CAPITOLO SETTIMO - parte 2

Rouge aprì gli occhi. La stanza girava vertiginosamente intorno a lei. Fissò il soffitto bianco sopra di sé, mentre recuperava lentamente lucidità. Sollevò la schiena emettendo un gemito di dolore, e realizzò di essere stesa sul suo letto. Era ancora nuda; il suo corpo magro era ricoperto di lividi scuri, molti dei quali stavano ancora comparendo. Sentiva fitte di dolore provenire da più punti, specialmente dalla pancia.
Si alzò in piedi, stringendo i denti, e prese un cambio di vestiti puliti per poi dirigersi verso il bagno con andatura zoppicante.
Sotto il getto d'acqua fresca della doccia lavò via lo sporco, insaponandosi per bene. Chiuse gli occhi, e sospirò.
Alla fine doveva essere svenuta, quella notte. Il padrone doveva averla distesa sul letto.
Dovette soffocare il pianto, trattenendo il fiato con il petto tremante.
Si rendeva conto di quanto la sua vita fosse un inferno, ora più che mai. Nonostante questo, sapeva che non poteva sfuggire al controllo del padrone. La sola idea di disobbedirgli ancora la terrorizzava.
Si disse che non avrebbe mai più visto Tyler, che avrebbe obbedito agli ordini del padrone come aveva sempre fatto, anzi: meglio. Gli avrebbe preso tutti gli occhi che voleva, ogni volta che lo avrebbe richiesto; non sarebbe mai più uscita con scopi che non fossero utili al padrone, ed avrebbe concesso il suo corpo senza neanche piangere.
Questa era la sua vita.
Questo era quello che doveva fare per dimostrare al padrone la sua riconoscenza.
Non lo avrebbe più fatto arrabbiare.
Mai più.
Uscì dalla doccia e si vestì, poi tornò nella sua stanza.
Sarebbe tornata ad annullare se stessa, ogni suo desiderio.
Quella di Tyler era stata una stupida distrazione, che non avrebbe potuto portare nulla di buono.
Questo fu ciò di cui si convinse, pur sapendo meglio di chiunque altro quale fosse la realtà.

...

Passarono quattro giorni. Rouge non si mosse dalla casa del padrone, e fece per lui tutto ciò che desiderava.
Il padrone sembrava aver già dimenticato la piccola infrazione della ragazza, ed era anche più rilassato; probabilmente gli affari avevano ripreso ad andare a gonfie vele.
Il quinto giorno dopo, a Rouge fu ordinato di portare dei nuovi occhi. Desiderosa di compiacere il suo desiderio e di dimostrare di essere ancora ubbidiente ed efficiente come prima, la ragazza uscì dall'appartamento alle undici e mezza della sera armata e pronta all'azione.
Si incamminò lungo le strade del centro con lo sguardo basso; il volto era coperto dalla maschera, ed il cappuccio rosso era calato sulla sua testa. I lividi facevano ancora male, ma non le impedivano di muoversi.
Vagando con lo sguardo sui muri dei palazzi alla ricerca di qualche facile punto d'ingresso, camminò a lungo senza guardare dove stesse andando.
Solo diversi minuti dopo si accorse che, casualmente, era arrivata nei pressi del parco.
Fu inevitabile ripensare a Tyler.
Lui le aveva offerto il suo aiuto, si era preoccupato per lei...
L'unica persona al mondo che sembrava davvero volere il suo bene.
Scosse la testa. Non doveva pensarci. Non doveva tradire ancora la fiducia del padrone.
Tuttavia, le sue gambe iniziarono a muoversi da sole, in direzione del parco.
Doveva guardare.
Doveva almeno controllare la panchina.
Assicurarsi che lui non fosse lì.

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