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Chissà poi perché tu.
Forse leggo in te quella dolcezza nascosta tra il tuo nero interiore, forse voglio in tutti i modi captare qualcosa di buono in te, nonostante avrei dovuto capire che è merito della tua carica follemente magnetica, che è questa a nascondere ciò che realmente dimora in te. Che creatura sei: col tuo folgorante sorriso, i tuoi splendidi occhi e un corpo perfettamente scolpito.
Quanto ti voglio... ogni tua parola, ogni sibilo emesso da una bocca così invitante...voglio per me ogni tuo sconsiderato gesto. Ti voglio qui, voglio parlare con te, voglio sentire la tua voce per uccidere queste mie lacrime o... per vendicarmi.
Canaglia.
Prendo fiato anche se nei miei aggrovigliati pensieri.
Sto ferma e ti sento qui vicino a me, quasi come se fossi dentro di me. Sorrido, questa è la bugia più grande ch'io posso raccontarmi, quelle che preferisco. Non ci sei più, non ci devi essere più, non ti devo più sentire.
Ti maledico per questo.
Maledico la vita che mi ha donato un lato così sensibile e sciocco, nascosto dentro il ghiaccio più duro che sei stato capace di far emergere.
Maledico me stessa per essere stata tanto fragile da cadere nel tuo tranello.
Tutto di te è finto, finto e maledettamente invitante.
Dentro la mente urla incessanti.
Sento la mia vita come se fosse un profondo passato e ho come l'impressione di non avere più spazio per scrivere qualsiasivoglia futuro. Ripeto a me stessa di avere ancora tutta la vita da trascorrere; dove il destino è già scritto, stento a crederlo.
Dovrò nascondermi alla vita per ciò che mi hai fatto?
Penso.
Attribuisco per un momento la colpa al fato: è sua la colpa? È destino che dovessi incontrarti? Che dovesse capitare tutto questo?
Ho voglia di scivolare via. Sento di aver esaurito per sempre le forze per sorridere, per cantare e intonare la vita.
Aspetto, sdraiata in questo pezzo di terra e ghiaccio, mentre la mente si sveglia col desiderio di trascinarsi al di là del corpo e saltare nell'abisso. Dove la luce risplende nera, dove la luce ha il vigore di un colore malinconico e spento.
Ho bisogno di comprimere i pensieri, chiuderli in una combinazione temporale, per ritrovarli in un futuro e ridere di loro quando l'umanità sarà estinta.
L'umanità. Cielo! Che ne sarà di essa?
Io sono l'esempio stesso della fragilità umana.
È bastato un tuo sguardo, perso dentro una goccia d'infinito, le distese delle acque, il cielo, la terra.
Sguardo compreso di niente e privo di tutto: tutto ciò che di vitale uno sguardo possa esprimere, il tuo ne è privo.
L'incredibile meraviglia di vedermi riflessa dentro quelle enormi sfere buie come la notte, dentro i tuoi occhi mutati.
Quanto tempo ci vorrà ancora prima che venga fatta una nuova vittima? Perché... perché hai scelto me. Gli interrogativi sono tanti e le risposte nulle.
Dal tuo attacco sento una vorace fame serrarmi lo stomaco, un'incontenibile sete deliziarmi la gola, ma mi rifiuto di cedere a questo richiamo, non posso, va contro tutti i miei principi, morirò? Scoppio in una labile risata che però trova modo di echeggiare ugualmente nel silenzio.
Sei lì, avvolto da una scarsa luce purpurea che mi attrae come se tu fossi il campo vettoriale e io la calamita che vi si trova in mezzo.
Bello sei bello.
Irresistibile, affascinante, ferocemente sensuale, inestimabilmente attraente e letale.
Lo so, lo avverto, e ogni parte di me mi urla di scappare, ma ogni muscolo del mio corpo intorpidito, mi impedisce di farlo.
La tua forza interiore è dentro di me, un istinto animale insito in me, mi ha reso ora preda e forse potenzialmente predatore.
Io ghiaccio timido, scivolo dalle tue labbra verso il ventre per arrivare sciolto. Il tuo corpo bollente ha evaporato la freddezza del ghiaccio ch'è in me. Eppure il tuo tocco trasmette brividi freddi e nulla a parte te, in quest'istante, esiste.
Dolce il volto, aggressiva la presa.
Hai stretto e odorato il mio corpo spostando le mie ciocche rosse tutte su di un lato, ti sei avvicinato così tanto a me, ho sentito le tue labbra posarsi sulle mie, la voglia di baciarti? Troppa, per negartelo.
Avrei voluto toccare i tuoi folti capelli neri e abbracciare quel corpo marmoreo.
In questo momento di estasi mi hai sussurrato: "Sei così perfetta che rovinare la tua innocua figura è quasi un peccato. NO, non posso disubbidire, sei stata scelta, devo fare quanto mi ha chiesto".
Non capisco cosa vuoi dire, ma mi sei sembrato combattuto ed esitante.
Al muro.
Mi hai sbattuta con violenza guardandomi di nuovo con quello sguardo, desideroso, ingordo.
Ecco - penso - ci siamo, è finita.
Hai fermato i miei polsi e li hai cinti assieme al di sopra della mia testa. Mi hai morsa facendomi penetrare i denti di alcuni centimetri entro la mia pelle. Un dolore breve, ma acuto, mi ha fatto contrarre la schiena e, non appena hai lasciato i polsi, son caduta con la faccia rivolta verso il suolo.
Non ti ho più sentito accanto, la tua presenza è muta e silenziosa.
Avverto solamente il dolore di altri morsi, sul mio braccio, sul mio collo... come se stessi assaggiandomi. Involontarie contrazioni muscolari cominciano a rendere sempre più assuefatto il mio corpo da questi gesti imperterriti. So che mi avrebbero causato altro dolore, so che sarebbe peggiorato, ho visto come riducevi le altre vittime, presto non ci sarebbe stato nulla di piacevole, solo un acuminato senso di malessere sempre meno sopportabile. Fin quando non sarei stata pervasa dall'agonia e il terrore mi avrebbe riempita e lasciata lì, esule, a salutare gli ultimi istanti della mia vita.
Con impeto mi hai afferrato i capelli, tirando indietro la testa, abbassandoti dinnanzi il mio corpo, per concludere con un bacio.
Un bacio lungo, possente, che mi ustiona la lingua. Poi la gola arde e lascia asciutta ogni cosa, ingerisco un liquido, veleno.
Ho la forza di guardarti un'ultima volta, il viso tuo compiaciuto.
Poi mi hai lasciata ricadere a terra.
Il dolore e, nonostante tutto, il piacere - forse perversamente provato a causa della mia attrazione incondizionata verso Te -, nonostante il compiersi dei fatti, allo stesso tempo, si son spenti insieme ai miei occhi nel buio.
Morta.
O almeno così credo.
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Due chiacchere con Moon:
Ciao belle anime,
In questo capitolo un lunghissimo dialogo interiore - volutamente al presente (spero apprezziate, son curiosa) - di Heloise che ricorda a se stessa cosa le è accaduto dopo aver perso i sensi.
In uno stato confusionale, pensa di esser morta, poveretta; come darle torto?
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