VI

La pioggia diede un po' di tregua durante il funerale, che si celebrò nella piccola chiesa del santo da cui il villaggio prendeva il nome. Ruth seguì la messa celebrata dal reverendo Thomas seduta tra i suoi genitori, nelle prime file. Per l'occasione, la signora Tansy aveva fatto arrivare dal negozio del signor Smith un abito di morbida lana, nero come la notte, per lei. Fino a quel momento, Ruth non aveva mai indossato il lutto.

Quando uscirono dalla chiesa, i signori Eglantine le diedero la mano. Sentì su di sé gli sguardi di molte persone, soprattutto degli sconosciuti con cui non aveva mai avuto a che fare nella piccola cittadina. A un certo punto, mentre seguivano il feretro trainato da due giumente nere, incrociò lo sguardo di Mary Rose Brown. Era in compagnia di suo fratello e dei suoi genitori. La signora Brown diede discretamente una gomitata al marito per richiamare la sua attenzione mentre passavano. A Ruth non sfuggì come gli occhi del padre della sua odiosa compagna di classe si posarono su Elysia. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Sua madre era bellissima, una deliziosa bambola pallida come cipria in un semplice ma splendido abito di lutto che, come sempre, le nascondeva il collo fino al mento. Sui capelli color platino indossava un delicato velo fatto di pizzo nero, fissato da una raggera di spilloni d'argento e da due trombe degli angeli. 

Nessuno degli uomini che avevano incrociato era stato in grado di resistere a quella visione. Ruth provò uno strano orgoglio davanti a quella constatazione, anche se cercò di allontanare immediatamente quel sentimento dal suo cuore. Ricominciò a pregare per l'anima del povero reverendo Aaron, stringendo forte la mano di Ezrel. 

Il cimitero era piccolo, circondato da un muricciolo di pietra a secco ormai totalmente ricoperto di muschio. La fossa per il reverendo era stata scavata a fianco di quella di sua madre. Aaron Howard non si era mai sposato e non aveva famiglia, se non una lontana nipote, già molto anziana, che era venuta in visita solo per leggere durante la messa. Ezrel si tolse il cappello e abbassò la testa, fissandosi gli stivali, mentre la bara veniva calata nella fossa. Ruth alzò lo sguardo su Elysia e notò che i suoi occhi perlacei erano arrossati. 

Mentre la piccola folla che aveva seguito il feretro si avvicinava alla fossa, il giovane reverendo Thomas disse le ultime parole di commiato. Scelse di parlare della dannazione e dell'Apocalisse, dal vangelo di Luca, come era solito fare nel collegio di Santa Barbara. Ruth rabbrividì quando citò il Giudizio Universale. 

"Il nostro fratello Aaron riposa ora nell'Ade, nel Seno di Abramo, attendendo l'ultima parola del nostro unico Signore" proclamò con la sua voce stentorea. "E quando Egli verrà, giudicherà i morti e i vivi, e non avrà pietà per coloro che non accolgono in sé il Suo Verbo".

Ruth sentì la mano di Elysia irrigidirsi stringendo la sua. Per un secondo, le parve che il reverendo la stesse guardando, ma fu solo un attimo, un secondo prima che lui facesse un cenno al becchino di procedere con la prima palata di terra. Quando il vecchio Horace si mise all'opera, la gente iniziò ad allontanarsi. Ruth udì un sussurro maligno provenire da un gruppo di comari poco distanti. Lasciò le mani dei suoi genitori, che si strinsero tra loro e si avvicinarono alla tomba, per ascoltare con più interesse. Erano cinque donne dell'età di Ezrel e avevano formato un piccolo crocicchio tra le tombe più lontane, a fianco dell'ingresso del cimitero. La ragazzina fece finta di leggere i nomi sulle lapidi mentre cercava un punto protetto dove ascoltare. Lo trovò vicino alla grondaia di una delle tre sole cappelle private presenti nel recinto cimiteriale.

"... ha sempre avuto cattivo gusto" stava dicendo la madre di Mary Rose. "Abbiamo sempre saputo che non era una donna perbene come noi".

"Indossare fiori bianchi come una sposa" sottolineò un'altra signora di cui Ruth ignorava il nome. Era oscenamente grassa, con due grossi pomelli rossi a disegnarle le guance. "Abbiamo sempre pensato che aveva qualcosa che non andava, ma..."

"Non ho mai capito perché Aaron l'apprezzasse tanto. Non sappiamo niente di lei. Non conosciamo i suoi genitori, né dove sia nata" rincarò la dose la madre di Minnie che, come la figlia, era la migliore amica della signora Brown. "Ezrel era un ottimo partito... perché si è sprecato con una straniera? Mia sorella ha atteso per anni che lui tornasse dall'università... e invece lui cosa fa? Se ne va in Cornovaglia e torna con una... una..."

"Ha almeno venticinque anni meno di lui" la interruppe la madre di Mary Rose, sferzante. "Sappiamo tutti cosa ha trovato in lei".

"Beh" si aggiunse la quarta comare. Ruth storse la bocca quando si rese conto che era la signorina Birchwood, la sua insegnante di arti femminili. "Per questo ha ricevuto il castigo divino. Ha scelto la vanità e la fugace bellezza di quella straniera... e cosa ci ha guadagnato? Lei non è stata nemmeno in grado di dargli un erede. Sono sette ormai che è tra noi... e cosa ci ha guadagnato il nostro caro medico, a parte una figlia bastarda?"

Ruth chiuse gli occhi e deglutì l'offesa. Non era la prima volta che qualcuno l'appellava con quella parola, ma non era mai successo che un adulto si riferisse a lei così. Soprattutto non una sua insegnante. Si domandò cosa avrebbe fatto o detto Elysia se avesse saputo di quella riunione di vipere. Fece per andarsene, rossa in viso per l'ira repressa, quando la quinta donna fece un commento che attirò la sua attenzione. 

"Amiche mie, voi mi stupite. Credete davvero che la nostra cara signora Eglantine sia una donna normale?"

Ruth si voltò e osservò con attenzione la donna che aveva parlato. Era alta e magra, dritta come un cero di chiesa. Aveva il viso severo, il corpo interamente nascosto dai veli neri del lutto. Non sapeva chi fosse, ma parlava come se conoscesse bene tutte quelle pettegole. 

"Cosa vuoi dire, Fanny? Stai per caso insinuando che sia una..."

"Una fattucchiera?" La donna di nome Fanny si strinse nelle spalle, sporgendo il labbro inferiore. "Il maligno corre nel mondo, e sappiamo tutte e cinque che il modo più facile per sedurre noi creature di carne e sangue è assumere un bel faccino e seni sodi".

Le altre quattro rimasero in silenzio per qualche istante, prima che la madre di Mary Rose si degnasse di dire: "Il reverendo l'ha sempre apprezzata".

"Aaron era di carne e sangue come tutti. E solo Nostro Signore sa quali maledizioni e trucchi conoscono queste dannate streghe in consorzio con il Demonio per indurci in tentazione". 

"Ho saputo che il vecchio Smith le ha fatto visita, qualche giorno fa" informò le altre la donna grassa. "Dopo che lei ha visitato la sua casa e suo figlio".

"Il piccolo Ambrose non ha più la febbre. Così ho sentito".

Ruth trattenne il fiato quando le quattro donne si voltarono a guardare quella che avevano chiamato Fanny, con gli occhi spalancati e il viso pallido. La quinta sembrava particolarmente soddisfatta da quella reazione. 

"Ruth".

La ragazzina trasalì violentemente e si nascose dietro la cappella. Si girò e notò Elysia, a una manciata di metri da lei, che la cercava tra le tombe. Le comari udirono la sua voce e immediatamente si dispersero, dopo aver detto qualcosa che lei non udì.

"Sono qui" mormorò, cercando di mettere in fila parole comprensibili. Nel suo cervello la conversazione che aveva appena origliato troneggiava come un temporale tropicale. Elysia la vide e le andò incontro. Cercò di accoglierla con un sorriso, ma Ruth notò subito quanto fosse triste. 

"Vieni" disse, tendendole una mano. "Andiamo a dare l'ultimo saluto ad Aaron".

Ormai il cimitero era totalmente vuoto. Solo il vecchio Horace attendeva a lato della tomba fresca, parlando con Ezrel. Quando si avvicinarono, l'uomo fece un cenno e un sorriso sdentato a Ruth. Le ricordava un vecchio cane pastore, con le sopracciglia così folte da nascondere gli occhi. 

Abbassò la testa e si preparò a dire una preghiera, concentrandosi sul nome e sulle date incise sulla lapide nuova di zecca, ma un movimento al suo fianco la distrasse. Sua madre si stava togliendo dal velo le due trombe degli angeli. Le controllò con cura e poi disse: "Perfette".

Si avvicinò alla lapide, dove la terra non era stata compattata in modo così solerte e con la mano sinistra scavò una minuscola buca. Vi pose il rametto con i due fiori e ricoprì. La sua mano destra accarezzò l'unica foglia superstite e a Ruth parve di veder cambiare il suo colore, da un verde ormai spento a un brillante smeraldo. Osservò Elysia rialzarsi e spazzolarsi il vestito con il cuore in gola. 

"Prenditene cura" disse affettuosamente a Horace. "E stai molto attento con quei fiori".

"Sì, bambina. Non temere".

Sconvolta, Ruth vide sua madre dare un bacio sulla guancia all'uomo del cimitero, dopodiché prese di nuovo a braccetto Ezrel e tese una mano verso di lei. Mentre la ragazzina la prendeva, trovandola umida, fredda e ancora un poco sporca di terriccio, un'unica parola risuonava nella sua testa.

Fattucchiera.

Fattucchiera.

Fattucchiera.    


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top