La casa dei Blanc era un continuo via vai di persone.
Tutti nel quartiere cercavano, come meglio potevano, di offrire il proprio aiuto. Ma a cosa poteva servire realmente?
Barbara, madre di Heloise, odiava tutto quel movimento in casa sua in quel momento di sconforto, apprensione, tensione e paura, avrebbe voluto solo starsene in camera sua a piangere abbracciata al cuscino attendendo solo notizie concrete su sua figlia.
Non avrebbe voluto farsi vedere da nessuno in quello stato, inevitabilmente anche il suo aspetto ne risentiva: le notti passate in bianco, i pensieri che man mano che passava il tempo si facevano sempre meno incoraggianti e più strazianti, le lacrime che continuamente le solcavano il volto, tutto aveva reso il suo aspetto trasandato e non poteva che peggiorare, qualsiasi cosa avesse potuto mettersi addosso, non avrebbe avuto il minimo impatto per migliorarne l'aspetto. Ma non le importava di essere in ordine, ovviamente l'unica cosa che aveva importanza era riavere la sua bambina con sé. Doveva starsene lì, a dare spiegazioni a persone a cui tutto questo in verità non importava affatto, che sapevano anzi elargire rimproveri sul loro modo di aver agito come genitori, a addossargli anche le loro preoccupazioni, come se le sue non fossero fin troppo pesanti.
Doveva stare lì, a preparare caffè, offrire bevande e pasticcini, sforzandosi di essere cordiale nonostante non ne avesse le forze e la voglia, volendo solo abbandonarsi a sè stessa.
Anche i nervi di Matthew erano messi a dura prova. Crescendo era diventato un ragazzino schivo e solitario, che apprezzava solo la compagnia di pochi amici e quel giorno, neppure quella. Erano andati a casa sua, con le buone intenzioni di farlo riprendere e di distrarlo, poi però finivano sempre a parlare di quanto fosse bella sua sorella, dei suoi lunghi capelli rossi setosi, della sua bellezza; per poi ricadere in commenti piuttosto inopportuni sulle curve accentuate del suo corpo. Quel modo di rivolgersi a lei non faceva altro che alterare sempre più il suo malumore che, sia per gelosia nei confronti di sua sorella, sia per la preoccupazione che lo sfiniva e il mancato tatto che stavano mostrando per lei, per lui e per la sua famiglia, sfociò in una feroce rabbia che come conseguenza ebbe quella di farli scappare via fuori da casa all'istante accompagnati dagli sguardi scioccati di tutti i presenti che avevano assistito solo al suo di comportamento, non sapendo quale era stata la motivazione che lo aveva portato a comportarsi in maniera tanto sconsiderata. Non sarebbe passato molto tempo che anche il resto dei presenti sarebbe stata invitata ad andarsene.
Erano passati già tre giorni da quando Heloise era uscita da casa per non farvi più ritorno. Due giorni che i televisori stavano accesi solo sui canali dove venivano trasmessi i notiziari, nella speranza di carpire qualche informazione.
C'era stata la notizia su di una giovane donna, trovata morta, con l'identificativo buco al petto privato del suo cuore, trovato vicino la cattedrale, completamente straziata e uccisa brutalmente proprio la mattina seguente alla sua scomparsa. Non era la loro Heloise, ma un'altra povera vittima di un omicida senza scrupoli. Questo diede un momento di sollievo alla famiglia, nonostante le preoccupazioni poi aumentarono in quanto tutto portava a pensare che la prossima vittima di quel folle collezionista di cuori poteva essere lei e dovevano affrettarsi a ritrovarla.
Il detective pareva più preso dalla morte dei suoi colleghi avvenuta sotto i suoi occhi, motivo per cui non riusciva a darsi pace, che dalla scomparsa della loro figlia; la gente del posto non l'aveva vista, non aveva sue notizie, loro stessi erano usciti con l'intento di cercarla o trovare almeno qualcosa che fosse riconducibile alla ragazza, ma lei pareva sparita nel nulla.
Neppure Kimberly sapeva dove potesse essere finita. L'aveva cercata in tutti i posti dove erano consone andare assieme, tutti i bar, i parchi, le strade... eppure sentiva che non l'avrebbe trovata in nessuno di quei posti. Nelle ultime settimane lei era cambiata radicalmente, come se qualcuno di opposto a lei avesse preso le sue sembianze e ne avesse occupato il posto. Forse c'entrava quel ragazzo, la sua influenza l'aveva plagiata e cambiata e chissà se non fosse proprio lui la causa di tutto quello che era successo, se lei si trovava in pericolo a causa sua. Ovviamente la ragazza riferì tutto quello che sapeva alla polizia, compreso l'identikit scrupoloso di quel ragazzo, ma nessuno, neppure l'ispettore stesso, era riuscito a risalire alla sua identità.
La polizia suonò al campanello e il detective Tourot era con loro. Egli intimò a tutti i presenti che non fossero i diretti familiari a ritornare alle proprie case poiché avevano qualcosa da riferire e sarebbe stato meglio che questi potessero avere la giusta privacy.
Matthew, che si trovava in camera sua a sbollire la rabbia causata dai suoi amici e i loro commenti inappropriati espressi a favore della sorella, non fu chiamato, in quanto i due genitori capirono subito dal comportamento degli agenti che non avrebbero portato buone notizie e che qualcosa di serio era successo alla loro figlia, sperando proprio che non fosse qualcosa di irrimediabile.
– Signori Blanc vi prego di sedervi – e a quelle parole i due si strinsero in un abbraccio mutando espressione.
– Ci sono novità su vostra figlia – la voce del detective si spense – l'abbiamo trovara presso un locale, Il senso della vita, un disco-pub nemmeno tra i migliori – marito e moglie si scambiarono i loro sguardi sorpresi e concordi, quel luogo non poteva essere stato frequentato da loro figlia e che dunque quelle notizie non potevano appartenerle, o almeno così avevano sperato.
– Signori Blanc io... non so proprio come dirvelo – sospirò tristemente ma i due genitori avevano già capito ed iniziarono a tremare l'uno stretto all'altro – il corpo di vostra figlia è stato ritrovato, fuori dal locale, in una macchina, decisamente privo di vita.
Barbara ch'era stata sempre una donna forte, donna in cui tutti facevano sempre riferimento capace di sollevare qualsiasi animo afflitto porgendo la sua spalla a chiunque ne facesse richiesta, un orecchio sempre proteso ben disposto ad ascoltare ogni problema e suggerire una soluzione, lei, vero pilastro della famiglia... in quel momento si sentì mancare la terra sotto i piedi e pietrificare il cuore come se i vasi sanguigni avessero smesso di affluire la linfa vitale di cui aveva bisogno per vivere, denutrita di vita, cadde per terra frantumandosi in mille pezzi riconducibili in un unico corpo solido.
Così, per terra, si fece piccola, piccola e un urlo di dolore venne emesso e acuto risuonò in tutta la casa per poi trasmutarsi in singhiozzi ripetutamente incessanti.
Le loro espressioni si colmarono del vuoto che aveva lasciato la speranza che finora le aveva tenute vivide.
La morte è una costante nella vita umana, è certo che prima o poi tutti si è destinati a morire e ogni giorno, milioni di vite si spengono nel mondo. Quello che non ci si aspetta è che questa possa raggiungerti e manifestarsi da vicino, come se mai possa coinvolgerti, specie se con tutte le scelte possibili, essa prenda con sé una tra le più giovani delle possibilità.
Un padre che assiste alla morte del proprio figlio subisce una lacerazione che non può più essere risanata poiché una parte di sé si spegne assieme a lui per l'eternità.
Un fratello che non ritrova più il legame con la propria sorella rimane spezzato e perso per sempre.
Una madre la quale anima si cristallizza in un'unica lacrima che, lenta al batter di ciglia, scivola giù frantumandosi in piccolissimi frangenti che non possono più essere ricollocati e composti e inevitabilmente resteranno separati e distrutti senza risanarsi più.
Si sentirono svuotati dentro di ogni emozione.
Quando lo dissero a Matt, lo fecero in un'unica emissione di fiato, per impedirsi di arrestarsi e non riuscire a pronunciare più quello che andava detto. Il povero ragazzo crollò sulle sue ginocchia in un tonfo sordo, raggomitolandosi come un cucciolo abbandonato sull'asfalto freddo di una strada qualunque. Anche lui colmò il silenzio di urla piene del suo dolore, straziato, piangeva singhiozzando tra le braccia di un padre altrettanto devastato che cercava di cingerlo ma che inutilmente riusciva a sembrare forte per lui. Piansero insieme, inconsolabili, poiché l'unica persona che avrebbe potuto arrestare quelle lacrime è proprio quella per cui stavano piangendo.
Il motivo del decesso fu un altro dispiacere che ricadde come una pesante frustata sulle loro vite.
Fu chiesto loro se volessero ricongiungersi col corpo della figlia, o di quel poco che ne rimaneva, carbonizzato per lo più: le autopsie avevano rivelato che quello non poteva essere stato un incidente, ma qualcuno aveva deliberatamente appiccato fuoco al corpo della vittima, cercando di non lasciarne traccia, ma non vi era riuscito poiché il corpo dopo l'esplosione causato dall'alcol rilevato in tutta l'auto e dal serbatoio che perdeva carburante non casualmente, si era riversato sul suolo ed era stato coperto dalle parti metalliche sottostanti della vettura che probabilmente si erano venute a staccare a causa del forte impatto dello scoppio. Così quello che si poté rilevare fu che il corpo, prima di essere stato bruciato, era stato martoriato in tutta la superficie da gravi tagli inferti da qualcosa di ben affilato più volte e, anche in esso, le costole toraciche rotte, erano indice che il suo cuore era stato asportato come le altre vittime rinvenute finora. Non c'era alcun dubbio dal modus operandi che l'assassino era il famigerato Squarciatore che aveva compiuto un altro ignobile omicidio: quello di Heloise Blanc.
La ragazza doveva essere stata presa alla sprovvista, forse perché era ubriaca, forse perché nutriva fiducia in quella stessa persona che poi l'aveva fatta fuori, reduce probabilmente dalla festa che si era tenuta la notte della sua scomparsa dentro il disco-pub, vicino il quale era stato ritrovato il corpo.
Come può un uomo prendersela con dei giovani innocenti in questo modo. Perché? Qual era il motivo delle sue azioni, cosa lo spingeva a compiere tali delitti? Come poteva esistere qualcuno che così subdolamente torturava e poi uccideva le sue vittime, probabilmente con il solo scopo di impartire dolore. Quei pensieri non volevano abbandonare le menti di nessuno, stavano lì fissi ad arrovellare la loro mente e quella della gente che apprendeva questa notizia che aveva schiacciato le vite di quella povera famiglia.
Sembrò loro di camminare lungo un sentiero di rovi affilati come lame di coltelli appena acuminati, in un sentiero triste e soprattutto doloroso, senza una mappa per orientarsi o un manuale con le indicazioni necessarie su come fare a uscirne. Tutto ciò che li circondava sembrava far parte di un mondo diverso, cupo, vano, triste e opprimente, un mondo nel quale ormai non trovavano senso ad appartenere.
Erano in uno stato di frantumazione continua: traditi, deturpati, svuotati, come se qualcuno o qualcosa continuasse a spogliarli della loro pelle, lasciandoli vulnerabili al gelido dolore che li spingeva a cercare un appiglio sul bordo di una voragine che cercava di risucchiarli nel buio più profondo di un cavo pozzo, nel quale, una volta caduti, la realtà avrebbe annebbiato le capacità di ogni pensiero felice narcotizzandoli in una totale e inverosimilmente perpetua realizzazione di nessuna via di fuga, divisi da un "prima" che ormai sembrava vana illusione e un "dopo" che le loro menti non riuscivano a integrare.
Principalmente sentivano dentro un grande senso di colpa per non aver capito che la loro Heloise stava comunicando con il suo cambiamento qualche segnale: una richiesta di aiuto che invece non avevano colto; così che mai avrebbe scelto di andare a una festa in un luogo tanto pericoloso se solo glielo avessero impedito, se solo si fossero interessati alle sue nuove amicizie, magari impedendole, per il suo bene, la frequentazione di certi ragazzi. Si sarebbero per sempre sentiti in colpa di essere sopravvissuti alla loro figlia: nessun figlio dovrebbe morire prima dei propri genitori. Il loro era un dolore intenso, profondo, perenne...che annienta.
Situazioni, comportamenti, pensieri, parole, gesti che avevano ignorato adesso venivano rivissuti in modo ripetitivo, assoluto, ossessivo, logorandoli dentro con i se e con i ma.
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