𝐗𝐗𝐗𝐈𝐗

Nell'archivio della scuola, Emily e Matthew sono circondati da scartoffie e cartelline. Non è stato difficile far irruzione lì dentro, d'altronde la sicurezza all'interno della scuola non è mai stata delle migliori, ma non farsi vedere dalle squadre di ricerca si è rivelata un'impresa. Quel che stanno facendo non è per niente legale e suo padre non l'avrebbe presa bene.

Emily procrastina quel sentimento di colpevolezza che prova, concentrandosi su uno dei cassetti dell'archivio, muovendo un fascicolo alla volta con indice e medio alla ricerca del nome Josh McGregor. Mentre si domanda dove diamine sia, però, le viene in mente un dettaglio a cui ancora non aveva pensato. Si ferma un secondo, ci pensa e con fronte aggrottata si volta verso Matthew, intento a cercare poco più in là con una torcia.

"Perché dovrebbe passare da est?" domanda al moro.
"Che intendi?" replica di rimando, senza nemmeno guardarla ma in attento ascolto. Così lei glielo spiega.
"Se viene da San Francisco, teoricamente pur facendo una semplice visita a Sherstone passerebbe da ovest, c'è un autogrill anche lì. Perché farsi altri chilometri? L'unica possibilità è che andasse oltre Sherstone e poi tornasse. Ma dove? Faceva il meccanico, studiava a San Francisco e l'unica persona con cui ha detto di esser rimasto in contatto è la sorella, residente nella sua stessa città. Cosa andava cercando? E perché non prendere un aereo, inoltre?"
Matt si ferma a sua volta, punta gli occhi sull'armadietto che ha di fronte, ci pensa e le risponde ricambiando finalmente il suo sguardo. "In aereo non lo porti un cadavere o un ostaggio."
"Esatto! È l'unica opzione. Senza contare che, se la memoria non mi inganna, la prima vittima che mio padre ha attribuito al Pittore lavorava proprio in autogrill. Quindi..."
"Andava in quell'autogrill per la donna che ci lavorava."

Sono ormai sulla stessa lunghezza d'onda. I due si completano i ragionamenti a vicenda, sempre più convinti della loro teoria. Emily è percorsa da uno strano brivido mentre ne parla: è eccitata da quella scoperta o comincia ad avvertire l'ansia e la paura d'esser braccata nell'ombra dell'archivio? Si sente in pericolo? Inizia finalmente a comprendere la gravità di quelle sue azioni? Non ha importanza, mette di nuovo da parte le preoccupazioni e riprende a parlare.

"Stava penetrando nel perimetro, con lei ha messo alla prova la contea magari. L'ha usata da tester. Ma l'ha fatto da est, perciò le cose sono due: o non c'erano rosse nell'autogrill a ovest e ha attraversato Sherstone solo per trovarla, ma a quel punto avrebbe potuto colpire dentro la contea per non rischiare troppo al primo tentativo, oppure proviene da est."
Matthew fa la sua ipotesi, nomina la prima città che viene in mente a entrambi, sebbene lei stia covando alcuni dubbi a riguardo. "New York? Thomas veniva da lì, no? Non dimentichiamo che è sparito."
Emily scuote dunque la testa, sentendo ma non ascoltando con sufficiente attenzione ciò che le dice il moro. Se solo fosse abbastanza concentrata su quelle parole noterebbe la reazione di Matt, il modo in cui la tiene d'occhio nella speranza che lei non abbia fatto caso a quell'autogol. Se solo fosse concentrata, si domanderebbe come sappia di Thomas. E invece guarda nel vuoto, si mordicchia il labbro mentre incastra mentalmente i pezzi del puzzle. Poi risponde. "No, il Pittore non avrebbe cambiato identità senza cambiare Stato."
"Diamo per scontato che l'abbia cambiata?" chiede legittimamente lui.
"Gli unici elementi verificabili al cento percento, dalla centrale, sono i precedenti. Josh non ne ha, Thomas sì. Thomas è il diversivo. Ma magari lo tiene d'occhio da tempo, magari viene da New York anche lui. E se avesse scelto Sherstone perché conosceva Thomas? Se avesse scelto prima l'agnello sacrificale e poi le vittime?"

Ha senso. Lo legge perfettamente sul volto del suo socio. Matt annuisce, sovrappensiero, sorpreso da quanto bene stiano combaciando tutti i pezzi. Il quadro si fa chiaro. Ma un po' meno chiaro è cosa stiano facendo lì. "Che stiamo cercando?" domanda quindi, in attesa di dare una forma a ciò che scorre sotto i suoi occhi.
"Il curriculum o qualcosa di simile. Non lo so, magari la scuola d'istruzione. Potremmo chiamarli col telefono della segreteria, avere informazioni."
"Non credo cambi molto. Se ha cambiato identità, probabilmente ha scelto un sostituto. Se c'è un Josh McGregor negli annuari, ci rimane, non viene cancellato."
"Ma se fosse morto o qualcosa di simile?"

Diamine, non ci aveva pensato. Almeno questo è ciò di cui è certa Emily che, con un sorriso fiero, guarda Matt con mento alto e una gioia incontenibile. È sulla strada giusta, ne è così dannatamente sicura. Matthew non ricambia quel sorriso, ne accenna uno mentre torna al lavoro. E quando entrambi hanno il capo chino, quando Emily apre il suo secondo cassetto, vi trova un insolito spazio, come se vi mancasse qualcosa.
Poi appare. Alla sua destra, una cartellina con il nome del professore viene sorretta nel buio della stanza e tesa verso di lei da una mano. "Non garantisco rispondano. Ormai si è fatto un certo orario."

Emily è congelata sul posto. Josh McGregor le sorride ad appena due passi. Non mette bene a fuoco sopra il naso, ma il ghigno sul viso del professore lascia poche interpretazioni. E quando Matthew punta la torcia contro di lui, a Emily viene rimosso ogni dubbio. È reale, non se lo sta immaginando, non è la paura a disegnare la sua sagoma a un metro da lei. Josh la guarda con occhi diversi. Non appartengono al professore, sono occhi nuovi, è come guardare un estraneo. "Se vuoi proprio saperlo ti risparmio la fatica. È morto suicida quattro anni fa."

Perché non riesce a muoversi? Ha esaurito l'adrenalina? Almeno c'è Matthew con lei, ci penserà lui. "Lo sapevo." Riesce solo a dire questo, con un filo di voce, provocando in lui una reazione. Solleva gli occhi al cielo, li ruota nelle orbite mentre sbuffa una breve risata e risponde. "Certo che lo sapevi! Come credi che vi scelga? Non mi piacciono le sfide semplici."

Finalmente i piedi di Emily si muovono, scelgono di non dargli mai le spalle e indietreggiare, allontanandosi da lui e avvicinandosi a Matthew. Ha la pistola, Emily se lo ricorda, la aveva con sé quando l'ha salvata e lei la salverà di nuovo. È un gesto rapido, che però Josh non contrasta affatto. Se ne sta fermo sul posto, rilassato, mentre la mano di lei sfila l'arma dalla cintura di Matt e la punta nella direzione del killer.

"Oh wow!" reagisce con un'ingiustificata ironia, alzando le mani e la cartellina. "Piano con quella."
"Tieni le mani in alto!"
"Questa cosa è..." tace un secondo in cerca del termine, poi lo pronuncia con coerenza, dando la perfetta intonazione a quell'aggettivo e dimostrandole quanto sia adatto alla situazione. "eccitante! Non trovi?" sembra proprio un pazzo.
"Basta così. Chiamo la polizia, non perderlo di vista."

E dopo averglielo raccomandato, Matthew si allontana di pochi metri, digitando il numero e attendendo risposta. E sebbene Emily stia ascoltando anche lui, è Josh ad attirare davvero la sua attenzione.
"Vuoi sparare? La sai usare?"
"Tu che dici?"
"Dico che sai farlo, ma hai già versato troppo sangue oggi. Non lo farai. In fondo, se lo facessi avrei ragione io: sei come me." lo afferma indicando le nocche ferite attorno alla pistola. Ma Emily non ci sta, non è affatto d'accordo.
"Non sono come te."
"Lo diventeresti. Dimostreresti d'essere davvero destinata a me."
"Sarebbe autodifesa."
"Non mi pare che io ti stia attaccando."

È stanca. È stata una giornata decisamente pesante. Non resiste ad attendere la polizia e, nonostante le sue nocche rosse e ferite le ricordino quanta ragione lui abbia sul sangue versato, sente di poter superare quel trauma. Al contrario, non avrebbe sopportato di convivere con l'idea di averlo fronteggiato senza far nulla. Non mentre tiene in mano una pistola. Così lo fa. Chiude gli occhi mentre preme il grilletto, ma lo fa. Preme con tutta la forza necessaria a far partire il proiettile. Un proiettile che però non accenna ad uscire dalla canna.

Josh sussulta al primo sparo, quando lei apre gli occhi e ritenta capiscono entrambi che non ci sono più munizioni. E Josh abbassa le mani per rivolgerle un broncio intenerito.

"Te l'avevo detto di andartene."

La voce calda di Matthew arriva in un mormorio vicino all'orecchio della rossa, mentre il pizzico d'un ago buca la candida pelle di Emily. Solo pochi secondi e, assieme ai pezzi del puzzle, la ragazza crolla tra le sue braccia per la seconda volta quel giorno. 

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