CAPITOLO OTTAVO - parte 1
Si avvicinò a passo lento, ascoltando il lieve rumore dei suoi passi leggeri sul vialetto di sasso. Tutto era esattamente come ricordava: le due panchine, l'erba alta, il lampione spento e quello acceso. E sotto quest'ultimo, seduto sulla stessa panchina di quella notte, c'era Tyler.
Il cuore di Rouge mancò un colpo. Come poteva essere lì?
L'uomo aveva la testa china in avanti, e lo sguardo puntato a terra. Non si era accorto di lei, perché era ancora lontana ed il suo corpo era semi avvolto nell'oscurità.
Rouge deglutì e strinse i pugni. Doveva andarsene da lì, recuperare gli occhi e tornare dal padrone. Non doveva tornare da lui, disobbedire ancora.
Ma le sue gambe tornarono a muoversi da sole, come se ignorassero la sua volontà. Si avvicinò silenziosa, con le ginocchia tremanti.
Tyler alzò la testa, ed il suo volto si illuminò di colpo.
-Rouge! Sei tu!- esclamò visibilmente felice di vederla.
La ragazza si fermò in piedi a pochi passi di distanza da lui e rimase in silenzio. La sua mente continuava a dirle di andarsene via, ma il corpo faceva esattamente il contrario.
-Ti ho aspettata tanto- disse Tyler -Questa è la quarta notte che trascorro seduto quì. Iniziavo a pensare che non saresti mai tornata...-.
Rouge si impietrì. Davvero la aveva aspettata lì per tutto quel tempo?
In quel momento si sentì profondamente in colpa.
-Tutto bene?- le disse ancora.
Rouge si sentì sprofondare in un baratro profobdo. Lui era lì, e poteva aiutarla.
Poteva strapparla a quell'orribile vita.
Il solo pensiero di liberarsi del padrone, però, la terrorizzava.
Un grumo di emozioni contraddittorie la fece cadere nel vuoto. D'un tratto aveva realizzato di poter avere molto più di quello che aveva adesso, e sopportare la sua attuale situazine era diventato impossibile. Fu come se il peso di tutto il dolore che aveva sopportato fino ad allora le ricadesse improvvisamente addosso, schiacciandola come una formica sotto ad una scarpa.
D'un tratto la sua sicurezza crollò.
La sua forza d'animo la abbandonò.
Non riuscì più a sopportare il dolore e la desolazione di quella sua vita.
Iniziò a piangere e non provò nemmeno a contenersi. Lasciò che le lacrime bagnassero il retro della maschera, ed iniziò a singhiozzare.
Sentì le gambe crollare e si ritrovò a terra, con i palmi premuti sulla pietra del vialetto. Le unghie di ferro emisero un forte suono a contatto con la superficie dura.
Pianse, pianse e singhiozzò per un tempo indefinito. Il mondo attorno a lei girava vertiginosamente, e sembrava premere contro al suo petto per impedirle di respirare.
Tyler era lì con lei, ma nemmeno se ne accorse.
La stringeva nel suo abbraccio e le parlava nel tentativo di consolarla. Rouge non riuscì a capire una sola parola, nell'enorme vuoto confuso e caotico che si era creato nella sua mente, ma pian piano riuscì a calmarsi.
Rilassò i muscoli uno ad uno, lentamente.
Tyler le sfilò la maschera delicatamente, e le asciugò le guance.
-Va tutto bene, tranquilla-.
Stavolta riuscì a dare un senso a quelle parole. La sua mente aveva ripreso a funzionare.
-St-sto bene- balbettò scansandosi. Non voleva essere toccata così.
-Tranquilla- disse lui avvicinandosi ancora -Non voglio farti del male-.
Le passò una mano dietro alla schiena e la aiutò ad alzarsi.
-Vieni con me, ti porto al sicuro-.
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