XIV

Sul sentiero che conduceva verso casa, Ruth pensava a come dare la notizia ai signori Eglantine.

Aveva da poco lasciato Hazel di fianco all'antica villa degli Ironwood, che fremeva di attività. Aveva intravisto di nuovo la più grande tra i figli Anderson, Abigail, mentre spolverava un lampadario al secondo piano e un paio di gambette secche di bambino sgattaiolare nel giardino ancora incolto. Hazel le aveva detto che si trattava di Darius, il maschietto più piccolo della famiglia. Polly e Sheila, le sue sorelle minori, avevano accompagnato la nuova governante in paese, dalla sarta del negozio del signor Smith. Robert e Charles erano quasi sempre in compagnia del reverendo loro padre. La sua amica diceva che uno dei due sarebbe entrato in seminario a breve e l'altro partito per la scuola di medicina dell'ospedale di St. Thomas, a Londra.  

Ruth pensava con inquietudine a quanto quella famiglia fosse differente dalla sua. Sia lei sia Hazel erano figlie adottive, ma la sua casa era un nido intimo e pieno di segreti, mentre la sua amica viveva in un alveare confusionario e vibrante di vita.

Un alveare che stava organizzando una festa come probabilmente non si erano mai viste a St. Paul by-the-river. 

Ruth pensò che avrebbe potuto stare zitta e attendere che la notizia del grande evento arrivasse alle fini orecchie di Elysia attraverso il vento dei pettegolezzi. Però questo sarebbe potuto avvenire con un certo ritardo e ormai mancavano solo quattro giorni alla vigilia di Ognissanti. No, sarebbe stato meglio dire la verità ai suoi genitori quanto prima, non voleva che fossero colti impreparati dalla novità. Mentre evitava alcune pozzanghere lasciate nel sentiero fangoso dalla pioggerellina autunnale della notte prima, si preparò un discorsetto. 

Hazel aveva dato l'annuncio a tutta la classe e tutte le bambine ne erano informate. No, troppo rischioso: Ezrel avrebbe potuto chiedere in giro e forse gli Anderson non avevano ancora sparso in giro la notizia. Aveva udito Hazel dirlo a una o due ragazzine in gran segreto. Andava già meglio. Sì, Ruth aveva semplicemente origliato la conversazione delle sue compagne. Certo, così non sarebbe sembrato nulla di ufficiale, ma...

"Ruth! Ruth, sbrigati!" 

Ruth alzò lo sguardo, sorpresa. La signora Tansy era uscita dal cancelletto del giardino e le faceva ampi gesti. Era rossa in viso e spettinata. 

"Forza, bambina!" esclamò di nuovo, quando notò che lei era rimasta a guardarla nel bel mezzo del sentiero. Ruth si risvegliò e accelerò il passo, inzaccherandosi le suole di fango.

"Cosa succede?" domandò preoccupata, raggiungendo la governante.

"Non l'hai saputo a scuola?" domandò la donna, afferrandola per le spalle e sospingendola nel giardino. "Il nuovo reverendo dà una festa! La tua signora madre è molto indaffarata e ha bisogno del tuo aiuto!"

Ruth cercò di deglutire, ma la sua anima era divisa in due. Il sollievo di non dover essere ambasciatrice della notizia la investì come un'onda di marea, ma fu subito seguito dalla tremenda consapevolezza che Hazel non l'aveva presa in giro e che probabilmente tutto il paese già era a conoscenza dell'evento. Era una cosa concreta. 

Entrò in casa, seguita a ruota dalla signora Tansy. Il caminetto della sala da pranzo era acceso, così come il forno della cucina. Probabilmente anche il fuoco del salotto degli ospiti lo era. Ruth percepiva il calore attraverso le porte chiuse e tentò di togliersi in fretta la mantellina, perché aveva già iniziato a sudare. 

"Tua madre è al piano di sopra" le comunicò la governante, aiutandola a svestirsi. 

"Grazie" ringraziò lei. Si slanciò sulle scale. Il signor Sandy l'attendeva seduto sul ballatoio, con le zampe anteriori oltre il bordo dello scalino. Ruth si piegò a concedergli una grattatina dietro le corte orecchie mentre passava. Andò automaticamente a bussare al salotto privato. 

"Avanti" squillò la voce di Elysia. 

"Buon pomeriggio" mormorò la ragazzina, aprendo la porta e facendo capolino con il viso. Elysia era in piedi a fianco di una delle piccole librerie sistemate tra le finestre a ogiva del salotto. Quando si voltò verso di lei, il suo semplice vestito in lana verde frusciò sul tappeto. Il colletto di pizzo era chiuso da un collarino di velluto. Ruth si sorprese di notare che aveva legato i capelli in un nodo morbido sopra la testa, e arrotolato le maniche del vestito come faceva sempre la signorina Allen.

"Ruth! Finalmente sei arrivata" la accolse e subito dopo si aprì in un sorriso smagliante che fece risplendere il suo viso come una luna riflessa in uno stagno. Ruth non riuscì a esimersi dal fissarla stupita, mentre Elysia le andava incontro e le prendeva le mani tra le sue. "Hai saputo della festa?"

"Sì" pigolò la ragazzina, cercando di non balbettare troppo, "a... a scuola..."

"Forse abbiamo avuto fortuna" ribatté la donna, come se non l'avesse nemmeno sentita. La tenne per mano e la guidò verso il tavolo di noce su cui, Ruth se ne accorse in quel momento, sua madre aveva sparso un sacco di libri aperti. "Forse abbiamo trovato un nuovo reverendo... intelligente".

"Intelligente?" domandò, mentre osservava le pagine. Erano libri di scienze naturali, se ne rese conto immediatamente. Paesaggi di fiume, pianeti colorati, ritratti di uccelli, ranocchie e insetti brillavano alle luci delle lampade già accese nella precoce oscurità del pomeriggio. 

"Forse è un uomo di mondo. Non succede tutti i giorni che un reverendo cristiano dia una festa per la vigilia di Ognissanti, sai? Alcuni di loro - alcuni come il tuo insegnante - credono che sia una cosa da streghe".

Il cuore di Ruth fece una capriola nel suo petto a udire quella parola. 

Cimitero. Bastarda. Fattucchiera.

Elysia parve rendersi conto del suo turbamento, perché le domandò subito: "Non ti senti bene, cara? Sei diventata pallida all'improvviso".

"Ho un po' caldo" rispose la ragazzina. 

"Ma certo" rispose la donna, avvicinandosi subito a una delle finestre per aprirla. "La signora Tansy ha deciso di accendere tutti i camini per bruciare l'aria cattiva. Oggi abbiamo avuto una visita di un malato. Sai com'è la signora Tansy".

"Un malato?"

"Niente di importante, tesoro. Una bambina con un po' di tosse. Le ho dato uno dei tonici di Ezrel. Essere da anni la moglie di un dottore ha i suoi vantaggi, qualcosa ho imparato" rispose Elysia, con uno dei suoi splendidi sorrisi. Sembrava davvero di ottimo umore e la cosa rincuorò Ruth. Allontanò di nuovo quelle lappole odiose dalla sua testa e cercò di rispondere all'espressione di sua madre. 

"Cosa stai cercando?" domandò, indicando i libri. La donna tornò da lei e picchiettò sulla pagina di un tomo che raffigurava un paesaggio notturno, la campagna illuminata da una luna piena, avvolta da una foschia autunnale. 

"Idee per la festa".

Ruth aggrottò la fronte. "Mi hanno detto che ci si veste da demoni e altre creature... sai, per tenerle... tenerle lontane". Quando Elysia spostò lo sguardo su di lei, interessata a ciò che aveva da dire, la ragazzina iniziò a balbettare: "La vigilia di Ognissanti è quando... quando i morti e... beh..."

"Quando i morti possono finalmente rientrare tra le file dei vivi. Il primo giorno di inverno" concluse per lei la donna. Le sorrise con dolcezza e Ruth avvampò per non essere stata in grado di terminare ciò che voleva dire da sola. 

"Immagino di sì".

"Sai, Ruth, la vigilia di Ognissanti è una festa molto importante anche da dove vengo io. È il tempo di salutare la bella stagione e di accogliere con gioia quella che arriva. La celebreremo ringraziando ciò che di splendido la vita ci offre. Che ne dici?"

Lei iniziò a capire il senso del discorso. Le parve bizzarro, certo: Hazel aveva passato il giorno riempiendole la testa di idee riguardo costumi spaventosi di pipistrelli, fantasmi e mummie egizie, come quelle che aveva visto al British Museum di Londra anni prima, ma sapeva che Elysia non era come gli altri e che avrebbe ricavato dalla natura che tanto sembrava conoscere qualcosa di eccezionale. 

"Va bene" disse, con più entusiasmo del solito. 

"Lascia fare a me" rispose Elysia, battendo le mani. "Sarà una sorpresa. Lo cucirò io stessa".

Prima che potesse rendersene conto, si ritrovò tra le braccia della donna, stretta al suo seno che profumava d'autunno. Ricambiò l'abbraccio, chiudendo gli occhi. In quel momento, il cimitero e le comari le parvero bruma proveniente da un incubo. Come poteva essere una fattucchiera, quella donna bizzarra ma piena di buone intenzione? Cosa aveva mai fatto di male alla gente di St. Paul by-the-river? Ruth ripensò ai camini accesi, alla bambina malata. A se stessa. Elysia le voleva bene. E lei gliene voleva altrettanto.

"E non puoi neanche immaginare cosa ho pensato per Ezrel", la sua risata vibrò contro la fronte della ragazzina, birichina come quella di una bambina pestifera. "Avrò solo bisogno di cartapesta, erbe profumate e un largo cappello. Alla signora Tansy verrà un colpo quando lo vedrà".  


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