XVIII - Seconda Parte
La notte si fece gelida, crucciata in me stessa, restavo in silenzio con i miei cupi pensieri. La stanchezza di quella giornata mi portava ad assopirmi e improvvisamente a destarmi, non lo sapevo più neppure io: i pensieri non mi davano tregua. Incubi balenavano nella mia mente. Un susseguirsi d'immagini violente, sanguinolente e terrificanti sorgevano nella mia mente come un flashback infinito che aveva lo scopo di torturarmi. Mia madre, mio padre, Matt, Kim... tutti soffrivano lentamente inghiottiti nel buio di quella desolante notte.
Pulsa il centro motore della vita imbevuto nel sangue, pulsa il muscolo cardiaco nel torace di quella donna, i suoi occhi si spensero in una morsa di dolore, il suo sguardo terrorizzato ansimò implorando pietà prima che il suo cuore le venisse reciso dal petto smettendo così di pulsare. Due occhi famelici di quel dolore, saziatosi della sua paura, nutritosi del suo gemito.
Due occhi, i miei.
Sobbalzai di scatto ansimando e mi svegliai.
- Tutto bene? - quel ragazzo aveva un aspetto così docile, così bello e angelico, che non faceva pensare a quella creatura immonda quale lui era.
Aeglos.
Il suo nome suonava simile ad Angelo. Come poteva un mostro essere all'altezza di questo nome. Eppure Lucifero, era un angelo prima di essere risucchiato all'inferno. Chissà allora chi fosse lui prima di divenire ciò ch'era adesso. Prima di essere trasformato, aveva avuto scelta o non ne aveva avuto come me? Era successo senza il suo permesso? Forse è per questo che ha ancora un pizzico di umanità dentro di sé, ecco perché a volte tradisce un barlume di compassione.
Lui invece no. Lui è freddo, distante, ha congelato ogni emozione, spegnendo ogni sentimento umano. Almeno quelli positivi. Lui è infuocato, meschino, calcolatore. Eppure ne ero attratta fin dal primo istante che il mio sguardo si era posato su di lui. Inconsciamente forse captavo che avremmo avuto un legame, indissolubile.
Era tutta colpa sua.
Lo detestavo.
Lo fissavo intensamente, sentendomi ribollire dalla rabbia.
Fu allora che girandosi si accorse del mio sguardo, fece una lieve smorfia con la bocca per un istante brevissimo, che interruppe per dire:
- È il momento.
Aeglos si alzò in piedi e mi fece segno di seguirli.
Camminammo a lungo raggiungendo il bosco.
L'aria fresca profumava di verde, mi lasciai trasportare dall'immensa elevazione degli alberi che ci circondavano e avvolgevano d'incantevole bellezza. Il terriccio sotto i nostri piedi era freddo, bagnato dall'umidità che impregnava l'aria. I sassolini scricchiolavano ai nostri passi e restavano serrati nelle fessure delle suole delle nostre scarpe. Le fronde degli alberi si muovevano leggermente di tanto in tanto, frusciando assieme il soffice battito d'ali causato da qualche Atene notturna che soleva librarsi liberamente da un ramo all'alto e col suo canto spezzare il silenzio che coccolava il riposo notturno delle creature lì presenti.
Distratta da quello spettacolo che solo la natura può regalare, non mi accorsi, fino a quel momento, che Aeglos stava tracciando un cerchio sul terreno sul quale adagiò delle zollette cui successivamente dette fuoco. Così un circolare fuoco incandescente si accese.
Maraud si posizionò al suo interno, disegnando un simbolo alchemico che raffigurava un essere per metà uomo e per metà donna, con la testa adornata da un'unica corona e, quando finì, recitò conciso: "Il due che si fa uno". Frase che fu supportata dalla scritta che vi apportò sotto: "Rex et Regina". Lateralmente disegnò due ali, che si chiudevano attorno a quel simbolo, come a volerlo cingere. Alzò lo sguardo al cielo, proprio sotto il candore della Luna e di quelle che sembravano essere due enormi stelle luminose, ma che invece dovevano essere Venere e Marte, poi disse: - EX TUA MEA LUX, EX MEA TUA - che da quello striminzito sapere di latino che possedevo penso dovesse significare "Dalla tua, la mia luce. Dalla mia, la tua".
Un fascio conico di luce si erse, un vortice infuocato che pareva toccare il cielo. Rimasi esterrefatta, che razza di rito era mai questo?
- Possiamo andare.
Guardai entrambi dirigersi verso quel turbine infuocato che attraversarono senza provare alcun dolore, io restai lì e immobile fissavo quella scena.
- Forza, non abbiamo molto tempo - Aeglos mi tese la mano. Restai ferma ancora qualche istante infinitesimale, ma che parve senza fine. Respirai a fondo. Di tutte le stranezze che mi erano capitate, quella non poteva di certo essere la peggiore. Attraversai quel cono incandescente e non avvertii alcuna temperatura, né il calore che mi aspettavo ardesse la mia carne al suo tocco, né la frescura che invece avvertivo fuori da quel vortice dettata dalla notte. Ero circondata da una cascata di massa informe dal colore del fuoco, che aveva le movenze liquide e incorporee dell'acqua quieta, cinto dalla luce opaca della luna alla sua sommità e racchiuso da una bidimensionale oscurità sul fondo, al quale però non eravamo sprofondati.
Il fruscio di un vorticoso vento s'insinuò tra i nostri capelli che iniziarono a fluttuare nell'aria indispettiti a causa di quel soffio insistente. Vidi saettare bagliori di luce per poi udire come un rombo, simile a quello prodotto dai tuoni. Circondata da quell'immaginifica tempesta fui risucchiata nel vuoto del sottosuolo, come avevo già intuito. Provai la strana sensazione di essere diventata incorporea come l'acqua in caduta, alla quale era stata improvvisamente sottratta la base sottostante, precipitando come una cascata fortemente risucchiata dall'attrazione gravitazionale.
Mi ritrovai in piedi, indenne, su uno scuro suolo, circondata da un opprimente niente e dal buio pesto.
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Due chiacchere con Moon:
Miti e leggende, astrologia e riti, in questo ultimo capitolo divido in due parti, scopriamo alcune cose che non vanno lasciate al caso.
Venere, Dea della bellezza, dell'amore: agape o eros ?
Ricordiamo che in greco antico i due sostantivi sono sinonimi nel significato di amore, ma uno inteso come amore puro, intenso e reciproco tra due persone; l'altro intenso nel valore di desiderio carnale, passionale.
Essa, è associata alla Luna.
Viene dunque immediato fare l'accostamento, nel discorso di Aeglos, di questa figura a Heloise.
Marte, Dio bellico, rappresenta la furia, la devastazione e appunto la guerra.
Esso viver associato al Sole, come il fratello Apollo.
"La luna è al sole che deve volgere il suo sguardo", poiché essa brilla di notte solo se il Sole continua a illuminarla.
Queste due figure, astronomicamente legare a sole e luna, ai pianeti Venere e Marte, incarnano nella nostra storia dei personaggi.
"[...] e se esso reclama la sua bella Venere, è al Sole che andrà lasciata e consegnata".
A chi si riferisce Aeglos? Chi incarica il sole? Lui stesso? Maraud? O con molta più logica il Sommo che attende gli venga consegnata Heloise?
Con questa lunga degressione io mi congedo e segno la fine della prima parte del mio racconto.
Da ora in poi, finita quella che posso definire la lunga introduzione a questo racconto fantasy dalle note più oscure, si entra nel cuore della storia.
Non vedevo l'ora!
Ciao belle anime, se vi va lasciate una stellina.
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