𝐗𝐗𝐗𝐕𝐈
Il telefono di Emily giace tra i ciuffi d'erba di fianco alla strada. L'ha vista, ha visto la scena seppur in lontananza e dalla sua auto e, poco prima che chiunque vedesse lui, l'uomo ha raccolto l'oggetto con il display diviso in più asimmetriche parti e se l'è infilato in tasca. Se l'è filata da lì in men che non si dica, sistemando la sigaretta tra le labbra e fumando per nascondere l'agitazione e soffocare nella nicotina i mille pensieri.
Sarà passata quasi un'ora dal rapimento. I cinque membri di quel gruppo di improvvisati giustizieri hanno deciso di dare il via ai preparativi. Emily riesce a sentire, seduta sul divano con polsi e caviglie legati – stavolta in modo degno, da numero 3 –, i numeri 4 e 5 parlare tra loro del boato che ricorda aver sentito dal bagagliaio.
"Secondo te cos'era?" dice il 4.
"Un'esplosione. Sarà andato a fuoco qualcosa nella centrale." Risponde l'altro, localizzando il boato e facendo spalancare le palpebre di Pel di carota. D'un tratto il respiro si fa irregolare e il panico si cela sempre più evidente dietro la poker face della ragazza; suo padre è coinvolto? Sta bene? Chi la stava chiamando? Era questo il motivo o c'entrava l'incontro con McGregor?
"E se fosse stata una bomba? Una sparatoria finita male?" prosegue il 4.
Numero 5 rimane scettico. "A Sherstone?"
"Abbiamo un serial killer che ammazza le rosse, a Sherstone. Quale delle due vedi più probabile?"
"Sì, ma perché dovrebbero? Perché in centrale?"
Una trappola? Se lo domanda Emily, consapevole del bizzarro tempismo di quell'esplosione. Ma se non è una trappola pianificata dai cinque idioti, le opzioni che le vengono in mente sono due: un attentato orchestrato da una delle tante persone insoddisfatte della contea oppure – e in parte lo spera – un'idea del Pittore. Emily sa quanto sia masochista augurarsi qualcosa di simile, ma in quella situazione se il Pittore scoprisse ciò che l'è accaduto... la cercherebbe?
No, sarebbe terribile. E se degenerasse? Se si identificasse come tale e uccidesse ognuno di quei cinque idioti, per poi infilare lei in una trappola ben peggiore? Finire nelle mani del Pittore non sarebbe ideale, anzi. Emily deve sistemare la faccenda da sola, questo è certo.
Rimane un'incognita nella sua ipotesi: l'esplosione era un diversivo o un semplice avvertimento? Era destinata a un rapimento in ogni caso o avrebbe avuto tempo e modo di raggiungere suo padre in centrale per accertarsi stesse bene? Questa preoccupazione, tra tutte, le sta consumando il fegato. Ma deve rimanere concentrata, occuparsi di un nodo alla volta, a partire da quelli a polsi e caviglie, per poi darsi alla fuga e solo infine correre da suo padre.
"Io ho un'altra ipotesi."
È proprio Emily a rendere partecipi i numeri 4 e 5. Sembrano facilmente influenzabili, suscettibili, a differenza di numero 3.
"Ah sì?" fa numero 5. "Sentiamo."
"È stato il Pittore."
Quell'affermazione gela i due idioti sul posto, ma seguono solo un paio di secondi prima che una risata vibri nell'aria. Così Emily insiste, spiegando il motivo di tale ipotesi.
"Mio padre era in centrale. Due poliziotti si trovavano in fondo alla strada, mi stavano aspettando. Probabilmente il Pittore sapeva che sarei stata lì e potrebbe aver programmato di rapirmi proprio in quel momento. Ma voi siete arrivati prima dell'esplosione, così forse è rimasto a guardarvi in silenzio, vi ha visti in faccia, seguiti e ora chissà, potrebbe essere dietro quel muro." Indica la parete alle loro spalle, con un cenno del capo.
"Non ci freghi. Sei tu il pittore, lo sappiamo." Ribatte il numero 4, autoconvincendosi. "O magari tuo padre. O quel maiale di Smith. Noi non crediamo alle tue stronzate."
Emily scrolla le spalle. "Come ti pare. Lo scopriremo con un bagno di sangue. Io uscirò da qui viva, di certo, ha altri piani per le rosse. Voi due so già in che posizione verrete trovati da mio padre; oh, ne ho visti di cadaveri maschi tra le prove in ufficio di papà. Poverini, non fa proprio il tifo per voi." Notando il pallore e i brividi che colgono i due rapitori alla sprovvista, incapaci di nasconderli, Emily prosegue nella descrizione. "Sapevate che odia gli uomini? È piuttosto palese. Mio padre una volta ipotizzò un profilo: diceva che fosse qualcuno cresciuto tra gli abusi, qualcuno che ha assistito a violenze nei confronti di una donna, come ad esempio la madre o una sorella, un'amica, una fidanzata... chiunque. E da allora ha sviluppato odio e furia omicida per gli uomini e protezione e amore per le donne. Certo, un amore che è sfociato nella morte, nella manipolazione, nella mania di controllo. Insomma, se mi trovasse qui senza dubbio vi farebbe in mille pezzi e a me toccherebbe una sorte diversa. Ma se preferite pensare che sia io la strega da bruciare, fate pure. Magari la colonna di fumo richiamerà la sua attenzione e vi troverà più facilmente per vendicarmi."
Con tutte quelle parole, Emily non li ha solo storditi ma terrorizzati a morte. Glielo si legge in faccia. D'altronde, quei due non ci hanno mai davvero creduto: hanno seguito le istruzioni di numero 3, si sono affidati a quello stronzetto arrogante condannandosi a morte.
"Allora faremo meglio a sbrigarci." È proprio numero 3 a intervenire, tornando dentro quel salottino abbandonato. È sporco di terra, sembra aver rovistato in lungo e in largo per tutto il bosco. Emily sa cos'ha fatto, non ci vuole un genio per capirlo: hanno raggruppato in una montagnetta il legno per accendere il fuoco. "Trovo la tua versione un po' Emily-centrica. È stata solo un'esplosione, forse è stata colpa di una fuga di gas. Non credi anche tu?"
"In questa inutile contea? Ne sei sicuro?" replica la rossa, sicura di sé. Così a lungo ha deciso di percorrere la via dell'ingenuità, così a lungo ha creduto fossero tutte coincidenze, che lei non c'entrasse mai nulla con ciò che le accadeva attorno. Oggi, a seguito dell'incontro con Josh, delle sparizioni e della conversazione con Thomas, Emily non ha intenzione di cedere dinanzi al tempismo di quell'esplosione. "Povero illuso, a Sherstone non succede nulla di casuale da anni."
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