arrivati - disse cortesemente porgendomi la sua spalla per permettermi di appoggiarmici sopra e sostenermi grazie alle sue forze.
La testa prese a girarmi forte, sentendomi sempre più stordita, ebbi violenti conati che trattenni a stento.
Una voce pungente, acuta e femminile iniziò a insinuarsi nella mia mente e cominciò a urlare sempre con volume più alto, fin quando non fui costretta a lasciare la presa salda che mantenevo su Aeglos e mettermi le mani sulle orecchie, quasi a volerle coprire quel suono maledetto. Non serviva a nulla, poiché quelle grida non provenivano dall'esterno, ma erano fisse all'interno della mia mente.
Non riuscii più a tenere l'equilibrio e rovinai inerme per terra, incapace di sopperire quello straziante suono, caddi in uno stato di trance: i miei occhi girarono all'indietro nascondendo le pupille e lasciare solo dominare il bianco. Convulsivamente iniziai a urlare anch'io, prendendo a rotolare per terra mentre il viso si rigò delle mie lacrime che cadevano giù dettate da quell'acuta sofferenza.
Aeglos stava venendomi in aiuto quando si arrestò improvvisamente divenendo rigido come un paletto. I suoi occhi rotearono anch'essi all'indietro e prese a parlare con una voce rauca e metallica, la stessa che avvertivo io.
-Lei non dovrebbe essere qui. È un'intrusa, devo abbatterla.
Non appena pronunziò questa parole, si sferrò contro il mio corpo delirante e ponendo le sue mani sul mio collo cominciò a strangolarmi.
Maraud si catapultò su Aeglos e lo strattonò indietro, ma lui non lasciava la presa, anzi si faceva sempre più forte e il mio respiro più debole. Incapace di muovermi volontariamente, anche le urla furono soffocate da quella morsa sul collo, non riuscii a fare resistenza e quelle pochissime forze che mi restavano venivano meno.
- Esci fuori, miserabile! - il suo sguardo adirato accompagnò la sua voce furibonda.
Sghignazzante si udì quella voce femminile ridere, compiaciuta del suo operato.
Un vorticoso vento si sollevò in tutta l'area riconducendosi in un sol punto, avente una gran forza che tentava di risucchiare verso di sé tutto ciò che di circostante vi fosse.
Le cariche elettriche che permeavano tutto ciò che ci circondava iniziarono ad attrarsi tra loro, simili a meravigliose serpi elettriche che si muovevano strisciando e che ricongiungendosi formarono un grosso campo elettromagnetico che iniziò a volteggiare nell'aria.
Un vortice di energia impalpabile iniziò a muoversi roteando su sé stesso, formando un liquido magnetico metallico denso, facente da perfetto conduttore per quelle cariche elettriche.
Dall'interno di quello uscì una donna bellissima, dai lunghi capelli neri luminosi come le piume di un corvo, dall'aspetto mistifico: pareva infatti una giovane fanciulla dalle intenzioni benigne, con un viso piccolo e dolce, con un corpo snello e slanciato e due seni piccoli e rotondi messi in evidenza dalle sue vesti leggiadre color della neve, ma, sotto la gonna, uscivano due gambe pelose che terminavano con due zoccoli, questo mi fece pensare subito a un fauno, ma le due gambe non erano caprine, bensì... sembravano più quelle di una vigogna.
Il suo bell'aspetto candido lasciò presto posto a quello rugoso di una vecchia maligna, dallo sguardo gelido e dalla bocca vorace e putrida, dalla quale s'intravedevano pochi e ingialliti denti marci. Da quella bocca continuavano a uscire ghigni malefici.
- Deve morire. Lei deve sopperire - continuava a gracchiare quell'orribile vecchia. Maraud le si scagliò contro ma questa, lesta, si spostò lasciandogli afferrare il vuoto.
Ella si catapultò verso il mio corpo inerme gettato per terra, momentaneamente Aeglos aveva lasciato la presa permettendomi debolmente di riprendere un po' di fiato.
- Sono io il tuo avversario, fermati vecchia! - ed ella si arrestò guardandolo.
- Perché dovrei starti a sentire, eh Maraud? Perché dovrei risparmiare la vita a quest'umana insulsa?
- Stupida idiota. Non vedi di che natura è adesso il suo corpo? È demoniaco, proprio come il tuo.
- Ah! È mera illusione, è debole, è ancora più umana di quanto tu pensi ed è ora il momento adatto per farla fuori, è una minaccia.
-Il Sommo... - Maraud stava per invocare il suo volere ma la vecchia non parve curarsene - Lui non sa che minaccia sia quella ragazza, ha il giudizio annebbiato, ma io no! E non permetterò che sopravviva.
- Che tu sia dannata, stolta!
Maraud perse la bellezza dei suoi occhi mutandoli in un nero pesto e inespressivo; questo profondo buio rendeva più minaccioso il suo sguardo che così divenne irreale, del tutto inumano, che lasciava realizzare la sua vera natura.
Anche il suo corpo mutò nello stesso colore e la sua muscolatura si fece più accentuata. Nel suo ambiente quella forma gli donava moltissimo e il suo spirito sembrò penetrare nella materia di tutto ciò che ci circondava, costituendone l'animo stesso di ogni cosa.
Sfruttando quella forte corrente d'aria che si era formata all'arrivo di quella donna ingannevole, servendosi di quella scia, le balzò addosso. Ma fu scagliato violentemente al suolo, creando un solco profondo con l'attrito del suo peso corporeo. Aeglos fu nuovamente dominato dalla vecchia e come una marionetta avanzò verso Lui. Anch'egli mutò nella sua forma demoniaca ma stavolta nei suoi occhi non arse nessuna fiamma, solamente predominava quel vacuo sguardo bianco che lasciava intendere la sua possessione. Entrambi iniziarono a correre. Uno si lanciò con violenza sull'altro che reagì in modo altrettanto aggressivo.
I due entrarono in combutta tra loro generando un violentissimo scontro. Ambedue si afferrarono l'un l'altro e si fronteggiavano in egual forza: tra pugni, salti, pressioni e attacchi, l'uno cercò di primeggiare sull'altro. Finché Maraud non sferrò un colpo ben assestato in faccia all'altro mettendo le cose in chiaro. Aeglos per risposta, coi suoi lunghi artigli graffiò fino a fare sanguinare il volto di Maraud, che, infuriatosi, lo spinse facendolo volare dal lato opposto e sbattere forte verso una barriera che divenne visibile solo nel momento in cui quel corpo vi andò a finire violentemente contro.
Mentre loro si scontravano, la vecchia deforme prese a torturarmi nuovamente insinuandosi dentro la mia testa e il dolore iniziò a rendersi insopportabile così che ripresi istintivamente a urlare. Una grossa mano invisibile mi fece fluttuare per aria e mi trasportò lungo quello che sembrava il punto cieco di quell'immensa salita che avevamo percorso, con l'intento di lasciarmi cadere di sotto.
Aeglos, si risollevò e subito prese a combattere contro Maraud, che volse il suo sguardo verso la mia direzione e accorgendosi dell'immediato pericolo, scagliò lontano Aeglos con tutta la sua forza e quello cadde per terra sbattendo il capo sul suolo. Corse in mio aiuto a una velocità tale che parve stesse volando e brutalmente colpì la vecchia, avvinghiandosi poi a quella mano spiritica con tutta la sua forza; quella fu costretta ad allentare la presa, ma prima che il mio corpo inerme potesse sprofondare nell'abissale vuoto che vi era al di sotto, Lui la spostò e io caddi sul suolo, giacendo immobile, sul punto di svenire.
Ella nella difficoltà quale si trovava divenne di nuovo quella bellissima fanciulla che fluttuante chiamò a sé Aeglos che, ripresosi dalla botta subita, si alzò e fu subito da lei adorante. Da fanciulla aveva un forte ascendente su di lui, lo guardava amorevolmente e lui ne ricambiava lo sguardo.
- Aeglos, povero demente, svegliati. Contrasta questa sciocca Aisha, uccidila - Maraud cercò di svegliarlo da quella sua condizione adorante ma il suo tentativo fu del tutto inutile.
- Aeglos! - urlò più forte - Non puoi mandare al diavolo tutti gli sforzi che abbiamo fatto, pensa al nostro Signore, cosa ne farebbe di te se solo... Aeglos, svegliati stupido!
Questa volta lui ebbe qualche segno di ripresa, ma subito l'Aisha prese in mano la situazione e scoprendosi la spalla, spostando verso il basso la spallina del suo vestito, ricatturò l'attenzione del suo devoto utilizzando tutta la sua seduzione. Con sguardo provocatorio e sbattendo i suoi due bei occhioni dalle folte ciglia, iniziò a muoversi sinuosa scoprendo un po' i seni. Le vesti bianche, alla luce di quei bagliori provocati dai fasci di corrente, divenivano, a intermittenza, trasparenti, mostrando le grazie della giovane donna che fino qualche attimo prima invece, aveva avuto le sembianze di una megera. La sua dunque era una vana illusione per attrarre a sé le sue vittime e, ipnotizzandole, fargli compiere quello che voleva.
- Mio dolce amore, uccidi colui che attenta alla mia vita e quella ragazza che mira alla vita di tutti noi. Fallo e ti ricompenserò, festeggeremo assieme il nostro trionfo - così si congedò quell'essere utilizzando una voce completamente diversa, dolce e umana, come quella di un amante che chiede un'unica prova d'amore al suo amato.
Aeglos, infervoratosi da quella richiesta e dalla sua ammaliante figura, ritornò all'attacco e con un pugno alla mascella di Maraud, lo fece sanguinare e stonare, per poi continuare ferocemente il suo attacco. I due presero a lottare l'uno contro l'altro in maniera animata e violenta: entrambi sfoderarono i lunghi artigli e iniziarono a brandirli come lame, l'uno attaccava, l'altro parava, eguagliandosi. Aeglos aveva, però, una carta in più da giocare, poiché Maraud, sapendo che le sue azioni erano dettate della sua possessione, non voleva agire in maniera da ferirlo, quindi lottava con estrema cautela lasciando inevitabilmente prevalere l'avversario.
Con un potente calcio, Aeglos attaccò lo sterno di Maraud, costringendolo a piegarsi per il dolore, inginocchiandosi a terra. Stava per rialzarsi ma l'Aisha lo afferrò nella sua stretta presa con il suo braccio invisibile e cominciò a stringerlo sempre più; fu in quel momento che ritrovai le forze e riaprii gli occhi per assistere a quella tremenda scena.
Qualcosa di mostruoso lo aveva avvinto come una gigantesca spirale.
Un urlo tremendo era sfuggito dalle labbra di Maraud, cangiandosi subito in un rantolo. La sua faccia esprimeva in quel momento un terrore impossibile a descriversi, e gli occhi gli schizzavano quasi dalle orbite. Aeglos restava fermo, in piedi, a guardare la scena totalmente indifferente al dolore del compagno, anzi pareva compiaciuto da ciò che stava accadendo e con occhi trasognati guardava la bella donna che come un boa avvolgeva sé stessa al corpo della sua vittima.
- Fermati, miserabile! - gridai con tutte le mie forze, ma quella anziché mollare la presa raddoppiava gli sforzi e la forza, presto Maraud, che aveva perso ogni energia, sarebbe rimasto del tutto stritolato.
- Ho detto fermati, orrenda creatura, è me che vuoi, lascialo in pace! - stavolta riuscii a catturare la sua attenzione e per un attimo soltanto fermò le sue azioni.
La donna si espresse nuovamente rivolgendosi ad Aeglos che fino a quel momento era rimasto immobile: - Mio bellissimo amato, hai sentito la ragazza? Accontentiamola, rendiamola partecipe a questo nostro momento, va' da lei, afferrala per i capelli e trascinala da me.
Poi, strabuzzando gli occhi e godendosi il suo glorioso momento, riprese a stritolare la sua vittima. Con fare sempre più forte si udirono più di uno scricchiolio di ossa infrante, seguìto da un affannoso gemito strozzato.
Egli non ebbe neppure le forze per urlare le sue sofferenze, mi guardò per qualche istante, con due occhi smarriti; ridotto ormai in un ammasso di carne sanguinolenta e di ossa spezzate, sfregiato nel corpo e nell'onore, riprese le sue sembianze umane e il suo capo ricadde pesantemente abbattendo verso il basso.
Gli occhi di Aeglos, ripresero a ribollire di una luce ardente e maligna e fissavano i miei che rispecchiando il mio animo, triste e angosciato, lo imploravano di non farlo.
Vano sarebbe stato quel tentativo, se era riuscito a infliggere e a lasciar infierire quella specie di donna gravi lesioni a quello che doveva essere il suo compare, il suo Signore e superiore, quale possibilità potevo avere io? Ero arrivata fin laggiù, per morire prima di riuscire a capire quel nuovo, terrificante mondo.
Non avrei opposto resistenza, non ne avrei avuto le forze, riconoscevo che lui fosse ben più potente di me e determinato com'era nell'intraprendere il volere di quella strega che abilmente lo aveva posseduto, cosa avrei potuto fare?
A passo svelto si diresse verso me, che stavo ancora dolente seduta a terra, alzai la testa e lo guardai e gli dissi:
-Ritorna in te Aeglos, ritorna il ragazzo che ho conosciuto, quello capace di provare compassione - ma le sue intenzioni non mutarono per niente a quella mia richiesta, così, gli presi il braccio per fermarlo, poiché stava per sferrarmi un pugno che sicuramente mi avrebbe sistemata all'istante e urlai: - Ti prego! - lo dissi con il tono più implorante che potessi usare, spontaneamente dettato dalla paura e l'angoscia che mi tramortivano e, non appena pronunciai quelle parole, al mio tocco, i suoi occhi tornarono vividi e pieni di luce propria e sopperì quella vacante espressione colma di odio che aveva finora invaso il suo sguardo. Mi strizzò l'occhio, forse per farmi capire ch'era tornato in sé, per poi afferrarmi e come un sacco issarmi sulle sue spalle portandomi nella direzione dell'Aisha.
- Ora ci sbarazziamo di quest'insulsa ragazza - disse quella vittoriosa.
Il terrore si annidò profondamente nel mio animo, il timore che la mia era stata una vana speranza ricondotta alla sua espressione che forse mi era soltanto parsa tornata normale, illudendomi che avessi una piccola possibilità di farcela.
Ritornando l'orrida vecchia fradicia, dalla pelle molle e grinzosa, mostrando con la sua risata diabolica i suoi denti gialli e marci, l'Aisha, così come l'avevano definita più volte loro, attese che Aeglos mi consegnasse a lei per mettere un fermo alla mia vita. Inspiegabilmente, mi chiedevo perché avesse tanto a cuore la mia morte, perché fosse così intimorita della mia presenza in quel luogo, ma d'altronde troppe erano le cose a cui non sapevo dare una risposta e adesso pareva proprio che non le avrei mai ricevute. Lui era morto, lasciato per terra inerme contratto nella sua ultima espressione di dolore e io stavo per fare la sua stessa fine, se non peggiore.
Aeglos stava per consegnarmi alla donnaccia, mi sollevò come se il mio fosse il piccolo corpo di un bambino, mi mise tra le sue braccia e mi porse alla maligna creatura.
Impercettibilmente un sussurro mi arrivò all'orecchio: - Al mio tre, Bambolina - così dicendo mi pose un oggetto metallico appuntito tra le mani.
– Uno... Due...
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